Ho
trovato on line questa pagina
è
inerente gli argomenti che stiamo trattando
per
questa ragione ve la pubblico qui.
Buona
lettura
Aldo
Vincent
I
miei libri li trovate su Amazon.it
http://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_noss?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=aldo%20vincent
LA VERITA’, COS’E’ LA VERITA’
Giunti
a questo punto occorre una riflessione su ciò che è vero, su cosa
appare vero, su cosa crediamo vero. Apparentemente la definizione
pare semplice: una affermazione può dirsi vera se si riferisce a ciò
che realmente esiste. Questa concezione della verità viene definita
"teoria della corrispondenza", e coincide sostanzialmente
con l'idea della verità che viene espressa dal comune sentire. Si
possono distinguere affermazioni vere o false secondo alcuni criteri
di base:
1- Il
consenso di una comunità che stabilisce (spontaneamente o
forzatamente) cosa all’interno della propria collettività si debba
ritenere vero o falso.
2-
L’utilità pratica di un concetto ritenuto vero se presenta
soluzioni efficaci.
3- La
coerenza con altri elementi ritenuti veri che costituiscono un
sistema di affermazioni.
4-
Plausibilità dell’enunciato attraverso osservazioni o
testimonianze qualificate.
Si
potrebbe obiettare che per esempio al punto 1-, se in un sistema
chiuso e praticamente inaccessibile (per esempio Cuba) il colore
bianco, per ragioni ambientali storiche o chimiche virasse fino a
diventare un grigiastro indefinito e le autorità locali
comunicassero al popolo che in nome della rivoluzione, della
tradizione e della memoria questo colore indefinito si continuerà a
chiamare bianco, essendo il popolo stato informato, non si
tratterebbe di una menzogna, però agli occhi degli Americani o di
chiunque altro fuori da detto sistema, l’affermazione risulterebbe
menzognera, perché mancante – per loro – dei punti 3 e 4 dei
criteri con il quale abbiamo definito la verità.
Anche
l’utilità pratica del punto 2- può essere messa in dubbio in
quanto non è detto che altrettante menzogne non siano, all’atto
pratico, vantaggiose e si potrebbe obiettare che l’evidenza del
punto 4 potrebbe anche essere frutto d’inganni.
Nella
filosofia contemporanea si sta facendo strada una teoria secondo la
quale i concetti assoluti come libertà, verità e consimili, vadano
collocati nel campo che sta tra l’immaginazione e il non attuato.
Emanuele Severino, in una sua recente conferenza, in questo campo ci
metteva pure il concetto di Pace…
Nell'era
di Google potremmo dire che la verità è tutto ciò che cliccano gli
altri facendo emergere le pagine più “vere” alle prime posizioni
dei motori di ricerca. Le prime posizioni faranno in modo che queste
stesse pagine ritenute più veritiere delle altre si mantengano tra
le più cliccate. La verità, di conseguenza, è CERTAMENTE quello
che credono gli altri, cioè la più linkcata.
Tutti
sogniamo un mondo in cui ognuno è sincero e fiducioso nei confronti
dell'altro e viene a sua volta ripagato con pari sincerità. Ma un
mondo senza menzogna sarebbe migliore?
Potremmo
sopravvivere senza mentire?
Se
tutti dicessero sempre la verità, tutta la verità e nient'altro che
la verità ci sarebbe ancora una differenza, per esempio, tra buona
educazione ed ipocrisia?
In
questo mondo, la menzogna e l'inganno convivono con la sincerità e
la correttezza.
Appare
dunque difficile catalogare verità e menzogne nei processi,
nell’arte, nella propaganda, e soprattutto nella comunicazione.
"Siamo
bugiardi per indole, è indispensabile"
"Mentiamo
due volte al giorno"
“I
bambini e le coppie lo fanno ancora più spesso”
Sono i
risultati di trent'anni di lavoro sulle menzogne, riassunti in un
libro apparso in Francia dal titolo "Psychologie du menteur"
(Psicologia del mentitore) della psicologa sociale Claudine Biland:
“Per educazione, per interesse, per paura, i motivi si moltiplicano
ma il risultato è sempre quello: tutti quanti raccontiamo almeno due
bugie al giorno. Detto in altri termini, passiamo un quarto della
vita sociale a mentire... è una pratica che s'impara molto presto”
Se
verso i tre anni il 62% dei bambini ha imparato a negare di aver
trasgredito un divieto, a 5 anni la percentuale raggiunge il 100%.
