“Siamo i supereroi che sottotitolano le vostre serie tv del cuore”
Diventa un film l’avventura della comunità mondiale di 500
traduttori nata nella camera di un ex adolescente di Bologna: “Lo
facciamo per passione”
Un’ immagine del doc «Subs
Heroes» sulla community italiana di traduttori di serie tv: i loro
sottotitoli si possono scaricare dal sito di Italiasubs.net (dopo
essersi registrati).
Pubblicato il
29/01/2018
Ultima modifica il 29/01/2018 alle ore 10:25
paola italiano
torino
Sono in mezzo a noi. Studenti, architetti, avvocati, infermieri.
Vivono in Italia, Inghilterra, Germania, Usa. Sembrano persone comuni,
ma chiusi nelle loro stanze alla luce di un monitor si trasformano per
portare a termine la loro missione: sottotitolare le serie tv straniere
per migliaia di spettatori.
I membri della community Italiansubs sono
supereroi? Così li vede Franco Dipietro, regista del documentario
«Subs Heroes»: «Come Superman celano la loro identità e come Batman si
muovono tra legalità e illegalità. Hanno un fine nobile: far imparare
agli italiani l’inglese. E lo perseguono senza chiedere un euro,
nonostante occasioni e tentazioni. Come tutti i supereroi, hanno dei
nemici».
Italiansubs ha 516 mila utenti registrati, e circa 500 traduttori nel
mondo. Soprattutto, conta 50 mila download di sottotitoli a settimana,
sovrapponibili in un paio di clic ai video: anche oggi che le serie
arrivano in tempo reale da tutto il mondo, che non si è più costretti ad
aspettare - e subire - le scelte dei programmatori dei palinsesti. La
community ha avuto un ruolo non secondario nei cambiamenti di abitudini
dei telespettatori. E resiste allo sbarco di colossi come Netflix:
tantissimi continuano a preferire i sottotitoli di Italiansubs, ormai
studiata anche nelle Università.
Una tesi sulla terminologia scientifica in «Grey’s Anatomy» dimostra
come le traduzioni amatoriali siano spesso più accurate di quelle
ufficiali. «I nostri studenti non solo scrivono tesi sul fansubbing -
dice Serenella Zanotti, ricercatrice all’Università Roma 3 - ma
diventano fansubbers». I «subbers», sottotitolatori, sono appunto «fan»,
e la qualità ne guadagna. I sottotitoli della distribuzione sono
trasposizioni dei dialoghi doppiati, adattamenti spesso non letterali; e
anche la celebratissima scuola di doppiaggio italiana fatica a stare
dietro ai ritmi con cui vengono sfornate nuove serie. E a volte si
sente. Con i titoli dei fansubbers non accade che Alicia Florrick dopo
tre stagioni dia improvvisamente del lei a Diane Lockhart a cui aveva
sempre dato del tu.
«Se il doppiaggio è fatto bene il film ne guadagna - dice Elettra
Caporello, dialoghista e adattatrice - e io sono d’accordo con quello
che diceva Pasolini: i sottotitoli deturpano l’immagine». Ma Pasolini
diceva che pure il doppiaggio deturpa il suono. Certo è che dal vedere
una serie in lingua originale difficilmente si torna indietro. Il
doppiaggio diventa quasi insopportabile. E poi, si pensa sempre
all’inglese: ma a qualcuno è mai passato per la testa di doppiare
«Gomorra»? Il dialetto nei vicoli di Napoli è forse meno peculiare nel
dare verità ai personaggi dell’accento british di Elisabetta II in «The
Crown»?
E dire che tutto iniziò nel 2005 nella cameretta di un adolescente,
tra carte dei Pokemon, poster di «The O.C», un modem a 56K e un pc «che
allora era una bomba», ricorda Andrea Toscano, nickname Klonni - ormai
mitico fondatore della community. Un sedicenne doveva assolutamente
vedere cosa accadeva al giovane Superman di «Smallville», e si ribella
«alla dittatura di Italia 1». Crea Italiansubs a novembre 2005: i primi
nemici sono altri fansubbers, che iniziano ad hackerarlo. Ma è una
lotta tra nerd, e Klonni la vince in un mese. A marzo 2006 sul sito
sono mille.
Più serio l’attacco indiretto sferrato in Olanda l’anno scorso da
«Brein», associazione che protegge il diritto d’autore nei Paesi Bassi:
ha fatto causa a Bierdiopje, equivalente olandese di Italiansubs. E ha
vinto. Ma i sottotitolatori con una petizione hanno raccolto 30 mila
euro e fatto appello: la decisione deve ancora arrivare. Ecco la zona
grigia: i sottotitoli amatoriali violano il copyright? «Noi non forniamo
i video, ma solo i sottotitoli e non ci guadagniamo», si difendono
dalla community. Ma la partita è aperta.
Tra il 2005 e il 2017 i siti di fansubbing sono nati in tutto il
mondo, e hanno indirettamente fornito alle emittenti un’analisi
preziosa delle preferenze del pubblico. Il salto di qualità e di
quantità per Italiansubs è avvenuto con «Lost». Se fino ad allora era
stata l’impazienza a mettere in moto la macchina che sfornava i
sottottotitoli, oggi è soprattutto la voglia di mettersi alla prova e di
confrontarsi: i fansubbers italiani si incontrano in grandi meeting a
Volterra e a Bologna. Hanno dai 15 ai 60 anni, sono amici, qualcuno si è
sposato e ha fatto figli. Difendono strenuamente il principio di farlo
solo per passione. Essere gratuiti non è solo un modo per stare nei
confini della legalità, ma è forse il segreto più profondo del successo:
se fosse un’azienda, non sarebbe una community.
