1
- IL PRIMO
Ho perso la
documentazione, ma ricordo i racconti registrati dai sindacati
inerenti i primi scioperi in Italia. Erano i tempi dell'abolizione
del reato di sciopero e la legittimazione delle Camere del Lavoro e
dei sindacalisti rivoluzionari di Arturo Labiola che con Filippo
Turati del Partito Socialista Italiano erano riusciti a coagulare le
forze operaie fino al famoso sciopero generale del 1904 indetto dalla
Camera del Lavoro di Milano il 15 Settembre e protratto fino al 20
Settembre.
Erano tempi
difficili per gli operai che rivendicavano migliori condizioni di
lavoro. Gli antefatti sono noti: le sanguinose repressioni dei Fasci
Siciliani da parte del governo Crispi del 1894, e Bava Beccaris a
Milano che fronteggiò lo sciopero a colpi di cannone lasciando sul
terreno 300 lavoratori nel 1898.
Nel 1899 era nata a Torino quella che sarebbe diventata la Fiat e i primi modelli in produzione costavano 5.000 lire e venivano venduti a 15.000 lire con notevole profitto della proprietà che però rifiutava un accordo per una riduzione degli orari di lavoro. Le lotte operaie riuscirono a organizzarsi in federazioni nazionali di categoria e a partecipare agli accordi col governo per la regolamentazione del lavoro e dei diritti dei lavoratori. Malgrado ciò, durante le varie manifestazioni di insofferenza alla mancata applicazione delle norme, le forze dell'ordine sparavano sulla folla lasciando sul terreno svariati morti, a Cerignola tre morti e quattordici feriti, a Buggerru l'esercito sparò sui minatori che chiedevano miglioramenti dell'orario di lavoro uccidendo quattro manifestanti e ferendone undici, a Castelluzzo in Sicilia i Carabinieri spararono sui contadini che protestavano per l'arresto di un dirigente di una cooperativa agricola, lasciando sul terreno due morti e dieci feriti.
Nel 1899 era nata a Torino quella che sarebbe diventata la Fiat e i primi modelli in produzione costavano 5.000 lire e venivano venduti a 15.000 lire con notevole profitto della proprietà che però rifiutava un accordo per una riduzione degli orari di lavoro. Le lotte operaie riuscirono a organizzarsi in federazioni nazionali di categoria e a partecipare agli accordi col governo per la regolamentazione del lavoro e dei diritti dei lavoratori. Malgrado ciò, durante le varie manifestazioni di insofferenza alla mancata applicazione delle norme, le forze dell'ordine sparavano sulla folla lasciando sul terreno svariati morti, a Cerignola tre morti e quattordici feriti, a Buggerru l'esercito sparò sui minatori che chiedevano miglioramenti dell'orario di lavoro uccidendo quattro manifestanti e ferendone undici, a Castelluzzo in Sicilia i Carabinieri spararono sui contadini che protestavano per l'arresto di un dirigente di una cooperativa agricola, lasciando sul terreno due morti e dieci feriti.
Fu in questo
contesto, con questa tensione sociale che capitò un fatto grave ed
inaspettato: durante uno di questi scioperi, alcuni lavoratori
riuscirono ad isolare un gruppuscolo di militari che li
fronteggiavano e li pestò a sangue ruducendoli al peggio.
Individuati e arrestati, subirono un processo di cui non ho che vaghe
notizie riportate, senza alcuna documentazione. L'accusa era
resistenza a pubblico ufficiale a cui si aggiungeva l'aggravante del
numero di persone che avevano aggredito le forze dell'ordine e questa
aggravante poteva portare ad un inasprimento della pena per i
colpevoli.
A questo punto entra
in scena Scipio Sighele
(Brescia 24 giugno 1868 - Firenze 21 ottobre 1913)un
giovane avvocato che aveva pubblicato nel 1891 La
folla delinquente opera
che gli darà la fama internazionale soprattutto in Francia.
Era
nato a Brescia nel 1868, Dopo il liceo studiò con Guglielmo Ferrero
e Adolfo Zerboglio (seguaci del criminologo Cesare Lombroso) e si
laureò in Giurisprudenza a Roma nel 1890 con Enrico Ferri. Raggiunse
la notorietà con l'opera La folla delinquente (1891), tradotta
immediatamente in lingua francese e poi diffusa come best seller in
tutto il mondo. Davanti al giudice Sighele analizzò i meccanismi
interni alla folla, volendo dimostrare come nelle tendenze del
collettivo sussistessero attitudini fondamentalmente criminose e poco
razionali, sottolineò inoltre come l'essere umano, inserito in un
contesto di folla, perda il suo autocontrollo razionale lasciando
entrare in gioco la sua natura atavicamente crudele e i suoi istinti
primordiali e criminali. Gli operai vennero assolti e il processo
ebbe tAnto clamore che balzò il giovane avvocato e studioso della
moderna sociologia delle masse in un contesto internazionale.
