sabato 14 gennaio 2017

SE GOOGLE E' STATA L'INVENZIONE PIU' IMPORTANTE
PER L'UMANITA' DOPO LA STAMPA A CARATTERI MOBILI
la Rivoluzione di Mao non avrebbe prodotto la Cina di oggi senza quest'uomo.

 prima di lui la scrittura cinese aveva 6.000 caratteri. Per leggere un giornale si doveva conoscere almeno 3.000 ideogrammi...


È morto a 111 anni Zhou Youguang, l’uomo che diede un alfabeto ai cinesi

Nel 1955 fu incaricato di mettere in piedi un gruppo di lavoro per diffondere il mandarino come lingua nazionale. Il risultato dei lavori fu il pinyin, oggi è in uso più che mai

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Pubblicato il 14/01/2017
Ultima modifica il 14/01/2017 alle ore 11:30
Pechino
Aveva compiuto ieri 111 anni, 112 se si contano alla maniera cinese. Oggi, dopo aver superato quest’ultimo traguardo, è morto. Zhou Youguang è passato alla storia come l’inventore del pinyin, il sistema di romanizzazione dei caratteri cinesi tutt’oggi alla base della studio della lingua e della scrittura su tastiera. I giovani che chattano sui loro smartphone devono a lui la velocità con cui si scambiano messaggi e informazioni. Come molto gli dobbiamo tutti noi che abbiamo studiato cinese. Senza il pinyin non sarebbe mai stato possibile neanche incolonnare i vocaboli cinesi in ordine alfabetico. Ma per Zhou, quello che ha consegnato il suo nome alla storia, era solo una parte della sua vita. E neanche la più importante.

Banchiere di successo
Nato nel 1906, aveva sei anni quando la rivoluzione spazzò via l’ultimo imperatore e quarantatré quando il grande timoniere Mao Zedong fondò la Repubblica popolare cinese. Banchiere di successo, lavorò per la Xinhua Trust & Savings Bank (oggi parte della Bank of China) e si trasferì nei suoi uffici di New York per tornare in Cina solo quando i comunisti guadagnarono definitivamente il potere nel 1949. Era un momento di grandi speranze e chi era stato all’estero tornava per portare il suo contributo alla nazione. Qui continuò a svolgere la sua ben remunerata attività fino al 1955 quando il governo gli chiese di mettere in piedi un gruppo di lavoro che si occupasse di riorganizzare la lingua nazionale.

Non c’era mai stato un alfabeto
La lingua cinese infatti non aveva mai avuto un alfabeto. La scrittura era stata concepita come uno strumento per la creazione di un’entità statale stabile e duratura capace di governare immensi territori e grandi masse di popolazioni differenti. Proprio per questo mirava a segnalare i significati delle parole e non i suoni, che cambiavano notevolmente da un’area geografica all’altra. La «nuova Cina» del Partito comunista voleva tornare a quel concetto e portarlo oltre. Non solo la lingua doveva essere strumento e garanzia dell’unità nazionale, ma doveva essere appresa con semplicità da tutti i suoi cittadini. Si definirono tre strade da percorrere: diffondere il mandarino come lingua nazionale standard, semplificare i caratteri riducendo il numero dei tratti che li componevano e concepire un alfabeto con cui trascrivere la fonetica che servisse da strumento ausiliare per l’apprendimento dei caratteri e la diffusione del mandarino. Quest’ultimo compito fu assegnato a Zhou Youguang e al suo gruppo di lavoro.

Un hobby che gli salvò la vita
All’epoca la linguistica era solo un hobby per Zhou, ma era comunque uno dei pochi cinesi che ne conoscesse qualche rudimento. Aveva persino scritto un libro, The Subject of the Alphabet, di cui la segreteria di Mao gli chiese una copia prima di affidargli l’incarico. Zhou non era sicuro di essere all’altezza, ma accettò la sfida nonostante il suo stipendio passasse da 600 a 250 yuan. Quello che lui definiva un passatempo in verità gli salvò anche la vita. L’anno seguente gli economisti che avevano studiato all’estero furono oggetto della campagna maosista antidestra: alcuni dei suoi più cari amici e colleghi si suicidarono. Zhou Youguang, invece, lavorò per tre anni notte e giorno. Il suo gruppo di lavoro, composto da una ventina di persone, scelse l’alfabeto da usare e decise come destreggiarsi tra i numerosi omofoni della lingua cinese. Il risultato fu il pinyin, letteralmente «trascrizione dei suoni», un sistema che utilizza le ventisei lettere dell’alfabeto latino più quattro segni diacritici per indicare il valore tonale delle sillabe. Appena l’alfabeto fu pronto, il governo lo adottò in tutte le scuole elementari del paese.

Tasso di analfabetismo è calato dall’80 al 10 per cento
Lo straordinario risultato delle politiche di scolarizzazione della Repubblica popolare si deve proprio alla semplificazione dei caratteri e al pinyin. In sessant’anni il tasso di analfabetismo è calato dall’80 al 10 per cento. Non solo. Dal 1986 è anche il sistema ufficiale di trascrizione di nomi e toponimi cinesi, diventando l’anello di congiunzione linguistico tra la Cina e il resto del mondo. E ancora. Oggi la maggior parte delle persone che scrive un testo in caratteri cinesi, lo fa sfruttando programmi che convertono il pinyin in caratteri. Addirittura la versione cinese dell’alfabeto braille è basato su questo sistema. La memoria di Zhou, che da qualche anno si pavoneggiava dicendo «quando superi i cento anni, smetti di minimizzare la tua età e cominci a gonfiarla», continuerà a essere celebrata ogni giorno da chiunque abbia a che fare con la lingua cinese.

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