DAGOSPIA INTERNATIONAL! –
“POLITICO”, IL SITO DI ANALISI PIU’ INFLUENTE E AUTOREVOLE A WASHINGTON E
BRUXELLES, INCORONA IL NOSTRO DISGRAZIATO SITO - “IL COCKTAIL
DI CONTENUTI MESSI INSIEME DA ROBERTO D’AGOSTINO – UN MIX INEBRIANTE DI
SCANDALI POLITICI, GOSSIP DI CELEBRITÀ E PORNOGRAFIA SOFTCORE – È
DIVENTATO UNA LETTURA OBBLIGATA PER L’ÉLITE ITALIANA” – ARTICOLO SUBITO LINKATO DALLA MASSIMA CELEBRITA’ DEL WEB, DRUDGE REPORT!
-
Traduzione dell’articolo di Giulia Paravicini per www.politico.eu
Per Roberto D’Agostino, le prossime elezioni politiche somiglieranno al sesso.
DAGO INTERVISTATO DA POLITICO
“I
preliminari, ovvero la campagna elettorale, sono molto più eccitanti
del climax, ovvero i risultati del voto,” ha detto il proprietario e
direttore del sito Dagospia – il giornale web più accattivante e
controverso d’Italia.
Sembra
una disgressione irriverente, ma coglie – in gergo colloquiale – un
sentore che aleggia nell’opinione comune delle élites politiche riguardo
alle prossime elezioni parlamentari del 4 marzo: con tutte le promesse e
le linee programmatiche della campagna elettorale, il risultato
difficilmente offrirà al paese un governo stabile, ancor meno ne
risolverà i problemi.
rock babilonia 1
Dal suo sito not safe for work
(occhio ad aprirlo in ufficio) e grazie alla sua presenza regolare nei
dibattiti televisivi, il 69enne romano è abile a catturare lo zeitgeist politico italiano.
Col
suo codino e la barba da ZZ-Top, D’Agostino non ha l’apparenza degli
altri pesi massimi della politica. I lineamenti del suo corpo asciutto
sono cosparsi da tatuaggi, con una grossa croce che gli ricopre la
schiena. La maggior parte delle sue dita sono appesantite da grossi
anelli d’argento, alcuni a forma di teschi.
Ma
il cocktail di contenuti messi insieme da Dagospia – un mix inebriante
di scandali politici, gossip di celebrità e pornografia softcore – è
diventato una lettura obbligata per l’élite italiana.
INTERVISTA A DAGO SU POLITICO LINKATA DA DRUDGE REPORT
“Dagospia
è uno strumento insostituibile per la classe dirigente, senza il quale
non potrebbero vivere,” ha scritto Filippo Ceccarelli, storico cronista
politico del quotidiano LaRepubblica. “Sono un
giornalista e lo consulto almeno due volte al giorno. Se fossi un
banchiere o un politico probabilmente lo consulterei ancora più spesso.”
D’Agostino
conduce le sue operazioni dal terzo piano di casa sua, che condivide
con la seconda moglie Anna Federici, figlia di un magnate delle
costruzioni e sostenitrice finanziaria dell’impresa, e con i loro due
Labrador.
Chi
entra nell’appartamento viene accolto da un crocifisso gigante di Damien
Hirst – un’opera intitolata “Le ferite di Cristo”, composta da
frammenti di un’autopsia di un uomo con le mani e i piedi bucati.
L’unione
tra sesso, religione e politica è uno dei temi ricorrenti nella vita
personale e professionale di D’Agostino. La sua eccentricità – e quella
di Dagospia – viene pienamente incarnata dall’abitazione della coppia.
Su
uno dei balconi, con vista sul Tevere, imperano due statue a misura
d’uomo: una di Mao Tse Tung e un’altra, dorata, di Silvio Berlusconi.
Nei tre piani della loro abitazione sono esposte reliquie religiose,
sculture falliche di varie dimensioni, e diversi ritratti del vecchio
Leader cinese.
la lezione di dago alla sapienza 6
Il
sito Dagospia – il nome è una sincrasi tra il suo nome e la parola
“spia” – è stato lanciato a maggio del 2000. Lo fece quando la sua
rubrica settimanale sull’Espresso fu cancellata per un articolo
in cui sosteneva che l’allora AD di Prada, Patrizio Bertelli, aveva
detto che Gianni Agnelli portava “sfiga”. Cosa che in Italia è
considerata un insulto.
Il
successo iniziale del sito nasce anche grazie alle notizie che riceveva
da Francesco Cossiga, l’ex primo ministro e presidente della
Repubblica. Fino alla sua morte, avvenuta nel 2010, Cossiga fu una fonte
importante di esclusive succose sull’establishment politico e
finanziario.
Ceccarelli
attribuisce il successo di Dagospia a due fattori principali: è stata
una delle prime testate in Italia a saper cogliere il potenziale della
rete e è stato anche il primo a comprendere che il web avrebbe
rappresentato uno spazio ‘visivo’ post-ideologico.
DAGO, 1980 - Bologna, concerto dei Clash, pic Red Ronnie
“Dagospia
è un media da osservare più che da leggere,” ha detto sempre
Ceccarelli, che ha scritto la prefazione di uno dei libri di D’Agostino.
Negli
anni, Roberto D’Agostino è riuscito a creare un brand e a costruirsi
intorno un impero mediatico personale. Ha uno suo programma sulla tv
satellitare Sky, è stato co-autore di due libri fotografici sulla classe
dirigente italiana, ritraendola al loro peggio in matrimoni,
ristoranti, riunioni politiche e feste. Di recente ha anche tenuto una
lectio magistralis all’Università di Roma La Sapienza.
Fino
al 2012, D’Agostino ha lavorato in stretta collaborazione con Umberto
Pizzi, uno dei più noti paparazzi e coautore dei suoi libri fotografici.
