lunedì 23 giugno 2014

SESTO POTERE

Ho trovato on line questa pagina
è inerente gli argomenti che stiamo trattando
per questa ragione ve la pubblico qui.
Buona lettura

Aldo Vincent
I miei libri li trovate su Amazon.it




Sesto potere

di
Alessandro Gilioli
Dopo il caso Grillo, internet sotto accusa: è davvero un luogo di confronto democratico o può diventare un ''grande fratello'', più persuasivo, populista e pericoloso della televisione?Quando Hillary Clinton si è presentata alle presidenziali americane lo ha fatto con un messaggio in Internet. Un filmato brevissimo, otto secondi. Molto leggero, per non escludere chi non aveva la banda larga o era in Rete col telefonino. Che cos'ha detto Hillary? Niente o quasi: sono qui, mi candido, converseremo, arrivederci. Una performance salutata dai più con entusiasmo (wow, siamo nell'era delle Web-primarie!) ma che forse nascondeva l'essenza profonda della comunicazione politica in Rete: ultralight, brevissima, priva di contenuti, degradata a minispot. L'ipotesi che il videoclip della Clinton rappresenti la più evidente metafora dei rischi di Internet viene avanzata da un docente di marketing come Paolo Landi, che a metà ottobre uscirà con il primo libro 'Contro il Web' scritto finora in Italia: 'Impigliati nella Rete', edito da Marsilio. Un saggio, ovviamente, pensato prima che Beppe Grillo riempisse le piazze con i suoi 300 mila usciti dal mondo virtuale per incarnarsi in lunghe fila davanti ai banchetti. Ma è proprio il fenomeno Grillo a far esplodere la questione in tutta la sua attualità: e se Internet, per caso, fosse 'peggio' della televisione, in termini di persuasione occulta e manipolazione dei cervelli?E se il mezzo 'democratico' per eccellenza, quello con cui chiunque può partecipare e far sentire la sua voce al mondo a costo zero, fosse invece un medium che esalta infinitamente il carisma e semplifica a dismisura il messaggio? Ancora: e se per ottenere consenso attraverso la Rete - scatenando il famoso tam tam che consente di diventare popolari on line - fosse indispensabile un'esaltazione dei toni, un impoverimento del linguaggio e un azzeramento della riflessione? Insomma: e se Internet rischiasse in qualche caso di trasformarsi in una specie di 'Sesto potere', ancora più potente del Quarto di Orson Welles e del Quinto di Sidney Lumet?


Ovviamente nel successo di Grillo agli elementi mediatici si mescolano robuste questioni di contenuto, come l'avversione diffusa per una classe di politici che ne ha combinate un po' troppe. Ma
è attraverso il Web che Grillo è uscito dal cono d'ombra mediatico a cui l'aveva costretto il lungo esilio televisivo, ed è usando la grammatica di Internet che il comico genovese ha diffuso il suo messaggio, ottenendo i risultati che si sono visti. E allora la domanda resta: com'è fatta questa grammatica? Porta al confronto orizzontale e alla vera partecipazione dei cittadini dal basso o - al contrario - a un'illusione di coinvolgimento che nasconde dinamiche in cui la qualità dei messaggi è secondaria rispetto alla capacità di utilizzare il mezzo?

"La Rete è il modello di comunicazione ideale per una generazione che ha tempi di consumo rapidi e non gradisce altre forme espressive in cui i contenuti non siano sintetici e sincopati", accusa Landi. Il cui riferimento è, evidentemente, al fatto che il linguaggio con cui si comunica sul Web (dagli Instant messages agli stessi blog, fino ai videoclip) ha come caratteristica fondante l'estrema brevità. I famosi tre minuti oltre i quali si cambia canale in tivù, sono diventati quattro righe di 'post' o cinque secondi di videoclip oltre i quali si cambia sito. Con la conseguenza che la Rete rischia di premiare i messaggi meno articolati. Oltre che, naturalmente, i più 'divertenti':
al Web ci si avvicina come mezzo più di entertainment che di informazione, quindi non è strano che ad aver successo sia un comico, proprio come su YouTube i video più popolari sono quelli che fanno ridere. Ma è sul mix di assertività e rozzezza che insiste Landi: "Come Hillary, costretta a usare nel suo messaggio in Rete un linguaggio a prova d'idiota, anche Beppe Grillo ricorre a concetti molto basici per farsi capire dal popolo dei blog. A molti può sembrare una grande novità in politica usare la parola 'Vaffanculo', ma è la parola magica che tutti capiscono in un universo come la Rete che ha tempi di consumo rapidissimi. Che non azzerano la distanza tra politico e cittadino ma semmai azzerano la comunicazione di idee".

