BIG DATA
Maurizio Ferraris per "la Stampa"
Di
solito ci si preoccupa che i ragazzi studino, io mi preoccuperei prima
di tutto del fatto che a studiare siamo noi adulti, impegnandoci a
comprendere ciò che sta avvenendo in questi tempi post-coronali.
Il
tempo non ci manca perché l'automazione, ossia l'abilitazione di
macchine a comportarsi come umani, sta crescendo grazie al web, cioè di
questa grande macchina per attrarre umani, regalando loro perline
(servizi e informazioni) e drenando tesori: profitti pubblicitari,
flussi di preferenze (profilazione), riproduzione meccanica di
comportamenti (automazione).
BIG DATA PRIVACY
Ci
sono rimedi? Certo, ma non sono i due attualmente sul mercato. Il primo
è quello regressivo, che si limita a condannare la voracità
neoliberista delle piattaforme, inventando ircocervi come il
«capitalismo di sorveglianza» di cui tanto si parla non considerando che
la sorveglianza è un costo che il capitalismo non ha interesse a
sostenere.
E, quel
che è più grave, non comprendendo che il rimedio proposto (aumentare i
controlli statali sulle piattaforme) sarebbe peggiore del male, creando
uno stato quello sì uguale al Panopticon di Bentham, come in Cina,
dunque realizzando l'incubo che si voleva scongiurare, perché gli Stati,
diversamente dai capitalisti, sono interessati alla sorveglianza.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Il
secondo è semplicemente virtuale, o meglio chimerico. Come quando si
sostiene che basterebbe investire il 2% del Pil globale riducendo le
spese militari per risolvere la crisi ambientale. Non è la scelta giusta
per ragioni di fatto e di diritto.
Di
fatto, non è attuabile, e dunque non è una soluzione: non dubito che
tutti noi preferiremmo che in Ucraina non succeda niente, ma dubito che
questo auspicio abbia la più remota influenza sul corso del mondo.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Di
diritto, quando pure per un caso unico nella storia l'umanità si
disarmasse, mettendosi alla mercé del bullo di turno, sarebbe una
soluzione regressiva, perché inciderebbe sul valore esistente (un valore
moralmente problematico, ma pur sempre un valore) invece che crearne
del nuovo.
Ora,
proprio questo è il punto. L'ambiente, e l'umanità che ci vive, non si
salverà mai con una riduzione di risorse, significherebbe condannare a
morte milioni di persone, ma con l'introduzione di risorse nuove,
dell'immenso capitale di quella fascia preponderante di umanità che
prima non aveva nulla, perché non aveva soldi, mentre oggi ha dati, che
se bene investiti costituiscono il capitale del XXI secolo.
deep learning
Il
primo atto, qui, è il riconoscimento del valore che gli umani producono
sul web, che non esisterebbe se non ci fossero i loro bisogni. Si
osservi una circostanza che pare un'inezia: si può automatizzare la
produzione, ma non il consumo. Posso inventare una macchina per fare la
pizza o per scrivere articoli, ma non per mangiare la pizza o leggere
articoli. È proprio su questa circostanza che si fonda la possibilità di
immettere nuovo valore nel mondo.
intelligenza artificiale
Perché
sono i nostri bisogni, immediati come la pizza o mediati come
l'articolo, a determinare il valore dell'una e dell'altro, ed è così da
sempre. Quello che è nuovo è che oggi consumando cibi, intrattenimento,
informazione non solo diamo loro valore, ma ne generiamo di nuovo,
l'enorme capitale dei dati prodotti dai nostri comportamenti.
intelligenza artificiale 1
Sembra
banale, ma non ci si pensa mai, presi come siamo dal timore che le
piattaforme ci spiino, mentre hanno di meglio da fare; o che ci
trasformino in automi, opzione fisiologicamente impossibile visto che
siamo organismi, oltre che economicamente rovinosa perché in un modo di
automi non ci sarebbero bisogni, dunque valori.
