GUSTAVE LE BON
CAPITOLO
I.
Caratteristiche
generali delle folle - Legge psicologica della loro unità mentale.
Come
è costituita una folla dal punto di vista psicologico. - Un
agglomeramento numeroso di
individui
non basta a formare una folla. -Speciali caratteri delle folle
psicologiche. Orientamento
fisso
delle idee e dei sentimenti negli individui che le compongono e
scomparsa
della
loro personalità. -La folla è sempre dominata dall'incosciente.
-Scomparsa della vita
cerebrale
e predominio della vita nervosa. - Abbassamento dell'intelligenza e
trasformazione
completa
dei sentimenti. -I sentimenti trasformati possono essere migliori o
peggiori di
quelli
degli individui di cui la folla è composta. - La folla è facilmente
eroica quanto criminale.
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NOTE DI G. LE BON:
Raccolte
di scritti di ogni tempo - cosa si scriveva ieri (Ndr.)
"La
mera democrazia (questo indicibile bamboleggiare degli scrittori, in
Francia, in
Inghilterra,
nell'America boreale dei dì nostri, che adorano le moltitudini,
esaltano il
principio
di associazione, invocano e celebrano l'alleanza dei popoli -tale è
la piaga
principale,
vezzo prediletto del secolo -non può sussistere, nè durare, perchè
radicalmente
inorganica...Il
numero accresce la forza, ma non la crea... ....Un branco di pecore
innumerabili
è
sempre men capace e men valido del mandriano...Mentre il diritto del
Principe (l'Unto dal
Signore
Ndr.) è divino, poichè risale a quella sovranità primitiva onde
venne organato ed
istituito
il popolo di cui regge le sorti...La sovranità si riceve, ma non si
fa e non si piglia...Ella
importa
la sudditanza, come un necessario correlativo; e il dire che il
sovrano possa essere
creato
dai suoi soggetti, e trarne i diritti che lo previlegiano, inchiude
contraddizione.
Insomma,
il sovrano è autonomo rispetto ai sudditi, e se ricevesse da loro
l'autorità sua, non
sarebbe
veramente sovrano, perchè i suoi titoli ripugnerebbero alla sua
origine... I sudditi
dipendono
dal sovrano, e non viceversa...L'obbligazione verso il sovrano deve
dunque essere
assoluta,
altrimenti la sovranità è nulla..."La potestà è ordinata, e
da Dio procede" a ciò allude
l'Apostolo
(Paul. ad rom., XII,1,2). Sapete donde nasce il più grave pericolo?
Dal predominio
della
plebe, la quale promette una seconda barbarie più profonda di quella
dei Vandali e degli
Unni
e un dispotismo più duro del napoleonico. Guai alla civiltà nostra
se la moltitudine
prevalesse
negli Stati". -(V. Gioberti, Studio della filosofia, cap. Della
politica, vol III,
Tipografia
Elvetica, Capolago 1849). (Gioberti, quello Del primato morale e
civile degli
italiani"
pubblicato nel 1843).
Un
polemista aggiunse : "Va bene il valido mandriano, ma se il
mandriano non ha la
collaborazione
di buoni "cani" per tenere insieme il gregge, è costretto
lui ad "abbaiare", a
"fare
il cane", e a rimanere un "cane" perchè anche se è
nato uomo un "cane" è.
Per
imporre i suoi programmi Stalin cosa scriveva?: "La Libertà?
solo gli illusi e i forti vivono
in
questa fede. Ma l'umanità è debole ed ha bisogno di pane e
autorità".
Notevole
corrispondenza con le parole di Dostoievsky, quando il Grande
Inquisitore dei
Fratelli
Karamazov si rivolge al Cristo reincarnato "E gli uomini furono
felici di essere di
nuovo
condotti come un gregge e che il loro cuore era stato infine
alleggerito d'un dono così
terribile
(della libertà) che aveva loro causato tanti tormenti".