Un parere isolato? Neanche tanto. Uno dei maggiori filosofi del Web ,
David Weinberger (coautore del 'Cluetrain Manifesto') spiega a 'L'espresso' che "Internet per sua natura è un medium che permette l'espressione di posizioni populiste", anche se, aggiunge, "questo non è necessariamente un male, perché rafforza il legame diretto tra la politica e la gente". Dice Weinberger: "Quello che è interessante dell'iniziativa di Grillo è che per la prima volta nella storia di Internet una e-campaign ha avuto un impatto reale: Grillo è riuscito a far smuovere la gente, a farla convenire in un luogo fisico reale. Da questo punto di vista dunque segna l'inizio di una nuova era, visto che finora nessuna campagna via Web aveva ottenuto questo risultato in nessun luogo del mondo".

Perché questo sia accaduto proprio in Italia, ovviamente, è motivo di ulteriore riflessione: può avere a che fare, ad esempio, con la ricorrente tendenza nostrana ad affidarsi all'Uomo forte - è la tesi di Eugenio Scalfari e di altri - o forse con il degrado della politica che ha fatto da detonatore. Ma quale che sia il motivo, il rischio che la Rete si trasformi in un Sesto potere viene segnalato con forza da un esperto italiano di lungo corso come
Vittorio Zambardino, che dal suo sito ZetaVu ha lanciato per primo il sasso nella blogosfera: "Pensavamo che Internet fosse un mezzo ugualitario, sereno e dai dialoghi ragionati: invece il caso Grillo mostra che la potenza della tecnologia funziona al servizio di un disegno carismatico, semplificatorio e sommario", dice Zambardino. E aggiunge: "Grillo ci ha mostrato che il furore sta alla comunicazione via Internet come l'ossigeno all'aria: la compone, le dà significato e senza quella non esisterebbe nemmeno".

Un atto di accusa in contromano rispetto all'opinione fino a ieri più diffusa (la Rete come mezzo orizzontale e pluralista, che fa crescere la coscienza sociale). Secondo
Antonio Sofi - docente di Sociologia della comunicazione a Firenze, blogger autorevole (su Webgol.it) e organizzatore di campagne elettorali on line in Italia e negli Usa - la provocazione di Landi e Zambardino è benvenuta ma va valutata all'interno di un contesto più complesso: "Si può usare Internet in mille modi diversi e con mille finalità, quindi può ben essere un luogo carismatico di semplificazione e di aggressione", dice Sofi: "Vale l'esempio del classico coltello che può essere usato per tagliare il pane o per offendere. Non esiste una sola Internet, ma tante Internet quante sono le persone che la usano. Ecco perché le semplificazioni e le aggressioni e le derive populistiche e i culti della personalità non possono inibire il funzionamento della Rete nel suo complesso".

Aggiunge
Kevin Kelly, fondatore della rivista 'Wired' e autori di diversi libri sulla Rete: "Io non credo che il Web sia un pericoloso Sesto potere, ma porre la questione ha un senso perché almeno si mette in discussione l'idea opposta - molto diffusa e secondo me illusoria - che la democrazia possa essere allargata e ampliata dal Web. Invece i politici e i network usano la Rete come un loro strumento, un altro megafono per dare voce ai loro interessi, come fanno con gli altri media. Un demagogo o un capopolo può usare Internet come usa la tv o i giornali. Meglio capirlo in tempo".