Le loro strade si sono separate quando Mario Monti è diventato primo
ministro, lasciando Pizzi nella disperazione, convinto che l’età
dell’oro della dissolutezza politica fosse giunta al termine.
vincino dagospia
“Solo a guardarlo Monti, ci si annoia, non è rimasto più nulla da ritrarre, è finita un’era” disse Pizzi al settimanale Panorama.
dago
I
lettori, specialmente quelli romani, vanno diverse volte al giorno
sulla homepage del sito per leggere quello che gli altri giornali non
vogliono scrivere (o non possono permettersi di farlo). Sono spesso gli
stessi politici a fare da fonti, nella speranza di venire risparmiati in
futuro dall’essere al centro di rivelazioni sul sito.
Le
storie che vengono pubblicate vanno da racconti da fonti anonime su
come il presidente francese Emmanuel Macron volesse che il ministro
delle Finanze Pier Carlo Padoan fosse il prossimo presidente
dell’Eurogruppo a rumor su come il Papa si sia organizzato una propria agenzia di servizi segreti all’interno del Vaticano.
Libro \"Cafonal\"
Dal
punto di vista di D’Agostino, l’Italia è governata da “potenti
burocrati” che manovrano ministri e politici eletti da dietro le
quinte. E il risultato finale è che l’Italia resta, come poi è sempre
stata, un paese feudale.
dagospia
“In un paese serio Dagospia non esisterebbe, ma in Italia le notizie vengono sepolte” ha detto una volta D’Agostino.
“Siamo
l’unico mezzo d’informazione libero, la maggior parte degli organi di
stampa del paese sono posseduti dalla classe dirigente, con l’unico
scopo di prevenire strategicamente la pubblicazione di notizie su di
loro.”
filippo ceccarelli (2)
I
politici temono i titoli di Dagospia così come i soprannomi che gli
vengono appioppati dal suo direttore – utilizzandoli ripetutamente
finché non attecchiscono nella memoria collettiva. Berlusconi è il
“cainano”, l’altro ex primo ministro Matteo Renzi è divenuto il “ducetto
di Rignano.”
DAGO E TIM COOK
“Queste
prossime elezioni vedranno il ritorno di Berlusconi, che, a differenza
di Renzi, non si è mai comportato in maniera arrogante. Ha distrutto il
paese per curare i suoi interessi personali, ma l’Italia non ha mai
avuto una vera identità nazionale e perciò nessuno se ne ricorda”.
“Matteo
Renzi ha perso il posto perché non voleva scendere a compromessi con i
‘poteri forti’ e a causa della sua arroganza. Il suo peccato mortale è
stato quello di credere di poter sbarcare nella capitale, mettere i suoi
uomini nei posti di comando, e governare.”
dago e orlan 8
www.amazon.it
sabato 13 gennaio 2018
QUESTO È IL WEEKEND IN CUI FACEBOOK
MANDA AFFANCULO TUTTI GLI EDITORI DEL MONDO. DOPO AVER SUCCHIATO I LORO
CONTENUTI E AVERLI RESI DIPENDENTI DALLA VISIBILITÀ GARANTITA DAL
SOCIAL, ZUCKERBERG ANNUNCIA CHE CI FARÀ VEDERE PIÙ POST DI AMICI E PARENTI E MENO NOTIZIE E VIDEO VIRALI - LE RAGIONI SONO DUE: UNA ECONOMICA, E UNA POLITICA. CHE FINE FARANNO QUELLI CHE CAMPANO SOLO GRAZIE ALLA VIRALITÀ?
-
1. FACEBOOK MANDA A QUEL PAESE GLI EDITORI PER TORNARE ALLE ORIGINI IMPICCIONE E TOGLIERSI DI TORNO LE ROGNE POLITICHE
zuckerberg
DAGONOTA - Questo
è il weekend in cui Facebook, il primo editore al mondo, manda a quel
paese tutti gli altri editori, gli stessi che in questi anni hanno
legato il loro destino (a volte la loro sopravvivenza) al social network
e gli hanno permesso di offrire un flusso continuo di contenuti ai suoi
oltre 2 miliardi di utenti. Zuckerberg ha annunciato che tornerà a dare
più visibilità ai post di amici e parenti e meno a quelli di siti di
informazione e aziende che usano la piattaforma per farsi pubblicità.
Questa
correzione è avvenuta già in passato, con una certa regolarità. Ma ogni
volta l’algoritmo si ri-calibrava per seguire le tendenze di ciascuno
di noi. Facebook di colpo ti mostrava le torte di tua zia Concetta e le
vacanze del compagno delle elementari con cui mai avevi scambiato mezzo
like? Se li ignoravi e continuavi a cliccare notizie e video, quelli
tornavano a essere la parte dominante del tuo News Feed.
Stavolta
pare diverso. La modifica sarà duratura. Le ragioni sono economiche e
politiche. Innanzitutto, gli inserzionisti di Facebook si ‘nutrono’ dei
nostri affaracci privati. Se non condividiamo i luoghi in cui ci
troviamo, se smettiamo di fotografare amici, parenti, vestiti e film,
non possono conoscere e monetizzare i nostri gusti. E a forza di vedere
notizie politiche o video virali di gattini, tendiamo a pubblicare meno
informazioni private, e Facebook invece del deposito dei nostri dati
privati diventa un semplice aggregatore di notizie.
ZUCKERBERG CON LA FIGLIA
Se
invece ci troviamo davanti la cena del collega, è più probabile che –
in un processo di emulazione/competizione – anche noi saremo invogliati a
concedere un pezzo di vita privata. Quando una cosa la fanno tutti, ci
sentiamo meno scemi a farla. Lo stesso Zuckerberg ha iniziato da qualche
anno a condividere tutti i momenti più intimi della sua vita familiare.