"Sebbene i genitori non smettano di ripetere ai loro bambini che
è 'brutto' mentire, fanno loro gli occhiacci perché non ripetano
alla vicina che non sopportano il suo cane, le convenienze sono piene
di bugie".
Durante
l'adolescenza, agli inizi di una delle prime delicate storie d'amore,
secondo l'autrice, due persone si mentono reciprocamente una volta
ogni dieci minuti. Sino ad arrivare alle coppie collaudate dove le
bugie molte volte sono “per omissione” cioè verità non
raccontate o dette in modo adulterato, con qualche differenza. Per
esempio le donne dicono bugie altruiste, tipo oh com'è bello il tuo
vestito! Mentre gli uomini usano bugie “egoiste” tipo oggi ho
lavorato come un asino...
Secondo
la psicologa poi, sul posto di lavoro tutti non fanno altro che
raccontarsi frottole soprattutto per il rispetto delle gerarchie. Luc
Loquen, giurista in diritto sociale e autore del libro "Le
menzogne nel mondo dell'impresa” asserisce che: "la bugia si è
generalizzata e si è insinuata negli ingranaggi dell'impresa".
Tuttavia, spiega Claudine Biland, mentire è normale e fa parte dei
rapporti sociali. "Più ci sono relazioni umane, più ci sono
bugie. Mentire è una valvola, un regolatore, una protezione... uno
strumento di comunicazione come un altro".
Notizie
da internet.
Se vai
su www.truster.com
, ti troverai davanti all’invenzione del secolo: grazie ad una
scheda audio potrai filtrare le telefonate in arrivo e riconoscere
immediatamente le bugie.
Cari,
dolci, ingenui americani! Oppure, imbroglioni grandi figli di ....
Dopo la bomba atomica infatti ecco l’arma più micidiale mai
inventata dall’Uomo. E da oggi, basta false promesse dei politici,
basta giuramenti d’amore, basta tornare a casa e dirgli che sei
stata da un’amica per il the… Crollera’ finalmente questo
Impero del Male e torneremo finalmente liberi dalle bugie, nelle
nostre caverne… oppure no?
La
Menzogna
Credo
che Nietzsche sia il pensatore che più ha demitizzato e dissacrato i
sistemi metafisici, morali e religiosi che l'uomo si è costruito per
resistere alla paura della vita arrivando ad affermare che i valori
comunemente accettati dalla società contemporanea sono basati su
menzogne: Nel suo “ Nascita della tragedia” (1872), unisce le
due tendenze dell'Arte quella apollinea (Apollo e la bellezza, le
arti plastiche, la preveggenza, e il distacco con cui uccide le sue
vittime con l'arco) e dionisiaca (Dioniso l'oscuro, l'irrazionale, il
ritmo e la musica, la danza, l'orgia con cui si unisce alle sue
vittime) e le fa confluire nella commedia e la tragedia dove la
rappresentazione, l'evocazione della realtà fanno della menzogna la
parte più consistente della cultura.
“Nella
visione di Nietzsche, la tragedia nasce dallo spirito della musica.
Il coro infatti, narra dell'esistenza di un dio (Dionisio) la cui
ebbrezza si oppone all'autocoscienza e alla ragione di un altro dio
(Apollo). Uno e' il dio delle belle forme, dell'armonia, della
semplicità e dell'autocoscienza, ma esso può essere tale solo nel
confronto con lo spirito orgiastico di Dioniso, di modo che la
bellezza delle forme classiche e' la reazione alla virilità e della
vitalità del dionisiaco. “
(La
Gaia scienza, n.125).
Bene,
dopo aver analizzato (purtroppo superficialmente) il concetto di
verità e menzogna, veniamo a quella sezione grigia che sta fra le
due cose:
LE
STRONZATE
Successe
durante la campagna elettorale per le politiche del 2006 quando
Silvio Berlusconi definì “stronzate” gli argomenti del suo
avversario Prodi (che poi vinse le elezioni).
Molti
dizionari non riportano la parola in questione ma si avvicinano molto
con la definizione di SCIOCCHEZZA:“Azione o parola fatta o detta
senza riflettere, cosa da nulla.” Invece a parer mio la stronzata
va molto più in là della cosa da nulla.
