CHI HA UN TELEFONO HUAWEI DOVRÀ IMPARARE A
USARE “WECHAT”? – LA DECISIONE DI GOOGLE DI BANDIRE ANDROID DAI TELEFONI
DEL COLOSSO CINESE AVVERA LA PROFEZIA DI ERIC SCHMIDT: IL WEB È
DESTINATO A DIVIDERSI IN DUE VERSIONI ALTERNATIVE E TOTALMENTE CHIUSE –
IL MERCATO EUROPEO, DOVE 1 TELEFONO SU 4 È MARCATO HUAWEI, IL 5G E LE
AMBIZIONI CINESI: È ARRIVATA LA CORTINA DI FERRO DIGITALE? – L'IRONIA E
LA RIVOLTA DEGLI UTENTI SU TWITTER
la nuova sede di huawei a milano
eric schmidt
XI JINPING DONALD TRUMP
thomas miao 1
TIM BERNERS LEE
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Davvero
il bando di Android dai telefonini Huawei è l’inizio dei titoli di coda
per il colosso cinese? Che significa davvero la mossa di Big G, che
diventa inaspettatamente braccio armato di Trump nella guerra tech a
Pechino?
Come scrive il Financial Times, bisogna fare un passo indietro e tornare a settembre 2018 e leggere alcune dichiarazioni di Eric Schmidt,
ex amministratore delegato di Google e ex presidente di Alphabet.
Secondo Schmidt entro il 2028 Internet sarà di proprietà degli Stati. O
meglio, sarà diviso in due: una parte sarà governata dalla Cina, l’altra
dagli Usa. Diciamo che il bando del sistema operativo Android dai telefonini cinesi è la giustificazione, il primo passo verso quella divisione.
Che succede, in pratica?
Succede
che Huawei, da ora in poi e a meno di clamorose retromarce, sarà in
grado di utilizzare soltanto la versione base, quella open source, di
Android. I futuri telefonini prodotti a Shenzhen non potranno più
accedere alle app (milioni di app) del Play Store, incluse Gmail,
Youtube, Google Maps.
In
alternativa, o meglio, per forza, Huawei sarà costretta a ricorrere a
un sistema operativo proprietario, sul quale – si dice – sta lavorando
dal 2002, ma che con molte difficoltà riuscirà in breve a diventare
competitivo. La domanda è: senza Google, le sue applicazioni e la sua
user experience, chi sarebbe disposto a comprarsi un cellulare Huawei?
Che c’entrano le frasi di Eric Schmidt?
google cina vignetta 1
C’entrano,
perché il business di Huawei, che pure è ormai stabilmente il secondo
produttore di smartphone al mondo dopo Samsung, procede su due piani – e
due mercati – diversi. Il primo è quello cinese, dove le app di Google,
come gran parte di quelle straniere, sono vietate, filtrate dal
cosiddetto “Great Firewall”.
Il
secondo è il mercato estero, soprattutto quello europeo: nel nostro
continente, come scrive il Financial Times, tre quarti degli utenti usa
un telefono Android, e Huawei ha poco meno di un quarto (sic!) del
mercato degli smartphone.
E
se i cinesi sono già abituati alle versioni alternative (le copie?)
delle applicazioni come WeChat o Tencent, è piuttosto difficile che gli
europei abbandonino Youtube o Gmail per passare a dei simulacri molto
meno sicuri e di fatto controllati dal governo di Pechino.
Off
topic: perché Google, che pare stia lavorando a una versione cinese del
suo motore di ricerca, quindi di fatto collaborava con il governo di Xi
Jinping, e che in passato ha persino fatto produrre uno smartphone - il
Nexus 6p - a Huawei, ha preso questa decisione?
La
mossa di Google, in pratica, crea grossi – grossissimi ostacoli alle
ambizioni di Huawei di diventare il primo produttore al mondo di
smarthpone. Senza considerare che anche lo stop alla fornitura
(di chip) da parte di Intel, Qualcomm e Broadcomm, potrebbe causare
qualche problemino anche dal punto hardware.
Poi c’è tutta la questione 5g:
le reti ultra veloci su cui Huawei ha un grosso vantaggio competitivo,
principalmente per una questione di prezzi, e lo sta sfruttando
costruendo di fatto l’infrastruttura di mezzo mondo – compresi una
manciata di alleati storici
degli Usa. Che farà Huawei? A differenza dei telefonini, non c’è
praticamente concorrenza, e i cinesi potrebbero usare questa pedina per
rompere le scatole a Trump.
Di fatto, come scrive Bloomberg,
la guerra fredda tecnologica è cominciata, e forse i cinesi non
aspettavano altro: adesso hanno un alibi per sviluppare un sistema
operativo “made in China”, con i propri chip e implementarlo con i
propri standard di sicurezza. La domanda finale è: che succede nei paesi
inclusi nella via della Seta? In teoria potrebbero più facilmente
passare alla “versione cinese” di Internet, ma a quale prezzo in termini
di sicurezza? Insomma, da chi preferiamo essere spiati, dal nostro
alleato storico (che peraltro è una democrazia) o dal Partito Comunista Cinese?
Di
certo, e forse prima del 2028, si creerà quella divisione anticipata da
Eric Schmidt qualche mese fa: la creazione di una cortina di ferro
digitale che separerà il mondo in due sfere tecnologiche mutualmente
esclusive. Con buona pace di Tim Berners Lee, che donò il World Wide Web all’umanità.
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