Poi
c’è un tema molto politico: con la Brexit, la candidatura e la vittoria
di Trump e l’ascesa di movimenti anti- o post-politici, il faro del
politicamente corretto è stato puntato sui social network, e da un paio
d’anni viviamo nella bolla delle fake news (vere o presunte).
La vittoria del puzzone arancione ha fatto sbarellare tutti, e invece di
guardare alle ragioni profonde di questo evento, media ed esponenti
politici sono andati all’inseguimento di 100mila dollari di inserzioni
su Facebook provenienti dalla Russia, per trovare un deus ex machina altrettanto puzzone che spiegasse il fallimento di giornalisti, esperti, sondaggisti.
zuckerberg san francisco
Zuckerberg,
messo all’angolo, si è messo a promettere cose che non poteva
garantire: la polizia del pensiero, la censura delle informazioni fake,
la preminenza delle fonti ‘pregiate’. Una simile operazione non solo è
praticamente impossibile e richiederebbe l’impiego di altre decine di
migliaia di persone. Va contro ogni principio libertario e menefreghista
della Silicon Valley.
Se in America e in Europa ci siamo convinti che esista un modo semplice e democratico per determinare con certezza cosa è fake
e cosa no – tanto che il governo tedesco ha creato un dipartimento
ministeriale con questo compito – nel resto del mondo è spesso un regime
autoritario a stabilire la ‘potabilità’ delle notizie.
Creare la polizia del pensiero social darebbe potere assoluto agli Xi Jinping e agli Erdogan di tutto il mondo di bollare come fake
ciò che viene pubblicato dai dissidenti o non è in linea con la
propaganda governativa. Sarebbe la fine di Facebook, che non sarebbe più
manovrato dagli algoritmi di Palo Alto ma da migliaia di burocrati
sparsi per il mondo.
La
svolta di questi giorni permette a Zuckerberg di aggirare l’ostacolo:
invece della milionesima invettiva contro la Boldrini, che scatena la
reazione della Presidente, i cori di solidarietà dal Pd e la cattiveria
di Salvini (ovvero una serie di rogne da gestire), Facebook ti farà
vedere il neonato della tua cassiera. Problema risolto.
zuckerberg san francisco 4
Non
è risolto però il destino delle migliaia di siti di informazione,
pagine satiriche, creatori di video virali, che hanno puntato tutto su
Facebook. Che fine faranno? Zuckerberg pur di non avere più grane
politiche e tornare alle origini impiccione della sua invenzione è
disposto a rinunciare a centinaia di milioni di dollari che questi
soggetti garantivano sotto forma di contenuti sponsorizzati e traffico
garantito.
Due
cose potrebbero succedere: che gli utenti torneranno a seguire siti di
informazione e video virali digitando i loro nomi sul browser e su
Youtube. Oppure, visto che siamo tutti abituati a muoverci solo
all’interno di qualche social network, finiranno in un cono d’ombra da
cui sarà difficile riemergere.
2. ZUCKERBERG CAMBIA FACEBOOK: MENO SPAZIO AI MEDIA, PIÙ AD AMICI E PARENTI
Facebook
ha introdotto cambiamenti radicali all'algoritmo che ci fa visualizzare
i contenuti in bacheca. In un post pubblicato nella tarda serata di
giovedì 11, Mark Zuckerberg ha annunciato che ridarà centralità ai
contenuti pubblicati dagli amici e dai parenti togliendo invece spazio
ai contenuti pubblicati dai siti di informazione, blog, e quelli delle
fanpage dei prodotti. Si tratta di fatto del cambiamento più importante
fatto da Facebook al proprio news feed negli ultimi anni. Il secondo
annunciato da Zuckerberg in pochi giorni, dopo quello sulla necessità di
decentralizzare il social.
Nelle
prossime settimane, gli utenti inizieranno a vedere meno video e
articoli di notizie condivisi dalle fanpage delle testate
giornalistiche. Al contrario, Facebook evidenzierà i post degli amici
con cui abbiamo interagito di più, o quelli più commentati e apprezzati
dalle persone che conosciamo. "Vogliamo assicurarci che i nostri
prodotti non siano solo divertenti, ma che siano utili alle persone", ha
affermato Zuckerberg nel suo post. "Abbiamo bisogno di riorientare il
sistema".
FACEBOOK WHATSAPP
"Nel
2018 vogliamo assicurarsi che il tempo che trascorriamo tutti su
Facebook sia tempo ben speso", ha scritto Zuckerberg nel suo post.
"Abbiamo creato Facebook per aiutare le persone a rimanere in contatto
tra di loro. Ecco perchè abbiamo sempre messo gli amici e la famiglia al
centro. Alcune ricerche dimostrano che il rafforzamento delle nostre
relazioni migliora la nostra felicità. Ma recentemente abbiamo ricevuto
dalla nostra community delle lamentele sul fatto che i contenuti dei
media e dei marchi stavano rimpiazzando i momenti personali, quelli che
ci portano a rimanere in contatto con gli altri".
Zuckerberg
ha quindi ammesso che "video e altri contenuti pubblici sono esplosi su
Facebook negli ultimi due anni" e che "dal momento che ci sono più
contenuti pubblici che post di amici e familiari, è tempo di spostare il
feed delle notizie verso la cosa più importante che Facebook può fare:
aiutarci a connetterci l'uno con l'altro".
zuckerberg e la figlia
"Abbiamo
studiato attentamente questa tendenza", ha continuato il numero uno di
Facebook nel suo post, "attraverso ricerche universitarie e del nostro
team. Quello che mostrano i risultati [delle ricerche] è che quando
usiamo i social media per rimanere connessi con le persone a cui teniamo
viviamo meglio. Possiamo sentirci meno soli, e questo è legato alla
nostra felicità e alla nostra salute". Mentre "d'altra parte, leggere
passivamente articoli o guardare video - anche quando sono divertenti o
informativi - potrebbe non essere altrettanto positivo [per la nostra
felicità e la nostra salute]".