Quando
Harry G. Frankfurt pubblicò in Italia il suo saggio che venne
tradotto da Rizzoli col titolo STRONZATE, pure Umberto Eco ci fece
una bustina ed io, nel mio piccolo, ci ricamai sopra una lezione per
il mio corso sulla comunicazione che tenevo a Cuba.
Io lo tradussi in spagnolo come Boludeza, Estupideza, Pendejera, ma pure loro usano "Hablar de mierda" nelle espressioni più popolane, rifacendosi scatologicamente pure all'Inglese Bullshit che tradotto letteralmente vuol dire cacca di toro.
Io lo tradussi in spagnolo come Boludeza, Estupideza, Pendejera, ma pure loro usano "Hablar de mierda" nelle espressioni più popolane, rifacendosi scatologicamente pure all'Inglese Bullshit che tradotto letteralmente vuol dire cacca di toro.
Comunemente
si dice contro qualcosa che viene affermato e che alle nostre
orecchie suona come assurda. Max Black in un suo trattato di
filosofia, aveva definito la stronzata come "sciocchezza in
quanto falsa rappresentazione della realtà o del proprio pensiero -
pur senza arrivare alla menzogna - messa in atto con parole o
attitudini pretestuose”. Ma in che modo una stronzata è più forte
di una sciocchezza, e secondo: cosa significa fornire una falsa
rappresentazione senza mentire?
Intanto
occorre definire la menzogna: chi mente sa di non dire il vero e lo
dice per ingannare. Se uno dice il falso senza saperlo, invece si
sbaglia o è un folle.
‘’Si
tratta dunque, primo, di definire in che senso una stronzata sia cosa
più forte di una sciocchezza e, secondo, che cosa significhi fornire
una falsa rappresentazione di qualcosa senza mentire. Quello che
caratterizza la stronzata rispetto alla sciocchezza è che essa è
una affermazione certamente errata, pronunciata per far credere
qualcosa di noi, ma chi parla non si preoccupa affatto di sapere se
dice il vero o il falso’’ (Eco)
Quando
il Vaticano dice che gli Africani non devono usare i preservativi
perché da quelle parti sono di cattiva qualità, saremmo portati a
pensare che stia dicendo una menzogna, però poiché sappiamo tutti
che i sacerdoti sono casti e non conoscono tecnicamente come si usa
un preservativo (hi) dovremmo semplicemente pensare che stiano
dicendo una stronzata per fornire (parole del filosofo Black) una
falsa interpretazione non solo della realtà esterna ma anche dei
propri pensieri, sentimenti e atteggiamenti.
Questo
accade anche a Berlusconi che quando dice di essere il miglior
presidente degli ultimi 150 anni o il più perseguitato dalla
Giustizia della Storia, non lo fa solo per farci credere che
realmente sia così, ma lo dice pure per convincerci che lui crede
davvero che sia così! E Frankfurt lo chiarisce perfettamente: questo
tipo di stronzata a differenza della menzogna, ha il fine primario
non quello di fornire una falsa indicazione sullo stato della realtà
(altrimenti sarebbe menzogna) ma di fornirci la falsa impressione che
quello che sta dicendo passa veramente per la mente del
Cavaliere..
Capite l'arcano?
Capite l'arcano?
È qui
che l'opposizione sbatte continuamente il naso contro il muro di
gomma della distorsione della realtà. Quando si trova davanti ad
asserzioni che non sono menzogne ma semplicemente stronzate,
attaccano tutti a testa bassa spostando il baricentro delle questioni
essenziali, ritrovandosi poi a disquisire alle stronzate con altre
stronzate.
Perché - continua Frankfurt - chi ha detto la stronzata iniziale, ha fatto certamente un'affermazione errata senza preoccuparsi di sapere se dice il vero o il falso:
"Quello che di sé ci nasconde chi racconta stronzate. è che i valori di verità delle sue asserzioni non sono al centro del suo interesse."
Perché - continua Frankfurt - chi ha detto la stronzata iniziale, ha fatto certamente un'affermazione errata senza preoccuparsi di sapere se dice il vero o il falso:
"Quello che di sé ci nasconde chi racconta stronzate. è che i valori di verità delle sue asserzioni non sono al centro del suo interesse."