Insomma, la Rete non sarebbe né meglio né peggio dei media tradizionali: avrebbe le stesse opportunità e gli stessi pericoli. Un'opinione condivisa da uno studioso di Web come
Giuseppe Granieri, autore di 'Blog generation' (Laterza): "Grillo conosce lo strumento del Web e sa come usarlo", dice Granieri: "Sa come innescare i processi di passaparola e sa che deve confezionare un messaggio semplice, comprensibile da tutti e condivisibile da tutti: il che per definizione espone il messaggio al rischio del populismo. Quindi fa un buon uso strumentale della Rete. Ma il suo linguaggio non è specificamente internettiano: usa tutti i media che ha a disposizione, da sempre. Si è accreditato grazie ai trascorsi televisivi, usa spettacoli e Dvd e risonanza sui media tradizionali per mantenere visibilità e accreditamento. Poi usa Internet con i meetup e il blog. Che però senza tutto il resto sarebbero poca cosa". ConcordaDan Gillmore, columnist tecnologico della Silicon Valley e autore di 'We the media', uno dei libri chiave sul rapporto tra Web e informazione tradizionale: "Che la Rete possa diventare un media che fomenta sommosse o che legittima il qualunquismo mi pare discutibile. Però può essere molto efficace nello scatenare e organizzare fenomeni di fanatismo religioso e politico. Chi opera nella comunicazione su questo dovrebbe fare una riflessione".

E lui, Beppe Grillo, il cui successo 'newmediatico' ha scatenato il dibattito in Italia e all'estero, che ne dice? Molto semplicemente, esalta Internet come unico strumento d'informazione del futuro ("Voi giornalisti siete tutti morti!") e progetta di concentrare le sue future battaglie proprio sul terreno dei mass media: "Il prossimo V-day sarà contro la tv e i giornali", dice: nel tentativo (finora riuscito) di contrapporre il binomio 'casta politica-mass media tradizionali' all'accoppiata uguale e contraria 'Antipolitica-Internet'. Secondo Grillo, "in Rete se racconti delle balle dopo 24 ore ti arrivano duemila commenti che ti dicono che sei un cialtrone, quindi non puoi mentire, e questa è la democrazia. Se invece parli attraverso la tv o attraverso i giornali non c'è contraddittorio. Sul Web ce l'hai".

Un ragionamento molto lineare, fondato però sulla convinzione che i commenti a un blog costituiscano la forma più avanzata di confronto e di discussione in Rete. Il che lascia assai perplessi tutti quelli che con il Web 2.0 hanno una certa dimestichezza e considerano invece i commenti un sistema molto rudimentale di interazione. Il più critico in merito è
Massimo Mantellini, esperto di Internet e titolare di Manteblog.it, uno dei più stimati e cliccati siti hi-tech italiani: "Beppe Grillo in realtà sfrutta la Rete disinteressandosi delle sue caratteristiche di 'nuovo media', vale a dire di strumento comunicativo bidirezionale. Al contrario, usa Internet come un media convenzionale", dice. "In alcuni casi la politica tende a usare Internet 'da uno a molti', magari con semplici video messi on line", continua Mantellini. "Questa 'youtubizzazione' sottrae i politici dalla mediazione giornalistica e quindi li libera da molti fastidi: si parla direttamente all'elettore aspettandosi che questi ascolti e basta. Tuttavia in Rete questi tentativi sono una goccia nel mare e sono destinati a fallire".

