A
che servono gli Intellettuali oggi?
Non
c’è alcuna provocazione in questa domanda, ma solo un tassello per
capire in che modo si collocano i nuovi barbari in questa società.
Cominciamo,
come sempre dal McLuhan: la velocità elettrica e di conseguenza il
computer e Internet, hanno fatto scomparire l’autorità scolastica
(nel senso di docente-emittente allievo-ricevente) così come stanno
dissolvendosi le sovranità nazionali. Gli antichi schemi di
espansione meccanica dal centro alla periferia hanno perso in parte
la loro potenza. Alla rete ferroviaria si è sostituita la rete
elettrica e ai gangli che attorno alle stazioni coagulavano nuovi
centri di distribuzione delle merci, si sono sovrapposti “server”
che distribuiscono pacchetti d’informazione in modo che ognuno sia
il centro del proprio universo.
Questo
capovolgimento era già presente nei congegni elettrici, come
l’aspirapolvere o la lavatrice messi sul mercato affinché il
lavoro della servitù venisse fatto da ciascuno di noi. Ed ognuno
(compresa la servitù), liberato da questi lavori divenisse un
consumatore di congegni “che facevano risparmiare tempo”. Ma
questo concetto non è esatto. Agli albori della civiltà l’uomo
dedicandosi all’agricoltura, si alzava col levarsi del sole e
lavorava un giorno intero e si ritirava al tramonto con la
consapevolezza di poter mantenere la sua famiglia. Oggi, dopo secoli
di civilizzazione, e di macchine-protesi per diminuire la fatica e
accorciare i tempi di produzione, l’uomo moderno si alza sempre
all’alba e torna a casa al tramonto. Sembrerebbe non averci
guadagnato nulla e invece, ha risparmiato tempo PER POTERSI DEDICARE
AD ALTRO (compresi altri lavori).
Il
procedimento meccanico di dividere ogni processo però, ultimamente
si è capovolto trasformandosi in un campo di processi unificati con
l’organico intrecciarsi di tutte le funzioni che fanno parte del
complesso.
E
siamo arrivati agli intellettuali.
Nel
suo saggio: il tradimento dei chierici di Julien Benda (chissà se
riuscite a trovarlo ancora in libreria) non solo l’autore chiarisce
in che modo l’intellettuale tiene in mano le redini di ogni
società, ma sottolinea come per esempio gli intellettuali relegati
all’opposizione ai tempi di Voltaire, siano poi stati via via
cooptati dal potere che li ha usati fino ai nostri giorni.
Ma
l’analisi potrebbe andare ancora più indietro, alle Diarchie, cioè
al potere diviso tra il Re e il Sacerdote dove quest’ultimo
deteneva il sapere di tutta la scienza disponibile e della cosmogonia
(ad uso del popolo) che faceva scrivere sulle pietre del Tempio dove
la parola divina poteva essere letta con l’aiuto dei sacerdoti,
esempio di scrittura che sfidava il tempo da contrapporsi a quella su
papiro che grazie alle strade dell’Impero Romano contraevano lo
spazio e acceleravano lo spostamento delle merci e della
comunicazione. Ai greci che venivano catturati dai romani e che
sapevano leggere, veniva loro risparmiata la vita e in segno
distintivo veniva loro imposto un orecchino (in greco: skoulikki) di
conseguenza l’edificio dove vivevano e studiavano si chiamava
Skolìa, da cui deriva scuola e scolari. Furono questi schiavi greci
i primi intellettuali che a servizio dei loro padroni, li
“civilizzarono” intellettualmente capovolgendo di fatto il
dominio, fino ad inoculare il concetto che distrusse l’Impero
Romano: il Cristianesimo…
Lo
stesso fenomeno si trova nel Quarto Secolo dell’Era Cristiana
quando i Germani al servizio dei Romani cominciarono ad andare fieri
dei loro nomi e dei loro usi tribali fino a farne sfoggio. Anche qui
si potrebbe osservare come un ulteriore capovolgimento si ebbe quando
alla Corte id Luigi XIV fiorissero manifestazioni piene di pastori e
pastorelle fatte di crini e macranè…
Allo
stesso modo gli Americani, affermarono la loro identità riempiendo i
loro musei dei fanali delle loro carrozze, bottiglie di birra perse
nella Valle della Morte (ne ho vista una) coperte patch-work dei
primi pionieri e chiodi delle miniere d’oro.
