IL LIBRO FONDAMENTALE SUL ''CAPITALISMO
DELLA SORVEGLIANZA'' ESCE IN ITALIANO: SHOSHANA ZUBOFF ATTRIBUISCE A
FACEBOOK LA QUALIFICA DI ''UNTORE'', MA IL VERO CATTIVO DEL LIBRO È
GOOGLE. DOPO UN INIZIO IDEALISTA, I DUE FONDATORI PAGE E BRIN HANNO
ADOTTATO L'ESTRAZIONE DI DATI CHE ORMAI È IN GRADO DI ANTICIPARE IL MODO
DI PENSARE DEGLI UTENTI, DI FATTO INFLUENZANDOLI - IL ROBOT CHE PULISCE
I PAVIMENTI, IL MATERASSO CHE REGISTRA LA "QUALITÀ" DELLE NOTTI, IL
TERMOSTATO, IL CITOFONO E LE TELECAMERE DI CASA INCORPORANO DEI GIUDIZI
SULLA NOSTRA VITA ATTRAVERSO CUI ESERCITANO FORME DI AUTORITÀ
-
Carlo Bastasin per ''Il Sole 24 Ore''
Quando
guardiamo uno schermo elettronico viviamo un' esperienza che non è nota
in natura: non guardiamo attraverso un vetro, né uno specchio, ma ci
facciamo guardare da esso.
Ho cominciato a
leggere il libro di Shoshana Zuboff, Il capitalismo della sorveglianza,
su un lettore elettronico mentre ero seduto sulla "red line" che mi
portava da Harvard al centro di Boston e il cui biglietto avevo pagato
con la carta di credito. Sceso vicino al Commons, il parco urbano, ho
acquistato un paio di giornali con una app del telefono e ho voluto
provare una terribile "acqua di cocco" servita in una corretta bottiglia
di vetro.
dont be evil google
Infine
ho camminato fino a South Station dove ho preso la "silver line" che
conduce all' aeroporto. A quel punto, in attesa del volo per Washington,
ho calcolato quante informazioni elettroniche avevo lasciato dietro di
me e quale profilo ne sarebbe risultato. I giornali scelti, la lunga
camminata, i mezzi pubblici, le sottolineature sul libro e ovviamente l'
acqua di cocco mi smascheravano come un potenziale elettore di
Elizabeth Warren e fiero sostenitore di Greta. Vero o no. Che io lo
volessi oppure no.
Sappiamo
che esiste un rischio nel collegamento tra tecnologia e democrazia. L'
ingenua visione delle piattaforme attraverso cui si esprime la volontà
del popolo è ridicolizzata dalla realtà. Ma non è la realtà dell' ubiqua
sorveglianza che mi ha colpito, bensì il fatto che stia avvenendo sotto
i nostri occhi senza che ne siamo sufficientemente allarmati. Come cioè
se fosse già parte della normale vita quotidiana. Il libro di Zuboff
spiega quanto poco normale tutto ciò sia.
SHOSHANA ZUBOFF IL CAPITALISMO DELLA SORVEGLIANZA
La
denuncia va oltre il caso di Cambridge Analytica, la società in grado
di usare i dati personali di Facebook per contribuire all' elezione di
Donald Trump. Secondo Zuboff aziende come Google stanno costruendo un
nuovo ordine economico la cui materia prima è l' esperienza della vita
umana. Qualsiasi cosa facciamo vale come fonte di dati che servono non
solo ai fini economici, ma a trasformare la vita stessa, secondo un
meccanismo senza fine.
Se
un comportamento non è conveniente al conto economico di una compagnia
di assicurazione, dati e prezzi permetteranno di dissuadere l' utente.
Il frigorifero che ordina le birre, il robot che pulisce i pavimenti, il
materasso che registra la "qualità" delle nostre notti, il termostato,
il citofono e le telecamere di casa incorporano dei giudizi sulla nostra
vita - non necessariamente morali - attraverso cui esercitano forme di
autorità.