Concorda un altro noto blogger italiano,
Luca Sofri, autore di Wittgenstein.it: "In Rete Grillo emette ma non riceve", dice: cioè lascia liberi i commenti ma poi non interagisce né con i suoi lettori né con il resto della blogosfera."E poi che cosa c'entra il contraddittorio dei commenti con la democrazia?", continua Sofri: "La democrazia è rappresentatività. Se ci fosse il contraddittorio su ogni cosa, a Martin Luther King dopo 'I have a dream' lo dovevano interrompere per sentire anche i sogni di tutti gli altri". Sulla stessa linea Antonio Sofi: "Lasciare un microfono aperto non è automaticamente democrazia. Grillo ha scelto di disegnare la sua Internet come fosse un palcoscenico teatrale, in cui c'è chi si esibisce sopra il palco dei post e un pubblico che sta nella platea dei commenti a godersi lo spettacolo e a chiacchierare tra loro. Di qui una certa illusione di partecipazione e interazione. Ma i commenti alla fine tendono a perdersi nel rumore di fondo di mille altri commenti diventando di fatto applausi o fischi". Rincara Paolo Landi: "In questo momento all'ultimo post di Grillo ci sono 2.433 commenti che il mio pc fatica ad aprire. Ma chi li legge? E chi ha voglia di rispondere a 2.433 sconosciuti o anche a uno solo di essi? Più che un contraddittorio sembra uno sproloquio. Collettivo, ma pur sempre sproloquio".

Tanto più che i mitici commenti, spesso anonimi, finiscono spesso per ridursi a puri turpiloqui, il che rafforzerebbe le critiche di chi considera Internet uno strumento che esalta l'assertività più triviale a discapito dei ragionamenti. Nota Luca Sofri che "
la Rete ha investito moltissimo sulla libertà a scapito della costruzione di un codice di civiltà, rispetto e regole (che è stato spesso visto come possibile ostacolo alla libertà). Oggi le persone più esperte e sagge sull'uso della Rete riconoscono che non sempre quello che è privo di regole è apprezzabile: come fu negli anni Ottanta con i famosi microfoni aperti di Radio radicale. In generale, mi pare che si riesca a trovare un equilibrio: poi però arrivano il grande comico e l'esasperazione per questi politici, e questo equilibrio si perde".

Allora i commenti ai blog sono uno spazio di democrazia o ne rappresentano solo una parodia, un'agorà vociante di anonimi che cicaleggiano e s'insultano nel vuoto? Per chi studia il Web 2.0 la risposta è abbastanza ovvia perché le vere forme di confronto in Internet sono altre, costituite dai Social network e dal dibattito ragionato che si sviluppa ogni giorno tra migliaia di blog. Sintetizza
Sergio Maistrello, autore del libro 'La parte abitata della Rete': "Se Grillo volesse usare veramente il Web come strumento di democrazia, a questo punto direbbe: ehi ragazzi, andiamo forte, ma non statemi tutti qui tra le palle, che i vostri commenti nemmeno li leggo, non ho né il tempo né la voglia. Semmai moltiplichiamoci, apritevi un blog anche voi, colonizzate le vostre reti sociali. È facile, se ci riesco io ce la potete fare anche voi". E allora Internet non correrebbe più il rischio di diventare il Sesto potere.(ha collaborato Paolo Pontoniere)(27 settembre 2007)



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Iscritto dal: 29-04-2006
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i commenti al blog di grillo, così come i "dite la vostra" dei quotidiani on line sono esattamente come quei muri dove la gente accavallava le scrittte e cuoricini trafitti con le iniziali. nessuno legge le scritte degli altri, gli interessa solo scrivere la propria.

e in ciò emerge tutta la rozzezza internautica e politica di grillo: manovra una massa ed è convinto di fare qualcosa di completamente nuovo


non sono convinta del fatto che il confronto in rete si sviluppi dal fiorire di migliaia di blog, la maggior parte dei quali è frequentata dall'autore e da una ristretta cerchia di parenti e amici.

per il confronto (ma anche per le sintesi e le proposte, volendo) la cosa migliore è un forum tematico ben amministrato


DemocraticoConVeltroni
 


Iscritto dal: 01-10-2005
Località: DemocraticoConEmiliano
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Grillo è un grande comico. Da vero populista, vende demagogia e alla gente piace. 20 euro a testa per i suoi spettacoli non sono tanti, anche se, a testa, paghiamo decisamente meno l'abbonamento annuale per tenere comici come Calderoli in parlamento. Grandissima pensata poi quella di concedere, come nel franchising, il suo brand in uso alle liste civiche (per la serie "fammi pubblicità gratis"). è puro Bu$ine$$ il suo. i Grillini non chiamateli "seguaci": sono semplici clienti.


