lunedì 29 aprile 2019

COMUNICAZIONE - 2 - LE BON

Gustav Le Bon


Psicologia delle Folle


(1895)



PREMESSA

Non so se succede ancora, ma quando digitavi questo PSICOLOGIA DELLE FOLLE in PDF su digilander.libero.it saltavano fuori gli Antivirus indemoniati e persino Windows mandava un warning, e Facebook non permetteva la condivisione del sito in quanto sarebbe stato dannoso per il computer
Ecco la ragione per cui metto on line questo lavoro nella speranza che sia possibile farlo girare per una lettura gratuita.

GUSTAVE LE BON (1841 - 1931)
Filosofo, etnologo, psicologo, biologo, per tutta la vita si fece chiamare professore senza mai aver conseguito neppure una laurea ma incontrovertibilmente si trattava di un personaggio centrale tra gli intellettuali francesi e tra le sue mani probabilmente capitò il lavoro di Seghele ( le date lo confermerebbero) e lui con estrema intelligenza non solo lo completò ma lo diffuse con una esposizione chiara ed articolata, tanto che non solo il suo libro gli fece guadagnare fama internazionale, ma è accertato che divenne un manuale studiato da Lenin, Stalin, Hitler e Mussolini che addirittura lo indicò come il suo "libro del comodino" i quali basarono il loro potere sulla capacità di governare le masse, nuovo soggetto sociale che si affacciava sulla scena politica della fine '800 e rimase protagonista di tutto il '900.




Lenin, Stalin, Hitler lessero meticolosamente l'opera di Le Bon e l'uso di determinate tecniche
di persuasione nella loro dittatura sembra ispirato direttamente dai suoi consigli; ma anche
Mussolini fu un fervido ammiratore dell'opera dello psicologo francese. "Ho letto tutta l'opera
di Le Bon - diceva Mussolini-e non so quante volte abbia riletto la sua "Psicologia delle folle"
E' un opera capitale alla quale ancora oggi spesso ritorno".

La leggerezza di certi discorsi fatti da questi dittatori (alcuni li leggeremo nel penultimo
capitolo "Le folle elettorali") che hanno esercitato un'influenza enorme sulle folle, talvolta
stupisce alla lettura; ma si dimentica che essi furono fatti per trascinare le folle, e non per
essere letti da filosofi. L'oratore si mette in intima comunione con la folla e sa evocare le
immagini che la seducono. Le affermazioni sono fatte in modo così autoritario, che vengono
accettate a causa del tono che le accompagna. E normalmente queste suggestioni non sono
accompagnate da argomenti o prove logiche, esse sono cacciate dentro quali verità lampanti,
e sono cristallizzate in epigrammi ed assiomi, che vengono accettati per veri, in conseguenza
della apparente arguzia, senza che nessuno pensi ad analizzarli. I sofismi politici e le
spiegazioni usuali, appartengono a questa classe.
Il moderno dittatore, sostiene Le Bon, deve saper cogliere i desideri e le aspirazioni segrete
della folla e proporsi come l'incarnazione di tali desideri e come colui che è capace di
realizzare tali aspirazioni. Anche in questo caso l'illusione risulta essere più importante della
realtà, perché ciò che conta non è portare a compimento tali improbabili sogni quanto far
credere alla folla di essere capace: "nella storia -aggiunge Le Bon -l'apparenza ha sempre
avuto un ruolo più importante della realtà". Le folle non si lasciano influenzare dai
ragionamenti. Le folle sono colpite soprattutto da ciò che vi é di meraviglioso nelle cose. Esse
pensano per immagini, e queste immagini si succedono senza alcun legame. L 'immaginazione popolare é sempre stata la base della potenza degli uomini di Stato, dei trascinatori di folle, che il più delle volte, non sono intellettuali, ma uomini d'azione.