Chi
non ricorda Black Power e quei due atleti di colore che con il pugno
alzato rivendicavano la loro identità afro-americana?
Bene,
ma cosa sta succedendo oggi?
Qui
mi avventuro in considerazioni soggettive, osservazioni che hanno
solo l’apporto della mia esperienza: gli intellettuali (quelli
veri) se ne vanno dal potere e tornano nelle periferie. La cosiddetta
Sinistra italiana, che aveva rivendicato nel Dopoguerra la matrice
intellettuale di TUTTI gli italiani ha visto esaurire la funzione
formativa dei Grandi Vecchi ed è stata tradita dalla nuova
generazione che ne aveva perso la matrice. La Destra arrivata al
potere ha scoperto un entroterra esiguo che ha tentato di riempire
con nuovi miti e personaggi di lieve spessore.
Questo
deserto delle anime è stato via via occupato dal Web dove
l’intellighenzia
si è frantumata in mille rivoli, migliaia di microcosmi, di Forum,
di luoghi virtuali di discussione da cui oggi attingono le vecchie
strutture dell’informazione, spacciandole per proprie.
L'INVASIONE
DEI BARBARI
Ebbene
sì, sto parlando di invasioni barbariche. È
un argomento al cui cuore ci stiamo avvicinando volando a spirale
come il Condor, dal meraviglioso film canadese premiato come miglior
film straniero agli Oscar 2002, giù giù passando dai Barbari di
Baricco fino ai miagolii della parte più esangue della sinistra
italiana (intendo Fazio, Zucconi Gargantuà con l’accento
rigorosamente sulla A, e la piccola Bignardi che ci ha pure dato il
titolo di una sua pregiatissima trasmissione). Avrete certamente
letto la polemica nata dall’inarrivabile Uto Ughi schifato da
Schifani (che bel gioco di parole!) il quale ha osato dissacrare il
Sacro Suolo del Senato invitando per il concerto di Natale nientemeno
che il giovane Allevi! Il quale benche’ baciato dal favore del
pubblico rappresenterebbe (secondo il divino Ughi) una caduta di
stile, un imbarbarimento del concetto di musica classica che ci
coinvolgerebbe tutti.
Risponde
l’Allevi e dice le sue ragioni. Ecco, partiamo da qui, non certo
per schierarci con questo o con quello ma per capire cosa sta
succedendo intorno alla comunicazione e intorno a noi.
….
Nel
2006 apparve su La Repubblica una nuova rubrica di Baricco: I
BARBARI, appunto, dove l’autore si riprometteva di scrivere in una
ventina di interventi la cronaca di una mutazione in corso, e
invitava i suoi lettori ad intervenire con le loro osservazioni. Gli
articoli uscirono per sei mesi, mentre lui si muoveva da un luogo
all'altro, finché l’ultima puntata la scrisse dalla Muraglia
cinese, (e questo aveva un senso). Raccolse quindi gli articoli e le
riflessioni e ne fece un libro che andò a presentare in televisione.
In seguito, da una parte di esso, ne ricavò un film.
Fate
bene attenzione a tutto questo perché esso rappresenta il modo
barbaro di scrivere un libro il quale non è più esplorare in
profondità, come discendere in un crepaccio per visionare l’intero
mondo descritto nel testo, ma è diventato il segmento di una
traccia, di un percorso che inizia su un altro mezzo di comunicazione
e va a finire su di un altro ancora.