Zuckerberg
ha quindi annunciato che cambierà Facebook: "Sto cambiando l'obiettivo
del nostro team che lavora al prodotto: dovranno cominciare a fare in
modo che sulle bacheche comincino a comparire di più quei post che ci
portano interazioni sociali significative. Abbiamo già cominciato a fare
queste modifiche lo scorso anno", ha poi concluso Zuckerberg, "Il primo
cambiamento che vedrete sarà nel News Feed, dove vi potrete aspettare
di vedere di più dai vostri amici, dai vostri familiari e dai gruppi",
ma "Vedrete meno contenuti pubblici da aziende, marchi e media".
One of our big focus areas for 2018 is making sure the time we all spend on Facebook is time well spent.
We built Facebook to help people stay connected and bring us closer
together with the people that matter to us. That's why we've always put
friends and family at the core of the experience. Research shows that
strengthening our relationships improves our well-being and happiness.
But recently we've gotten feedback from our community that public
content -- posts from businesses, brands and media -- is crowding out
the personal moments that lead us to connect more with each other.
It's easy to understand how we got here. Video and other public content
have exploded on Facebook in the past couple of years. Since there's
more public content than posts from your friends and family, the balance
of what's in News Feed has shifted away from the most important thing
Facebook can do -- help us connect with each other.
We feel a
responsibility to make sure our services aren’t just fun to use, but
also good for people's well-being. So we've studied this trend carefully
by looking at the academic research and doing our own research with
leading experts at universities.
The research shows that when we
use social media to connect with people we care about, it can be good
for our well-being. We can feel more connected and less lonely, and that
correlates with long term measures of happiness and health. On the
other hand, passively reading articles or watching videos -- even if
they're entertaining or informative -- may not be as good.
Based
on this, we're making a major change to how we build Facebook. I'm
changing the goal I give our product teams from focusing on helping you
find relevant content to helping you have more meaningful social
interactions.
We started making changes in this direction last
year, but it will take months for this new focus to make its way through
all our products. The first changes you'll see will be in News Feed,
where you can expect to see more from your friends, family and groups.
As we roll this out, you'll see less public content like posts from
businesses, brands, and media. And the public content you see more will
be held to the same standard -- it should encourage meaningful
interactions between people.
For example, there are many
tight-knit communities around TV shows and sports teams. We've seen
people interact way more around live videos than regular ones. Some news
helps start conversations on important issues. But too often today,
watching video, reading news or getting a page update is just a passive
experience.
Now, I want to be clear: by making these changes, I
expect the time people spend on Facebook and some measures of engagement
will go down. But I also expect the time you do spend on Facebook will
be more valuable. And if we do the right thing, I believe that will be
good for our community and our business over the long term too.
At its best, Facebook has always been about personal connections. By
focusing on bringing people closer together -- whether it's with family
and friends, or around important moments in the world -- we can help
make sure that Facebook is time well spent.
TRADUZIONE:
Una delle nostre grandi aree di focus per il 2018 è
assicurarsi che il tempo che spendiamo tutti su Facebook sia tempo ben
speso.
Abbiamo costruito facebook per aiutare le persone a
rimanere in contatto e avvicinarci con le persone che contano per noi. E
' per questo che abbiamo sempre messo amici e familiari al centro
dell'esperienza. La ricerca dimostra che il rafforzamento delle nostre
relazioni migliora il nostro benessere e la nostra felicità.
Ma
recentemente abbiamo ricevuto un feedback dalla nostra comunità che i
contenuti pubblici -- post di aziende, marchi e media -- stanno
affollamento i momenti personali che ci portano a connettersi di più tra
di noi.
E ' facile capire come siamo arrivati qui. Video e
altri contenuti pubblici sono esplosi su Facebook negli ultimi due anni.
Dato che ci sono più contenuti pubblici rispetto ai post dei tuoi amici
e familiari, l'equilibrio di ciò che è nella sezione notizie si è
spostato dalla cosa più importante che facebook può fare -- aiutarci a
connettersi tra di noi.
Ci sentiamo responsabili di assicurarci
che i nostri servizi non siano solo divertenti da usare, ma anche bene
per il benessere delle persone. Abbiamo studiato questa tendenza con
attenzione guardando la ricerca accademica e facendo la nostra ricerca
con esperti di spicco presso le università.
La ricerca dimostra
che quando usiamo i social media per entrare in contatto con le persone
a cui teniamo, puo ' essere un bene per il nostro benessere. Possiamo
sentirci piu 'legati e meno soli, e questo si ricollega a misure a lungo
termine di felicita' e salute. D' altro canto, leggere passivamente
articoli o guardare video -- anche se sono divertenti o informativi --
potrebbe non essere altrettanto buono.
In base a questo, stiamo
facendo un importante cambiamento nel modo in cui costruiamo facebook.
Sto cambiando l'obiettivo che do alle nostre squadre di prodotti di
concentrarsi sull'aiutarti a trovare contenuti pertinenti per aiutarti
ad avere interazioni sociali più significative.
L' anno scorso
abbiamo iniziato a fare dei cambiamenti in questa direzione, ma ci
vorranno mesi perché questa nuova attenzione possa passare attraverso
tutti i nostri prodotti. Le prime modifiche che vedrai saranno nella
sezione notizie, dove puoi aspettarti di vedere di più dai tuoi amici,
familiari e gruppi.
