ECCO TUTTE LE COSE CHE FACEBOOK CONOSCE DELLA NOSTRA VITA - E’ POSSIBILE ATTIVARE UNA FUNZIONE CHE RIVELA LE INFORMAZIONI RACCOLTE: DAI NUMERI DI TELEFONO DEGLI AMICI ALLA RELIGIONE - SAPEVATE CHE E' POSSIBILE SCARICARE UNA COPIA DI TUTTO CIO' CHE ABBIAMO CONDIVISO? (ECCO COME SI FA) - E IL SOCIAL NETWORK, DOPO LA NOSTRA MORTE…
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Mauro Evangelisti per “il Messaggero”
mark zuckerberg 3
Facebook
conosce e conserva tutti i frammenti della nostra vita. Conosce e
conserva la frase rabbiosa che abbiamo scritto in chat a una fidanzata
che ci voleva lasciare nell'ottobre del 2012; conosce e conserva la foto
che ci siamo scattati ubriachi a playa d' en Bossa nel luglio del 2014 e
abbiamo inviato in privato a un amico di cui ci fidiamo; conosce e
conserva i nostri pensieri sull' immigrazione e sulla religione che
abbiamo consegnato a dei post nel febbraio del 2017.
Non
solo: Zuckerberg ha tutti i numeri di telefono della rubrica del nostro
smartphone. Gli abbiamo consegnato la scatola nera dei nostri giorni,
uno per uno, ora per ora, post dopo post, conversazione dopo
conversazione. C' è tutta la nostra vita, quanto meno quella cominciata
quando siamo entrati in Facebook, nel decennio scorso.
E'
semplicissima, istruttiva e un po' ci stordisce la verifica di cosa il
social network sa e conserva di noi. Basta accedere a impostazioni e
cliccare su «scarica una copia dei tuoi dati». Dopo una decina di minuti
Facebook consegna una serie di file con tutte le tracce della nostra
attività da quando ci siamo iscritti.
Ci
sono sorprese inquietanti: Zuckerberg ha le nostre foto, ma non solo
quelle che non abbiamo pubblicato, ma anche quelle che abbiamo condiviso
con una fidanzata o un amico in chat; di più: ha i numeri di tutti i
nostri contatti memorizzati sullo smartphone, anche se non sono iscritti
a Facebook. Come è possibile? Lo abbiamo autorizzato a prenderli quando
abbiamo installato l' applicazione; ha l' elenco di tutti i nostri
amici e nella copia dei dati conservati che gentilmente ci invia, ci
spiega quando abbiamo accettato un' amicizia o quando l' abbiamo
cancellata.
mark zuckerberg 2
Nicola
Zamperini, studioso e autore del libro Manuale di disobbedienza
digitale: «Abbiamo esternalizzato la nostra memoria. C' è un altro
risvolto che ci deve spaventare: sulla base di questi dati Facebook
applica la funzione del ricordo che ci ripropone ogni tanto. Finisce l'
attivazione della memoria involontaria, tutto è legato a un algoritmo
che ci indica cosa ricordare».
C'è
poi il lato oscuro legato all' utilizzo di questa infinita banca dati
di pezzi di vite: temevamo che sarebbe stata usata per venderci
qualcosa, la cronaca ci racconta altro. Chi accede a questi dati può
orientare il dibattito politico, favorire alcune tesi e alimentare le
paure. Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, ha scritto una
lettera a Zuckerberg chiedendo spiegazioni sullo scandalo Cambridge
Analytica. Osserva: «Sui giganti del web bisogna dar vita a un sistema
di regole, sono gli unici sistemi di comunicazione che non ne hanno».
FACEBOOK TIMELINE
DOPO LA MORTE
Eppure,
la scatola nera della nostra vita che abbiamo consegnato a Zuckerberg
cela anche un lato più suggestivo e denso di incognite. Viene in mente
un episodio di Black Mirror (serie inglese che descrive futuri
distopici) in cui una ragazza fa rivivere il fidanzato morto, sulla base
dei dati lasciati sul social network. Rileggendo le conversazioni che
in dieci anni abbiamo avuto sulla chat di Fb capiamo come eravamo e come
siamo cambiati, come sono mutate le persone che conosciamo, ricordiamo
dialoghi, litigi o lampi di tenerezza che non avevamo impresso nella
memoria ma che Zuckerberg ha conservato per noi; possiamo commuoverci
rileggendo la lunga chat nel 2012 sul campionato di calcio o sulla birra
preferita con un amico che pochi anni dopo sarebbe morto. Un tempo
andavamo a rileggere lettere o cartoline, oggi c' è qualcosa di molto
più dettagliato, una verbalizzazione continua delle nostre vite.
Facebook spia
«Ma
scompaiono le gerarchie dei ricordi - avverte Zamperini -: di mio padre
so distinguere le foto cartacee più importanti, quelle del matrimonio o
di un viaggio, noi lasceremo migliaia e migliaia di immagini e testi in
cui i nostri figli si perderanno».
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