“Surfing”
lo chiamano gli inglesi e noi lo abbiamo malamente tradotto in
“navigare” ma non è lo stesso, perché il surfing – quello che
si fa raccogliendo notizie su Internet, per esempio – è ciò che
raccogliamo in velocità scivolando sulla superficie e da essa
traendone nuova energia per avanzare in velocità.
È
come andare in bicicletta dove il movimento permette non solo di
rimanere in equilibrio, ma in una strada in discesa addirittura di
caricarci dell’energia necessaria per andare avanti senza pedalare.
Questo
post sul mio blog generò una serie di mail:(Avete
notato quanti neologismi barbarici, solo sulla riga qui sopra?)
“Il
timore di essere sopraffatti e distrutti da orde barbariche è
vecchio come la storia della civiltà. Immagini di desertificazione,
di giardini saccheggiati da nomadi, e di palazzi in sfacelo in cui
pascolano greggi, sono ricorrenti nella letteratura della decadenza,
dall’antichità fino ai giorni nostri.”
http://www.ladestra.info/?p=16451
Martedì
22 gennaio prossimo venturo, l’Italietta ufficiale festeggia l’
invasione dei barbari che, sbarcando ad Anzio, contribuì al progetto
anglo-americano di liberare l’Italia mafiosa dalle galere,
delegando a questa, in subordine, il potere conquistato. Da allora
l’Italia schiava celebra questa ricorrenza venerando le tombe dei
caduti inglesi, americani, marocchini, indiani, kenioti, senegalesi,
e simil lordura. Non saranno venerate le migliaia di vittime della
menzionata liberazione, inutili capri sacrificali, che morirono sotto
le bombe o vittime di assassini premeditati, di stupri, violenze e
ruberie da parte dei liberatori. Per tanto, a cura delle Associazioni
d’Arma, tutti gli Italiani veri sono convocati per MARTEDI 22
GENNAIO P.V. ore 10 e 30 min AL CAMPO DELLA MEMORIA IN NETTUNO per
celebrare, in fraternità e continuità di spiriti e di intenti, la
difesa di Roma e della Civiltà Cristiana ed Europea da parte dei
reparti della Repubblica Sociale Italiana. Saranno ricordati e
venerati i Caduti della Xa MAS, della Aviazione Nazionale
Repubblicana, del Folgore e del Nembo e degli altri reparti che
caddero combattendo eroicamente sul fronte di Anzio e Nettuno per la
difesa di Roma e l’Onore d’Italia.
IL
CHIANTI E LA LIGURIA
Sono un appassionato di turismo e dopo aver trattato lo sciacallaggio delle coste tirreniche calabresi della fine degli anni '70 ad opera di costruttori poco trasparenti e governi locali compiacenti, sto studiando lo sciacallaggio in atto verso la campagna del Chianti ad opera dei buongustai americani che stanno creando uno stereotipo anche lì dove si era rimasti fuori dagli stereotipi per secoli. Attenzione l'imbarbarimento sta salendo fino a Como/Bellagio... George Cloney docet.
Vogliamo parlare invece dell'imbarbarimento delle coste liguri ad opera dei "barbari milanesi" che cercano uno sbocco sul mare come nel risiko? Dopo aver rovinato l'Adriatico e la Liguria, sembra che adesso siano ben diretti verso la Sicilia (Pantelleria in primis).
Ecco, l'imbarbarimento del turismo potrebbe essere un buono spunto di riflessione, resto a disposizione.
Non ho parole.
Pi. M.
Sono un appassionato di turismo e dopo aver trattato lo sciacallaggio delle coste tirreniche calabresi della fine degli anni '70 ad opera di costruttori poco trasparenti e governi locali compiacenti, sto studiando lo sciacallaggio in atto verso la campagna del Chianti ad opera dei buongustai americani che stanno creando uno stereotipo anche lì dove si era rimasti fuori dagli stereotipi per secoli. Attenzione l'imbarbarimento sta salendo fino a Como/Bellagio... George Cloney docet.
