VE LO RICORDATE ANCORA COME SI CORTEGGIAVA
PRIMA DI INTERNET? CI SI CONOSCEVA IN DISCOTECA, AL BAR O IN PALESTRA:
OGGI ATTRAVERSO LE APP DI RIMORCHIO - UNA VOLTA SI SCRIVEVANO LETTERE
D’AMORE, ORA TI ARRIVANO FOTO NUDE SU SNAPCHAT
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Prima, se pensavo che fosse seria, le davo le chiavi del mio
appartamento, oggi basta aggiornare lo status su Facebook. Prima si
diceva: “Non vedo l’ora di rivederti dopo il lavoro”, ora: “Ci sextiamo
mentre stiamo al lavoro e poi usciamo, giusto per farci una foto da
mettere su Instagram”…
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Il
settore del “dating” è cambiato molto e rapidamente negli ultimi anni.
Il modo in cui ci conosciamo e comunichiamo è stato completamente
stravolto da internet e le differenze rispetto al passato sono facili da
rintracciare.
prima del dating on line
Prima
incontravo una donna e le chiedevo di uscire insieme nel weekend, ora
scelgo fra 4000 profili e spero che un paio di donne verranno a letto
con me il fine settimana. Prima ti chiedevano: «Hai incontrato la tua
fidanzata in ufficio? Al bar? In palestra?», oggi la domanda è : «Su
quale app hai trovato la fidanzata?». Prima, se pensavo che la fosse
seria, le davo le chiavi del mio appartamento, oggi basta aggiornare lo
status su Facebook. Prima si diceva: «Non vedo l’ora di rivederti dopo
il lavoro», ora: «Ci sextiamo mentre stiamo al lavoro e poi usciamo,
giusto per farci una foto da mettere su Instagram».
le relazioni si selezionano sui siti di dating
Un
tempo dicevo: «Evito quel posto perché ci va anche la mia ex e non mi
interessa vederla». Attualmente: «Vivo in un inferno, con la mia ex che
non fa che ritwittarmi». Una volta uno usciva, andava in un locale, si
sedeva e si guardava intorno. Ora uno va in un locale, si siede accanto a
una donna ma intanto ne cerca un’altra su internet. Una volta si
scrivevano lettere d’amore, ora ti arrivano foto nude su Snapchat. Se
rompevi con la tua fidanzata, le restituivi i regali. Se rompi con la
tua fidanzata, ti toglie l’amicizia sui social.
internet ha cambiato il modo di incontrarsidating prima e dopo internet
“SERVONO A QUELLO CHE SERVONO: A FARE FOTO IMBECILLI PER I
SOCIAL. SI CHIAMA "EFFETTO FLYNN" E LA SPIEGAZIONE È QUESTA. FINO
ALL’INIZIO DEL 2000 IL QUOZIENTE INTELLETTIVO MEDIO MONDIALE SALIVA,
SALIVA, SALIVA SEMPRE. ORA S’È FERMATO. PUÒ CAPITARE, OGNI TANTO, UNA
GENERAZIONE DI FESSI, DICEVA UNO BRAVO. È ARRIVATA, È LA PIÙ FESSA DI
TUTTE, E STAVOLTA ABBIAMO LE CONFERME SCIENTIFICHE”
Estratto da “The Chat” - la newsletter di Ester Viola
No, nessuno comprerà le scarpe Lidl a 500€
Dentro
i social imperversavano le scarpe Lidl. Sull’orrendo feticcio ognuno se
n’è uscito con raffinate spiegazioni scientifico-mercatorie.
Non avete capito niente è marketing
Non avete capito niente sono già oggetto da collezione
Non avete capito niente sono serie limitata
Non avete capito niente guardate Alessandro Michele adesso il brutto è bello.
meme sulle scarpe della lidl 22
Sono
così vecchia da ricordarmi la collezione Lanvin per H&M, era quando
Alber Elbaz disegnava capolavori infiniti. Ci furono file furiose, ti
davano il braccialetto per entrare. Ma lì c’era un motivo. Lanvin a
prezzi avvicinabili. Le scarpe Lidl non le vedrete ai piedi di nessuno, e
vi svelo un segreto: probabilmente nessuno le ricomprerà a 500 euro su
eBay.
Servono a quello che servono: a fare foto imbecilli per i social.