Prima di iniziare l'analisi degli scritti di De Bon è necessaria una riflessione che ci rimanda alla prima citazione che feci nell'anteprima: ricordate? Il Generale David Sarnoff che accettando una laurea ad honorem presso l'Università di Notre Dame tenne una "lectio magistralis" che trasse in inganno milioni di persone per decenni. Egli disse: "Siamo troppo propensi a fare degli strumenti tecnologici i capri espiatori dei peccati di coloro che li maneggiano. In se stessi i prodotti della moderna tecnologia non sono né buoni né cattivi, dipende dall'uso che se ne fa." Come dire che si costruiscono armi che non sono né buone né cattive, le pistole per esempio se in mano alla polizia uccidono un criminale sono buone, se in mano ad un criminale uccidono un bambino sono cattive. Come dire che le torte alle mele non sono né buone né cattive, dipende dall'uso che se ne fa: portate ad una festa sono buone, tirate in faccia alla sposa sono cattive, che i pomodori non sono nè buoni nè cattivi, se ci fai il sugo sono buoni, se li tiri ad un comizio sono cattivi, vi rendete conto che il discorso è fuorviante perchè qualunque nuova tecnologia adottiamo essa non farà che aggiungere, amplificare, accelerare, quello che già siamo. E' chiaro?
L'analisi che fa Le Bon e che fecero i dittatori che lo applicarono va applicata alle nuove tecnologie che altro non fanno che ampliare amplificare accelerare i fenomeni di massa, che occorre conscere se vogliamo opporci, perchè solo così facendo si dimezza la forza di chi li manipola e li maneggia, per diminuire il loro potere, se proprio non siamo ancora organizzati per vincere...



INTRODUZIONE


Evoluzione dell'età attuale. -I grandi cambiamenti di incivilimento sono la conseguenza di
cambiamenti nel pensiero dei popoli. -La moderna credenza nella potenza delle folle, e
com'essa trasforma la politica tradizionale degli Stati. - Come si produce l'avvento delle classi
popolari e come si esercita la loro potenza. - Conseguenze necessarie della potenza delle folle.
Esse non possono esercitare che un'azione distruttiva. -Come per esse si compie la
dissoluzione delle civiltà troppo vecchie. -Ignoranza generale della psicologia delle folle. Importanza dello studio delle folle: per i legislatori e gli uomini di Stato.

I grandi sovvertimenti che precedono i cambiamenti di civiltà, sembrano, di primo acchito,
determinati da trasformazioni politiche considerevoli : invasioni di popoli o rovesciamento di
dinastie. Ma uno studio attento di tali avvenimenti rivela, più comunemente, come causa
reale, dietro le cause apparenti, una modificazione profonda nelle idee dei popoli. I veri
sconvolgimenti storici non sono quelli che ci stupiscono con la loro grandiosità e violenza. Gli
unici mutamenti importanti, quelli da cui scaturiscono rinnovamenti di civiltà, si operano
nelle opinioni, nelle concezioni e credenze. Gli avvenimenti memorabili sono gli effetti visibili
degli invisibili cambiamenti dei sentimenti degli uomini. Se essi raramente si manifestano, si
è che il fondo ereditario dei sentimenti di una razza è il suo elemento più stabile.
L'epoca attuale costituisce uno dei momenti critici in cui il pensiero umano è in via di
trasformazione.