Vogliamo parlare invece dell'imbarbarimento delle coste liguri ad opera dei "barbari milanesi" che cercano uno sbocco sul mare come nel risiko? Dopo aver rovinato l'Adriatico e la Liguria, sembra che adesso siano ben diretti verso la Sicilia (Pantelleria in primis).
Ecco, l'imbarbarimento del turismo potrebbe essere un buono spunto di riflessione, resto a disposizione.
Non ho parole.
Pi. M.
….......
TUTTA
COLPA (O MERITO) DEL WEB
Siamo arrivati al cuore del problema, secondo me: internet, Google. Hanno veramente dato vita a un nuovo modo di intendere la cultura, che ha penalizzato il ruolo del libro, lo ha ridimensionato nel suo valore totemico. Ma intendiamoci il libro rimane e rimarrà per alcuni usi insostituibile. Come dice Baricco, anche l'invenzione della scrittura o della stampa, hanno a loro volta prodotto discontinuità importanti: per esempio non abbiamo più aedi, rapsodi e cantastorie in grado di recitare l'Iliade a memoria, ma non per questo abbiamo avuto meno cultura o una cultura meno profonda e raffinata. Riconosciamo ai barbari i loro meriti: il web ha dato a tutti la possibilità di produrre cultura e informazione. E questo è grande. Chiunque abbia qualcosa da dire: con parole, immagini, suoni può facilmente comunicarlo al mondo. Può cercare un pubblico per la propria creatività e a livello planetario!
Siamo arrivati al cuore del problema, secondo me: internet, Google. Hanno veramente dato vita a un nuovo modo di intendere la cultura, che ha penalizzato il ruolo del libro, lo ha ridimensionato nel suo valore totemico. Ma intendiamoci il libro rimane e rimarrà per alcuni usi insostituibile. Come dice Baricco, anche l'invenzione della scrittura o della stampa, hanno a loro volta prodotto discontinuità importanti: per esempio non abbiamo più aedi, rapsodi e cantastorie in grado di recitare l'Iliade a memoria, ma non per questo abbiamo avuto meno cultura o una cultura meno profonda e raffinata. Riconosciamo ai barbari i loro meriti: il web ha dato a tutti la possibilità di produrre cultura e informazione. E questo è grande. Chiunque abbia qualcosa da dire: con parole, immagini, suoni può facilmente comunicarlo al mondo. Può cercare un pubblico per la propria creatività e a livello planetario!
Citazione:
“Eleganza,
purezza e misura, che erano i principi della nostra arte, si sono
gradualmente arresi al nuovo stile frivolo ed affettato che questi
tempi dal talento superficiale hanno adottato. Cervelli che per
educazione o abitudine non riescono a pensare qualcosa d’altro che
i vestiti, la moda, il pettegolezzo, la lettura di romanzi e la
dissipazione morale, fanno fatica a provare i piaceri più elaborati
e meno febbrili della scienza e dell’arte. Beethoven scrive per
quei cervelli e in questo pare che abbia un certo successo, se devo
credere agli elogi che da ogni parte sento fiorire per questo suo
ultimo lavoro…”
(
The Quarterly Musical Magazibne and Review come critica alla Nona
Sinfonia)
Notare
che nel criticare quella che diventerà la colonna del Romanticismo,
questo insigne critico accomuna i nuovi barbari che ascoltano questa
deprecabile musica, ai lettori di romanzi!!
Incredibile.
E
pensare che oggi riteniamo nuovi barbari, coloro che NON leggono
romanzi…
Come
cambia il comune senso del…, no?
Insomma,
continuiamo.
I
saccheggi.
