LA PAROLA
Quando i primi
ominidi scesero dagli alberi e si misero ad esplorare il territorio,
cominciarono a guadagnare la posizione eretta con immediati vantaggi. Innanzi
tutto liberarono gli arti superiori e il rinnovato uso delle mani spostò il
pollice dal metacarpo consentendo la “presa di precisione” che contraddistingue
gli umani da ogni altro animale. La posizione eretta inoltre allungò la laringe
dando inizio alla modulazione dei suoni e alla creazione della parola che potremmo
definire la prima opera d’arte umana. Secondo il McLuhan infatti, la parola
altro non sarebbe che la protesi del pensiero e la scrittura la protesi della
parola. Senza il linguaggio, insomma, l’intelligenza umana sarebbe rimasta
totalmente imprigionata dal mondo esteriore sottoposto alla sua attenzione. In
pratica il linguaggio fa per l’intelligenza ciò che la ruota ha fatto per il
piede: permette agli uomini di spostarsi da una cosa all’altra con maggior
facilità (metafora) e sempre minor partecipazione.
Se la parola parlata
attraverso la voce e l’orecchio è inizialmente servita per lanciare grida,
allarmi, grugniti, canti e ritmi (la sua protesi diventerà la radio) la parola
scritta in realtà è l’estensione primordiale della memoria, e se la stampa tipografica
(estensione della scrittura) ha dato inizio alla logico-sequenzialità, e quindi
al nazionalismo e alla catena di montaggio, oggi la tecnologia elettrica ed il
computer ha la capacità di estendere i nostri sensi ed i nostri nervi in un
discorso globale che potrà avere un’influenza determinante nel futuro del
linguaggio.
Questa nuova
tecnologia non ha bisogno delle parole così come il computer non ha bisogno di
cifre e apre la strada a nuovi processi di consapevolezza su scala mondiale e
senza alcun bisogno di verbalizzazione. Siamo passati dal linguaggio inteso
come forma di divisione – la
Torre di Babele – ai moderni computers che ci permettono la
traduzione immediata di qualsiasi cifrario, codice o linguaggio in un altro. La
fase successiva potrebbe consistere non nel tradurre ma nel superare i diversi
linguaggi a favore di una consapevolezza collettiva. L’”averbalismo” insomma,
potrebbe essere una via per la pace e l’armonia cosmica.
La parola scritta
servì a tradurre il ricco mosaico visivo in una forma che lo privò di molte
qualità dell’esperienza causando un mutamento dell’uomo tribale in individuo
alfabetizzato, un essere cioè che ha eliminato i suoi rapporti ed i sentimenti
emozionali e collettivi col gruppo sociale a cui appartiene diventando
emotivamente libero di staccarsi dall’inconscio collettivo della tribù per
trasformarsi in individuo civilizzato, organizzato visivamente con
atteggiamenti, abitudini, diritti conformi a quelli di tutti gli altri
individui alfabetizzati.
Il mito greco di
Cadmo, che introdusse in Grecia le lettere fonetiche, narra di questo re che
seminò denti di drago dai quali germinarono uomini armati. L’ntroduzione
dell’alfabeto infatti aumentò il potere, l’autorità e il controllo a distanza
delle strutture militari. Se la scrittura su pietra accentrò il potere dei
sacerdoti rimanendo statica a resistere nel tempo, il papiro più leggero e
malleabile, consentì alla scrittura di superare lo spazio, cosa che gli antichi
Romani capirono benissimo, costruendo strade per ampliare il loro impero militare.
L’alfabeto fonetico è
una tecnologia del tutto particolare. Precedentemente vi erano già stati
molteplici tipi di scrittura, ma solo l’alfabeto pose in linea
logico-sequenziale segni semantici privi di significato a cui corrispondono suoni
semanticamente privi di significato. Questa prima traduzione da un mondo
auditivo ad un sistema visivo erano rozzi e spietati perchè la traduzione
fonetica sacrifica mondi di significato e percezione.
Prendete per esempio
la nostra bandiera. Togliete i colori e scrivete sopra uno straccio bianco:
“Bandiera italiana, tricolore” e poi fatela sventolare. Non escludo che il
parallelismo ideale rimanga immutato ma riconoscerete che emotivamente non è la
stessa cosa! Allo stesso modo le nuove forme di scrittura, culturalmente più
ricche, sacrificavano un mondo magicamente discontinuo, magico, tradizionale.
Se secoli di
ideogrammi non hanno minimamente intaccato la struttura della società cinese, oggi
basta una generazione di alfabetismo per distaccare la persona dalla ragnatela
tribale e farlo sentire individuo, e questo fatto non ha nulla a che vedere con
il contenuto delle parole usate, ma è
una rottura dell’esperienza da auditiva a visiva, perchè solo l’alfabeto
fonetico ti dà un occhio in cambio di un orecchio liberando l’individuo dal
trance tribale della parola magica, dalle affinità totemiche e gli obblighi di
sangue.
La separazione degli
individui, la continuità dello spazio e del tempo, l’uniformità delle leggi e
dei comportamenti, sono le principali caratteristiche delle società alfabete e
civilizzate, mentre le culture tribali non ammettono l’ipotesi del cittadino
separato.