Si
chiama Effetto Flynn e la spiegazione è questa. Fino all’inizio del
2000 il quoziente intellettivo medio mondiale saliva, saliva, saliva
sempre. Ora s’è fermato. Può capitare, ogni tanto, una generazione di
fessi, diceva uno bravo. È arrivata, è la più fessa di tutte, e stavolta
abbiamo le conferme scientifiche. Effetto Flynn rovesciato, una
generazione di evidenti fessi (noi), fila di ore per le scarpe Lidl che
poi manco si metteranno, vedete che tout se tient.
meme sulle scarpe della lidl 3
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Cos'è "l'effetto Flynn capovolto", ossia perché stiamo diventando sempre più stupidi
Secondo gli studi di
uno scienziato neozelandese, il Qi medio della popolazione aumentava nel
corso degli anni. A partire dal 2000 è stata registrata una
controtendenza
Per Effetto Flynn
s'intende l'aumento del quoziente intellettivo medio della popolazione
nel corso degli anni. Il fenomeno prende il nome da uno scienziato
neozelandese, che per primo ha cercato di studiare questa tendenza. A
partire dagli anni duemila, è stata registrata però un'inversione,
nominata Effetto Flynn capovolto: rispetto al passato, stiamo diventando più stupidi.
Alcuni
studi effettuati negli anni zero mostrano infatti come in alcuni paesi
sviluppati questa tendenza si stia invertendo, con valori medi di
quoziente d'intelligenza inferiori rispetto a quelli rilevati molti anni
prima, mentre la tendenza positiva sembra continuare nei paesi dove la
media nazionale del QI è ancora bassa.
Lo
studio di Flynn era stato pubblicato nel 1987 sul Psychological
Bulletin. Lo scienziato aveva messo a confronto i risultati di test
d'intelligenza effettuati su alcuni bambini nel 1947 e nel 1972. Nei 25
anni trascorsi, il Qi dei ragazzi era aumentato di 8 punti. Da qui, la
deduzione: nelle nazioni sviluppate il QI aumenta da una generazione
all'altra in una misura variabile tra i 5 e i 25 punti.
Purtroppo
però questa euforia si è smorzata nel 2004, quando sulla base di alcune
ricerche empiriche l'Università di Oslo si accorse che tra il 1970 e il
1993 l'effetto Flynn era diminuito. Negli anni successivi questo
rallentamento ha trovato ulteriori conferme, fino alla tragica scoperta
che il trend si è ormai rovesciato, e da un anno all'altro il QI
diminuisce mediamente dello 0,25-0,50. Insomma, diventiamo sempre più
stupidi.
CARI CITTADINI, NON CONTATE UN CAZZO
- LA DEMOCRAZIA ESISTE SOLO IN TEORIA. SIAMO ANCORA IN PIENA
ARISTOCRAZIA, SOLO CHE A INFLUENZARE LE VITE DELLE NAZIONI NON È IL
SANGUE BLU MA UN POTERE INVISIBILE CHE SI NASCONDE DIETRO IL PARAVENTO
DELLA “COMPETENZA” - È UN TECNO-POTERE CON CUI STATO, SCIENZA E
CAPITALISMO HANNO LA PRETESA DI “CORREGGERE” IL POPOLO, I SUOI
ORIENTAMENTI E LE SUE SCELTE ELETTORALI - UN ESTRATTO DEL LIBRO
“L'INGRANAGGIO DEL POTERE”
I
regimi politici che chiamiamo democrazie liberali si sono
progressivamente trasformati in un sistema sempre più complesso, e
questa trasformazione ha visto aumentare lo spazio della tecnocrazia,
fondata sul principio di competenza, a danno della politica
rappresentativa, fondata sul principio democratico. Lo ha spiegato bene
il giurista Sabino Cassese, secondo il quale nelle democrazie moderne
esiste un'«area non rappresentativa» che, «esprimendo competenze,
incarna un bisogno sempre più sentito nelle società contemporanee:
quello di "correggere" la scelta del popolo con quella dei competenti».
In
realtà, l'elemento tecnocratico si è abilmente nascosto dietro
l'espansione della partecipazione politica e dei diritti individuali e
sociali. La promessa democratica di auto-determinazione e
auto-realizzazione degli individui ha prevalso, nella costruzione del
dibattito pubblico, rispetto al bisogno di gerarchia che informa la
reale architettura del potere.
In
altre parole, la permanenza e l'evoluzione del principio aristocratico
nei nostri sistemi politici è uno degli arcana imperii con cui è
necessario fare i conti. Infatti, tutti i cittadini avvertono l'
esistenza della verticalità gerarchica e vedono le promesse mancate dei
regimi democratici, ma solo pochi pensatori intendono riconoscere e
discutere apertamente questo arcano. Probabilmente perché farlo
significherebbe aprire delle irrimediabili faglie di delegittimazione
nei nostri regimi politici.