Mentre lo facciamo, vedrai meno contenuti
pubblici come i post di aziende, marchi e media. E il contenuto pubblico
che vedi di più sarà tenuto allo stesso standard -- dovrebbe
incoraggiare interazioni significative tra le persone.
Per
esempio, ci sono molte comunità molto strette intorno a programmi
televisivi e squadre sportive. Abbiamo visto persone interagire molto
piu ' con i video in diretta che con quelli normali. Alcune notizie
aiutano a avviare conversazioni su questioni importanti. Ma troppo
spesso oggi, guardare video, leggere notizie o ricevere un aggiornamento
della pagina è solo un'esperienza passiva.
Ora, voglio essere
chiaro: facendo questi cambiamenti, mi aspetto che il tempo che le
persone spendono su Facebook e alcune misure di ingaggio si andare. Ma
mi aspetto anche che il tempo che passi su Facebook sarà più prezioso. E
se facciamo la cosa giusta, credo che sarà un bene per la nostra
comunità e per la nostra attività anche a lungo termine.
Al
Massimo, Facebook ha sempre avuto contatti personali. Concentrandosi sul
avvicinare le persone -- che si tratti di famiglia e amici, o di
momenti importanti nel mondo -- possiamo assicurarci che facebook sia
ben speso.
CINQUE STELLE IN PROVETTA – M5S E’ NATO COME
UN ESPERIMENTO DI INGEGNERIA SOCIALE – GIANROBERTO CASALEGGIO HA MESSO
INSIEME UN AVVOCATO, UNO IMPEGNATO, UN FESSACCHIOTTO E CI HA COSTRUITO
UN PARTITO. TUTTO IN UN LIBRO DI JACOPO JACOBONI – LA NORMALIZZAZIONE DI
DI MAIO ED IL RUOLO DI GRILLO (SEMPRE PIU’ DEFILATO: COME PREVISTO DAL
COPIONE)
-
jacopo iacoboni
Il
Movimento cinque stelle e un Esperimento. O almeno nasce cosi. Un
Esperimento di ingegneria sociale che ha inizio molti anni prima di
diventare una realta, pubblica, votabile, addirittura in lizza per il
governo del Paese. Un Esperimento che alla fine proprio mentre il suo
inventore si ammala e muore riesce nel capolavoro di addensare la
frustrazione e la rabbia del popolo con gli interessi (non sempre
limpidi) di alcuni gruppi di potere, diventando la principale
rivoluzione politica di questi anni.
grillo e casaleggio
Un
esperimento che forse e sfuggito di mano (lo scopriremo presto) a chi
ne ha preso le redini, ma nel quale di partenza e per principio tutto e
fungibile, tutto puo essere sostituito, brillare per un minuto come il
centro del mondo ed essere estromesso un minuto dopo, senza sosta e
senza una vera costruzione. «Al minimo dubbio, nessun dubbio», era uno
dei motti col quale Casaleggio senior ha sempre fatto fuori chi non lo
convinceva piu. Perche nel Movimento e la forma e non il contenuto ad
essere la sostanza. Non importa davvero il “chi parla”, non importa
davvero il “che cosa si sostiene”. E il “come”, la formula vincente, la
rivoluzione.
L’Esperimento. Inchiesta sul Movimento 5 stelle” Jacopo Iacoboni
Adesso
che i Cinque stelle dell’era Luigi Di Maio cambiano regole, statuto,
codice etico e si preparano alla corsa verso le elezioni con strumenti
da partito classico (c’e persino il tesoriere, si tradisce infine la
famosa formula «non e un partito politico ne si intende che lo diventi
in futuro») e norme che consentono di riaprire alla famosa societa
civile, il libro “L’Esperimento. Inchiesta sul Movimento 5 stelle”,
scritto da Jacopo Iacoboni, giornalista de la Stampa tra i primi a
raccontare in maniera via via piu critica il mondo del Vaffa e le sue
evoluzioni, soccorre in libreria (esce il prossimo 11 gennaio per
Laterza) con questa interpretazione a mostrare in controluce su quali
architravi si regga e grazie a quali meccanismi funzioni l’edificio
grillino, che molto e minuziosamente viene descritto, da giornali e tv,
ma spesso piu frainteso che compreso.
gianroberto casaleggio
L’Esperimento
smonta in radice l’idea che il M5S sia un partito. Non e un partito,
almeno in origine, ma uno strumento: mima il partito, i suoi meccanismi,
le sue figure. Basti pensare un momento ai suoi personaggi piu noti:
non solo Luigi di Maio, ma anche Alessandro Di Battista, Paola Taverna,
Barbara Lezzi, Roberta Lombardi, e via declinando l’avvocato,
l’impegnato, il fessacchiotto, ciascuno precisamente aderente a un
canone , ciascuno somigliante a qualcuno che gia esiste, come in una
commedia dell’arte; c’e persino giusto per fare un esempio la figura del
perfetto antagonista, Roberto Fico, che si presta a solleticare le
simpatie di una certa sinistra senza tuttavia fare mai la mossa
decisiva.
PAOLA TAVERNA
Oppure
si puo ragionare su quante volte abbia cambiato posizione, M5S,
dall’atteggiamento verso la Russia a quello nei confronti delle unioni
civili. Come un liquido che prenda la forma del contenitore in cui sta,
M5S e uno strumento che puo essere governato verso qualsiasi scopo e
direzione: che adesso sia quella di Luigi Di Maio da Pomigliano D’Arco e
un puro accidente (o forse la scalata che ne precede la fine?).