Quanto
a Hitler, in quaranta minuti di discorso alle folle, era capace di
ripetere per 26 volte
la
stessa frase, molto semplice ma d'effetto, accompagnata dallo stesso
gesto mimico,
drammatico
spesso con voce sprezzante, con gesti studiati che aveva provato
prima davanti
allo
specchio; e diceva alle folle quello che i tedeschi volevano sentirsi
dire: "Farò tornare
grande
la Germania"; "Riscatterò la vergogna"; "la
razza tedesca dominerà il mondo"; "ogni
tedesco
troverà lavoro"; e perfino...quando si ricordò che c'era anche
l'"altra metà del cielo",
aggiunse
... "le donne avranno tutte un marito!". Del resto fu
proprio lui a dire (prendendo a
prestito
Le Bon) "Qualsiasi bugia, se ripetuta frequentemente, si
trasformerà gradualmente in
verità".
E lanciò lo slogan "Ein Volk, Ein Reich, Ein Führer" (un
popolo, un impero, un capo)
"La
massa - dirà Amann - ha sempre bisogno di un certo periodo di tempo
per essere pronta
ad
apprendere una cosa. La sua memoria si mette in moto soltanto dopo
che per mille volte le
sono
state ripetute le nozioni più semplici, e sono proprio queste che
tendono ad abbattere
l'istintivo
potere di resistenza dell'individuo.
E'
la vecchia storia della necessità dei ripetuti colpi di martello per
poter ficcare il chiodo o del
costante
cadere della goccia che consuma la pietra. Quando poi la folla inizia
a mettersi in
moto
non si ferma più, marcia, cammina, corre, e bela come un gregge,
muggisce come una
mandria,
ruggisce come un branco, e a quel punto è capace di tutto".
"Hitler
con la stessa semplice frase, strappava gli appalusi, eccitava gli
animi della folla, e
questa
proiettava su di lui i propri latenti desideri cui il demagogo aveva
semplicemente tolto
il
"coperchio". La frase, con la quale apriva o chiudeva ogni
discorso o lo intercalava spesso,
era
sempre quella: il "Popolo vuole", il "Popolo mi ama",
Il "Popolo brama", il "Popolo
aspetta",
il "Popolo è impaziente", il "Popolo pretende",
il "Popolo desidera", il "Popolo è
pronto",
il "Popolo lotterà fino alla morte". Volk, Volk, Volk.....
all'infinito.
Tutti
i dittatori con il delirio di onnipotenza hanno sempre imbottito i
loro discorsi con la
parola
"Il Popolo" e non con la parola "i Cittadini".
Questi ultimi amano le persone serie,
mentre
il primo (la storia ne è piena) ama solo i ciarlatani; e questi
sanno che basta
apostrofare
la folla chiamandola "popolo" per indurla a malvagità
reazionarie. "Che cosa non
si
è fatto davanti ai nostri occhi, o anche non proprio davanti ai
nostri occhi in "nome del
popolo"."
(T.Mann).
Leggiamo
cosa scriveva Hitler nel suo Mein Kampf. Come intendeva avvalersi
degli espedienti
della
propaganda: "Le masse non sanno cosa farsi della libertà e,
dovendone portare il peso, si
sentono
come abbandonate. Esse non si avvedono di essere terrorizzate
spiritualmente e
private
della libertà e ammirano solo la forza, la brutalità e i suoi
scopi, disposti a
sottomettersi.
Capiscono a fatica e lentamente, mentre dimenticano con facilità.
Pertanto la
propaganda
efficace deve limitarsi a poche parole d'ordine martellate
ininterrottamente
finchè
entrino in quelle teste e vi si fissano saldamente. Si è parlato
bene quando anche il
meno
recettivo ha capito e ha imparato.. Sacrificando questo principio
fondamentale e
cercando
di diventare versatili si perde l'effetto, perchè le masse non sono
capaci di assorbire
il
materiale, nè di ritenerlo".
Mussolini
imparò a memoria "Psicologia delle Folle"
"Ho
letto tutta l'opera di Le Bon e non so quante volte abbia riletto la
sua "Psicologia delle
folle.
E' un opera capitale alla quale ancora oggi spesso ritorno".
"Regimi
democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in
tanto, si dà al popolo
l'illusione
di essere sovrano. (Mussolini -Da "Dottrina del fascismo" e
S.e D., vol. VIII, pag
79-80).
"In
un regime totalitario, come dev'essere un regime sorto da una
rivoluzione trionfante, la
stampa
(l'informazione, la radio ecc.) è un elemento di questo regime, una
forza al servizio di
questo
regime. LA LIBERTA' sta nel servire la causa e il regime" ...