DEMOCRAZIA E ELEZIONI
[...]
La tesi di questo libro è, dunque, semplice: nelle società avanzate il
principio aristocratico ha, nell'organizzazione del potere politico
della società, un peso superiore rispetto a quanto comunemente si è
portati a credere o ad ammettere. Nelle democrazie contemporanee questo
principio aristocratico si fonda sulla competenza, cioè sulla conoscenza
specialistica degli individui, fornita e certificata dalla struttura
stessa della società attraverso istituzioni educative, programmi di
studio, titoli, esami e concorsi.
Questo principio aristocratico-gerarchico convive con il principio democratico-
rappresentativo
di cui, negli ultimi decenni, ha progressivamente eroso significativi
spazi. Di conseguenza i poteri non elettivi, a carattere tecnico, oggi
condizionano la vita dei cittadini e le scelte politiche allo stesso
modo, se non forse ancor di più, di quelli elettivi e rappresentativi.
Per questo ritengo che l' aggiunta del prefisso «tecno» al termine
«democrazia» possa aiutare a descrivere meglio la politica del nostro
tempo, in cui tecnocrazia e democrazia coesistono dando vita a un regime
misto.
manifestanti pro democrazia arrabbiati 2
Sostenere questa tesi non significa
Lo
sviluppo di questo potere parallelo, tuttavia, può essere compreso solo
tenendo insieme i due demoni della vita politica moderna: lo Stato e il
capitalismo. Troppo spesso, soprattutto gli autori d' ispirazione
liberale, tendono a separare in maniera troppo netta lo sviluppo dello
Stato da quello del capitalismo. Invece, lo Stato-Leviatano e il
capitalismo-Behemoth si corrompono a vicenda, ed in questo legame di
reciproco clientelismo mirano a edificare uno stabile apparato di
potere, un sistema di élites, che proprio per mantenere la sua stabilità
tende a limitare la libertà di individui e comunità.
manifestanti pro democrazia arrabbiati 10
Questa
collusione tra potere politico ed economico ha alimentato il potere
tecnocratico e imposto una burocratizzazione della vita attraverso
regole, procedure e strutture. Insomma, l' osmosi tra burocrazia
pubblica e grande capitalismo produce tecnocrazia, che non a caso sul
piano storico si è sviluppata pienamente con l' avvento della società
industriale, ma affonda le sue radici nello Stato moderno.
Il
filosofo Raffaele Alberto Ventura ha aggiunto anche la scienza come
fattore di questo processo di razionalizzazione del potere: «Stato,
Capitalismo e Scienza si sviluppano in parallelo sia perché necessari l'
uno all' altro - lo Stato per creare le condizioni istituzionali del
Capitalismo, il Capitalismo per garantire lo sviluppo economico con cui
lo Stato riesce a finanziarsi, la Scienza per prevedere le misure
necessarie da applicare - sia perché caratterizzati dalla stessa logica
organizzativa, quella della parcellizzazione delle funzioni per
garantire un' efficienza sempre crescente».
la marcia per la democrazia a hong kong 8
In
questo percorso, dunque, lo Stato, la scienza e il capitalismo si sono
influenzati e accresciuti reciprocamente transitando prima per la
società di massa e poi per quella della conoscenza. Proprio l'
organizzazione di questo sistema complesso, con le sue connaturate
procedure e misurazioni, ci pare essere il brodo di coltura della
politica contemporanea, attraverso cui il principio aristocratico della
competenza si fa spazio nella società e diventa pilastro fondamentale
dell' organizzazione del potere.
Da
ultimo, è opportuno considerare la relazione tra democrazia e
tecnocrazia sul piano della legittimazione politica. Il principio
generale di legittimazione della prima è quello della rappresentanza,
che si forma attraverso le libere elezioni: l' esercizio della decisione
politica fondata sul diritto degli individui di scegliere i propri
rappresentanti. [...] Chi viene scelto per governare costruisce su
questo diritto la propria legittimazione a comandare e, quindi, ad
essere ubbidito da chi lo ha eletto. Ciò permette al popolo, secondo una
definizione minimale, di cambiare governo senza passare per le guerre
civili e di dare luogo a una competizione tra gruppi per l' esercizio
del potere attraverso la discussione pubblica e le elezioni.
TECNOCRAZIA
In
generale, le discussioni sulla legittimazione politica iniziano e
finiscono qui. Si trascura che accanto al principio di legittimazione
democratica ve ne è appunto un altro di matrice aristocratica. Mentre in
passato tale elemento derivava dalla nobiltà di sangue oppure dai
privilegi e diritti speciali assegnati dal sovrano, oggi la
legittimazione gerarchica poggia sulla competenza.