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Iscritto dal: 29-04-2006
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Cita:
Scritto in origine da ziobob
Scusa la franchezza, ma tutta la gente che si è riversata per strada a firmare le 3 proposte di legge, come la chiami?



I commenti non sono proprio idioti e la cosa strana li leggono in molti
1. la chiamo una massa, una massa che segue un capo, nè più nè meno di una massa di iscritti/simpatizzanti di un partito che vanno al comizio del segretario e firmano una proposta appoggiata o promossa dal partito.

la differenza di mezzo (partito organizzato-blog organizzato) è poco importante.

un militante di partito va a dire la sua in sezione davanti a x compagni di partito.
uno che lascia un commento sul blog di grillo viene letto da quei pochi che hanno scritto subito prima o subito dopo di lui.

nessuno legge 2000 commenti a un post, e
giustamente perchè non serve a un tubo. io l'ho fatto alcune volte, a suo tempo, e ne ricavai una sensazione fisicamente sgradevole, tipo mal di mare, e una delusione intellettuale molto netta.

il dibattito è fatto di dialogo, non di una serie di monologhi.
ma grillo non risponde, non dibatte. per dirla in modo franco e brutale: non caga il mondo.

è la
struttura stessa del blog che lui ha scelto a impedirlo.

in effetti sto ripetendo quel che c'era nell'articolo iniziale: grillo conciona da un palco e al suo pubblico lascia uno spazietto per commentare lo spettacolo col vicino o con se stesso.

l'articolo era molto chiaro, e mi stupisce che siano proprio dei forumisti a non vedere la bufala della nuova democrazia di internet secondo grillo


Archdemon
 


Iscritto dal: 05-07-2006
Località: Se il mondo non ti piace, comincia a cambiare la persona nello specchio
Messaggi: 1.709
Cita:
Scritto in origine da Zdenek
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Sono considerazioni interessanti, condivisibili almeno in parte. Non condivido pero' la perentoria e facile conclusione che "la Rete non sarebbe né meglio né peggio dei media tradizionali: avrebbe le stesse opportunità e gli stessi pericoli", che tra l'altro sembra quasi suggerire di lasciar perdere la rete, tanto vale continuare a guardare la tv che e' uguale.

Non e' vero. Ciascuno creda pura che sia meglio, peggio, o nessuno dei due, ma certamente non sono due media uguali, sono invece diversissimi. Personalmente credo che la rete abbia cambiato la nostra vita quotidiana 1000 volte di piu' che non l'arrivo dei PC dieci-quindici anni prima, per esempio.

Non e' tutto rose e fiori, ci sono molte ambiguita' e "pericoli" (tra virgolette). I forum ne sono un esempio: alle volte qui ci scanniamo metaforicamente nelle discussioni politiche, ma quanti di noi si comportano nello stesso modo aggressivo quando parlano di persona col vicino di casa o con il collega d'ufficio? Quanti usano quotidianamente il linguaggio e i toni con qui riempiono i loro post? Secondo me quasi nessuno. Forse questo da un lato e' un'opportunita' (quella di sfogarsi senza avere paura), ma dall'altro e' un rischio (quello di abituarsi a sfogarsi senza prima pensare a rispettare l'interlocutore).



Tempo fa, sempre in un thread relativo a Grillo, provai a far notare come su internet si trovino soprattutto le informazioni su cui si imposta una ricerca.
Google è nato proprio in questo modo: ciò che interessa la maggior parte delle persone ti viene proposto per prima.
Un "inquinamento" del mezzo di comunicazione in questo modo diventa facilissimo.
Argomenti di "nicchia", trattati o conosciuti da pochissimi difficilmente hanno possibilità di fare il giro del mondo.
Nascono, così, aree riservate e/o private dove si incontra gente che già si conosce nella vita reale.

E' vero che Grillo non interagisce con quanti visitano il suo blog.
I commenti strutturati in quel modo in uno spazio virtuale così popolato non hanno alcun senso, né tantomeno sono democratici.