""il giornalismo italiano E'
LIBERO
perché serve soltanto una causa e un regime: E' LIBERO perché,
nell'ambito delle
leggi
del regime, può esercitare -e le esercita -funzioni di controllo, di
critica e di
propulsione".(Mussolini
- Discorso ai direttori di giornali del 10 ottobre 1928).
"Il
popolo non fu mai definito. È una entità meramente astratta, come
entità politica. Non si
sa
dove cominci esattamente, né dove finisca. L'aggettivo di sovrano
applicato al popolo è una
tragica
burla. Il popolo tutto al più, delega, ma non può certo esercitare
sovranità alcuna. I
sistemi
rappresentativi appartengono più alla meccanica che alla morale"
"
Al popolo non resta che un monosillabo per affermare e obbedire. La
sovranità gli viene
lasciata
solo quando è innocua o è reputata tale, cioè nei momenti di
ordinaria
amministrazione.
Vi immaginate voi una guerra proclamata per referendum? Il referendum
va
benissimo quando si tratta di scegliere il luogo più acconcio per
collocare la fontana del
villaggio,
ma quando gli interessi supremi di un popolo sono in gioco, anche i
Governi
ultrademocratici
si guardano bene dal rimetterli al giudizio del popolo stesso".
(Mussolini
-Preludio al Machiavelli, in Gerarchia dell'aprile 1924. S.e.D., vol.
IV, pag.109)
"Quando
mancasse il consenso, c'è la forza. Per tutti i provvedimenti anche
i più duri che il
Governo
prenderà , metteremo i cittadini davanti a questo dilemma: o
accettarli per alto
spirito
di patriottismo o subirli". -(Mussolini -Disc. Risposta al
Ministero delle Finanze, 7
marzo
1923 - S. e D., vol III, pag 82)
"Voi
sapete che io non adoro la nuova divinità: la massa. E' una
creazione della democrazia e
del
socialismo. Soltanto perchè sono molti debbono avere ragione?.
Niente affatto. Si verifica
spesso
l'opposto, cioè che il numero è contrario alla ragione". (
Mussolini -Intervista
rilasciata
a Ludwig, 1928, pag 197)
«
Tra i popoli, nonostante le predicazioni, nonostante gli idealismi,
ci sono dei dati di fatto
che
si chiamano razza, che si chiamano sviluppo, che si chiamano
grandezza e decadenza dei
popoli,
e che conducono a dei contrasti, i quali spesso si risolvono
attraverso la forza delle
armi.
»
(Mussolini
- Dalle dichiarazioni fatte al Parlamento, il 6 Febbraio 1923). -
III, 54.
«
Noi creeremo, attraverso un'opera di selezione ostinata e tenace, la
nuova generazione. »
(Dal
discorso pronunciato al Congresso Fascista in Roma, il 22 Giugno
1925). - V, 117.
«
Il gerarca deve avere in sé, moltiplicate, quelle virtù che egli
esige dai gregari. »
(Dal
discorso pronunciato al Foro Mussolini, il 28 Ottobre 1937). - XI,
171.
«Non
é gerarca colui che non sa scendere in mezzo al popolo per
raccoglierne i sentimenti e
interpretarne
i bisogni. »
(Dal
discorso pronunciato al Foro Mussolini, il 28 Ottobre 1937). - XI,
171.
«
Il popolo italiano ha creato col suo sangue l'Impero, lo feconderà
col suo lavoro e lo
difenderà
contro chiunque con le sue armi. »
Dal
"Discorso dell'Impero" pronunciato a Roma il 9 Maggio
1936). - X, 119.
«
Il nuovo Impero é stato fatto dal popolo; é impresa di popolo, e
tutto il popolo italiano,
qualora
si trattasse di difenderlo, balzerebbe in piedi come un sol uomo,
pronto a qualsiasi
sacrificio,
capace di qualsiasi dedizione. »
(Dal
Gran Rapporto tenuto in Roma, ai pie' del Tempio di Venere, il 30
Maggio 1936). -X,
143.
«L'individuo
non esiste, se non in quanto é nello Stato e subordinato alle
necessità dello
Stato.
Man mano che la civiltà assume forme sempre più complesse, la
libertà dell'individuo
sempre
più si restringe. »
(Dal
discorso pronunciato all'Assemblea del P.N.F. in Roma, il 14
Settembre 1929). - VII, 147.