Lasciando
da parte distopie che purtroppo hanno effetti reali, quelli di
convincerci che siamo le vittime sacrificali delle piattaforme, oltre
che dello stato biopolitico di altri malanni, elaboriamo una strategia
che ci trasformi negli attori di un processo di welfare digitale
(Webfare).
intelligenza artificiale 2
La
prima mossa è alla portata di ognuno di noi. Come cittadini dell'Unione
Europea abbiamo il diritto di richiedere alle piattaforme i nostri
dati, che per noi non valgono niente giacché non sono aggregati e sono
difficilmente leggibili. Questa mossa è facile in teoria, complicata in
pratica, e di per sé inutile, perché è, in grande, come conservare tutti
i biglietti dei treni, gli scontrini dei negozi, le cartoline dal mare:
cosa ce ne facciamo, a parte riandare ai bei tempi che furono e che
interessano solo noi, quando va bene?
intelligenza artificiale 3
Oltre
che inutile, l'operazione appare sciocca, perché in quell'enorme
pagliaio di like, di comportamenti, di bioritmi ci vorrebbe una pazienza
inumana, quella di un computer, per trovare non dico un valore, ma un
senso qualsiasi. È qui che si tratta di compiere la seconda mossa, che
richiede l'intervento di corpi intermedi vecchi e nuovi. Se quei dati
non valgono per noi ma per le piattaforme è perché queste, aggregandoli
con milioni di altri dati, tendono a renderli significativi e dunque
capitalizzabili appunto in quanto fonte di proventi pubblicitari,
profilazione e automazione.
intelligenza artificiale
Se
le cose stanno in questi termini, si tratta di creare delle agenzie di
intermediazione, o rimodellarne di esistenti, capaci di aggregare i dati
e di capitalizzarli per finalità socialmente utili. Concretamente: una
azienda sanitaria è autorizzata dai suoi clienti a mettere sul mercato i
dati sanitari aggregati, cioè anonimizzati, oltre che i dati social
(immagino che la correlazione sarebbe molto significativa), e i proventi
coprono la spesa sanitaria.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Una
banca è autorizzata dai suoi correntisti a mettere sul mercato, sempre
in forma anonimizzata, tanto i dati finanziari quanto i dati social, e i
proventi vanno a sostegno del territorio e delle persone o imprese in
difficoltà.
E così
via per musei (aggregare i 4 milioni di dati dei visitatori del Museo
Egizio con i loro archivi social ci direbbe molte cose sul mondo di
oggi), scuole, università, biblioteche. Con questo processo si
produrrebbe nuovo valore, che prima era silente o inutilizzato, senza
intaccare il valore già esistente, quello delle piattaforme.
l'intelligenza artificiale e le emozioni 7
Cosa
non meno importante, si darebbe vita a un mercato dei dati che in
questo momento manca. Quanto valgono le informazioni che permettono di
far volare gli aerei a pieno carico grazie ai dati sui comportamenti dei
passeggeri? Ecco una domanda a cui non si potrà mai rispondere se
l'acquisto dei dati è il frutto di una trattativa privata tra una
piattaforma e una compagnia.
Se
esistesse un mercato (e non potrà non esistere con l'ingresso di
investitori di dati che siano diversi dalle piattaforme) ci sarebbe una
domanda e un'offerta e, su quella base, si determinerebbe il valore
economico che potrà essere investito nell'incremento del valore
culturale e umano.
l'intelligenza artificiale e le emozioni
Il
punto è dirimente. Solo una società capace di creare nuovo valore
invece di litigarsi le briciole del valore esistente può trovare le
risorse educative e culturali, cioè anche le disponibilità finanziarie,
per generare nuovi valori invece che piangere la morte dei vecchi. Le
piattaforme hanno insegnato all'umanità come dar valore commerciale ai
suoi comportamenti; tocca ora all'umanità insegnare alle piattaforme
come dare valore culturale e morale a questo immenso capitale indicando
la via per la transizione, lunga, ma in ogni momento reale, dall'homo
faber all'homo sapiens.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Ecco
perché il futuro dell'umanità, un avvenire che durerà a lungo, sarà
caratterizzato da un peso crescente dell'educazione, proprio come gli
ultimi 10mila anni sono stati assorbiti dalla produzione. Le risorse ci
sono, solo si tratta di riconoscerle e di investirle con una
cooperazione tra valore economico, valore culturale e valore morale
capace di creare un circolo virtuoso.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Creando
così una scienza nuova in cui gli spiriti animali dell'umanità,
presenti da che umano e umano ma oggi trasformabili in dati e in valore,
costituiscano una risorsa che ci accompagni nel passaggio infinito, ma
doveroso e definitorio della natura umana, dalla scimmia all'uomo,
dall'odiatore al formatore, e magari anche dal pensatore negativo al
pensatore propositivo.