Continua
Frankfurt: "I campi della pubblicità e delle pubbliche
relazioni e quello, oggi strettamente correlato, della politica, sono
pieni di stronzate così assolute da essere diventati ormai
indiscussi paradigmi del concetto". Il fine della stronzata non
è neppure quello di ingannare su degli stati di cose, è quello di
fare colpo su uditori dalle scarse capacità di distinguere il vero
dal falso, o approfittare del fatto che essi siano disinteressati a
queste sfumature.
‘’Chi
pronuncia stronzate confida soprattutto nella debole memoria del suo
uditorio, il che gli consente anche di dire stronzate a catena che si
contraddicono tra loro.’’ (Black)
Chi ha
dimenticato il ministro dell'informazione Al Sahaf, che mentre i
soldati iracheni fuggivano in mutande, mentre la bandiera USA
sventolava sui palazzi di Saddam, intratteneva i giornalisti negando
l’evidenza? Credo sia l’esempio più classico di un relatore di
stronzate posto come terminale di un ufficio elaboratore al servizio
del regime.
"Il produttore di stronzate. cerca sempre, in un modo o nell'altro, di passarla liscia".
"Il produttore di stronzate. cerca sempre, in un modo o nell'altro, di passarla liscia".
Ecco
perché non me la sento di condannare Berlusconi quando asserì che
il suo rivale in campagna elettorale diceva stronzate, perché alla
luce del secondo governo Prodi che seguì quella competizione
elettorale, parrebbe proprio che lo fossero. Allo stesso modo però,
quando Egli incita alla rivolta fiscale, o dice che porterà in
piazza cinque milioni di manifestanti, sta dicendo altrettante
stronzate. E stronzate sono anche le azioni di quei ministri che si
scandalizzano di cotante stronzate e convocano un consiglio dei
ministri! (sic) per stigmatizzare le stronzate di Berlusconi.
E
Visco che dichiarava: “Se vogliono le mie dimissioni, me lo devono
dire” non è forse nel suo genere una stronzata? O forse il
viceministro era diventato improvvisamente sordo?
MAESTRO:
“la
verità non esiste, esistono punti di vista
davanti
a qualsiasi verità, dubitate
dubitate
sempre
dubitate
fortemente…”
DISCEPOLO:
“Maestro,
ma se dici che dobbiamo sempre dubitare, allora dobbiamo dubitare
anche quando dici che dobbiamo sempre dubitare?
MAESTRO:
“La
risposta è sì…”
UN
PARADISO DI BUGIE
Era il
titolo di una commedia di discreto successo, per la regia di Stefania
Casini.
Ricordo
anche una canzone dei tempi dia mia madre: la
vita e’ un paradiso di bugie, quelle tue e quelle mie…
Anche
al cinema, SESSO BUGIE E VIDEOTAPE si guadagno' ben 5 nomination
mentre SEGRETI E BUGIE prese una Palma d'Oro e premio come miglior
attrice a Brenda Blethyn .
Altri
film di successo, anche se non hanno le bugie nel titolo, hanno
impostato la campagna promozionale sugli effetti speciali, come il
Titanic, Matrix , Godzilla, il quarto elemento di Besson e altri con
alieni, spiritelli o mostricciattoli del Signore degli Anelli o Harry
Potter e li' tutti a stupirrci o spaventarci eppoi un bello special
di due ore per farci vedere come hanno costruito i trucchi, cioe' le
bugie.
Il
Department of French & Italian Studies dell'University of
Melbourne ha organizzato un seminario che aveva per tema: "Sesso,
Bugie e Politica? Lo Stato dell'Italia contemporanea"
Durante
i vari convegni gli argomenti piu' dibattuti sono stati:
Sono
davvero cambiate le cose in Italia?
Puo'
essere eliminata la corruzione?
Cosa
puo' imparare l'Australia dall'esperienza italiana?
Non
manca la letteratura.
Se in
passato la bugia serpeggiava qua e la', dalle bugie di Odisseo che
facevano sorridere Athena, all'"Arte della menzogna in politica"
di Jonathan Swift o alla meno celebre "Della dissimulazione
onesta" di Accetto o alla "Decadenza della menzogna"
di O.Wilde, oggi torna di prepotenza l'argomento con "La
cicatrice di Montaigne" di Lavagetto, "I bugiardi" di
Almansi, "Perche' diciamo le bugie" della Schelotto, fino
all'ultimo lavoro di due ricercatori serissimi quali Cristiano
Castelfranchi e Isabella Poggi, che sono rispettivamente psicologo e
linguista che hanno fondato presso il CNR una "Banca delle
bugie" e hanno pubblicato "BUGIE
FINZIONI SOTTERFUGI"
fondando una nuova scienza:
l'Ingannologia, con le
sue belle categorie.
