CLAMOROSO! ODIFREDDI, NEL BLOG CHE TIENE SUL
SITO DI 'REPUBBLICA', DEMOLISCE ‘REPUBBLICA’, SCALFARI E BERGOGLIO IN
UN SOL COLPO – ‘’DIRE CHE IL PAPA CREDE ALL’ESISTENZA DELL’INFERNO
LASCEREBBE INDIFFERENTI LA MAGGIOR PARTE DEI GIORNALI. PER QUESTO
SCALFARI SCRIVE, E 'REPUBBLICA' PUBBLICA, CHE IL PAPA NON CREDE
ALL’INFERNO: PERCHÉ ALTRI GIORNALI LO RIMBALZINO PER L’INTERO MONDO”
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Piergiorgio Odifreddi - http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2018/04/02/le-fake-news-di-scalfari-su-papa-francesco/
Oggi
è la Giornata Mondiale del Fact Checking, e vale la pena soffermarsi su
una straordinaria serie di fake news diffuse da Eugenio Scalfari negli
anni scorsi a proposito di papa Francesco, l’ultima delle quali risale a
pochi giorni fa.
Com’è
ormai noto urbi et orbi, Scalfari ha ricevuto nel settembre 2013 una
lettera dal nuovo papa. Fino a quel momento, per chi avesse seguito
anche solo di lontano la cronaca argentina, Bergoglio era un
conservatore medievale, che nel 2010 aveva scandalizzato il proprio
paese con le proprie anacronistiche prese di posizione contro la
proposta di legge sui matrimoni omosessuali, riuscendo nell’ardua (e
meritoria) impresa di coalizzare contro di sé un fronte moderato che
fece approvare in Argentina quella legge, ben più avanzata delle timidi
disposizioni sulle unioni civili approvate nel 2016 in Italia.
papa scalfari
Dopo
la sua lettera a Scalfari papa Francesco si è trasformato per lui, e di
riflesso anche per Repubblica, in un progressista rivoluzionario, che
costituirebbe l’unico punto di riferimento non solo religioso, ma anche
politico, degli uomini di buona volontà del mondo intero, oltre che il
papa più avanzato che si sia mai seduto sul trono di Pietro dopo il
fondatore stesso. Fin qui tutto bene, o quasi: in fondo, chiunque ha
diritto di abiurare il proprio passato di “uomo che non credeva in Dio” e
diventare “l’uomo che adorava il papa”, andando a ingrossare le nutrite
fila degli atei devoti, o in ginocchio, del nostro paese.
PAPA BERGOGLIO E LA LAVANDA DEI PIEDI NEL CARCERE DI REGINA COELI
Il
fatto è che Scalfari non si è limitato alle proprie abiure personali,
ma ha incominciato a inventare notizie su papa Francesco, facendole
passare per fatti: a produrre, cioè, appunto delle fake news. In
particolare, l’ha fatto in tre “interviste” pubblicate su Repubblica il 1
ottobre 2013, il 13 luglio 2014 e il 27 marzo 2018, costringendo
altrettante volte il portavoce del papa a smentire ufficialmente che i
virgolettati del giornalista corrispondessero a cose dette da Bergoglio.
Addirittura, la prima intervista è stata rimossa dal sito del Vaticano,
dove inizialmente era stata apposta quando si pensava fosse autentica.
Le
interviste iniziano pretendendo che gli incontri con Scalfari siano
sempre scaturiti da improbabili inviti di Bergoglio. E continuano
attribuendo al papa impossibili affermazioni, dalla descrizione della
meditazione del neo-eletto Francesco nell’inesistente “stanza accanto a
quella con il balcone che dà su Piazza San Pietro” (una scena
probabilmente mutuata da Habemus Papam di Moretti), all’ultima novità
che secondo il papa l’Inferno non esiste.
Quando,
travolto dallo scandalo internazionale seguìto alla prima intervista,
Scalfari ha dovuto fare ammenda il 21 novembre 2013 in un incontro con
la stampa estera, ha soltanto peggiorato le cose. Ha infatti sostenuto
che in tutte le sue interviste lui si presenta senza taccuini o
registratori, e in seguito riporta la conversazione non letteralmente,
ma con parole sue. In particolare, ha confessato, “alcune delle cose che
il papa ha detto non le ho riferite, e alcune di quelle che ho riferite
non le ha dette”.
