E PROBABILMENTE NON LO LEGGERO'
Mi ha solo colpito la settimana televisiva composta da interventi
tutti nella direzione dello sdoganamento della commedia sexy all'italiana con relativi cinepanettoni portata avanti da noti scrittori televisivi che vanno in televisione a promuovere il loro libro che hanno scritto dopo essere diventati famosi in televisione ( altri autori, nisba).
Riporto un articolo del Venerdì di Repubblica che sdogana come processo culturale il diffondersi delle commedie sconce:
Possiamo infatti considerare (ecco la tesi) le commedie sexy come "varianti" (non certo copie, giammai sequel) di uno dei quattro film campioni di incasso nelle sale tra il 1970 e il 1974: il Decameron, con l' intera Trilogia della vita, di Pier Paolo Pasolini (da cui i "decamerotici"), Malizia e Peccato veniale di Salvatore Samperi (da cui cameriere, nipotine, erotismo siculo, buchi della serratura ecc.), Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci e Amarcord di Fellini...
Mah, non saprei. Io penso che se invece di andare a vedere questi filmetti ci fossimo seduti a leggere un buon libro, forse l'Italia non sarebbe conciata in questo modo.
Da parte mia mi accorsi che qualcosa non andava quando "liberammo" l'Afghanistan portandogli là la Democrazia anche bombardandogliela. Quando finalmente arrivammo a Kabul, gli americani aprirono un McDonalds, i tedeschi una barberia per tagliargli la barba e il nostro centro culturale, restaurò il cinematografo dove per mesi proiettammo LA LICEALE CON GLORIA GUIDA...
Forse abbiamo sbagliato qualcosa...
''PER CHI VOLEVA DI PIÙ C'ERA L'HARD'' - IL
''DIZIONARIO STRACULT DELLA COMMEDIA SEXY DI GIUSTI'': ''MALIZIA'' DI
SAMPERI, INVITATO AL FESTIVAL DI BERLINO, CON LAURA ANTONELLI, FU
MODELLO PER DECINE E DECINE DI CAMERIERE, COGNATINE, VEDOVE, NIPOTINE
CHE ANDRANNO AVANTI PER UN DECENNIO (E NON SONO MAI PASSATE DI MODA,
NEMMENO SU YOUPORN) - QUELLI CHE VENIVANO CHIAMATI ''FILMACCI'' ANDAVANO
RECENSITI, PERCHé VANNO NEI QUARTIERI E INFLUENZANO I COMPORTAMENTI DI
MASSA IN UNA PRECISA DIREZIONE IDEOLOGICA
-
Cominciamo
dalla fine. «Ricordo perfettamente il lancio che Carlo Freccero, allora
responsabile dei film di Canale 5, fece delle commedie sexy con Edwige
Fenech e Gloria Guida» scrive Marco Giusti in fondo alla chilometrica
introduzione al suo Dizionario Stracult della Commedia Sexy
(Bloodbuster, pp. 528, euro 35). Erano i primi anni Ottanta, età dell'
oro della nostra televisione. Continua Giusti: «Non era facile accettare
che, di tutta la grande esperienza rivoluzionaria e liberatoria del
cinema erotico italiano degli anni Sessanta, quello che rimaneva erano
la poliziotte e le liceali della Medusa nelle reti berlusconiane».
Conosco
Marco dai tempi di Blob, andato in onda una decina d' anni dopo, e
penso di sapere che l'«esperienza liberatoria e rivoluzionaria» di film
come - cito a caso sfogliando il dizionario - La bella Antonia, prima
monica e poi dimonia, La dottoressa del distretto militare, La signora
gioca bene a scopa? non è una simpatica boutade da critico stracult.
Ed
è sincera la delusione per l' imbellettamento televisivo del genere più
scorretto e sottoproletario di tutti - commediacce che alla fine si
vedevano solo nelle sale di provincia e nei pipparoli palinsesti
notturni delle private. La citazione di Freccero, attuale direttore di
Rai2, come quelle - nel libro - di Goffredo Fofi e Mereghetti, degli
scomparsi Alberto Farassino e Giovanni Buttafava (il critico dell'
Espresso, indimenticato maestro stracultista di Marco), rivangano
schermaglie tra vecchi cinefili, quando i social e tante altre cose
erano di là da venire.