Per
arrivare a raccontare tutto questo, l’Esperimento ricostruisce il suo
vero inizio. Quando Gianroberto Casaleggio era un giovane manager alla
guida della WebEgg, una piccola azienda di sviluppo tecnologico e
consulenza informatica, e tra i settecento impiegati mise su un team
ristretto di lavoro per sperimentare tecniche di formazione e
distribuzione del consenso. Siamo nel 1997-1998, il Paleolitico per quel
che riguarda lo sviluppo delle reti.
PAOLA TAVERNA
In
Webegg il team di lavoro ristretto sul forum del network interno e
costituito solo da cinque persone. Iacoboni ne rintraccia uno, Carlo
Bafe, e si fa raccontare come funzionava. «Ci vedevamo in una riunione
ristretta per decidere “cosa lanciare sulla Intranet”, per usare
un’espressione di Roberto», racconta Bafé, allora giovanissimo
ingegnere. Un banale forum aziendale, all’inizio, per discutere
apertamente di qualsiasi argomento.
GRILLO CASALEGGIO TORTA
A
un certo punto «si iniziò a usare il forum per far passare certe
posizioni di Roberto come se fossero frutto di una discussione
democratica. Il metodo, organizzato in queste riunioni, era il seguente:
un membro del gruppo funzionale Intranet lancia la discussione su un
tema, un altro membro risponde con una posizione contrastante, poi altri
due membri prendono le parti del primo. Un po’ alla volta i normali
dipendenti prendevano le parti del primo, e si creava quella che Roberto
chiamava la “valanga del consenso”».
beppe grillo davide casaleggio
Ogni
tanto venivano inseriti nel forum rotture, o rumori di fondo, o
distorsioni pilotate dell’opinione – testate sia sui punti di vista
sostenuti dall’iniziatore della discussione, sia su quelli che lo
avversavano in maniera piu critica. «Il giochino era molto divertente
all’inizio – puo immaginarsi per un under trenta ritrovarsi a
pianificare azioni di questo tipo e vedere che funzionano», racconta
ancora Bafe: «Ma poi mi resi conto che non era altro che un esperimento
di ingegneria sociale per capire quali fossero i metodi piu efficaci per
manipolare le opinioni e creare il consenso. Con una discussione
apparentemente democratica». Ma i cui confini sono stabiliti dall’alto,
a priori, invisibili.
DOPING LABORATORIO
Siamo
anni luce prima del blog, del Vaffa day, della Casaleggio Associati.
Eppure i meccanismi ci sono, c’e gia quasi tutto. Persino gia aissi i
comandamenti casaleggiani. «Assenza di competitivita interna», dove pare
di sentir risuonare l’ambivalente «l’uno vale uno» del Movimento.
«Teamwork», cioe il dettato a lavorare per temi e piccole cellule:
l’idea stessa dei futuri meetup Cinque stelle. Oppure «il divertimento
come forza creativa», autentico motto precursore dell’incontro tra
Casaleggio e «il suo influencer numero uno», vale a dire Beppe Grillo.
LUIGI DI MAIO SI PUBBLICA DA SOLO QUESTA IMMAGINE
E
in effetti l’ingresso in scena del comico genovese, a meta anni
Duemila, ad accendere la miccia necessaria a far si che dalla Casaleggio
Associati, che ha ereditato tutti i saperi della WebEgg, nascano il
blog, i meet up, insomma il Movimento. Non e pero un caso che nel libro
venga chiamato il «paziente zero dei Cinque stelle», il primo sul quale
l’Esperimento funziona.
E
adesso che tornano a rincorrersi voci su un prossimo addio del
frontman, e particolarmente interessante l’interpretazione proposta:
Grillo come «asset del blog», elemento interno all’amalgama, piu
Pinocchio che Mangiafuoco, di certo spesso non autore materiale dei post
che compaiono sul blog che pure porta il suo nome. «Grillo
incredibilmente lascia fare anche quando poco o nulla sa di cio che
viene scritto», racconta Iacoboni.
di maio cancelleri
Paola Taverna
Come
quella volta dei vergognosi attacchi sessisti alla presidente della
Camera Laura Boldrini. All’epoca Gianroberto Casaleggio parlando coi
suoi collaboratori ammise l’errore: «Oggi abbiamo sbagliato ma il
risultato che ne e venuto fuori ci dice che la rete e dalla nostra
parte. E la rete che decide la reputazione delle persone. Per il futuro
dobbiamo essere in grado di canalizzare questo sentimento senza apparire
direttamente, governandolo». A leggerlo con il segno del poi, una
specie di manifesto.
Il bestseller n.1 del NY Times… e voi che credete al Fatto quotidiano. (l’informazione non sta nei media, no)
DI PAOLO BARNARD paolobarnard.info
Pongo
una mia riflessione che già proposi quasi vent’anni fa, ma oggi è
stra-attuale e ancor più drammatica. E yes, vi riguarda eccome, 110%.
Per
tutti quelli che al mondo non fanno i giornalisti, la domanda è
angosciante: ma sarà vera quella notizia? Lo era, angosciante, già negli
anni ’70, quando si avevano 3 canali Tv, qualche radio e i quotidiani
al mattino, punto. Oggi le fonti d’informazione si sono moltiplicate
come le stelle dell’universo, e ovviamente tutte reclamano di dire il
vero.
I coniugi Perotti sono bombardati in un singolo giorno da
più notizie & versioni delle stesse, di quante gocce di pioggia
prendano addosso in un’intero inverno. E’ come dire che il Pianeta Terra
veda sorgere ogni mattina 780 soli, ma il 99% sono falsi abbagli. Come
cazzo si fa a capire qual è quello vero?
La risposta che uno,
disperatamente, spesso si dà è questa: ci si fida di quelle che sembrano
le voci più serie, autorevoli, colte, che la propria tendenza politica
offre. Ok, allora stiamo fra i divoratori di news più in voga oggi, cioè
i ‘liberal’, Politically Correct, Millennials informati.