Non ammettono
l’individuo.
I risultati raggiunti
dal mondo occidentale testimoniano ovviamente gli enormi meriti dell’alfabetismo
anche se da qualche tempo la saturazione del medium comincia a presentare
qualche problema. Al trance tribale della parola magica, si è sostituito un
trance tecnologico e visivo che modifica i nostri comportamenti. Forse stiamo
pagando a caro prezzo le nostre strutture di tecnologie e di rapporti via via
sempre più specialistici. Si sta persino modificando il concetto di coscienza,
da sempre consideraza un carattere distintivo dell’essere razionale benchè nel
campo della consapevolezza – che esiste in ogni momento della coscienza – non
ci sia nulla di lineare o conseguenziale, perchè la coscienza non è un processo
verbale. Nella società alfabetica occidentale è ancora plausibile ed
accettabile pensare che ad una cosa ne “consegue” un’altra anche se David Hume
ha dimostrato fino dal Settecento che in nessuna sequenza naturale o logica
esiste un nesso di casualità. La sequenza si limita ad aggiungere senza esserne
la causa. Oggi nell’era informatica ci stiamo liberando dai processi lineari,
dalle geometrie euclidee e persino la catena di montaggio ha perso la sua
caratteristica di linearità per accedere all’automazione che è un “campo” dove
tutto è istantaneo. La frantumazione di ogni tipo di esperienza in unità
compatte, uniformi e lineari è stata l’essenza del successo dell’Occidente che
ha saputo usare questa tecnica di trasformazione per rendere uniformi, continui
e ripetibili tutti i processi di trasformazione dell’uomo e della natura.
Così come la
concepiamo noi, la Civiltà
è costruita sull’alfabetismo in quanto esso è il trattamento uniforme della
cultura mediante l’alfabeto che è l’estensione del senso visivo esteso nel
tempo e nello spazio e fornisce aglle persone mezzi per agire senza reagire.
Per fare senza essere coinvolti emotivamente. L’udito è iperestetico, delicato
ed onnicomprensivo, la vista invece è fredda e neutrale e permette alla cultura
occidentale di espandersi con tubi, cavi, fili elettrici, strade, catene di
montaggio, inventari, prezzi uniformi e accellerazioni del movimento delle merci,
senza provare alcuna emozione.
Allora come ora il
barbaro, cioè l’uomo tribale, era ostacolato dal pluralismo culturale e dalla
discontinuità, mentre la nostra cultura, che deriva dalla tecnologia di
Gutemberg, è omogenea, uniforme e continua. Se le varie scritture
pittografiche, geroglifiche, ideogrammatiche erano e sono un’estensione del
senso visivo per immagazzinare con più facilità le esperienze umane e renderne
più rapido l’accesso (in pratica si tratterebbe delle origini delle strips e
dei cartoni animati) l’alfabeto fonetico invece riesce a racchiudere con
pochissime lettere tutte le lingue del mondo. Per ottenere questo però, è stato
necessario separare segni e suoni dai loro significati semantici. Nessun altro
sistema è riuscito ad ottenere questi notevoli risultati.
STRADE
La parola metafora deriva dal greco e significa
trasportare e potrebbe essere applicata a qualsiasi forma di movimento di merci
o di informazioni. Rappresenta non solo lo spostamento da un luogo all’altro di
qualsiasi cosa, ma evidenzia la trasformazione e la traduzione del mittente,
del ricevente e del messagio perchè l’uso di qualsiasi medium altera gli schemi
di interdipendenza tra le persone e i
rapporti tra i loro sensi.
Con la strada, la
scrittura si stacca da materie solide e statiche come la pietra, per circolare
su supporti come l’argilla dei vasi e delle tavolette, e imprimere maggiore
velocità con il papiro. L’nformazione, nel suo passaggio dalla pietra alla
carta, compie la medesima trasformazione della moneta quando si staccò dalle
merci, dalle pelli, dai lingotti e dai metalli, per diventare carta e in
seguito semplicemente credito. Con le strade, crollano le città-stato, che
racchiudevano in sè stesse tutto il fabbisogno e le attività umane, e si
affermano le capitali centro del potere in costante comunicazione con le
proprie periferie.
Accresciuta la velocità e di conseguenza
intensificato il controllo militare a distanza, l’accellerazione della
comunicazione separò le funzioni commerciali da quelle politiche creando quelle
che gli economisti chiamano strutture
economiche centro-marginali, che di fatto sono reti con flussi continui e omogenei, mentre in precedenza, le
conquiste avvenivano via mare, con territori da colonizzare con insediamenti
che erano centri senza periferie. La storia più recente di queste crisi è
quella della guerra d’indipendenza americana quando le prime colonie inglesi a
causa di processi di saturazione dei commerci, trovarono più conveniente usare
merci (come il tè) per pagare le loro transizioni piuttosto che assoggettarsi
ad un cambio con la Sterlina
che era diventato poco favorevole, per non dire punitivo. Quando la Virginia ufficializzò il
tabacco come forma di pagamento, scoppiò la crisi. Essendo però le colonie
americane distantissimi centri senza periferie al di là del mare, fu chiaro per
tutti che l’Inghilterra, malgrado atroci rappresaglie, fosse destinata a
perdere la partita. E così fu.
