Ho conservato per anni la
registrazione di una delle lezioni che Maurizio Costanzo - celebrato
e strapagato guru della comunicazione - teneva a vari gruppi di
dirigenti italiani, in cui diceva: “Come chiaramente scritto dal
McLuhan, la televisione è figlia della radio...” che secondo me
dimostrava chiaramente solamente il fatto che Costanzo non ha mai
letto il McLuhan o forse ne ha letto bigini che lo hanno tratto in
inganno. Intanto perché la radio è l'evoluzione del telegrafo e del
telefono. Contrariamente a quanto possa apparire, e' un media caldo
che non richiede un'alta partecipazione del pubblico in quanto si può
fruire anche usandola come sottofondo. Cambia il messaggio che se
drammatizzato risveglia le pulsioni tribali soffocate da tempo in
ognuno di noi alfabetizzati. La radio è il medium del delirio e
Hitler e Mussolini se sono l'esempio più lampante. Nelle
ricostruzioni televisive in cui compaiono i primi piani di questi due
dittatori ci si chiede come milioni di persone potessero essere
soggiogate da due figure così (cinematograficamente) ridicole, come
dimostrò Charlie Chaplin nel suo “Dittatore”. Fu la radio, che
completando l'immaginario collettivo riuscì a far muovere milioni di
persone per andare ad assistere ai loro discorsi.
La televisione invece se
paragonata al cinema, che è intenso di dettagli, prospettive, piani
sequenza, appare fredda, bidimensionale, povera. La televisione sta
al cinema come la striscia giornaliera di fumetti sta alle notizie
del quotidiano. L'immagine televisiva però non ha nulla in comune
con il cinema o con la fotografia, se non il fatto di offrire una
Gestalt ovvero una disposizione di forme non verbali fruite come
percezione immediata (senza essere precedute dalla sensazione).
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