nemmeno questo e' un libro
E' il seguito di:
QUESTO NON E' UN LIBRO
Atto primo: l'altro ieri.
Suona
il telefono: Driiiin driiiin
lei
va a rispondere. E' il marito:
-
Butta la pasta che arrivo-
Lei
prepara la tavola per il pranzo. Oggi mangiano in tinello: descrizione del
tinello: buffet, controbuffet, libreria.
Lui
torna, lei chiama i bambini che stanno finendo i compiti e si siedono tutti con
la nonna.
Inizia
il pranzo e si parla delle vicende della giornata.
Lui
torna al lavoro, i bimbi a giocare, la nonna ricama.
Sipario
Atto secondo: ieri pomeriggio.
Suona
il telefono: musichetta scelta a pagamento da una società di servizi web
lei
risponde. Il marito:
-
Dove sei?
Lei è
imbottigliata nel traffico e non sa se riuscirà ad andare a prendere i ragazzi
che escono da scuola. Lui mangerà un panino nella pausa lavoro. Parlano di
alcune faccende futili tra le quali un programma per andare a trovare la nonna
all'ospizio per il fine settimana (non ci andranno, lo sanno bene. Ma ne
parlano).
Lui
torna a casa la sera. Lei sta chattando con le amiche, ( i bimbi sono chiusi in
stanza a giocare con la Playstation). Ha preparato una cena fredda che lui
mette in un piatto e consuma velocemente davanti al televisore dov'è iniziato
il telegiornale.
E'
scomparsa la libreria.
Sipario.
Atto terzo: l'alba di domani.
Sul
display del lap-top di lei compare una scritta c'è una mail per te. Lei chiude
il programma di telefonate hot che effettua da casa per conto di una compagnia
Thailandese, e accende la telecamera per connettersi in chat col marito.
Lui
oggi non si è nemmeno lavato perché non esce da settimane in quanto il lavoro
ormai lo svolge tutto da casa. Sono separati da un pezzo ma ogni giorno si
collegano per scambiare notizie sui figli che danno qualche problema. Infatti
c'è un'interrogazione in Parlamento per discutere se il Social Network a cui si
collegano giornalmente, sia un mezzo eversivo. I ragazzi ormai sono cresciuti e
vivono soli con i soldi che gli passano i genitori: infatti i lavoretti a
termine che svolgono non permettono loro l'indipendenza economica.
La
nonna dall'ospizio sta vivendo una seconda giovinezza: ha scoperto Internet con
il quale ha fondato un'associazione per la terza età e ogni fine settimana va a
ballare con i nuovi amici.
E'
ricomparsa la libreria, ma ora contiene CD, Videogames, e DVD coi film a
noleggio.
-Sei
felice? - le chiede lui
Lei
pensa alla frase che le ha scritto il suo amico virtuale dalla Cambogia, e
dice:
-Forse...
Sipario.
Vi riconoscete in qualcuna delle fasi descritte
in questo pseudo-psico-dramma?
Riconoscete qualcuno della vostra rete di
conoscenze o amicizie?
Se la risposta è no, tornate a dormire e buttate
via questo lavoro che non fa per voi.
Se invece la risposta è sì oppure forse, allora
siete pronti per capire il concetto del McLuhan secondo cui i mezzi di
comunicazione di massa modificano non solo il nostro comportamento ma pure
l'ambiente in cui viviamo.
E' ora di mandare una mail a Umberto Eco,
pregandolo di scrivere un saggio riparatore sul McLuhan.
Adesso, continuate a leggere.
Nota per i neofiti:
Chi
fosse arrivato qui per sbaglio, o perchè pioveva e sono entrati in libreria per
non bagnarsi e stanno sfogliando svogliatamente queste pagine in attesa che
spiova, oppure perchè il libro glielo hanno prestato e mai più tornerà sullo
scaffale d’origine, o perchè se lo sono infilato sotto il maglione e guadagnata
l’uscita all’inglese, ora stanno spaparazzati sul divano aspettando Godot, o
udite udite perchè LO HANNO COMPRATO! Insomma a tutti coloro che sono arrivati
su questa riga senza essere passati dalla precedente conversazione occorre
precisare che questo – che ribadisco, non è un libro – ha una scrittura
circolare. Vuol dire che non ha un inizio ed una fine con un percorso
rettilineo come la Bibbia, ma si può aprire ad una pagina qualsiasi, come il
Corano, leggere e mettere via, poi terminate le pagine, si può tranquillamente
iniziare di nuovo, senza soluzione di continuità. E’ scritto secondo il metodo
del McLuhan, caotico e puntuativo, e se volete saperne di più, ahimè, dovete
procurarvi una copia del lavoro precedente.
Se fosse un libro questo sarebbe il capitolo primo.
