Questo non è un libro.
Mi pareva d'averlo già detto.
E allora come
chiameremo la parte che viene dopo e che ha la forma dell'Appendice?
Credo che questo sia il
momento più adatto per porci la domanda fatidica: che ne è del
McLuhan e di tutte le sue teorie? Ha ancora senso, a più di
cinquant'anni dal suo LA SPOSA MECCANICA seguire i suoi enunciati
per tentare di capire il mondo della comunicazione? La risposta è
complessa non solo per la personalità eclettica dell'autore che ha
esposto il suo pensiero in modo apodittico rifiutando la serena
discussione (famoso per i suoi: “Lei non ha capito nulla del mio
lavoro”) rimanendo all'esterno alla dialettica del mondo
accademico, spostandosi o avventurandosi nell'imprenditoria e nella
consulenza, col risultato di non riuscire mai a far parte di un
nucleo intellettuale che potesse meditare, assimilare ed
eventualmente riproporre i suoi difficili concetti. Anche
l'esposizione delle sue teorie avveniristiche con fulminanti sintesi
adatte più ad essere citate che ad essere capite, non ha agevolato
la comprensione dei fenomeni che il McLuhan descriveva.
In Italia specialmente, i
suoi libri vennero pubblicati con colpevole ritardo e delle tante
critiche che in tutti questi anni l'autore ha accumulato, ne propongo
solamente tre che per l'importanza degli autori e delle loro
posizioni possono riassumere buona parte della critica italiana.
Il primo intellettuale di
altissimo spessore è Umberto Eco, che pubblicò nel 1967 “Cogito
Interruptus”, una vigorosa stroncatura del libro: “Understanding
Media” edito in Italia dal Saggiatore di Alberto Mondadori, e
commentando il famoso “Il mezzo è il messaggio” scrisse:Va bene.
Vorrà dire allora che quando riceverò un telegramma leggerò il
postino! Battuta fulminante che per arguzia e intelligenza ciascuno
di noi sarebbe disposto a scrivere a costo di qualsiasi bassezza. In
tutto questo tempo Eco non è mai ritornato sull'argomento per
chiarire se si sia trattato semplicemente di una battuta, o se a
distanza di anni abbia cambiato il suo parere. Secondo me dovrebbe
farlo se non altro perché lui occultamente e scientemente è
l'intellettuale che meglio ha assimilato e si è avvantaggiato delle
teorie del McLuhan per migliorare il proprio lavoro di semiologo.
Il secondo intellettuale
che vorrei citare è Stefano Bartezzaghi che in occasione del
venticinquennale della morte del McLuhan scrisse su Repubblica un
interessante articolo in cui con la sua consueta leggerezza
ripercorreva i capisaldi delle sue teorie, riportava gli slogan più
incardinati nella memoria collettiva, ripercorreva qualche episodio
della vita e del pensiero dell'autore e poi in conclusione lasciava
elegantemente il giudizio in sospeso.
Il terzo è Gino
Agnese, giornalista del Tempo, nel 1982 fondò la rivista “Mass
Media” e tra l'altro collegò il McLuhan al futurismo del
Marinetti. Gli chiesero un giudizio sul McLuhan, e lui che era
accreditato come uno dei più profondi conoscitori dell'argomento,
dichiarò:
Di McLuhan resta
semplicemente questo: il merito di averci mostrato la necessità di
avere un atteggiamento critico verso i media. Poi molte cose che lui
ha detto si sono rivelate infondate, ma questo no, questo resta:
siamo critici, stiamo attenti: questo è il suo insegnamento. Quanto
alla sua attualità, lì il discorso è diverso, perché McLuhan
muore prima di Internet, senza averne previsto l’invenzione.
Internet è una realtà che non è stata prospettata da nessun
futurologo. La grande novità è che la Rete in qualche modo ha
capovolto il messaggio più noto di McLuhan, secondo il quale il
mondo è il "villaggio globale", poiché dopo Internet si
può ben dire che ogni villaggio sia diventato mondo. E quindi la
conclusione è un po’ malinconica perché si può dire che il
profeta – McLuhan è stato definito "il profeta dei media"
– nel tempo nostro è una figura impossibile: le cose evolvono così
in fretta, le novità si profilano all’orizzonte in maniera così
veloce e impreveduta, che le personalità di forte intuito, di più
vasta apertura mentale e di più grande coraggio intellettuale
finiscono col non essere all’altezza dei tempi.
