L’Unesco propone il software come patrimonio dell’umanità. Una rivoluzione epocale
Enrico Nardelli
Professore universitario di Informatica
La società digitale è quindi pervasa da “macchine cognitive”, che realizzano, cioè, operazioni di natura cognitiva. Si tratta di una vera e propria rivoluzione, la “rivoluzione informatica”, che ho caratterizzato come la terza “rivoluzione dei rapporti di potere”, perché per la prima volta nella storia dell’umanità funzioni cognitive vengono svolte da macchine. Questa terza rivoluzione “rompe” il potere dell’intelligenza umana, realizzando artefatti che possono meccanicamente replicare azioni cognitive caratteristiche dell’uomo.
Si tratta di mantenere anche in questo caso un patrimonio di conoscenza analogo a quello dei libri, ma di natura diversa. Nel libro è infatti conservato e tramandato un potere legato alla conoscenza di natura statica: è necessaria una persona che lo legga e lo trasformi in azione. Il codice informatico sorgente è invece una macchina cognitiva, conoscenza già pronta a entrare in azione (actionable knowledge, in inglese). Non abbiamo più, come nei libri, soltanto una rappresentazione statica di fatti e relazioni, ma un “artefatto cognitivo dinamico”, cioè un processo dinamico e interattivo di elaborazione e di scambio dati tra soggetto e realtà. Si tratta appunto di una rivoluzione di portata epocale, che l’umanità non ha ancora ben compreso.
Ecco appunto il motivo in base al quale un gruppo internazionale di esperti (dei quali mi onoro di far parte) è stato chiamato a Parigi lo scorso novembre da Unesco e Inria e ha elaborato un appello per rafforzare in tutto il mondo azioni miranti a conservare un patrimonio culturale di enorme valore per l’umanità e a renderlo accessibile a tutti.
La diffusione della consapevolezza del ruolo dei sistemi informatici (le macchine cognitive) tra i decisori politici è uno degli elementi fondamentali (il primo e il più importante) affinché questa conservazione diventi obiettivo largamente condiviso da tutte le nazioni. Non è secondario osservare che uno dei motivi per la nascita della grande biblioteca di Alessandria fu esattamente la consapevolezza del ruolo strategico posseduto dalla conoscenza.
Un altro elemento fondamentale dell’appello è l’invito a tutti gli Stati membri a inserire i fondamenti scientifici dell’informatica nell’istruzione di base per tutti i cittadini, e a responsabilizzare tutti sulle conseguenze etiche dell’uso dei sistemi informatici. Si tratta di un elemento indispensabile al buon funzionamento di ogni società democratica, in cui il codice informatico sempre di più interviene nella regolazione e realizzazione di ogni attività umana. Mettendo a disposizione un enorme potere creativo, ma richiedendo anche un’accorta regolamentazione che assicuri quella trasparenza e responsabilità senza le quali nessuna democrazia è degna di questo nome. L’importanza di un’adeguata formazione scientifica nell’informatica sin dalla scuola è un tema sempre più condiviso in tutti i Paesi avanzati.
Le macchine cognitive sono e diventeranno sempre più diffuse e necessarie in ogni settore dell’attività umana, dalla ricerca ai servizi, dalla giustizia all’amministrazione, dalle comunicazioni allo svago. Diffondere la conoscenza scientifica dei loro princìpi di funzionamento e dei loro limiti, la consapevolezza del ruolo che esse svolgono e dell’impatto che hanno su individui e società è indispensabile affinché le condizioni di vita dell’intera umanità possano continuare a migliorare in modo sostenibile.
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