Ecco come commenta
Arnold Toynbee nel suo: A study of
history :
“ ...uno dei segno
più cospicui della disgregazione si verifica...quando una civiltà che sta
disintegrandosi ottiene una proroga sottoponendosi ad una forzata unificazione
politica in uno stato universale...”
Peccato che un
eminente autore come Toymbee non faccia parte della nostra cultura nazionale,
perchè oltre nell’opera già citata (12 volumi, 1934-1961) vi sono
considerazioni eccelse. Comparando per esempio la grandezza e la caduta di 26
imperi, rileva che le principali cause del crollo, non sono mai ambientali o
fisiche, ma l’incapacità di rispondere alle istanze morali, etiche e religiose
del popolo. Anche la sua frase riportata, se letta con attenzione potrebbe
risultare di grande attualità per l’analisi del tramonto e degrado della
civiltà americana. Ma stavamo parlando di strade.
I diversi modelli di
organizzazione sociale, si realizzano tentando di far coesistere le diverse
velocità dei movimenti d’informazione perchè un nuovo mezzo che si inserisce,
se è contemporaneamente disponibile e se possiede una velocità omogenea, di
fatto non crea problemi, ma la saturazione di tutti questi mezzi porta, come
tutti possiamo constatare nella nostra società moderna, scompensi e e rotture
dovute a grandi discrepanze tra il movimento degli aerei e delle auto, tra la
posta e Internet, tra la società civile e l’amministrazione pubblica, ecc. Se
la velocità di tutti i mezzi fosse uniforme non ci sarebbero conflitti gravi.
Nell’antica Roma, invece, a ridurre la discontinuità della comunicazione
c’erano soltanto l’alfabeto e le strade che la inviavano dal centro alla
periferia. Quando gli arabi si ripresero l’Egitto, il rifornimento di papiro
cessò e le strade rimasero inutilizzate e deserte come potrebbero essere le
nostre se mancasse la benzina. In questo modo l’Impero Romano collassò e le strade
divennero inutili facendo risorgere le città-stato con il feudalesimo.
La strada è
l’estensione dello spazio sempre più omogeneo ed uniforme che permette
l’accellerazione della ruota e del messaggio. Fu la stampa a caratteri mobili
che impresse una maggiore accellerazione dal centro alla periferia. Dopo
l’elettricità e l’informatica non solo questa velocità ha assunto un valore
assoluto pari alla velocità della luce, ma ha pure perso il suo carattere
unidirezionale trasformandosi in un movimento centripeto.
Dal lento movimento
dal centro alla periferia di una società specialistica e frammentata, ci
ritroviamo in un’implosione dove improvvisamente e spontaneamente i frammenti
meccanizzati si riorganizzano in un tutto organico. E’ il Villaggio Globale.
Oggi che la massima
parte del trasporto consiste nello spostamento di informazioni si assiste ad
una saturazione e alla conseguente trasformazione dell’uso della ruota e della
strada. Se il villaggio e la città-stato avevano contribuito al rapporto reciproco
di dare-avere con la campagna, dopo l’avvento dell’automobile e il
capovolgimento dei ruoli, la famosa “gita in campagna” ha visto la strada
stessa trasformarsi in campagna a cui è seguita l’autostrada come città, un
continuo ininterrotto di agglomerati urbani che ha dissolto la forma antica
della città stessa. Forma spazzata via dall’avvento dell’ aeroplano che
usufruisce della ruota e della strada solo in un’infinitesima parte del suo
percorso negli aeroporti che a loro volta si sono trasformati in città. Pensate
che alcune compagnie offrono viaggi in aereo a costo irrisorio purchè
l’atterraggio avvenga in aeroporti periferici trasformati in piccole città dove
fare shopping.
Il principale impatto
dei media sulla società contemporanea sono l’accellerazione dell’informazione e
lo sconvolgimento sociale, la trasformazione dalla soluzione di problemi fisici
al superamento dei problemi etici e morali. Se l’accellerazione tende a
migliorare tutti i mezzi di scambio e di associazione umana, la velocità accentua
i problemi di forma e di struttura e di conseguenza le persone che tentano di
adattare le vecchie forme fisiche al nuovo e più rapido movimento scoprono un
progressivo inaridimento dei valori della vita.
Ora che con la tecnologia
elettrica abbiamo esteso non solo i nostri organi ma persino il nostro sistema
nervoso, l’informazione che si sposta alla velocità della luce ha reso obsoleti
tutti i sistemi di accellerazione meccanica quali la strada, la ferrovia, la
ruota.
I vecchi sistemi di adattamento psico-fisico e sociale non contano più nulla.
I vecchi sistemi di adattamento psico-fisico e sociale non contano più nulla.
Siamo entrati nella
fase del campo totale della consapevolezza. Le nostre estensioni elettriche
hanno superato lo spazio ed il tempo e ci coinvolgono in problemi di
organizzazione mai affrontati prima.
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