Il centro delle piazze, dei palazzi, è un punto
focale per la voce del silenzio che secondo Marshall McLuhan sarebbero le
statue, i monumenti, le fontane, e dentro i palazzi sarebbero i tavoli, i
salotti e nel centro dei salotti i tavolini. Parrebbe quasi che partendo
dall'Agorà di Atene tutti gli altri architetti abbiano cercato la cornice dei
propilei o che partendo dal semicerchio del Teatro abbiano voluto imprigionare
idealmente lo sguardo, indirizzando l'occhio dell'osservatore su un punto
focale preludio della prospettiva lineare su un punto più o meno occulto, come
in Piazza San Pietro, dove il punto focale non è l'obelisco o le fontane, ma
due piastrelle rotonde di marmo verso cui si indirizza la pavimentazione della
piazza, che indicano il punto da cui di tutto il colonnato si vede solo la
prima colonna delle quattro che formano l'emiciclo.
Succede così al visitatore occidentale di provare
la sensazione di assenza, quasi di vertigine quando si trova davanti alle
immense piazze russe, asiatiche o sudamericane con grandi spiazzi riempiti di
niente, come le moschee che al confronto con le nostre chiese sembrano cornici
che contengono il nulla, solo un punto esterno all'edificio, essendo il tutto
chiaramente orientato verso la Mecca. Anche l'interno della stanza principale
della casa islamica, quella dove si riceve, non ha nulla al centro. Le
poltroncine per gli ospiti sono contro le pareti e al centro c'è solamente lo
splendore di un tappeto che occupa tutta la stanza. Piccoli tavolini di
servizio reggeranno frutta e qualche dolce. Una volta seduti si scopre la
differenza tra la piazza e la casa islamica: se nella piazza dovevi sopprimere
il desiderio di gridare, di spiegare la tua voce, nella casa scopri che la
conversazione si può fare tra persone sedute da una parete all'altra, senza
gridare.
L'ospitalità islamica si intreccia col piacere
del parlare.
La piazza italiana è il piacere dello sguardo.
°
Se vi capitasse di passare da Como, scendendo per
la via Napoleona, vi troverete davanti a Porta Torre il principale ingresso
alla città medievale, e fuori dalle mura rimaste integre fin dall'anno Mille
(il Barbarossa non le abbattè perchè "Como è coi forti e abbandonò la
Lega") potrete vedere il più antico mercato d'Italia. Oggi è una sequela
di bancarelle con merci varie ma il giorno di Sant'Abbondio, il patrono della
città, il mercato viene allestito esattamente com'era allora.
Tra i tanti commercianti che esponevano le loro
merci fuori dalle mura di Como che ricordo, era uno snodo importante di
commerci anche con l'estero, c'erano anche i librai che trasportavano i loro
prodotti in botti di legno per proteggerli dalle intemperie e si preparavano a
scambiare i codici. Infatti a quel tempo il libro era costituito da pagine di
pergamena – più tardi fogli di carta di straccio – scritti dagli studenti
secondo le buone regole della Scolastica. Portavano un titolo che si riferiva
al primo argomento scritto che si incontrava aprendo la rilegatura, ma poi gli
altri fogli riportavano svariati argomenti a seconda dell'orientamento
scolastico.
Occorre fare due osservazioni, la prima è che i
bibliotecari che gestivano le biblioteche private dei castelli, dei conventi e
dei signorotti, avevano difficoltà non tanto ad archiviare ma a reperire
determinati argomenti, e dovevano affidarsi alla propria pratica o alla propria
memoria per andare in un luogo lontano a cercare un libro su Platone dentro il
quale ricordavano esserci calcoli matematici o astronomici o di qualsiasi altro
argomento che con Platone non avevano nulla da spartire.
La seconda osservazione è che secoli dopo il
genio di Leonardo Da Vinci non solo riuniva gli argomenti che reputava più
interessanti, ma li metteva tutti in un codice dal cui titolo si potesse
intuire che tutti i fogli inseriti in quel codice riguardavano un solo
argomento. Il fatto che scrivesse con la sua criptica calligrafia mancina ha
fatto credere a qualche studioso superficiale che tutto il materiale scritto da
Leonardo fosse stato pensato e concepito dallo stesso, e invece per la maggior
parte delle volte copiava. Questo non toglie nulla al suo genio, perchè aveva
la capacità superlativa di scegliere argomenti che a distanza di tempo – salvo
rare eccezioni – si sono mostrati scientificamente esatti o quantomeno
giustamente orientati. Diciamo che la riconoscibilità degli scritti di Leonardo
influenzò una pratica che seguì poi nel futuro: ogni libro ha un autore.
Succedeva che il cliente si portasse al mercato
il suo codice e ne scegliesse un altro che reputava interessante scambiandoli e
lasciando una prebenda al libraio. L'avvento della stampa a caratteri mobili
rivoluzionò tutto questo modo di procedere perchè i libri offerti non erano più
pezzi unici ma quantità definite esattamente riproducibili. Questo cancellò la
trattativa che dipendeva dalle diverse opinioni che i due contrattori avevano
su determinati prodotti. Adesso arrivava il libro esattamente uguale ad altri
libri con lo stesso titolo e pertanto si instaurò un mercato di prodotti
omogenei con prezzi fissi (non è una rivoluzione da poco, pensandoci).
(continua)
NEMMENO QUEsTO E' UN LIBRO
IN LETTURA GRATUITA QUI
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ALDO VINCENT
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