Innanzi
tutto chi mente?
Mentono i buoni ed i cattivi, i bambini, gli adulti, i maschi, le femmine e quelli un po' cosi', i deboli ai potenti ed i potenti al popolo, gli amici agli amici per amicizia, i nemici tra di loro, qualcuno mente perche' lo vuole, altri coi lapsus. (Hanno lasciato fuori qualcuno? Mi sembra proprio di no) Ma senza voler approfondire questo argomento che invece merita molta attenzione, vorrei solo richiamare la vostra attenzione al COME la bugia abbia occupato con autorita' un posto centrale nella societa' odierna.
Mentono i buoni ed i cattivi, i bambini, gli adulti, i maschi, le femmine e quelli un po' cosi', i deboli ai potenti ed i potenti al popolo, gli amici agli amici per amicizia, i nemici tra di loro, qualcuno mente perche' lo vuole, altri coi lapsus. (Hanno lasciato fuori qualcuno? Mi sembra proprio di no) Ma senza voler approfondire questo argomento che invece merita molta attenzione, vorrei solo richiamare la vostra attenzione al COME la bugia abbia occupato con autorita' un posto centrale nella societa' odierna.
Basta
scorrere i giornali di ieri e di oggi, con il caso Ustica, Clinton e
Monica, Berlusconi Ruby o la Daddario, Blair e la guerra, e Obama al
popolo, il popolo alla Guardia di Finanza, la Guardia di Finanza ai
Giudici, i Giudici ai politici , i politici ai giornalisti, e cosi'
via.
Ma
pure la televisione con le sue trasmissioni dove non si distingue
piu' il falso dal vero, presentatori vestiti da Capitan Findus che
tra un cartone animato e l'altro mangiano merendine che poi appaiono
in spot fatti coi cartoni animati finche' un cartone animato esce dal
suo mondo disegnato ed entra in una vera cucina ad aprire il
frigorifero per prendere i sofficini da portare a Capitan Findus con
una grande confusione mentale dei nostri figli che cominciano a
credere che la felicita' sia comprare lo zainetto della Barbie o che
si trovi dentro la Playstation
E
cos'altro e' questa pubblicità se non bugie e bugie che vanno ad
interrompere film che altro non sono che un'altra magnifica
illusione? E dove andare a prendere i parametri, da dove attingere
gli esempi se neppure nella vita reale si puo' piu' distinguere tra
il bene e il male?
Prendete
Tangentopoli.
Cusani,
era il buono o il cattivo?
Un
uomo che intrallazza coi suoi compari, ma una volta scoperto affronta
Di Pietro a viso aperto, perde e rimane uno dei pochi personaggi di
Tangentopoli in galera, esce e aiuta i detenuti. Si può considerare,
a suo modo onesto? Chi lo sa.
E quel
Greganti che invece non "collabora" con la giustizia e da'
l'impressione di proteggere i suoi compagni di merende, facendola
franca, e' meglio o peggio? Abbiamo perso ogni punto di riferimento e
allora, cosa dovremo insegnare ai nostri figli?
A
dire tutta la verità fino alle estreme conseguenze, o a tacerla fino
all'omertà?
°
Un
articolo di Baricco su Repubblica del febbraio 2009: “Basta
soldi pubblici al teatro, meglio puntare su scuola e tv” per
qualche giorno sembrò squassare le sacre mura della Cultura
italiana, ma dopo un paio di repliche sui quotidiani italiani la
cosa, come sempre succede in Italia, si spense senza altri gemiti, e
tutti si guardarono bene dal riprendere l'argomento. Eppure Baricco
aveva messo il dito su una delle piaghe dell'italico sapere: le
sovvenzioni pubbliche alla cultura e i fiumi di denaro che si
riversano a pioggia sui teatri stabili, convegni, mostre, fondazioni,
associazioni, festival, rassegne, premi,cinema, stampa e altre cose.