SCIPIO SIGHELE
LA FOLLA DELINQUENTE
INTRODUZIONE.
La sociologia e la psicologia
collettiva.
« Nei fatti psicologici, la riunione
degli
individui non dà mai un risultato
eguale
alla somma di ciascuno di loro ».
La società attuale è la
stratificazione delle varie fasi di aggregazione
« Riunendo questi fatti e cercando di
dedurne una verità generale,
noi vediamo che — i caratteri
dell'aggregato sono determinati
dai
caratteri delle unità che lo compongono. Dire che le proprietà
delle parti determinano le proprietà del utto, è
infatti enunciare una verità che può applicarsi alla società umana
come a tutto il resto
dodici uomini di buon
senso e intelligenti possono emanare un
verdetto stupido e assurdo.
Una riunione di individui può dunque
dare un risultato opposto a
quello che avrebbe dato ciascuno di
loro.
L'identico fenomeno si verifica in seno
a quelle moltissime commissioni
— artistiche, scientifiche o
industriali — che sono una
delle piaghe più dolorose del nostro
ordinamento amministrativo.
Accade di frequente che le loro
decisioni sorprendano e sbalordiscano
il pubblico per la loro stranezza. Come
mai si dice — uomini
come quelli che facevan parte della
commissione poterono giungere
ad una conclusione simile ? Come mai
dieci o venti artisti, dieci o
venti scienziati — riuniti insieme —
danno un verdetto che non è
conforme nè ai principii dell'arte, nè
a quelli della scienza?
Il perchè finora — non è stato
detto da alcuno, ma il fatto
fu osservato e notato da tutti
E non solo'! giurì e le commissioni,
ma anche le assemblee politiche
compiono talvolta degli atti che sono
in aperto ed assoluto
contrasto colle opinioni e colle
tendenze individuali della maggior
parte dei loro membri. Un'antica
sentenza dice: senatores boni viri,
senatus autem mala bestia, e il popolo
oggi ripete e conferma questa
osservazione, quando, a proposito di
certi gruppi sociali, afferma che,
presi gli individui uno per uno son
galantuomini, messi insieme
sono birbanti (1).
Se noi poi vogliamo salire da queste
riunioni, in cui v'è almeno
un certo criterio nella scelta degli
individui, ad altre riunioni, determinate
dal puro caso, quali sarebbero, ad
esempio, gli uditori in
un comizio, gli spettatori in un
teatro, il popolo negli assembramenti
improvvisi delle piazze e delle vie
pubbliche, — noi vediamo
che il fenomeno che ci occupa ha nuove
e più luminose conferme.
Questi agglomeri d'uomini non
riproducono certamente — ed ognuno
lo sa ed è inutile dimostrarlo — la
psicologia dei singoli individui
che li compongono.
Non v'è quindi dubbio che assai spesso
il risultato complessivo
dato da una riunione di uomini può
essere ben diverso da quello
che a rigore di logica astratta
dovrebbe risultare dalla semplice
somma di ciascuno di loro ; non v'è
dubbio cioè che molte volte è
in gran parte smentito il principio
Spenceriano « che i caratteri
dell'aggregato sono determinati dai
caratteri delle unità che lo
compongono ».
Enrico Ferri aveva sentita questa
verità quando scriveva : « La
riunione di persone genericamente
capaci non è sempre arra sicura
della capacità complessiva e
definitiva; dalla aggregazione di individui
di buon senso si può avere
un'assemblea che non lo sia, come
nella chimica, dalla aggregazione di
due gaz si può avere un corpo
liquido » (2). Ed è perciò ch'egli
avea notato come fra la psicologia
che studia l'individuo e la sociologia
che studia una società intera,
vi
sia posto per un altro ramo di scienza che si potrebbe chiamare
psicologia collettiva, la quale dovrebbe occuparsi appunto di quegli
aggruppamenti di individui quali i
giurì, le assemblee, i comizi,
i teatri, ecc. — che nelle loro
manifestazioni si allontanano così dalle leggi della psicologia
individuale come da quelle della sociologia
Una riunione cosmopolita non può
evidentemente — rispecchiare
nel suo insieme i vari caratteri degli
individui che la compongono,
con quella relativa esattezza con cui
una riunione di soli
italiani o di soli tedeschi riflette,
nel suo insieme, i caratteri specifici
di questi italiani o di questi
tedeschi. E così dicasi di un giurì
in cui la sorte cieca ha posto vicino a
uno scienziato un droghiere,
— al confronto di un collegio di
periti; così dicasi di un teatro, in
cui vi sono individui d'ogni condizione
e d'ogni coltura; così dicasi
di tutte le riunioni multiformi di
uomini, al confronto di quelle
composte da un'unica classe, da un
unico ceto di persone. L'eterogeneità
degli elementi psicologici (idee,
interessi, gusti, abitudini),
rende impossibile nell'un caso quella
rispondenza fra i caratteri dell'aggregato
e i caratteri delle unità, che
l'omogeneità degli stessi
elementi psicologici rende invece
possibile nell'altro.