Ok
Buzzanca e Lino Banfi, ok la Fenech e Gloria Guida, il trash e il
revival. Ma la tesi rivoluzionaria del Dizionario è un' altra. Scrive
Giusti: la commedia sexy e in generale «la via al cinema erotico in
Italia è stata una rivoluzione artistica e politica, dal momento che ad
aprire la strada è stata la prima linea del cinema più impegnato e
artistico, diciamo la nostra nouvelle vague».
Possiamo
infatti considerare (ecco la tesi) le commedie sexy come "varianti"
(non certo copie, giammai sequel) di uno dei quattro film campioni di
incasso nelle sale tra il 1970 e il 1974: il Decameron, con l' intera
Trilogia della vita, di Pier Paolo Pasolini (da cui i "decamerotici"),
Malizia e Peccato veniale di Salvatore Samperi (da cui cameriere,
nipotine, erotismo siculo, buchi della serratura ecc.), Ultimo tango a
Parigi di Bernardo Bertolucci e Amarcord di Fellini (fondamentale per la
tabaccaia e le successive commedie "scolastiche", dal momento che lì
nasce il personaggio di Alvaro Vitali).
Giusti
cava dall' archivio Stracult la testimonianza di Gabriele Crisanti,
produttore del Decameron n. 2 di Mino Guerrini: «Arrivammo alla De
Paolis e vedemmo che stavano girando il Decameron di Pasolini. Chiamai
subito uno sceneggiatore. Punto di forza dei decameroni era il dialetto.
COMMEDIA SEXY ALL ITALIANA
Non
servivano più gli attori ma i caratteristi () Chiamammo il fioraio
della De Paolis. La sceneggiatura fu scritta man mano che si girava».
Furono prodotti 31 film decamerotici nel 1972, 13 nel 1973. Possiamo
ridere di gusto ancor oggi alla lettura dei titoli (vecchio espediente
comico): Decameron Proibito,Decameron Proibitissimo(Boccaccio mio statte
zitto), Decameroticus, Fra' Tazio da Velletri, I racconti di Viterbury,
Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno, E si salvò solo l' Aretino
Pietro, con una mano davanti e l' altra dietro...
Benissimo
anche il folklore del cinema di serie b, dai produttori all' ultima
comparsa. Il succo del discorso è però un altro: «Persino nei decameroni
più sciatti e modesti si sente qualcosa della libertà di messa in scena
del sesso e dell' esibizione dei corpi nudi perfettamente riconducibili
a Pasolini» scrive Giusti con sincera passione. «Lo notai allora da
spettatore, e l' ho notato anche nelle visioni recenti».
Primo
corollario stracult: i film vanno visti. Tutti. Posso testimoniare che
molte delle parole che Marco usa nelle sue schede sono le stesse che
appuntava all' epoca della visione in sala su certi suoi quadernetti.
Sua la raccolta - riprodotta in piccola parte nel Dizionario - di flani,
le matrici di stampa delle "frasi di lancio" che uscivano sui
quotidiani nelle pagine dei cinema. Vecchia fissa. Frase di lancio del
Decameron Proibitissimo: «S' è già sparsa la voce: è il più comico e il
più audace!». Il ricordo di certi turbamenti privati aggiunge una
svagata dimensione letteraria al tutto: «Ricordo un trailer di Le
conseguenze di Sergio Capogna con Marisa Solinas che turbava le mie
visioni estive tra un film western e uno di Franco e Ciccio, mettendomi
in testa un' idea di sesso come malattia e tragedia».
Secondo
corollario stracult: maggiore è l' apparente disvalore dell' oggetto,
più appuntito e ossessivo dev' essere il dibattito critico. Giusti su
Grazie zia di Salvatore Samperi (1968): «Già allora lo leggemmo come una
specie di film alla Bellocchio in salsa erotico-politica». Seguirono
gli altri titoli del filone: Peccato veniale e, soprattutto, Malizia,
invitato al Festival di Berlino, con Laura Antonelli, modello per decine
e decine di cameriere, cognatine, vedove, nipotine che andranno avanti
per un decennio (e non sono mai passate di moda, nemmeno su YouPorn).