Avrebbe dovuto organizzare un forum come questo con un numero di moderatori adeguato.

Non credo gli convenga, però: sarebbe equivalente ad una discesa reale in Politica.

Iscritto

Iscritto dal: 05-02-2007
Messaggi: 588
La rivoluzione non russa: questo è solo l'inizio...
Questa notte ho rivisto il film di Woodstock, ebbene cari bamboccioni (d'ora in poi scusate ma vi chiamerò così...) stavolta la rivoluzione sarà attuata attraverso internet e non a colpi di canne, chitarre e minigonne...

L'unica cosa che possono fare i nostri governanti è limitare la libertà degl'internauti, per esempio chiudendo sito di Grillo o metterlo in galera per offesa allo stato sovrano.
Per il resto rassegnatevi perchè che vi piaccia o no internet è il futuro e i potenti dovranno abituarsi a perdere il controllo sulle masse giorno dopo giorno...



Il 'fenomeno' Beppe Grillo e il lato oscuro della Rete - Prima parte

Prima parte a cura di Utopico per Cani Sciolti

La rete è il nuovo 'Eldorado' per i politici e 'movimentisti' italiani. Il 'fenomeno' Beppe Grillo, il V-Day sono solo l'ultimo esempio di come Internet stia diventando terra di conquista e di manipolazione dell'opinione pubblica o di costruzione del consenso. Spulciando il web e motori di ricerca si trovano informazioni interessanti che aiutano a capire qualcosa di più di quella che sembra essere, all'apparenza, una 'rivoluzione dal basso' difficilmente catalogabile o, per lo meno, poco comprensibile a chi non ha conoscenza ed esperienza della rete, dei suoi meccanismi, del potenziale distruttivo o costruttivo di cui è dotata.

Il blog di Beppe Grillo è diventato, in poco tempo, uno dei siti più frequentati della rete a livello mondiale. Solo merito del comico genovese o dietro questo 'successo' c'è una ben precisa strategia (di marketing web) pensata e gestita da chi, della rete, è attore, protagonista e mentore?

C'è un altro blog italiano, quello di Antonio Di Pietro, che ha molte similitudini con quello di Beppe Grillo e, come faceva notare Massimo Mantellini qualche tempo fa. Se proviamo a ricercare i ' gestori' dei due siti in questione ( quello di Grillo e quello di Di Pietro) salta fuori la Casaleggio Associati (guardate in fondo alla home page del blog di Grillo nei Credits).

Chi è la Casaleggio Associati?

La società, come si legge sul loro sito, : "nasce nel 2004 a Milano per volontà di cinque persone interessate alla Rete ed alla sua evoluzione."

Fin qui tutto normale... Ma è l'obiettivo che chiarisce la natura della Casaleggio Associati:

"L'obiettivo della società è di sviluppare in Italia una cultura della Rete attraverso studi originali, consulenza strategica, articoli, libri, newsletter, seminari e con la creazione di gruppi di pensiero e di orientamento."

Bingo!, direbbero gli americani. E infatti è proprio dagli americani che la Casaleggio Associati ha copiato molto e in particolare dalla Bivings group.

Il Marketing virale

La Bivings group è un'agenzia leader nel social network negli USA, nasce nel 1993 matura una esperienza decennale collaborando con corporation di massimo livello. Le multinazionali come la Monsanto, ad esempio, affidano i propri messaggi a società come la Bivings Group, che manipolano l’opinione pubblica grazie al «marketing virale», intrufolandosi nei forum di discussione su internet e diffondendo le opinioni delle multinazionali sotto le sembianze di «comuni cittadini». Le multinazionali hanno imparato che il modo migliore per affermare il proprio punto di vista è stare in disparte e lasciare che a sostenerlo siano dei comuni cittadini.

Non vi sembra che anche nel caso di Beppe Grillo e dei 'grillini' vi siano molte analogie?

