venerdì 4 settembre 2020

MASCHERINE

L’ESTETICA DEI NOSTRI TEMPI: DALLA MASCHERINA DI LADY GAGA ALLA MODELLA “RACCHIA” ARMINE – QUIRINO CONTI: “DA SIMBOLO DOLENTE DEL NOSTRO TEMPO, UNA VOLTA IN MANO AGLI STILISTI, LA MASCHERINA È DIVENTATA LUDICA (E SCOSTUMATA) - COLORO CHE, DA ESPERTI LOMBROSIANI, SI AVVENTANO SULLE IRREGOLARITÀ FISIOGNOMICHE DI ARMINE, SONO INCONSAPEVOLI CHE FURONO IRREGOLARI TUTTE LE MODELLE. “INGOBBITE” PER BALENCIAGA, DEL TUTTO “APPIATTITE” PER CHANEL. È CON L’AVVENTO DELLA MILANO DA BERE CHE SI TRASFORMANO IN AVVENENTE ESCORT…’’
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Quirino Conti - ph G Vigo Quirino Conti -

L’attuale parsimonioso spettatore dello Stile Digital – giacché in un passivo cinefilo virtuale si è trasformato l’antico e irrefrenabile consumatore della Moda –, l’inattivo guardone del Gusto, non dovrebbe stupirsi che l’ormai familiare mascherina anti-COVID, tanto scarna e dolente, abbia avuto perfino gli onori degli MTV Video Music Awards, con lo show di Lady Gaga; e, come predizione e versione profetica, illustri varianti (tra l’etnico, il rituale, il cerimoniale e l’erotizzante) nelle più sontuose ed espressive collezioni degli ultimi anni.

maison margela by john galliano ss 2015 maison margela by john galliano ss 2015
 
Con reticoli, ricami e frange in materiali preziosi, lustri e cangianti sulle pedane di quasi tutti i giapponesi, come anche su quelle di Alexander McQueen e di John Galliano, fino all’indimenticabile Givenchy disegnato da Tisci (tanto per limitarci ai vertici).

Giacché è sempre il ludico (e lo scostumato), assieme al camp, ad anticipare da orecchianti l’uso meno prevedibile eppure più risolutivo – e in alcuni casi (quale il nostro) terribilmente realistico – degli oggetti dello Stile.
maison margela by john galliano ss 2018:19 maison margela by john galliano ss 2018:19

Come ora, un’obbligatoria e forzata sobrietà abbrutente che (per taluni una grazia) ci cancella per metà il volto, simile a una celata o a una borgognotta. Che la si porti o meno, la mascherina diverrà il simbolo del nostro tempo. Ed è terribile che lo si sia anticipato proprio con un gioco sadico.

Ma tale, e così visceralmente morboso, è l’intreccio tra consapevole e inconscio nel gioco degli Stili. Fino alla versione filosofica del problema nascosta dentro la lucida esegesi di un critico di “Vogue”: “Penso che un gran numero di designer dovrebbero indossare stabilmente una maschera laddove è la loro bocca”.
riccardo tisci for givenchy ss 2016 riccardo tisci for givenchy ss 2016

Questo evidentemente vale per molti: soprattutto per quanti, esercitando la professione dell’arruffapopolo, se ne avvantaggerebbero comunque. Per i più mangioni, come soggolo, cagoul o copri-pappagorgia; e per tutti gli altri, tutelando oltre al volto anche il posteriore.

alexander mcqueen ss 2000 alexander mcqueen ss 2000
Tutela, questa, da consigliare tuttavia anche a coloro che in questi giorni, da esperti lombrosiani, si avventano sulle irregolarità fisiognomiche di una modella ora sulle bocca di tutti (Armine Harutyunyan). Perfettamente inconsapevoli – i nuovi studiosi dello Stile – di cosa sia stata e di cosa sia ancora la dimensione eccezionale di una simile professione.

Armine Harutyunyan Armine Harutyunyan
 
Da sempre, infatti, una anomalia formale: un “errore”, quale sintesi concettuale di una forma che unicamente su quelle proporzioni strampalate dava il meglio de sé. Famosissime “ingobbite” per Balenciaga, del tutto “appiattite” per Chanel, furono irregolari tutte le mannequin-vedette fino all’avvento di Gianni Versace.

È con quello sguardo fumettistico che la fisionomia della pin-up si innesta grossolanamente su una genia di semi-dee; mai “belle” come potrebbero essere delle aspiranti Miss o starlet, ma austere, regali e concettuali come l’altera clientela che le apprezzava e le applaudiva: le immortali bête-de-mode.

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È con l’avvento di una neo-plebe – sollecitata dal successo della cosiddetta Milano da bere – che questa creatura difficile come un Fontana o un Brancusi si trasforma in avvenente escort. Naturalmente, la Moda dagli oscuri maneggi non poté che adeguarsi. Peccato, dopo la sparizione dei sofisticati, evirati cantori, perdere una simile, preziosa antropologia. Ma ora purtroppo è tempo di fare i conti con chi, tuonando da ogni orifizio, mette a rischio non l’estetica generale ma la salute di tutti.


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