Oreste del Buono, pazzo dell' Antonelli: «Il film dovrebbe portare come
sottotitolo "il disgusto indiscreto della borghesia"». Buttafava: «Sesso
italico, voyeurismo endemico e piccole porcherie esplosive fissati in
un catalogo da variare all' infinito».
COMMEDIA SEXY ALL ITALIANA
Due cose si possono appuntare invece su Ultimo tango a Parigi, massimo incasso italiano di tutti i tempi.
Uno:
l' incredibile follia della censura che toccò tutti i film erotici del
tempo col sequestro (temporaneo) da parte di pretori di provincia, per
lo più del Sud (Bari, Catanzaro, Sulmona), paradosso o no quasi gli
stessi ambienti in cui film erano girati e visti. Spiega Giusti: «La
censura diventa, nel bene e nel male, parte attivissima del sistema
cinematografico. Può rovinare per sempre un film, ma anche farne un
fenomeno talmente grande da portarlo a un successo inaspettato». Due: la
questione critica aperta da Ultimo Tango a Zagarol di Nando Cicero,
grande totem stracultista, ponte tra il cinema erotico e la commedia
sexy. Giusti, ancora turbato: «In qualche modo questo nel ricordo di
allora ci apparve però una rivelazione che contraddiceva il naturale
collegamento tra i generi».
Marco
ha scritto dizionari sul western, gli spy-movie, i caroselli. Ora la
commedia sexy. Affezionato a una forma ormai ingombrante che guarda (e
sfida, in una specie di parodia) i dizionari "seri". Ha intervistato
decine di registi, produttori e caratteristi del cinemaccio italiano
prima che tirassero le cuoia, ha curato due rassegne "epocali" a Venezia
sui generi western e comico (proiettò W la foca e qualcuno se ne
adontò). Quando usa il plurale evoca comunità cinefile, collettivi e
riviste che non ci sono più: i critici di Nocturno e Amarcord, i
milanesi di Bloodbuster, che gli hanno stampato il volumone. Anni
Ottanta-Novanta, i tarantinati. Cerca interlocutori nelle generazioni
dei blogger e dei twittaroli. Dove sono i nuovi "ragazzi terribili"?
Dove il buongusto da sfidare?
Questa ricerca è la forza e il limite di tutta la critica stracult.
I
«filmacci di terza visione» si leggeva in un pezzo di Re Nudo del 1976,
sempre ripescato da Giusti e inserito tra i materiali dell'
introduzione, «sono questi i film che bisogna recensire, perché sono i
film che vanno nei quartieri, che influenzano indubbiamente
comportamenti di massa in una precisa direzione ideologica». Intanto,
stesso anno, i compagni dei circoli giovanili di Milano, «Prima visione,
facciamo l' autoriduzione!». E qualche anno prima, 1973, Pasolini,
intervenendo a un convegno parla della sua Trilogia della vita, ma si
allunga in una cupezza inattesa: «L' ansia di conformismo ha trasformato
i giovani in miseri erotomani nevrotici».
È
proprio vero? Ce lo chiediamo da quarant' anni, di Pasolini e delle sue
"profezie". Se qualcosa manca da questo enciclopedico sguardo sulla
commedia sexy, forse è proprio una storia del pubblico: i giovani, i
vecchi, la città, la provincia. Solo maschi? «La commedia sexy è
parolaccia, sbirciatina, scappatella» scrive in un esergo Alberto
Farassino, critico gentile e coltissimo di Repubblica negli anni
Ottanta.
È
«grammatica della reticenza». Che effetto ebbero sul finire degli anni
Settanta, il femminismo, la politica, i generali cambiamenti della
società italiana sulle fortune di un genere (e di una macchina
narrativa) inevitabilmente adulto, cialtrone e d' altri tempi, ma
soprattutto così inutilmente "reticente"? Che effetto ha avuto su tutti
noi la trasformazione di quella stessa macchina nell' immaginario
televisivo del passato ventennio berlusconiano? «A colori e gratis.
Prezzo imbattibile. Per chi voleva di più c' era l' hard».
Nessun commento:
Posta un commento