«
Gli individui sono classi secondo le categorie degli interessi; sono
sindacati secondo le
differenziate
attività economiche cointeressate; ma sono prima di tutto e
soprattutto Stato.»
(Dall'articolo
scritto per la voce "Fascismo" dell'Enciclopedia Italiana
Treccani). - VIII, 71.
«Nessuno
può ignorare l'Italia. »
(Dal
discorso pronunciato al Costanzi di Roma, il 24 Marzo 1924). - IV,
72.
«
L'Italia esiste e rivendica pienamente il diritto di esistere nel
mondo. »
(Dal
discorso pronunciato a Palazzo Littorio, il 7 Aprile 1926). - V, 312.
«L'Italia
fascista é un'immensa legione che marcia sotto i simboli del
Littorio verso un più
grande
domani. Nessuno può fermarla. Nessuno la fermerà. »
(Dal
discorso pronunciato a Palazzo Venezia, il 27 Ottobre 1930). - VII,
233.
«
Con un proletariato riottoso, malarico, pellagroso non vi può essere
un elevamento
dell'economia
nazionale.»
(Dal
discorso pronunciato all'Augusteo di Roma, il 9 Novembre 1921). - II,
204.
«
Solo da canaglie e da criminali noi possiamo essere tacciati di
nemici delle classi lavoratrici;
noi
che siamo figli di popolo; noi che abbiamo conosciuto la rude fatica
delle braccia; noi che
abbiamo
sempre vissuto fra la gente del lavoro che é infinitamente superiore
a tutti i falsi
profeti
che pretendono di rappresentarla. »
(Dal
discorso pronunciato a Cremona, il 26 Settembre 1922). - II, 324.
«
Amo gli operai che sono una parte integrante della vita della
Nazione. »
(Dalle
parole rivolte agli operai del Poligrafico di Stato in Roma, il 28
Gennaio 1923). - III, 50.
«
I lavoratori devono amare la Patria. Come amate vostra madre, dovete,
con la stessa
purezza
di sentimento, amare la madre comune: la Patria nostra. »
(Dalle
parole rivolte ai portuali di Bari a Palazzo Chigi, il 10 Aprile
1923). - III, 101 e 102.
«
È anche nell'interesse degli operai che la produzione si svolga con
ritmo ordinato, vorrei
quasi
dire solenne".
(Dal
discorso agli operai della "Fiat ,, di Torino, pronunciato il 25
Ottobre 1923). - III, 217.
«
Le sorti del popolo lavoratore sono intimamente legate alle sorti
della Nazione, perché il
popolo
lavoratore é parte di questa Nazione. Se la Nazione grandeggia,
anche il popolo
diventa
grande e ricco, ma se la Nazione perisce anche il popolo muore. »
Dal
discorso pronunciato a Perugia, il 30 Ottobre 1923). - IIl, 237.
«La
classe lavoratrice é la potenza, la speranza, la certezza
dell'avvenire d'Italia. »
(Dal
discorso pronunciato allo Stabilimento Tosi di Legnano, il 5 Ottobre
1924). - IV, 305.
«
Se la Nazione é oppressa, la massa operaia é oppressa. Se la
bandiera della Nazione é
rispettata,
anche gli operai che appartengono a quella Nazione sono rispettati.
La gerarchia
delle
Nazioni si riverbera sulla posizione delle loro classi operaie. »
(Dall'articolo
« Fascismo e Sindacalismo n, pubblicato sul numero del Maggio 1925
di
Gerarchia).
- V, 91.
«Adoriamo
il lavoro che dà la bellezza e l'armonia alla vita. »
(Dall'articolo
"Discorso da ascoltare", pubblicato sul Popolo d'Italia del
1o Maggio 1919). - II,
11.
«
Il lavoro é la cosa più alta, più nobile, più religiosa della
vita. »
(Dal
discorso agli operai della " Fiat,, di Torino, pronunciato il 25
Ottobre 1923). - III, 218.
«Se
il secolo scorso fu il secolo della potenza del capitale, questo
ventesimo é il secolo della
potenza
e della gloria del lavoro. »
(Dal
discorso pronunciato a Milano, il 6 Ottobre 1934). - IX, 130.