Un articolo sul sito web della Bivings intitolato "Marketing virale: come infettare il mondo" avverte che "vi sono alcune campagne in cui sarebbe poco opportuno o persino disastroso lasciare che il pubblico sappia in cosa è direttamente coinvolta la vostra azienda...semplicemente non è una mossa intelligente nel campo delle pubbliche relazioni. In casi come questo è importante prima "ascoltare" quello che viene detto on-line... una volta che vi siete collegati in questo mondo, è possibile inserire su questi canali dei messaggi, che presentano il vostro punto di vita come quello di una disinteressata terza parte... Forse il più grande vantaggio del marketing virale è che il vostro messaggio è posto nel contesto in cui è più probabile che sia preso in seria considerazione." Sul sito della Bivings viene citato un dirigente della Monsanto che ringrazia l'azienda di pubbliche relazioni per il suo "straordinario lavoro".

"A volte", si vanta la Bivings, "vinciamo dei premi. A volte soltanto il nostro cliente conosce il ruolo preciso che noi abbiamo giocato. In altre parole, a volte la gente non ha la minima idea di essere manipolata da impostori."

Riprendiamo da un post su un Meetup:

"Se pensiamo alla struttura dei due siti ( quello di Grillo e quello della Bivings - ndr), che sono sostanzialmente identici, addirittura nella scelta dei colori, nella disposizione dei link, nella mappa e organizzazione del sito, che fra l'altro trattano la stessa materia, fanno gli stessi studi sull influenza di internet e sulle reti sociali on-line, con particolare interesse per le applicazioni in politica:

- studio sulla politica, Bivings group

- studio sulla politica, Casaleggio associati

Leggiamo quello della Casaleggio:

La vita dei siti dei partiti politici è scandita dalle scadenze elettorali. Gli indecisi prendono le proprie scelte nei 30 giorni precedenti le elezioni e tendono ad utilizzare tutti i media a loro disposizione per informarsi. [...] Riuscire ad influenzare il voto degli elettori è l'obiettivo primario in periodo di elezioni.

Abbiamo scaricato, dal sito della Casaleggio, questo report: " Novembre 2004 I partiti politici on line in Italia. Dati, interviste e trend della politica on line in Italia" dove leggiamo:

Gli obiettivi

- Convincere gli indecisi a votare il proprio partito.

- Comunicare senza intermediazioni ai cittadini.

- Ricevere finanziamenti direttamente, tramite iscrizioni al partito o acquisto di merchandising.

- Avvicinare le persone al partito, soprattutto i giovani ai quali piace poco frequentare le sezioni locali del partito.

- Mettere a disposizione tutti i materiali e le informazioni per le sedi locali.

- Promuovere le attività delle sezioni locali e dei loro candidati.

- Fare pressioni politiche con iniziative di coinvolgimento attivo del pubblico.

- Costruire programmi politici assieme agli elettori.

- Tenere il contatto con i simpatizzanti con newsletter.

In pratica è quello che sta accadendo con i Meetup di Grillo. Il blog di Beppe Grillo funziona da catalizzatore, promotore e da 'fornitore' di materiali, , i meetup sono le 'sezioni locali', il coinvolgimento attivo sono la raccolta di firme, non c'è intermediazione ma filo diretto di comunicazione attraverso il web.

I blog di Antonio Di Pietro, e di Beppe Grillo concepiti e gestiti dalla Casaleggio e Associati (gli stessi di Beppe Grillo) stanno realizzando un progetto e quelli della Casaleggio hanno capito che i messaggi semplici, diretti e con un tocco di populismo in rete funzionano sempre.

Massimo Mantellini citava un intervento sul blog di Tiziano Fogliata che si chiedeva il 18 Gennaio 2006:

Di cosa avranno mai parlato Antonio Di Pietro e Gianroberto Casaleggio? Alcune voci mi hanno riferito di averli visti pranzare insieme lunedì in un locale milanese. Ripeto la domanda: di cosa avranno mai parlato? Forse che il leader dell’Italia dei Valori vuole replicare il successo di Beppe Grillo scalando le classifiche di Technorati? Se questo è l’obiettivo la scelta naturale è rivolgersi appunto alle stesse persone che curano il blog di Beppe Grillo.