L'incrocio
tra il denaro pubblico e la diffusione del sapere non è cosa
recente, viene dalla Rivoluzione Francese e prima dal Mecenatismo, il
punto in discussione è se siano ancora validi i criteri
ottocenteschi per cui i depositari della cultura sono un ristretto
numero di appartenenti ad una elite (l'Accademia dei Lincei, per
esempio) dove maestri del sapere cooptati da altri maestri del sapere
si incontrano periodicamente per discutere le cose che secondo il
loro illuminato pensiero diventeranno cultura. O se invece le nuove
generazioni assetate di cultura non siano in grado, grazie
all'avvento di nuove tecnologie che ampliano la possibilità di
attingere la conoscenza, di arraffare quanta più cultura trovano in
modo caotico sul loro cammino facendo nascere il problema del
coordinamento delle loro cognizioni, non del reperimento. Nasce una
prima domanda: questo espandersi del sapere in tutte le direzioni
attraverso ceti e generazioni, è merito delle sovvenzioni
governative alla cultura? La risposta è senza dubbio NO. Il merito è
di alcune concause tra le quali individuiamo Internet, un maggiore
benessere diffuso, l'espansione dei mercati globalizzati e la
facilità d'accesso. Perché una cosa è per esempio vestirsi per
andare in biblioteca, compilare l'apposito modulo, mettersi in fila e
sperare che nessuno stia leggendo il libro che cercate. Altrimenti
dovrete prenotarlo e rifare tutta la trafila. Infatti lì, su quegli
scaffali fatti di atomi e materia, ci sono libri che sono altrettanti
atomi e se un libro lo sta leggendo qualcuno non lo può leggere
qualcun altro. Altro è invece alzarsi dal letto e in mutande, mentre
aspettate il caffè, digitate l'indirizzo della biblioteca e fate
download del libro che vi interessa, il quale, essendo composto di
elettroni e di fotoni ed essendo collocato in un ambiente virtuale,
cioè un campo che materialmente non esiste, può essere scaricato
contemporaneamente da migliaia o milioni di utenti. A questa velocità
di reperimento corrisponde come conseguenza un'altrettanta velocità
di consultazione, scompaiono vecchi studiosi seduti ai tavoli delle
biblioteche che passano i loro pomeriggi prendendo appunti mentre il
cyberspazio si riempie di questi nuovi curiosi che per diletto
surfing
da un argomento all'altro (abbiamo impropriamente tradotto
dall'inglese surfing come “navigare” che non rende esattamente
l'idea della velocità con cui i cybernauti passano da un argomento
all'altro rimanendo in equilibrio dato proprio dalla velocità con
cui si muovono). Non è più necessario “approfondire” un
argomento come il calarsi nella profondità di un noioso cratere per
scoprire nozioni sempre più profonde e ristrette, ora l'informazione
e di conseguenza la cultura si fa velocemente in modo orizzontale:
navigando (surfing) affinché da questa attività si tragga gioioso
divertimento e per farlo queste nuove generazioni hanno bisogno di
aggiornamenti tecnici, informazioni, supporti, nuove nozioni,
contatti, manuali d'istruzioni, cataloghi e convegni. Ora in che modo
possiamo rendere compatibili queste esigenze con quelle di un'elite
che si fa finanziare dallo Stato un'opera minore di Donizetti che
vedranno qualche centinaio di persone a replica? Attenzione, perchè
qui il terreno si fa scivoloso: noi siamo prodotti di cultura e la
cultura è anche la memoria collettiva che viene riproposta di
generazione in generazione. Il nostro Teatro per esempio, non solo
ripropone autori che hanno scritto parole sublimi, ma anche la
rappresentazione di atmosfere, epoche, situazioni che in altro modo
non potremmo immaginare. Oserei dire che il luogo comune che
definisce “Secoli bui” il periodo del primo Medio Evo, non lo fa
certo per la mancanza di libri o di cultura, ma perchè con la caduta
dell'Impero Romano (un poco prima per la verità) era scomparso il
teatro e le rappresentazioni. Perché l'immaginario collettivo per
mantenere la memoria dell'Impero Romano, ricorse molto più al
Giulio Cesare di Shakespeare che al De Bello Gallico. Quindi uno
sforzo della comunità per mantenere la memoria di questi autori ( e
di altro, sto solo facendo un esempio) e garantirne la messa in scena
è doveroso.