Arrivano
da tutte le parti i barbari, e noi notiamo continui saccheggi,
vediamo villaggi e roccaforti crollare ma non riusciamo ad intendere
il tessuto che tiene insieme il disegno collettivo. Baricco lo fa in
una sorta di visione dall’alto, privilegiando l’osservazione di
alcuni fenomeni che secondo lui sono indicativi per comprendere il
fenomeno nella sua interezza.
Il
vino, per esempio, lo facevano esclusivamente francesi ed italiani.
Si andava dal vinello che tutti bevevano a tavola fino a vere e
proprie forme d’arte che erano i vini pregiati. Nel resto del mondo
si bevevo altro: birra, super alcolici e cose così, ma il vino era
patrimonio di questi due popoli. Poi, dopo la Seconda Guerra Mondiale
i barbari, tornarono a casa loro portandosi il piacere di bere vino e
la tentazione di produrlo.
Cominciarono
in California ma il loro target era il mercato interno con gli
americani che di vino ne capivano ben poco, e così si pensò di
adattarlo affiancandolo al marketing ed ottennero un prodotto
semplice, facile al gusto e spettacolare.
Il
vino Hollywoodiano.
Essendo
l’America la capitale dell’Impero, non fu difficile convogliare
la comunicazione attraverso film o serie televisive dove i
protagonisti bevevano vino, ed avendo una distribuzione capillare di
prodotti americani, come si conviene alla capitale di un impero, in
breve tempo ottennero che il vino americano si diffuse nel mondo
tanto che oggi vende molto più del vino francese ed italiano messi
insieme. Non solo, ma queste due nazioni europee non solo hanno
cominciato ad assorbire quote di mercato di vino americano, ma hanno
cominciato a produrlo!
Se
vai da uno di questi nobili vignaioli, uno che chissà da quante
generazioni i suoi avi facevano il vino in cima a quella collina, uno
plasmato e convinto dalla sacra arte di vinificare e gli chiedi cosa
ne pensa del vino hollywoodiano, magari uno di quelli che ha
cominciato a produrre pure lui, ti dirà che vabbè, si tratta di
prodotti commerciali per non intenditori, gente che non ha mai avuto
la cultura del vino. Barbari, insomma.
Come
chiedere a Schumacher un giudizio sui go-kart o chiedere a Proust una
valutazione di Faletti o quel che è peggio, chiedere ad Uto Ughi
perché Giovanni Allevi secondo lui non sarebbe degno di suonare il
concerto di Natale al Senato.
Il
dotto Petrarca (secondo l´arguta ricostruzione di Alberto Asor
Rosa), deprecava la diffusione della Commedia fra il popolino di
Firenze, cioè fra i «tintori», gli «osti», i «lanaioli»:
deprecava cioè il successo di massa contro il successo di critica.
I
Barbari e la comunicazione
Ripetiamo
alcuni punti della nostra riflessione perché non fanno mai male.
Innanzi tutto le invenzioni tecnologiche sono protesi delle nostre
capacità, la gru delle braccia, la ruota dei piedi, le armi del
pugno e dei denti, eccetera. I media sono estensioni dei nostri sensi
e vanno intesi come protesi fuorché il computer e Internet che
essendo estensioni del nostro cervello si espandono in un “campo”
come quello magnetico, elettrico, e così via.
Ogni
media che si affaccia sul mercato inizia con la forma di altri media,
ne contiene altri ancora e si sviluppa in un modo non previsto.
La
luce è un medium purissimo in quanto ha senso quando ne contiene
altri: modifica la nostra vita cancellando le differenze tra il
giorno e la notte, permette un’operazione chirurgica o una partita
di calcio a qualsiasi ora, annulla il tempo e lo spazio con il Web
ecc.
L’automobile
comparve nella forma del carro che voleva sostituire, l’aeroplano
nasce dalla tecnologica delle biciclette, il telegrafo serviva per
avvertire i capistazione dell’arrivo del treno, poi a questa
notizia si aggiunsero dati meteorologici pubblicati dai giornali,
quindi notizie tra privati, la radio e via così.
