Ok,
a questo punto avrete senz’altro appreso del crollo in borsa di
Facebook, dovuto allo scandalo legato all’inchiesta sull’utilizzo
illegale dei dati da parte di Cambridge Analytica.
La
questione è molto più semplice di quanto appaia nei colonnini morbosi
dei quotidiani online: questa società inglese non ha *esattamente*
rubato i dati personali degli utenti. Questa società ha
1.
creato una specie di sondaggetto su Facebook, di quelli che facciamo
continuamente con grande gioia, tipo “Scopri che alimento senza glutine
saresti se fossi un ex parlamentare repubblicano”
2. vi ha chiesto se poteva prendere alcuni dati del vostro profilo
3. voi gli avete detto di sì perché voi non avete niente da nascondere, perdìo
4. vi ha chiesto anche se poteva avere la lista dei vostri amici
5. voi gli avete detto di sì (e all’epoca per Facebook non era illegale farlo)
6.
sulla base di analisi psicometriche ha dedotto, ad esempio, che
l’utente Guiseppe, dato che gli piacciono i tarallucci e le Dolomiti,
allora vota a destra e ha paura che i clandestini gli rubino il lavoro.
L’utente Mariabudella invece vota la Bonino perché le piacciono le
poesie di Neruda e i labrador.
7.
su questa base, la società ha creato un grosso grasso foglio excel in
cui ha messo tutte le tendenze politiche delle persone (“lui voterà
Ingroia”), le paure (“lui teme l’invasione degli Unni”), i gusti (“a lui
piacciono molto i grassi saturi”) e le opinioni (“per lui la terra è
trapezoidale”), poi ha spedito il foglione a Trump, facendosi dare in
cambio un po’ di soldi
8. Trump ha preso
questo foglione Excel e sulla base dei dati in esso contenuto ha
mostrato delle pubblicità su Facebook e su altri siti in giro per il
web, spiegando
— a Guiseppe che — se Trump avesse vinto le elezioni — Trump avrebbe
ucciso i clandestini con la fibia della cinta e avrebbe regalato
tarallucci al casello di Civitanova Ovest,
— a
Mariabudella che - se Trump avesse vinto le elezioni — Trump avrebbe
invece liberalizzato l’uso personale della Bonino e regalato labrador ai
poeti poveri
9. la signora Mariabudella e il
giovane Guiseppe, guardando con attenzione queste pubblicità, in virtù
di un complicato calcolo di costi/benefici, hanno deciso quindi di
votare Trump,
facebook
10. Trump ha vinto le elezioni.
10bis. Bellammerda.
Ora,
posto che la società Cambridge Analytica è stata cattiva perché non vi
ha spiegato bene come avrebbe usato i nomi dei vostri amici e i vostri
like a Tiziano Ferro, che Trump è stato cattivo perché d’altra parte lo è
di natura, il problema non vi sembra che sia un altro?
Cambridge
Analytica ha fatto — molto velocemente, grazie a un bel programmino che
ha sviluppato — un’operazione volgarmente meccanica: ha preso la lista
degli utenti Facebook e ha preso nota delle informazioni utili che
c’erano dentro: like, commenti, amici, contenuti, poi ne ha dedotto gli
argomenti su cui puntare per orientare il voto degli utenti stessi (Es:
se devo far cambiare il voto di Mariabudella, posso dirle che Trump ama
come lei i labrador, mentre la Clinton e la Bonino li detestano e li
stuprano di nascosto). Giusto per capire: se avessi un po’ di decenni a
disposizione e un foglio Excel molto grande, potrei farlo anch’io, A
MANO.
Quindi no,
il problema, evidentemente, non è questa razzia di dati personali. Il
problema, mannaggia alle peonie putrefanti, è che questi cazzo di
americani hanno deciso per chi votare sulla base delle pubblicità —
pubblicità personalizzatissime, per carità — , ma pur sempre pubblicità
viste su Facebook. Il problema è che le persone han preso a decidere il
proprio voto con lo stesso processo mentale che fino a qualche anno fa
serviva per scegliere il succo di frutta al mirtillo e i detersivi al
bergamotto. Il problema — signori della corte — è che la gente vota a
cazzo di cane, sulla base di paure, promesse, convenienze personali,
notizie finte, teorie sbagliate, idee sceme di ogni forma e colore.
mussolini su facebook
Certo,
è la fine delle ideologie, signora mia, lo sapevamo, è l’epoca delle
opinioni personali, della valutazione soggettiva e della politica
liquida (saranno finiti i politici ricchi di fibre?). L’epoca dei
cittadini e non dei partiti, perché chi più di un cittadino del
Wisconsin può decidere della politica estera di una superpotenza
nucleare? Lo sapevamo, e ci è anche stato bene, perché così abbiamo
mandato al confino i partiti, i politici e il carrozzone incomprensibile
della rappresentatività.
Lo
sapevamo, ma proprio per questo adesso dovremmo evitare di cercare il
colpevole in chi *ruba* i vostri dati personali. I vostri dati
personali, detto per inciso e fuori dall’enfatica rappresentazione che
in genere ne fanno i conduttori dei talkshow, sono una montagna di
merda, composta per lo più da citazioni con refusi di Fabio Volvo e foto
di voi che mangiate il sushi a Pavia. I vostri dati personali non
contano un santissimo cazzo. Voi non contate un cazzo.
FACEBOOK E ANZIANI
Non
avete nulla da proteggere, e dovreste preoccuparvi di una sola cosa:
informarvi, studiare, cercare di capire qualcosa prima di scegliere se
votare per un imbecille. Solo questo. Se faceste questo piccolo
esercizio di umiltà e di senso civico potrebbero venirvi a rubare pure
la cuccia del cane e la password di Tinder e non avrebbero comunque
cambiato la vostra idea politica. E la democrazia, come l’antico vaso,
sarebbe stata portata in salvo.
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