Riprendo nella totalità
questa affermazione perché rispecchia il pensiero di molti
intellettuali che benché preparatissimi, non hanno potuto o peggio
voluto capire il punto di vista del McLuhan. Questi intellettuali
finissimi, alfabetizzati e difensori del “punto di vista” non
riescono più a concepire una comunicazione senza centro, dove non
c'è più un referente e un fruitore perché è scomparso il prima e
il dopo, il davanti e il didietro, il sopra e il sotto e loro che
sono diventati il “centro” della intellighenzia, non possono o
non vogliono accettare ciò che a loro giudizio è diventato il caos.
E' successo ai ballerini del Rock and Roll che dopo anni di
allenamenti ed esibizioni, si videro superati nelle balere da gente
senza specializzazione che ballava il twist e il surf e si divertiva
contorcendosi in modo disordinato e senza regole sotto gli occhi dei
“rocchettari” che si erano specializzati in passi, figure e
volteggi coordinati. Così a questi raffinati alfabeti diventati
punti di riferimento, ripugna la contemporaneità immediata e il
coinvolgimento totale della forma elettrica della comunicazione senza
centro da cui partono le periferie, ma con le periferie che sono
diventati esse stesse centri di comunicazione. Per molti di loro poi,
le cui sensibilità sono state deformate e in qualche modo bloccate
nelle posizioni fisse della scrittura meccanica della tipografia, le
forme tattili della comunicazione elettrica sono addirittura
invisibili. Non è colpa degli intellettuali che in questi casi hanno
una funzione di retroguardia, ma è compito degli artisti avere
visioni con cui evocare e rappresentare le nuove frontiere
tecnologiche. Aggiunge il McLuhan:
“Queste persone
sono vittime dei media riluttantemente mutilati dai loro studi e dal
loro lavoro come i bambini in una fabbrica vittoriana...”
Che McLuhan poi, muoia
prima di Internet senza averne previsto “l'invenzione” è una
frase che secondo me può dire solo qualcuno che non ha letto
“Understanding Media” o che l'ha letto distrattamente o che se
l'è fatto riassumere in comodi bigini. Mi spiego meglio: vediamo la
funzione del profeta.
Secondo il Mito, Cassandra
che aveva ingannato Apollo promettendogli amore in cambio della
chiaroveggenza, venne punita dal dio per non aver mantenuto la
promessa facendo in modo che prevedesse il futuro ma che nessuno le
credesse. Il Mito è fondatore e porta sempre con sé brandelli di
verità ma in questo caso potremmo andare ancora più a fondo dicendo
che coloro che non credono alla profezia, di solito lo fanno perché
non si rendono conto di che si tratti. Prendiamo per esempio Gesù
Cristo dinanzi al Tempio e la sua profezia: “Non ne resterà pietra
su pietra”, che a coloro che lo stavano ascoltando poté sembrare
semplicemente un'invettiva. Furono gli estensori dei Vangeli dopo il
70 A.D. cioè dopo la distruzione del Tempio da parte di Tito che si
accorsero che ciò che era stato detto mezzo secolo prima era una
profezia.
Diversa invece la
frase sempre di Gesù Cristo: “Ognuno prenda la sua croce, e mi
segua” che con ogni probabilità è una riminiscenza dell'estensore
delle loghìe,
perché la croce non aveva nessun significato simbolico PRIMA che vi
fosse lo scandalo di un Dio crocifisso. E' come se Giovanni XXIII si
fosse affacciato all'udienza del mercoledì ed avesse affermato:”
Piangete i vostri morti nei grattacieli a causa di aeroplani e non
andate a distruggere un altro popolo” frase incomprensibile ai suoi
contemporanei, ma acclamata con vigore dopo le vicende dell'11
Settembre alle Twins Tower di New York.
E veniamo al McLuhan.
Quando cominciò a scrivere le sue prime intuizioni il computer era
una macchina che registrava dati su un nastro magnetico. Da qui la
sua prima constatazione che esso fosse il proseguimento della
tipografia perché spezzava e inanellava dati in modo logico
sequenziale. Per spiegarci, poiché si erano scoperte le alte
funzioni della memoria elettronica, si sarebbe potuto per esempio
mandare una lettera a tutto l'elenco telefonico di Toronto perché i
dati stavano comodamente in ordine alfabetico, un po' meno veloce la
ricerca per esempio di tutti gli utenti di Trafalgar Square perchè
tra quelli che cominciavano per la lettera A e quelli con la Zeta
occorreva scorrere tutto il nastro. Con questo vogliamo dire che il
McLuhan non si rese conto che sarebbe arrivato il processore su disco
fisso e quindi non capì la funzione del computer?