«
Le leggi sono degli strumenti e la loro efficacia é in relazione
diretta con l'energia e la
tenacia
di coloro che questi strumenti impugnano. »
(Dal
discorso pronunciato al Parlamento, il 16 Maggio 1925). - V, 70.
«
La libertà non é solo un diritto, ma é un dovere. »
(Dal
discorso pronunciato al Senato, il 27 Novembre 1922). -- 111, 32.
«
La libertà non é un fine; é un mezzo. »
(Dall'articolo
"Forza e Consenso", pubblicato sul numero del Marzo 1923 di
Gerarchia). - III,
78.
«
La libertà non é, oggi, più la vergine casta e severa per la quale
combatterono e morirono le
generazioni
della prima metà del secolo scorso. Per le giovinezze intrepide,
inquiete ed aspre
che
si affacciano al crepuscolo mattinale della nuova storia ci sono
altre parole che esercitano
un
fascino molto maggiore, e sono: ordine, gerarchia, disciplina. »
(Dall'articolo
"Forza e Consenso", pubblicato sul numero del Marzo 1923 di
Gerarchia). - III,
79.
«Ma
che cosa é questa libertà? Esiste la libertà? In fondo, é una
categoria filosofico-morale. Ci
sono
le libertà: la libertà non é mai esistita ! »
(Dal
discorso pronunciato al Parlamento, il 15 Luglio 1923). - III, 196.
«
La libertà senza ordine e senza disciplina significa dissoluzione e
catastrofe. »
(Dal
discorso pronunciato nell'atrio del Municipio di Torino, il 24
Ottobre 1923). - III, 214.
«
Se per la libertà s'intende di sospendere ogni giorno il ritmo
tranquillo, ordinato del lavoro
della
Nazione, se per libertà s'intende il diritto di sputare sui simboli
della Religione, della
Patria
e dello Stato, ebbene, io Capo del Governo e Duce del Fascismo,
dichiaro che questa
libertà
non ci sarà mai! »
(Dal
discorso pronunciato nella Piazza Belgioioso di Milano, il 28 Ottobre
1923). - III, 225.
«La
libertà non é un diritto: é un dovere. Non é una elargizione: é
una conquista. Non é una
uguaglianza:
é un privilegio. »
(Dal
discorso pronunciato al Costanzi di Roma, il 24 Marzo 1924). -- IV,
77.
«
Il concetto assoluto di libertà é arbitrario. Nella realtà non
esiste. »
(Dal
discorso pronunciato al Cova di Milano, il t Ottobre 1924). -- IV,
291.
«
Il Governo fascista ha ridato al popolo le essenziali libertà che
erano compromesse o
perdute;
quella di lavorare, quella di possedere, quella di circolare, quella
di onorare
pubblicamente
Dio, quella di esaltare la Vittoria e i sacrifici che ha imposto,
quella di avere la
coscienza
di se stesso e del proprio destino, quella di sentirsi un popolo
forte, non già un
semplice
satellite della cupidigia e della demagogia altrui. »
(Dalle
parole rivolte ai rappresentanti dei Sindacati agricoli in Roma, il
30 Luglio 1925). - V,
124.
«
Se la libertà dev'essere l'attributo dell'uomo reale, e non di
quell'astratto fantoccio a cui
pensava
il liberalismo individualistico, il Fascismo é per la libertà. È
per la sola libertà che
possa
essere una cosa seria, la libertà dello Stato e dell'individuo nello
Stato.»
(Dall'articolo
scritto per la voce "Fascismo" dell'Enciclopedia Italiana
Treccani). - VIII, 71.
«
Rinunziare alla lotta significa rinunciare alla vita. »
(Dal
discorso pronunciato a Palazzo Chigi, il 20 Dicembre 1923). - III,
290.
"Dobbiamo
dire che siamo stati nobilmente assecondati. Ci voleva anche un uomo
come
quello
che la Provvidenza ci ha fatto incontrare; È dunque con profonda
compiacenza che
crediamo
di avere con esso ridato Dio all'Italia e l'Italia a Dio. - (Pio XI -
dopo il Concordato).