Ma
anche qui occorre guardare le cose con gli occhi delle nuove
tecnologie. Il cinema lo sta facendo e il binomio cinepresa-computer
sta dando risultati straordinari. La televisione pare si stia
accorgendo solo da poco e quasi casualmente dalla lezione del
McLuhan. Poiché è un mezzo caldissimo, quasi ipnotico, per riuscire
a coinvolgere il pubblico, deve ricorrere alla ripetitività ( un
tizio che affacciasse tutti i giorni in video e facesse la pernacchia
per un mese, diventerebbe famoso) oppure all'incompiuto, far vedere
cioè le prove tecniche di un concerto stimola la partecipazione più
del concerto stesso, i dietro le quinte della prova generale di
un'opera teatrale vale più della rappresentazione dell'Opera stessa,
fuorchè la prima, poiché la presenta della televisione nel foyer
del teatro è essa stessa l'avvenimento. Gli attuali programmi di
successo, tipo Amici, Ballando, Accademia e simili, rispondono
esattamente alle indicazioni dello studioso canadese. Meno le riprese
teatrali di commedie e opere perchè – sempre McLuhan dixit –
ogni espressione artistica è concepita per il suo mezzo e una
commedia a teatro va vista a teatro e trasporla in televisione è
noiosa per molti motivi tecnici di ripresa e per l'angustia del
mezzo. In teatro con un solo colpo d'occhio si vede tutta la scena
mentre in televisione per ottenere lo stesso effetto c'è bisogno dei
controcampi. Ricordo un lavoro pregevole di Ronconi con Mariangela
Melato che interpretava Medea, gridando! Ed era stato concepito così
quel lavoro per migliaia di spettatori seduti nel teatro greco, e
andava bene così per gli attori senza microfono. Ma la Melato, con
quel primissimo piano che occupava più dello schermo, cosa gridava a
fare? Se avesse sussurrato, avrebbe ottenuto un capolavoro
televisivo.
La
trasposizione del cinema in televisione pone gli stessi problemi. Chi
non ricorda Cleopatra che nello splendore dei 35 millimetri quasi
porta al fallimento la Major americana che aveva finanziato il film e
per risparmiare i costi aveva trasferito le riprese a Roma? Chi non
ricorda il suo ingresso trionfante nella Capitale mentre 10.000
comparse recitano l'entusiasmo dell'antica Urbe? Bene, ognuno di quei
figuranti, prese una paga, indossò un costume, andò al trucco,
ricevette istruzioni per i movimenti dagli aiuto registi.
Ora
guardate la scena in televisione o guardatevi lo spezzone attraverso
Youtube: la folla è un insieme di puntini indistinguibili e
insignificanti. Oggi, questi problemi sono risolti dal computer che
moltiplica all'infinito figure vere o virtuali per le grandi masse
nelle scene di guerra, ma pure il computer costa, e l'unica soluzione
sono le inquadrature che per la televisione bastano con la ripresa di
gruppetti di cinque/dieci figuranti e tanti primi piani dei
protagonisti, perché la televisione è povera di dettagli, è come i
fumetti, e il pubblico riempie da sé quello che manca.
Perché
questo lungo discorso? Perché facendo la tara alla provocazione e al
personaggio che in fondo ha sprecato forse più di altri
intellettuali risorse e soldi pubblici, occorre riconoscere che
alcuni criteri di come si spendono i nostri soldi per la Cultura,
qualunque cosa voglia dire, è , vanno rivisti. E parte dei soldi che
oggi si sprecano vanno dirottati verso lo studio dei linguaggi.
°
“La
reputazione, la reputazione. Ho perduto la mia reputazione!
Ho
perduto, signore, la parte immortale di me stesso e cio’ che rimane
e’ la bestia!
La
mia reputazione, Jago. La mia reputazione! “
Jago:
“Com’e’ vero che sono un onest’uomo, ho pensato che tu avessi
ricevuto una ferita al corpo. C’e’ molta piu’ sofferenza in
cio’ che non nella reputazione. La reputazione e’ un pregiudizio,
una falsa imposizione. Che ottieni senza merito e la perdi senza
colpa.Tu non hai perduto nessuna reputazione se tu stesso non reputi
d’averla perduta!…”
Adesso
dimmelo tu, dov’e’ la differenza tra l’averla letta seduta
sulla poltrona del tuo salotto ed averla vista recitata da Orson
Welles al cinema?. Dimmi tu dov’e’ la differenza, se c’e’ una
differenza, tra due libri della BUR con tutto il teatro di
Shakespeare e ricordarsi il monologo di Marlon Brando nel Giulio
Cesare, lo storpio Enrico quarto di Laurence Olivier a colori, Romeo
e Giulietta di Zeffirelli, l’Amleto di Mel Gibson, La bisbetica
domata di Burton e Liz Taylor, Il Machbet di Polansky?