Non mi pare. Credo
piuttosto che parlando delle nuove tecnologie della comunicazione di
massa ( tra le quali non cita il computer) si intuisca A POSTERIORI
che ne prevedesse gli sviluppi. Allo stesso modo è errato pensare
che egli sbagliasse nel teorizzare un villaggio globale mentre la
realtà ci mostra come ogni villaggio sia diventato il mondo, quando
i due concetti sono perfettamente identici, cosa più volte
teorizzata dall'autore. Anzi, per essere obiettivi, vediamo in realtà
quali furono le previsioni sbagliate del McLuhan. Primo, nello
spiegare l'impatto mediatico della fotografia, egli cita come
esempio: “ la vista di gentiluomini
che ordinavano da bere nei circoli standosene comodamente seduti sui
loro cavalli provocò rapidamente un senso di revulsione tra la gente
comune che indusse i ricchi americani ad abitudini timidamente
modeste e oscure dalle quali non si sono più discostati...”
Anche le persone
diventano istantanee....quando devono condividere con l'intera
umanità l'estensione del loro sistema nervoso centrale. In tali
condizioni i consumi dimostrativi o gli sprechi da status symbol
diventano impossibili anche per il più audace dei ricchi che si
riduce a consumi omologati.
Non aveva previsto il SUV,
il Rolex da 24.000 dollari, e tutti i consumi che vengono definiti
come “status symbol”.
Aveva previsto la
scomparsa della ruota, intesa come mezzo di trasporto, partendo dalla
considerazione che l'aereo usa le ruote solo per una minima parte del
suo percorso. La ruota è scomparsa dal disco del telefono e da
qualche altro marchingegno, ma quella dell'auto per ragioni di
macroeconomia, non scomparirà tanto facilmente.
Con il computer ha
previsto la diminuzione dell'uso della carta che invece è aumentato.
Ha previsto la scomparsa del manuale d'istruzioni che invece è
diventato sempre più voluminoso visto le molteplici funzioni degli
oggetti elettronici.
Una cosa invece che
McLuhan non ha previsto e non poteva prevedere è il fenomeno Google,
l'espediente tecnologico più rivoluzionario dopo l'invenzione della
stampa a caratteri mobili. Per la verità egli aveva teorizzato che
qualsiasi nuova tecnologia nasce con alcuni obiettivi immediati
apparenti per poi svilupparsi in un'innovazione tecnologica che
rompendo i privilegi di un ristretto numero di usufruitori apre la
possibilità di accesso ad una nuova popolazione di utenti.
E così è successo alla
Rete, nata per scopi militari che si è sviluppata in modo
imprevedibile specie quando gruppi economici e di potere tentarono di
catturare gli utenti che vagavano per il Web indirizzandoli in
portali, specie elettronica di centri commerciali che raggruppavano
servizi e offerte interessate dagli sponsor dove secondo i maghi del
marketing si sarebbe concentrato il business elettronico. Errore
pagato carissimo (in termini di perdite aziendali). Infatti l'utente,
che nel web ha acquisito una indipendenza individuale persa nella
vita reale, presto si chiese: perché devo entrare in un portale per
conoscere che tempo farà al mio paese, quando posso collegarmi
direttamente ai satelliti che in contemporanea mi danno tutte le
previsioni del tempo sulla Terra? Il problema era quello di conoscere
l'indirizzo web di queste strutture e per agevolare la navigazione
erano nati i motori di ricerca tipo Altavista che fungevano da
enciclopedia elettronica. Bastava cliccare una parola e comparivano
tutte le pagine del mondo in cui quella parola era scritta. Il
difetto stava nel fatto che comparivano in modo casuale e non in
ordine di importanza ma in base alla frequenza della parola che il
motore di ricerca trovava nelle pagine cercate. Se per esempio uno
avesse cliccato la parola “porcini” sarebbero comparse 1.200.000
pagine sui funghi porcini, evidentemente non consultabili tutte e un
milione duecentomila! Il problema era che magari tra le prime pagine
comparivano i porcini di Borgotaro, poiché esiste una famosa fiera
in quella località, alcune pagine di ricette messe on line da
casalinghe deliziose, qualche caso di intossicazione per l'Amanita
Muscaria, libri per bambini ma le cose più importanti, tipo il
Bresadola, Wikipedia con le catalogazioni, un manuale di scienze
naturali e cose così interessanti, si potevano trovare solamente
dopo aver aperto pagine e pagine di notizie inservibili.