La strategia mediatica e le tecniche

Ricapitaliamo... Il 'fenomeno' Grillo non sembra essere così 'naif' ma un progetto di web-marketing e comunicazione studiato a tavolino e con ben definiti obiettivi e caratteristiche mutuate da esperienze già attive e realizzate. La rete diventa il mezzo di manipolazione dell'opinione pubblica e di cambiamento dei modi e del sistema di relazione e azione. Le tecniche usate e facilmente individuabili sono le stesse della pubblicità applicate a prodotti non materiali ma, come in questo caso, a opinioni e alla formazione di 'consumatori-utenti' di un progetto politico.

Leggiamo al definizione di 'marketing-virale' e avremo altre informazioni:

Il marketing virale è un tipo di marketing non convenzionale che sfrutta la capacità comunicativa di pochi soggetti interessati per trasmettere il messaggio ad un numero esponenziale di utenti finali. È un'evoluzione del passaparola, ma se ne distingue per il fatto di avere un'intenzione volontaria da parte dei promotori della campagna. Il principio del viral marketing si basa sull'originalità di un'idea: qualcosa che, a causa della sua natura o del suo contenuto, riesce a espandersi molto velocemente in una data popolazione. Come un virus, l'idea che può rivelarsi interessante per un utente, viene passata da questo ad altri contatti, da questi ad altri e così via. In questo modo si espande rapidamente, tramite il principio del "passaparola", la conoscenza dell'idea.

Un altro termine e metodo è il 'guerrilla advertising' dove si collaudano e si sfruttano tutti i nuovi percorsi della mente connettiva. La guerrilla non colpisce la massa ma il singolo, invertendo il meccanismo di generazione di notorietà. Gli attacchi di guerrilla infatti generano spiazzamento, lo spiazzamento produce passaparola, il passaparola si diffonde in maniera "virale" nella popolazione. E la diffusione virale garantisce notorietà al prodotto. L'importante è riuscire a catturare l'attenzione dell'utente-consumatore in maniera originale, perchè ormai siamo 'assuefatti' e quasi 'impermeabili' ai messaggi veicolati dai media tradizionali.

Il guerrilla advertising ha una sorta di piano di battaglia suddiviso in tre fasi:

1. Fase teaser, preparatoria, caratterizzata da attacchi sporadici e da attività propagandistica al fine di incuriosire;

2. Fase della guerrilla vera e propria: le azioni si intensificano e la marca si svela al pubblico;

3. Fase di consolidamento, in cui le operazioni diventano convenzionali e, se possibile, si passa ai mezzi di comunicazione tradizionali. Questa fase si verifica anche se l'attacco è riuscito e quindi se la guerrilla ha prodotto i risultati voluti.

Al punto 1 mettete le iniziative di Grillo ( il blog, la campagna Parlamento pulito, le inserzioni sui giornali ecc.ecc.)

Al punto 2 mettete il V-Day e le liste civiche 'certificate'

Al punto 3 mettete il passaparola, i Meetup e i comitati che nasceranno per le liste cicivhe.

Una parte del piano sembra che sia stata realizzata...

- Continua...

Leggi la Seconda parte


Note:

Il marketing virale da Wikipedia

Guerrilla advertising da Wikipedia ( in inglese)

La pubblicità, il marketing e la guerrilla

I persuasori fasulli
Vi sono aziende che inventano cittadini fittizi per cercare di cambiare il nostro modo di pensare

La mente del 'fenomeno' Beppe Grillo?
Interessante filmato su You Tube con Gianroberto Casaleggio ( Presidente e socio fondatore della Casaleggio Associati e che è il gestore del blog di Beppe Grillo )

Ipse dixit:
La Rete ha una valenza anticapitalista, con la sua diffusione aumenta il valore delle idee e della conoscenza e diminuisce quello del denaro
dall'articolo "Gli alberi nella neve" di Gianroberto Casaleggio, pubblicato su Web Marketing Tools del settembre 2001



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