Tutto
ciò avviene al di fuori della tradizionale reciprocità dello scambio
economico, nel quale ognuno di noi acquista un bene o un servizio in
cambio di denaro. Nello scambio digitale sono le mie stesse informazioni
a mettermi in condizione di inferiorità rispetto al venditore, che sa
tutto di me senza che io sappia nulla di lui. Questa confutazione del
rapporto tra consumatore e tecnologia come ultima iterazione dell'
industrializzazione è forse la parte più convincente dell' inquadramento
di Zuboff e meriterebbe di essere esteso in una più ampia valutazione
del capitalismo in tutte le attività immateriali, finanza compresa.
Se
Zuboff attribuisce a Facebook la qualifica di «untore del capitalismo
della sorveglianza», il vero cattivo del libro è Google. Dopo un inizio
idealista, i due fondatori Larry Page e Sergey Brin hanno adottato l'
estrazione di dati utili all' analisi predittiva dei comportamenti,
aprendo la strada alle pubblicità mirate, portatrici di profitti per l'
azienda attraverso algoritmi mai rivelati, in grado di anticipare il
modo di pensare degli utenti, di fatto influenzandoli. Si tratta di un
potere disponibile solo a pochi super-esperti a patto che dispongano
anche dei capitali per costruire un' adeguata capacità computazionale e
trasformare l' intera internet in una rete da pesca per gli
inserzionisti.
"Street
view" e la mappatura di Google-Earth, per esempio, costituiscono il
panottico benthamita dei tempi moderni che corrisponde allo spirito del
tempo - la sorveglianza appunto - emerso dopo l' 11 settembre 2001. A
chiudere il cerchio sono state la campagna di Barack Obama del 2008 e
soprattutto quella di Trump nel 2016: i dati dei cittadini sono entrati
in una dinamica tale per la quale essi avrebbero votato prima ancora di
deciderlo.
La
dimensione della sfida posta da big-tech ha fatto salutare il libro di
Zuboff come un testo epocale. Il collegamento diretto che vede tra
manipolazione dei dati e dinamiche capitaliste non è però del tutto
convincente. Il problema dei tech-giants è che diventano rapidamente
monopolisti: più li si usa, e più i loro algoritmi migliorano, mettendo
fuori gioco gli avversari.
Il
regolatore pubblico può e deve intervenire, sanzionando le pratiche
monopolistiche e manipolatorie. Il problema è quello antico dei monopoli
e dell' asimmetria informativa, quest' ultima con le nuove tecnologie
diventa molto pericolosa. Intervenire è un' opportunità per migliorare
il funzionamento del mercato. Aiutare il consumatore a fare un uso
informato delle tecnologie non servirà solo a sostituire Google con
altri motori di ricerca più attenti ai diritti degli individui, ma forse
aprirà la porta a una nuova cultura dell' intervento pubblico nell'
economia. È una riflessione su cui la cultura pubblica americana è tanto
vivace a parole quanto le istituzioni sono in ritardo nei fatti
rispetto a quella europea.
prostitute a roma su street view 2
Zuboff
osserva che identificare le minacce nel potere dello Stato «ci ha
lasciato impreparati a difenderci da nuove aziende dai nomi fantasiosi,
guidate da giovani geni apparentemente in grado di offrirci
gratuitamente tutto quello che volevamo». Il fallimento dell' Antitrust
americana rispetto a quella europea non ha però a che fare solo con le
ideologie, ma per paradosso con una minor cura per i diritti degli
individui. La Corte di Giustizia europea ha riconosciuto l' importanza
della libera circolazione delle informazioni, senza però metterla sullo
stesso piano della salvaguardia della dignità, della privacy e della
protezione dei dati.
10. tempismo perfetto
Furono
le autorità tedesche a scoprire che Street View catturava dati dalle
abitazioni private, e gli abitanti di una cittadina inglese a fermare le
auto di Google. I cittadini riescono a difendersi anche oltre il
"diritto al santuario", l' area di privatezza che definisce il solo
spazio di libertà dell' individuo. C' è una componente magica nell'
esaudire i desideri con una semplice ricerca sul web, opere come quella
di Zuboff contribuiscono al disvelamento di questo incanto a cui siamo
tutti esposti.
Nessun commento:
Posta un commento