Ma
se le fake news sono appunto opinioni riportate come fatti, o falsità
riportate come verità, Scalfari le diffonde dunque sistematicamente. Il
che solleva due problemi al riguardo, riguardanti il primo Bergoglio, e
il secondo Repubblica.
Il
primo problema è perché mai il papa continui a incontrare Scalfari, che
non solo diffonde pubblicamente i loro colloqui privati, ma li travisa
sistematicamente attribuendogli affermazioni che, facendo scandalo,
devono poi essere ufficialmente ritrattate. S
icuramente
Bergoglio non è un intellettuale raffinato: l’operazione (fallita) di
pochi giorni fa, di cercare di farlo passare ufficialmente per un gran
pensatore, suona appunto come un’excusatio non petita al proposito, e
non avrebbe avuto senso per il ben più attrezzato Ratzinger (il quale
tra l’altro se n’è dissociato, con le note conseguenze).
L’avventatezza
di papa Francesco l’ha portato a circondarsi autolesionisticamente di
una variopinta corte dei miracoli, dal cardinal Pell alla signora
Chaouqui, e Scalfari è forse soltanto l’ennesimo errore di valutazione
caratteriale da parte di un papa che non si è rivelato più adeguato del
suo predecessore ai compiti amministrativi.
Non
bisogna però dimenticare che Bergoglio è comunque un gesuita, che
potrebbe nascondere parecchia furbizia dietro la propria apparente
banalità. In fondo, un minimo di blandizia esercitato nei confronti di
un ego ipertrofico gli ha procurato e gli mantiene l’aperto supporto di
uno dei due maggiori quotidiani italiani, che è passato da una posizione
sostanzialmente laica a una palesemente filovaticana.
Se
da un lato Bergoglio può ridersela sotto i baffi dell’ingenuità di uno
Scalfari, che gli propone di beatificare uno sbeffeggiatore dei gesuiti
come Pascal, dall’altro lato può incassare le omelie di un Alberto
Melloni, che dal 2016 ha trovato in Repubblica un pulpito dal quale
appoggiare le politiche papali con ben maggior raffinatezza, anche se
non con minore eccesso di entusiasmo. A little goes a long way, si
direbbe nel latino moderno.
Rimane
il secondo problema, che è perché mai Repubblica non metta un freno
alle fake news di Scalfari, e finga anzi addirittura di non
accorgersene, quando tutto il resto del mondo ne parla e se ne
scandalizza. In fondo, si tratta di un giornale che recentemente, e
inusitatamente, ha preso per ben due volte in prima pagina le distanze
dalle opinioni soggettive del proprio ex editore-proprietario ma che non
dice una parola sulle ben più gravi e ripetute scivolate oggettive del
proprio fondatore.
Io
capisco di giornalismo meno ancora che di religione, ma la mia
impressione è che in fondo ai giornali della verità non importi nulla.
La maggior parte delle notizie che si stampano, o che si leggono sui
siti, sono ovviamente delle fake news: non solo quelle sulla religione e
sulla politica, che sono ambiti nei quali impera il detto di Nietzsche
“non ci sono fatti, solo interpretazioni”, ma anche quelle sulla
scienza, dove ad attrarre l’attenzione sono quasi sempre e quasi solo le
bufale.
BERGOGLIO RATZINGER - PASTICCIO LETTERE
Alla
maggior parte dei giornalisti e dei giornali non interessano le verità,
ma gli scoop: cioè, le notizie che facciano parlare la maggior parte
degli altri giornalisti e degli altri giornali. E se una notizia falsa
fa parlare più di una vera, allora serve più quella di questa. Dire che
il papa crede all’esistenza dell’Inferno è ovviamente una notizia vera,
ma sbattuta in prima pagina lascerebbe indifferenti la maggior parte dei
giornalisti e dei giornali. Per questo Scalfari scrive, e Repubblica
pubblica, che il papa non crede all’Inferno: perché altri giornalisti e
altri giornali lo rimbalzino per l’intero mondo.
BERGOGLIO RATZINGER
Il
vero problema è perché mai certe cose dovrebbero leggerle i lettori.
Che infatti spesso non leggono le fake news, e a volte alla fine
smettono di leggere anche il giornale intero. Forse la meditazione sul
perché i giornali perdono copie potrebbe anche partite da qui, nella
Giornata Mondiale del Fact Checking.
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