E prendiamo un quesito centralissimo nel 2017, col punto interrogativo
alla fine: L’elezione di Donald Trump è stata libera, o truccata dai
Servizi di Vladimir Putin pro Donald?
Un libro vi compare
all’orizzonte come il faro nella tempesta: non solo è garantito dal
fatto di essere il Bestseller N.1 dell’autorevole The New York Times,
ma di più: l’autore è Luke Harding, che vanta il titolo di super
inviato veterano a Mosca dell’altro autorevolissimo quotidiano The Guardian(GB).
Ma di più ancora, Harding ha un curriculum da spavento e ha usato fonti
al Top dei Servizi Segreti di oltre cinque Potenze internazionali. Il
titolo del suo libro è una chiarissima risposta al quesito in oggetto,
infatti recita:
“COLLUSIONE: Incontri Segreti, Denaro Sporco, e come la Russia aiutò Donald Trump a Vincere”.
C’è
bisogno d’altro? Esiste, chiedo, una fonte di ricerca più profonda, più
documentata, più acclamata, più credibile di questo libro e del suo
autore per voi, i ‘liberal’, Politically Correct, Millennials informati che avete pianto la sconfitta della Clinton? Non credo.
Ma
ecco cosa accade quando un folletto ‘maligno’ ci si mette di mezzo.
Sapete cosa? Che anche un ‘Vangelo’ può andare letteralmente a pezzi
nell’arco di pochi minuti, e con lui le certezze di milioni di persone
impegnate. Roba da disperarsi, urlare, strapparsi le vesti al grido di “Ma non si può mai credere a nessunoooooo, cazzoooooo!”.
Come ha spassosamente descritto Zero Hedge,
il folletto in questo caso è un giovane reporter coi super controcazzi
che si chiama Aaron Maté, che lavora anche per il network The Real News. Maté ha chiamato proprio Mr. Reporter Superman
Luke Harding e l’ha intervistato. Quello che si è visto, è come una
carriera di 27 anni e un monumento giornalistico chiamato Bestseller N.1
del The New York Times sono stati massacrati fino allo
‘splatter’ senza pietà da Maté, in esattamente 28 minuti e 51 secondi di
un’intervista così atroce da guardare da sperare nell’arrivo dei
Pompieri per estinguere le fiamme che carbonizzavano Luke Harding.
Chi
capisce molto bene l’inglese può digitare i nomi sopraccitati su
Youtube e guardarsi questo mattatoio del giornalismo ‘autorevole’. Per
gli altri la metto in breve qui: l’uomo che doveva essere un Olimpionico
del giornalismo investigativo anglosassone, e il cui superlativo volume
sembrava contenere le PROVE FINALI sullo scandalo Putin&Trump, si è
letteralmente disfatto, bofonchiando, sudando, deviando come un ossesso
il discorso su terreni assurdi, e non ha saputo pronunciare UNA SINGOLA
VERA PROVA CHE FOSSE UNA sul presunto intreccio Putin&Trump, mentre
Aaron Maté lo finiva colpo su colpo con la metodicità di un martello
pneumatico. Ricordate il titolo delle pagine di Harding? “… come la Russia aiutò Donald Trump a Vincere”. Era definitivo, no? e invece…
E qui torniamo a noi. Scusate, ma se per un puro caso – perché Luke Harding ha accettato l’intervista con The Real News solo alla fine di un Tour mondiale dei Media inclusa La Repubblica
– se per un puro caso, dicevo, tutto questo non capitava al novantesimo
minuto, l’autorevolissima informazione della cordata Harding – TheGuardian – The New York Times sarebbe rimasta per il mondo intero dei ‘liberal’, Politically Correct, Millennials informati
la fonte ultima dei colpevolisti contro Trump. Ma come ora sappiamo,
era tutta cartapesta, fumo e niente arrosto, balle, persino a quel
livello. Allora? Di nuovo si solleva l’angosciato grido belluino “Ma non si può mai credere a nessunoooooo, cazzoooooo!”.
Vi capisco, ma c’è una buona notizia che vi salva, e che Paolo Barnard diede circa 20 anni fa ai suoi lettori. Eccola:
Il giornalismo-verità sta precisamente in un luogo molto vicino a tutti voi, vicinissimo, perché si trova dietro agli occhi che stanno leggendo queste righe: è la vostra testa.
Che significa? Facile: NON ESISTE IL GIORNALISMO/GIORNALISTA VERITA’.
LA VERITA’ SUL MONDO VE LA DOVETE CREARE VOI NELLA VOSTRA COSCIENZA, E
OGNI SINGOLO GIORNO. Cioè, v’informate il più possibile, pensando sempre
(ma davvero senza eccezioni mai!) che state leggendo solo delle fonti,
nulla di più. Non state leggendo notizie, no. La notizia l’avrete quando voi stessi avrete messo assieme ogni segmento, e ne avrete CAVATO LA VOSTRA PERSONALE OPINIONE, e quella è la news verità per voi‘liberal’, Politically Correct, Millennials informati (come per chiunque altro). Fine.
Il
giornalismo-verità siete voi, e non è mai nessuno di noi reporter,
scrittori, intellettuali. Facilissimo. Eh… solo che costa fatica, perché
implica la cosa che la gggènte odia di più in assoluto nella vita: pensare con la propria testa. Eh, già.
Più semplice comprare il Fatto Quotidiano, o cliccare il blog di quel Grillo, voi ‘liberal’, Politically Correct, Millennials informati (come poi fa chiunque altro), e dire “è così, l’ha scritto T. o G.!”.
Sticazzi. Parola di giornalista.
Paolo Barnard
Fonte: http://paolobarnard.info
Link: http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=1982