Negli
anni Settanta lo storico John Lukacs notava che «nel lungo periodo il
governo dell' aristocrazia non è stato sostituito dal governo della
democrazia, ma dal governo della burocrazia» e, una volta eliminate o
ridotte a formalità le monarchie, è «ora emersa un' altra possibilità:
una nuova composizione tra democrazia e aristocrazia - la seconda,
tuttavia, non è un' aristocrazia spirituale, ereditaria, finanziaria,
intellettuale, ma un nuovo tipo d' aristocrazia di puro potere».
Di
conseguenza, due sembrano essere le grandi trasformazioni istituzionali
del ventesimo secolo, la democrazia e la tecnocrazia. Molti pensatori
del Novecento, come il liberale Ortega y Gasset, si erano preoccupati
dell' avvento delle masse in politica. La società del ventesimo secolo
era entrata nella fase che Ortega y Gasset chiamava dell'
iper-democrazia e dell' individuo-massa.
DEMOCRAZIA MUMMIFICATA
Egli
scriveva nel suo celebre saggio La ribellione delle masse che «massa è
tutto ciò che non valuta se stesso - né in bene né in male - mediante
ragioni speciali, ma che si sente "come tutto il mondo", e tuttavia non
se ne angustia, anzi si sente a suo agio nel riconoscersi identico agli
altri». Secondo il filosofo spagnolo, il nuovo uomo medio andava in
direzione contraria rispetto all' uomo che la cultura liberale aveva
cercato di forgiare con il suo ethos e le sue istituzioni.
Era
un uomo-massa, privo di memoria storica, di legami organici con la
tradizione, precipitato storico-culturale dei problemi connessi alla
crescita tumultuosa e frenetica della società industriale. Tuttavia, da
liberale scettico quale era, Ortega intuiva anche l' altra grande
evoluzione del secolo, seppure non riusciva ancora a teorizzarla
compiutamente quanto la critica alla democrazia di massa. Egli
riconosceva come problema della società novecentesca, derivante dalla
divisione del lavoro e delle funzioni amministrative, lo «specialismo».
Jose Ortega y Gasset
La
specializzazione e la professionalizzazione del lavoro avevano
certamente accresciuto la produttività e il progresso tecnologico, ma
avvertiva Ortega che «l' iper specializzazione stava generando una genia
di uomini che non erano né dotti né ignoranti e che, abilissimi quando
si muovevano nel loro ristretto ambito di competenza, apparivano affatto
inadeguati e goffi quando dovevano fronteggiare problemi e temi di
ordine generale. L' iper specializzazione li chiudeva in sé stessi e li
rendeva ermetici, quindi lontanissimi dallo spirito animatore della
straordinaria avventura storica della civiltà occidentale».
Una
intuizione, quella sullo specialismo, che connetteva la crescita della
democrazia direttamente con quella della tecnocrazia. Legava, infatti,
l' uomo-massa all' uomo-organizzazione, mirabilmente descritto da
William Whyte in un fondamentale libro del 1957 per tratteggiare il
burocrate-manager delle grandi organizzazioni amministrative e
industriali affermatesi nella prima metà del Novecento.
burocrazia
Tanto
la democrazia rappresentativa quanto la tecnocrazia sono due sistemi di
organizzazione della società di massa che si sono sviluppati
contemporaneamente nel corso dell' Ottocento e del Novecento. Tuttavia,
come ha notato ancora John Lukacs, molti intellettuali della prima metà
del Novecento trascuravano un elemento essenziale nella loro analisi del
potere. Consideravano un pericolo per la civiltà occidentale l' estrema
estensione della democrazia e l' ascesa dell' uomo-massa come segno
dell' inevitabile degenerazione civile delle nazioni più sviluppate.
Ma
la crescita delle democrazie fu solo parte di una più complessa
trasformazione istituzionale, poiché ciò che si andava sviluppando
ancora di più era la burocrazia, nelle sue plurime forme e
articolazioni. Accanto all' uomo-massa si andava consolidando l'
uomo-organizzazione, vero dominatore della seconda metà del secolo, che
dipanava la propria azione nei grandi apparati amministrativi pubblici e
privati. E sul finire del ventesimo secolo, di fianco ai due archetipi
precedenti, appare l' uomo-istruzione, protagonista della nuova società
della conoscenza in cui la formazione diviene fondamentale per le
dinamiche economiche e politiche. Massa, organizzazione, istruzione: i
tre strati su cui poggia la tecno-democrazia.