Nè — a stabilire un'analogia fra i
caratteri dell'aggregato e quelli
delle unità - basta che le unità
siano molto simili fra loro: esse
devono altresì essere fra loro legate
da un rapporto permanente ed
organico.
Lo Spencer, nell'esempio riprodotto al
principio di questo studio,
notava — come prova che le qualità
del tutto sono determinate
dalle qualità delle parti che lo
compongono — che con dei quadrelli
duri, ben cotti e rettangolari si può
costrurre, anche senza calce, un
muro di una discreta altezza, —
mentre ciò è impossibile a farsi
con delle pietre di forma irregolare.
Ma ognuno vede che la possibilità
della costruzione del muro nel primo
caso, non dipende mica
soltanto dal fatto che si adoperino
quadrelli eguali anziché sassi
informi, — dipende anche, e
sopratutto, dal fatto che quei quadrelli
siano posti l'uno vicino all'altro e
l'uno sopra l'altro con una data
norma, siano cioè uniti stabilmente
fra loro. Egli è ovvio, infatti,
che se io ammucchiassi gli stessi
quadrelli senz'ordine, alla rinfusa,
l'aggregato che ne risulterebbe
differirebbe ben poco o quasi nulla
da quello che potrei ottenere
ammucchiando delle pietre di varia
forma, e di diversa grandezza.
Trasportiamo quest'osservazione nel
campo sociologico, e ne trarremo
la conclusione che gli aggruppamenti
avventizi e inorganici /
di individui — come quelli che si
hanno in un giurì, in un teatro,
in una folla — non possono riprodurre
nelle loro manifestazioni i
caratteri delle unità che li
compongono, — come l'agglomero confuso
e disordinato di una quantità di
quadrelli non può riprodurre
la forma rettangolare del quadrello.
Nello stesso modo che in que- '
st'ultimo caso, per aversi un muro,
occorre Vunione stabile e la disposizione
regolare di tutti i quadrelli — così
nel primo caso, per
aversi un aggregato che riassuma le
qualità degli individui di cui
è composto, occorre che questi
individui siano legati fra loro da
rapporti permanenti ed organici, quali
si hanno, ad esempio, fra
gli individui che compongono una
famiglia o una data classe sociale
Non dunque la omogeneità sola, fra le
unità, ma anche la loro
unione organica è necessaria, —
perchè l'aggregato ch'esse formano
riproduca
i loro caratteri.
Carlo
Maria Zampi·
Riassunto
Negli ultimi anni del XIX secolo
la preoccupazione della borghesia per la progressiva diffusione delle
idee socialiste e la crescita esponenziale delle agitazioni di massa
delle classi popolari stimolarono la riflessione sulle cause dei
frequenti epiloghi violenti dei tumulti ed indussero autori come
Gustave Le Bon e Scipio Sighele ad ipotizzare l’emergere di
un’“anima della folla” superiore e cogente che si s ovrappone
alla volontà individuale e si nutre degli impulsi primordiali ed
aggressivi dell’uomo.
Questa impostazione è stata in
seguito superata dalla psicologia sociale, ma ha continuato ad
influenzare la giurisprudenza di legittimità italiana che, sino al
le più recenti decisioni, ha tralaticiamente richiamato il motivo
della “fermentazione psicologica per contagio che si spri giona
dalla folla”.
1. La
folla.
1.1.
Introduzione.
A
cavallo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo l’interesse
per le masse cresce progressivamente: la rivoluzione francese aveva dimostrato
l’importanza e la capacità della moltitudine, i moti del 1848 ne
avevano ribadito la forza, la diffusione delle idee marxiste e il
progressivo sviluppo dei partiti socialisti....
AVVISO AI NAVIGANTI
PER NON APPESANTIRE LE PAGINE DI QUESTO BLOG, HO SCARICATO I LIBRI SU
DI UN'ALTRA PIATTAFORMA DOVE POTRETE ACCEDERE ALLA LETTURA GRATUITA DEI TESTI ORIGINALI
QUI: La Folla Delinquente
https://www.ebookservice.net/scheda_ebook.php?ideb=3976
AVVISO AI NAVIGANTI
PER NON APPESANTIRE LE PAGINE DI QUESTO BLOG, HO SCARICATO I LIBRI SU
DI UN'ALTRA PIATTAFORMA DOVE POTRETE ACCEDERE ALLA LETTURA GRATUITA DEI TESTI ORIGINALI
QUI: La Folla Delinquente
https://www.ebookservice.net/scheda_ebook.php?ideb=3976
Nessun commento:
Posta un commento