Quando
Mussolini sdoppiò la questione clericale dalla questione religiosa,
assieme alla parola
Patria,
assieme alla parola Duce, l'ex contadinello di Romagna, l'ex ribelle
allievo dei
Salesiani,
l'ex socialista, l'ex redattore della "Lima" che si firmava
negli anni ruggenti del suo
anticlericalismo
"il vero eretico", diventato poi "l'uomo della
provvidenza", ebbe una "voce"
come
Giovanna la pastorella di Lorena, e fece risuonare dal suo
"vangelo-giuramento" il nome
di
Dio. Del resto «Facendomi cattolico - diceva Napoleone al Consiglio
di Stato - ho terminato
la
guerra della Vandea; facendomi mussulmano mi sono insediato in
Egitto, facendomi
oltramontano
ho conquistato i preti in Italia. Se avessi governato un popolo di
Giudei, avrei
ristabilito
il tempio di Salomone. »
Ma
come sappiamo, l'opportunismo ad entrambi servì a poco; perchè ogni
tanto "il popolo",
fa
quello che vuole.
"Non
sono affatto abnormi e inutili tutti i comportamenti umani che non
hanno la razionalità
e
la meccanicità dei meccanismi autoregolantisi o, (peggio) quando
qualcuno li vorrebbe
regolare
(compresi quelli politici ed economici). Se si vogliono trarre
conclusioni sull'uomo
bisogna
studiarlo e accettarlo complicato com'e'. E guai a non esserci queste
contraddizioni,
sono
solo queste che ci distinguono dagli animali" .
A
dire queste cose è guarda caso Wiener il padre della cibernetica,
proprio l'uomo degli
"automi".
E aggiunse "Ogni società efficiente (e ogni dittatore) che
crede a un certo punto di
aver
trasformato l'uomo e l'intera sua società in efficiente formicaio,
fallisce perchè non ha
studiato
(credendosi Dio) e non ha osservato nè le formiche nè gli uomini".
(Wiener,
Introduzione
alla cibernetica, Ed. Boringhieri).
"Se
cerco di immaginare il dispotismo moderno, vedo una folla smisurata
di esseri simili ed
eguali
che volteggiano su se stessi per procurarsi piccoli e meschini
piaceri di cui si pasce la
loro
anima… Al di sopra di questa folla, vedo innalzarsi un immenso
potere tutelare, che si
occupa
da solo di assicurare ai sudditi il benessere e di vegliare sulle
loro sorti. È assoluto,
minuzioso,
metodico, previdente, e persino mite.
Assomiglierebbe
alla potestà paterna, se avesse per scopo, come quella, di preparare
gli
uomini
alla virilità. Ma, al contrario, non cerca che di tenerli in
un'infanzia perpetua. Lavora
volentieri
alla felicità dei cittadini ma vuole esserne l'unico agente, l'unico
arbitro. Provvede
alla
loro sicurezza, ai loro bisogni, facilita i loro piaceri, dirige gli
affari, le industrie, regola le
successioni,
divide le eredità: non toglierebbe forse loro anche la forza di
vivere e di
pensare?".
(Tocqueville)
Un
politico preoccupato di dover fornire le "prove" di quanto
andava affermando, il suo
consigliere
di suggestione di fama nazionale gli disse: "Prove? Non ne avete
bisogno! Dite al
popolo
una data cosa con solennità ed autorità, e ripetetela abbastanza
spesso e non avrete
bisogno
di offrire alcuna prova. Ripetizione e pretesa autorità, sono due
vecchie frodi
mascherate
da Verità; usatele e siete a posto!"
Bulwer
Litton fu ancora più chiaro: "Quando state per profferire
qualche cosa di
straordinariamente
falso, cominciate sempre con la frase: "è un fatto accertato"
ecc. Molte
false
affermazioni sono state sempre accettate se precedute da un "Io
asserisco senza tema di
contraddizione"
ecc.; Oppure "E' generalmente ammesso dalle migliori autorità,
che..."; "Le
migliori
fonti di informazioni concordano";, oppure "Come voi
probabilmente sapete". -"
Spesso
non occorrono nemmeno queste se l'affermazione è fatta in un modo
autoritario. Essa
viene
accettata a causa del tono della voce o del teatrale gesto che
l'accompagna e anche se
non
ci sono argomenti o prove logiche, sono ugualmente cacciate dentro
quali verità
lampanti".
(W. W. Atkinson "Suggertione e auto-suggestione". Bocca,
1943)
Fonte
del testo: http://cronologia.leonardo.it/lebon/indice.htm