Succede
però che quando un medium si sviluppa eccessivamente, diciamo così
si scalda, entra in crisi e capovolge la sua funzione. È successo
con le automobili che facevano risparmiare tempo per andare al lavoro
e che ora in un eccesso di produzione, intasano le vie cittadine, non
si sa più dove parcheggiarle, e obbligano a spendere un tempo
improduttivo spostandosi per raggiungere il luogo di lavoro. Allo
stesso tempo le strade (che sono un medium) della città si sono
trasformate in autostrade, mentre le superstrade che portavano in
periferia hanno causato una tale saturazione che ormai il loro
percorso è un continuum della città, senza soluzioni di continuità
(si pensi solo che la main road di Los Angeles è lunga più di 200
kilometri, quanto la nostra Milano-Torino) e si è pure capovolta la
funzione tra città e campagna, dove quest’ultima era il luogo di
lavoro e la città del divertimento e del tempo libero. Oggi la
strada ha capovolto queste funzioni e si lavora prevalentemente in
città ed in campagna si va per trascorrere il fine settimana.
Stupisce
in questi tempi di crisi economica, il tentativo di riavviare
l’economia incrementando la produzione di auto, che non sappiamo
più dove mettere e che tanti problemi danno con l’inquinamento,
invece di tentare di far lavorare le persone senza farle muovere da
casa!
°
E
veniamo ai mezzi di informazione. Nell’eccessivo sviluppo della
tecnica e delle vecchie forme di diffusione ci troviamo davanti al
fenomeno che la comunicazione, che era nata per informare, si è
trasformata in una tecnica per “far accadere” le cose.
Facciamo
un esempio: supponiamo che in una parte sperduta della Groenlandia ci
sia una pineta incontaminata che una squadra di Rangers va a
controllare ogni tre mesi, e che il satellite esplora ogni settimana.
Se cade un albero, finché il fenomeno non sarà rilevato, quella
pineta rimarrà integra. Solo quando il fenomeno sarà scoperto ci
sarà una relazione agli organi competenti che i giornali proporranno
nelle forme più congeniali ai loro lettori:
“CADE
UN ALBERO IN GROENLANDIA: EFFETTO SERRA?”
“ALBERO
CADUTO, FORSE PER MANO RUSSA. Fine della distensione?”
“ALBERO
CADUTO TRE MESI FA. Inefficienza dei controlli?”
E
via così, perché la notizia prende forma quando inserita nel
contesto del nostro vissuto che modifica. McLuhan diceva che leggere
il giornale al mattino è come immergersi nella vasca d’acqua calda
delle nostre convinzioni che vengono rafforzate dalle notizie…
Sono
però arrivati i barbari che approfittando di nuove tecnologie, non
spendono più i loro soldi per comprare il quotidiano che rafforzi le
loro convinzioni, ma con lo stesso importo pagano l’allacciamento a
Internet e dal web si leggono non solo TUTTI i giornali disponibili,
ma pure quelli che non leggerebbero mai.
Succede
pure a me, ed oggi vi parlerò di due articoli del “Giornale”.
Ahimè,
a volte su questo foglio e sui sui due ultimi direttori sono nate
polemiche, e pure sui due giornalisti che più avanti citerò, che
qualcuno ha definito giornalisti-jukebox, in quanto basta mettergli
una moneta in quel posto e loro cantano la canzone che il committente
vuole sentire.
Ma
stiamo parlando di fenomeni massmediatici e qui non ci importa molto
la politica. Dunque, cominciamo con questo FACCi.
Cosa
dice in sostanza?
Furti
e omicidi a scopo di rapina negli ultimi venti anni sono diminuiti.
