Analizziamo uno dei
principali mezzi di comunicazione di massa secondo il McLuhan:
IL DENARO
Il denaro, che nelle
culture non alfabetiche nasce come forma di merce, man mano che si è
evoluto con la nostra società, si è trasformato fino a diventare
metafora.
Nella psicoanalisi
freudiana il danaro è associato al concetto di erotismo anale. Certi
analisti fanno derivare il desiderio di accumulare danaro con
l’impulso infantile di giocare con le feci. E’ possibile
osservare in alcune società non alfabete contemporanee, di come il
danaro sia ancora associato alle merci. Denti di balena, conchiglie,
topi (nell’isola di Pasqua) perline e monili più che altro
considerati oggetti di lusso, sono diventati via via moneta di
scambio. Poi fu l’oro, un metallo che non si muta, non si corrode,
non si consuma e non diminuisce mai, a sostituire i vari oggetti di
scambio. Lo stesso oro come denaro perdette la sua carica magica –
così come la parola perdette la sua magia con la scrittura e poi
ancora con la tipografia – quando l’oro fu sostituito dalla
moneta cartacea e anche questo si dovette alla stampa.
Pure nelle culture
alfabete può succedere che in certe circostanze alcune merci
assumano la forma di denaro. Nell’Europa liberata, alla fine della
seconda guerra mondiale, con l’arrivo degli americani una stecca di
sigarette poteva servire come moneta a patto che non si rompessero i
sigilli.
Come ogni altro medium, il
denaro è una materia prima, una risorsa naturale, una forma
esteriore di scambiare e immagazzinare lavoro e dipende dalla
partecipazione di tutta la società, senza la quale esso non avrebbe
nessun valore.
Il denaro, come la
scrittura, specializza e indirizza le energie umane in nuove
direzioni, separa le funzioni e traduce forme di lavoro in altre
forme e altri metodi col fine di risparmiare tempo (il tempo è
denaro).
Tornando al nostro
ominide, ovvero alle scimmie antropomorfe, uno dei passatempi più
antichi è senz’altro il lasciarsi dondolare sui rami. Afferrare
con una mano il ramo davanti a sè e lasciare andare l’altro ramo
nell’altra mano, è la stessa cosa che fanno oggi gli operatori di
Borsa comprando e vendendo titoli. Anche il solo comprare o vendere
un oggetto rappresenta la metafora del lanciarsi tra un ramo e
l’altro degli alberi: una mano afferra l’oggetto desiderato e
quando molla il denaro l’oggetto è suo. Allo stesso modo il
venditore afferra il denaro e lascia andare il bene che ha messo in
vendita.
Il denaro come indice
sociale, come estensione dei desideri o di motivazioni interne, crea
valori materiali e spirituali così come la moda nell’abbigliamento
(il vestito come moneta). “Il denaro parla” perchè il denaro è
un ponte, un biglietto da visita e come il linguaggio, è pure un
magazzino dove si accumula il valore del lavoro delle capacità e
delle esperienze di tutta la comunità. Esso è una metafora, un
indice di successo nell’impresa o di qualsiasi attività o lavoro,
e come il linguaggio esso traduce e uniforma il lavoro per esempio
dell’agricoltore, rapportandolo con quello dell’idraulico o
dell’ingegnere e come l’orologio esso separa il lavoro dalle
altre attività sociali, accellera gli scambi e stringe legami
d’interdipendenza in ogni comunità.
Occorre osservare che
l’uniformità della valuta circolante, l’uniformità delle merci
e dei prezzi fissi, sono procedimenti tecnici ottenuti grazie
all’avvento della stampa e al suo condizionamento psicologico, alla
uniformità e alla ripetibilità. Le società non alfabete mancano
delle risorse tecniche e psicofisiche necessarie per mantenere quella
enorme struttura economica-statistica che noi chiamiamo mercato e
prezzi. E’ più facile organizzare e premere sulla produzione di
beni piuttosto che fornire alla popolazione l’abitudine di tradurre
in termini statistici i propri desideri con il meccanismo della
domanda e dell’offerta con la tecnologia visiva dei prezzi.
Quando nel XVIII secolo
l’Occidente cominciò ad accettare le teorie di Adam Smith, che
rappresentano il primo serio tentativo nella storia del pensiero
economico di separare l'economia politica dalle discipline connesse
dell'etica e del diritto, i nuovi meccanismi economici descritti
apparvero ai pensatori dell’epoca talmente bizzarri che li
definirono:”Calcoli edonistici” perchè la frammentazione della
vita interiore attraverso i prezzi, allora sembravano paragonabili,
in termini di sentimenti e desideri, a quello che era accaduto nella
matematica che aveva rinunciato alle ineguaglianze appianate dal
calcolo differenziale. Ancora oggi l’astrazione e il distacco
estremo che il nostro sistema dei prezzi esprime, sono impensabili in
culture arretrate e non alfabete che non riescono a rinunciare a
transizioni dove la parte eccitante e soddisfacente è il
mercanteggiare ogni volta, ogni bene, ogni prezzo che viene
richiesto.
Oggi con l’era
istantanea ed elettrica, il denaro sta perdendo gradualmente il suo
potere di immagazzinare o scambiare il lavoro. L’automazione, che è
elettronica, non simboleggia più il lavoro fisico quanto la
conoscenza programmata e man mano che il lavoro è sostituito da puri
movimenti d’informazione anche il danaro cambia forma e diventa
credit-card, cioè anch’esso informazione pura. Questo movimento
verso l’informazione onnicomprensiva, questa trasformazione del
denaro da merce a moneta a credito, cioè pura informazione, lo
riavvicinano al carattere della moneta della tribù che non
conoscendo le specializzazioni d’impiego e di lavoro non
specializzava neppure il denaro perchè in un mondo non alfabeta non
esiste il concetto di lavoro. Il cacciatore ed il raccoglitore di
cibo non esercitava un lavoro ma aveva un ruolo e una funzione come
l’hanno oggi il poeta, l’artista, il pittore o il pensatore
d’oggi. Non c’è lavoro dove l’uomo è coinvolto nella sua
totalità, esso comincia con le prime tribù sedentarie e agricole
che dividono la mano d’opera e specializzano funzioni e compiti di
controllo e contabilità. Con l’avvento dell’informatica ci
ritroviamo ancora totalmente coinvolti nelle nostre funzioni. Il
lavoro come “impiego” sta cedendo il posto alla dedizione
personale e all’”impegno” come nelle vecchie tribù.
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