Era il 1966 e Larry
Page e Sergey Brin, i due studenti ventitreenni che stavano
rivoluzionando il mondo della comunicazione, intuirono l'importanza
dei links, cioè di
quei rimandi ragionati che indirizzavano verso le pagine più
importanti: più importante era il sito che indirizzava, maggiori
erano i link che le indicavano, quelle erano le pagine che
comparivano per prime nel motore di ricerca.
Questo è Google: milioni
di frecce che vi indirizzano verso pagine guida della conoscenza,
come se uno si trovasse in una città sconosciuta e chiedesse a tutti
quelli che incontra dove si trova Piazza Garibaldi, per seguire poi
la maggioranza delle indicazioni che vanno in una direzione che si
rivelerà quella esatta. Il problema però, nella cultura, non è
così semplice e le pagine più cliccate non è detto che siano le
più profonde o le più preziose. Sono solo le più frequentate, per
cui la Verità non è più solo quello che credono gli altri, ma
soprattutto quello che gli altri hanno trovato più velocemente.
Non è un problema da
poco.
Recentemente per
esempio, un'amica virtuale, di quelle per intenderci con cui si
chatta ma non si hanno relazioni, mi ha mandato una frase:”Le
parole che non ti ho detto” che mi hanno ricordato il mio amore per
Jorge Luis Borges e il piacere che mi ha dato in molti Paesi dove ho
vissuto, di leggerlo nella lingua originale. Intellettuale eclettico,
ha scritto poesie in italiano, spagnolo, francese, inglese e tedesco
ed io ricordavo il verso di una delle sue ultime poesie dedicate a
Maria Kodama, la sua giovane segretaria che si prese cura di lui fino
a diventarne la moglie negli ultimi istanti della sua vita, a cui
aveva dedicato alcuni versi che pressapoco facevano: “Quando
morrò, e verrai al cimitero a visitarmi, ti raccomando di non
strappare quei fiori rossi che troverai cresciuti attorno alla croce
della mia tomba: quelle sono le parole che non ti ho detto, le frasi
d'amore che non ti ho scritto” La mia
amica virtuale, male interpretando le mie parole, mi mandò lo
spezzone di un film con Kevin Costner e Paul Newman. Le scrissi
facendole notare che il film di Mandoki in originale aveva un altro
titolo: “The message in a bottle” e lei rispose scusandosi per
essersi confusa con il libro. Poiché io da anni seguo la ferra
regola inglese del “Rubbish in,
rubbish out” cioè che se nel
computer metti spazzatura poi quando vai a cercare ritrovi
spazzatura, mi affrettai a correggere l'affermazione della mia amica
secondo cui la frase in questione era relativa ad un libro, e andai
su Google per cercare la poesia di Borges digitando: “le parole che
non ti ho detto” e sono uscite 4.000.000 di pagine (diconsi
quattromilioni! ) che portavano nelle prime trenta pagine il film di
Mandoki, poi il libro di Spark, poi la canzone di Bocelli, poi Ron
(che forse ha scritto i testi di detta canzone) in seguito Enrico
Brignano che aveva girato l'Italia con uno spettacolo con quel nome,
quindi poesie sparse di giovani poeti italiani, e qualche blog dove
accidentalmente e non sempre in questo ordine venivano riportate le
medesime parole. Dopo 40 pagine (circa 500 Siti citati) di Google,
Jorge Louis Borges, l'autore di quei versi sublimi a cui si erano
ispirati altri artisti, non comparivano. Allora ho ricominciato la
ricerca anteponendo BORGES alla frase precedente, sono uscite 400
pagine (circa 5.000 Siti) che non mi hanno portato da nessuna parte.
La soluzione sarebbe stata quella di cercare BORGES POESIE, ma non
ricordavo in che lingua avevo letto il libro, in quale Paese l'avevo
comprato, e soprattutto in quale contesto la poesia (se si trattava
di una poesia o di un biglietto d'addio) era stata pubblicata.
Morale: da Google, cioè
dalla nostra cultura di lingua italiana è scomparso l'autore di quei
versi sublimi, non solo. Poiché le pagine più cliccate sono le
prime cinque, sei, sette e rare volte qualcuna in più, ci
ritroveremo nella condizione che più le pagine inerenti il film
saranno cliccate, e a maggior ragione appariranno tra le prime dieci,
più rimarranno posizionate tra le prime dieci, più saranno
cliccate.... e buonanotte a Borges.
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