Perfino dimezzati. Gli stupri sono in netto calo. Nel 2008 sono scesi
da 5.062 a 4.637. L' otto virgola quattro percento in meno. Le
violenze sessuali aggravate, nel triennio 2006-2008, sono entrate in
profonda crisi: -16%. E gli stupri di gruppo, le cosiddette gang
bang, lamentano nel 2008 una diminuzione di ben il 24,6%...
E
via così. Dice le cose che si sapevano, che giravano nel Web da
tempo, che però i giornali ignoravano, e cioè che gli omicidi, le
rapine, gli stupri, sono diminuiti. Ma perché mai, questo tizio tira
fuori questi argomenti proprio alla vigilia del congresso che sancirà
il trionfo del suo datore di lavoro (che nasconde la proprietà
dietro la firma del fratello)? La risposta è nel McLuhan: “Per far
accadere le cose” per trasformare cioè la paura che è stato il
motore di una campagna elettorale forsennata ed intimidatoria, con
quotidiani e TG che avevano triplicato lo spazio per questo genere di
notizie, in una rassicurazione mediatica: “se prima la situazione
era insostenibile, ora grazie all’Uomo Nuovo, quello che fa
arrivare i treni in orario, finalmente torna la calma e potete
riposare beati sui vostri sofà a godervi le tette offerte dal Grande
Fratello…”
Il
secondo articolo è ancora più subdolo e parte con l’intenzione
apparente di tessere l’elogio di quei giornalisti eroici che in
terre di mafia e di camorra rischiano la pelle per dare notizie con
nomi e cognomi. Sembrerebbe un giusto tributo, vista anche la cronaca
che ci ha propinato la foto di Pino Maniaci (su tutti i giornali così
la mafia prende meglio la mira) denunciato per il suo “disegno
criminoso” di lottare contro la mafia da Telejato SENZA il
tesserino dell’albo dei giornalisti (istituzione notoriamente
fascista, messa lì da Mussolini per controllare le notizie). Bufala
pazzesca, visto che Telejato ha un signor direttore responsabile, un
giornalista che si chiama Riccardo Orioles, un eroe del nostro tempo,
in serie difficoltà economiche perchè non si piega. Non lo
ammazzano perchè è ricoperto da tanto prestigio che ne farebbero un
Super Eroe e invece è meglio lasciarlo li' in quel modo, nel
silenzio colpevole di questa orrenda e collusa nazione che preferisce
parteggiare per gli amorazzi del Grande Fratello piuttosto che
impegnarsi a ripulire il paese.
Il
pezzo in questione non è scritto in elogio dei cronisti di Caserta e
Napoli, ma è un atto d’accusa nei confronti di Saviano, che
qualche giorno prima in televisione era comparso per farci capire il
linguaggio dei media del suo paese, prontamente querelato dal
direttore responsabile del quotidiano di Caserta.
Il
pezzo non elogia quelli che Saviano NON ha messo sotto accusa. Lui
parlava di linguaggio, di connivenze dei direttori e delle proprietà
con il sistema camorristico, l'acqua per intenderci senza la quale la
paperella non galleggia. Di Saviano, io che ho fatto i capelli
bianchi nel Web, si conoscevano le gesta PRIMA di Gomorra, dalle
cronache dei coraggiosi che lo descrivevano col suo motorino a
portare i suoi articoli ai giornali che li rifiutavano.
La verità l'ha detta Saviano: la sua aspirazione è diventare Primo Levi, uno che non ha descritto l'Olocausto, ma con le sue parole HA PORTATO la gente a vedere Auschwitz.
Vai, ragazzo, portaci a Caserta, a dispetto dei giornalisti jukebox…
La verità l'ha detta Saviano: la sua aspirazione è diventare Primo Levi, uno che non ha descritto l'Olocausto, ma con le sue parole HA PORTATO la gente a vedere Auschwitz.
Vai, ragazzo, portaci a Caserta, a dispetto dei giornalisti jukebox…
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