Per
carita’, con questo non voglio disconoscere la superiorita’ della
parola, anche scritta: “In principio era il Verbo” e non si
discute, ma perche’ fermarsi, per esempio al fatto che il Medio Evo
fossero secoli bui quando e’ risaputo che le biblioteche sono piene
di manoscritti ed incunaboli e libri sul e del Medio Evo?
Io
mi sono costruito un’opinione personale e non c’è momento
migliore di questo per dirtela.
L’invasione
della Grecia da parte dei Romani fu anche la causa della decadenza
del Teatro, luogo sacro, dove il popolo si recava anche per pensare e
riflettere, sostituito dai giochi del Circo dove al popolo bastava
dare “Panem et circense” per lasciarlo tranquillo. Il Teatro
venne distrutto alla radice e sopravvisse solo come pretesto per
pochi, di feste, orge, rappresentazioni apologetiche. Soltanto le
famiglie sul carro di Tespi, con la Commedia dell’Arte riuscirono a
rinverdire i fasti del Teatro. Ma tra la caduta dell’impero Romano
e la Commedia dell’Arte ecco che c’e’ il niente.
Manca
la trasformazione del testo in rappresentazione.
Ti
chiederai, ma cos’è questo bisogno del Mito, del racconto, della
rappresentazione che ha spinto l’umanità verso il Teatro?
E’
semplice: nel Teatro, viene riproposta la vita come rappresentazione,
e tutti sapendo di assitere ad un falso, vanno a vedere fino a che
punto l’imitazione sia così perfetta da toccare la vita vera. Ma
allora, continuerai a chiederti, se c’è già la vita – che è
vera – perchè andare a vedere il falso? La risposta è di una
verità disarmante: perchè la vita in Teatro ha un senso. Quella
vera, ahimè, no.
Ma
sto divagando. Stavamo parlando della rappresentazione che dopo la
caduta dell’Impero Romano e’ solamente la lettura dei libri
durante il convivio dei frati emanuensi, con le varie elaborazioni,
coi canti, con la lettura a piu’ voci.
Ma
per la cultura popolare, la mancanza della rappresentazione, conduce
inevitabilmente all’ignoranza del testo. Da qui, probabilmente,
l’opinione diffusa che il Medio Evo sia costituito da secoli bui e
invece era solo senza Teatro....
Forse
oggi, e' la funzione che ha assunto il cinema dove la decima Musa,
moderna riesplorazione di massa e rappresentazione del testo,
riprende la funzione antica del Teatro, quella di far rivivere la
parola, e forse andrebbe considerato il mezzo di trasformazione della
parola trasparente, proiettata, rappresentata su un telone, che poi
ritorna con tutta la sua emozione a riprendere la sua funzione anche
nei circuiti elettronici di Internet.
Secondo
il Mc Luhan ogni nuovo mezzo di comunicazione di massa, per crescere
ha bisogno di fagocitare il mezzo precedente. Cosi', per capirci, le
automobili agli inizi somigliavano ai carri coi cavalli e gli
aeroplani sembravano automobili. Quindi il cinema si nutri' dei testi
del teatro e la televisione si nutr di cinema.
Di
cosa si nutrira' Internet per crescere?
Qualcuno
dice che con l'avvento della Rete cominciano a calare gli ascolti
televisivi, ma io credo invece che sara' ancora il libro a nutrire la
Rete. E la scrittura.
La
scrittura si, che perdera' il suo supporto per eccellenza, la carta,
per ripresentarsi in tutte le sue forme con altri supporti. Se prima
la scrittura era fatta di atomi che si plasmavano su un'altra massa
di atomi, cioe' il libro e tutta la comunicazione avveniva comprando
vendendo o noleggiando atomi con la lentezza che questo supporto
comporta, adesso si compreranno, venderanno o noleggeranno ioni, con
la velocita' della luce. E se prima si doveva andare in biblioteca ad
aspettare che qualcuno avesse finito con il noleggio degli atomi a
cui aveva diritto, adesso nello stesso momento milioni di persone
possono leggere contemporaneamente un testo trasportato dagli ioni.
Perche'
cogli ioni eravamo e cogli ioni siamo rimasti.
P.S.
Diffida
da quelli che prima ti citano il McLuhan e poi ti insultano.
°