Due fattori fondamentali sono alla base di questa trasformazione. Il primo è la distruzione
delle credenze religiose, politiche e sociali da cui derivano tutti gli elementi della nostra
civiltà. Il secondo, la creazione di condizioni d'esistenza e di pensiero interamente nuovi
creati dalle moderne esigenze delle scienze e dell'industria.
Le idee del passato, benchè scosse, essendo ancora potentissime, e quelle che dovranno
sostituirle non essendo che in via di trasformazione, l'età moderna rappresenta un periodo di
transizione e d'anarchia. Da un tal periodo, necessariamente un po' caotico, non è facile dire
per ora ciò che un giorno potrà scaturire. Su quali idee fondamentali si edificheranno le
società che seguiranno alla nostra ? Lo ignoriamo ancora. Ma, fin da ora, si può prevedere
che, nella loro organizzazione, esse avranno a che fare con una nuova potenza, ultima sovrana
dell'età moderna: la potenza delle folle. Sulle rovine di molte idee, già tenute per vere e oggi
morte, sulle rovine di molti poteri, via via spezzati dalle rivoluzioni, questa forza è l'unica che
si sia innalzata, e par voglia assorbire ben presto le altre. Mentre le nostre antiche credenze
vacillano e scompaiono, e le vecchie colonne a mano a mano sprofondano, l'azione delle folle
è l'unica forza non minacciata e il cui prestigio ogni giorno si accresce. L'epoca in cui
entriamo, sarà veramente l' Era delle folle.
Or è appena un secolo, la politica tradizionale degli Stati e le rivalità dei principi costituivano i
capitali fattori degli avvenimenti. Quasi sempre, l'opinione delle folle non contava. Oggi le
tradizioni politiche, le tendenze individuali dei sovrani, le loro rivalità, pesano poco. La voce
delle folle è diventata preponderante. Detta ai re la loro condotta; e non più nei consigli dei
principi, ma nell'anima delle folle, si preparano i destini delle nazioni.
L'assunzione delle classi popolari alla vita politica, la loro progressiva trasformazione in classi
dirigenti è una delle caratteristiche più profonde della nostra epoca di transizione. Tale
avvento non è stato veramente portato dal suffragio universale che tanto poco ha influito per
lungo tempo e in senso tanto facile agli inizi.
L'origine della potenza delle folle si è dapprima verificata per il propagarsi di certe idee
lentamente radicatesi negli spiriti, poi per la graduale associazione degli individui che porta
alla realizzazione di concezioni un tempo teoriche. L'associazione ha permesso alle folle la
formazione di idee, se non giustissime, per lo meno ben decise nei loro interessi e di assumere
coscienza della loro forza. Esse fondano dei sindacati dinanzi ai quali tutti i poteri capitolano,
borse del lavoro che, a dispetto delle leggi economiche, tendono a governare le condizioni del
lavoro e del salario. Inviano nelle assemblee governative rappresentanze prive di ogni
iniziativa, di ogni indipendenza, e ridotte, il più delle volte, a essere semplici portavoce dei
comitati che le hanno scelte.
Oggi le rivendicazioni delle folle si fanno sempre più precise, e tendono a distruggere dalle
basi la società attuale, per ricondurla a quel comunismo primitivo che fu lo stato normale di
tutti gli aggregati umani prima dell'aurora della civiltà. Limitazione delle ore di lavoro,
espropriazione delle miniere, delle ferrovie, delle officine e della terra; ripartizione equanime
dei prodotti, eliminazione delle classi superiori a vantaggio delle classi popolari, ecc. Tali sono
queste rivendicazioni. Poco atte al ragionamento, le folle si mostrano invece adattissime
all'azione. L'attuale organizzazione conferisce ad esse una forza immensa. I dogmi che noi
vediamo nascere acquisteranno ben presto la potenza dei vecchi dogmi, vale a dire la forza
tirannica e sovrana che mette al sicuro dalla discussione. Il diritto divino delle folle sostituisce
il diritto divino dei re.

Gli scrittori favoriti della nostra borghesia, e che meglio rappresentano le sue idee un po'
anguste, le sue vedute un po' corte, il suo scetticismo un po' sommario, il suo egoismo a volte
eccessivo, si impauriscono dinanzi al nuovo potere che essi vedono aumentare, e, per
combattere il disordine degli spiriti, rivolgono i loro disperati richiami alle forze morali della
Chiesa, un tempo da loro disdegnata. Parlano del fallimento della scienza, e ci rammentano
gli insegnamenti delle verità rivelate. Ma questi nuovi convertiti dimenticano che se la grazia
li ha veramente toccati, essa non potrebbe avere la stessa potenza su anime poco preoccupate
dell'altra vita. Oggi le folle non vogliono più gli dei che i loro vecchi maestri avevano già
rinnegato e infranto. I fiumi non risalgono verso la sorgente.
La scienza non é incorsa in nessuna bancarotta e nulla teme dall'attuale anarchia degli spiriti
né dalla nuova potenza la quale, in mezzo a questa anarchia, si accresce. Essa ci ha promesso
la verità, o almeno la conoscenza delle relazioni accessibili alla nostra intelligenza; non ci ha
mai promesso né la pace, né la tranquillità. Sovranamente indifferente ai nostri sentimenti,
non ode le nostre suppliche e nulla varrebbe a far rivivere le illusioni che essa ha fatto
dileguare.
Sintomi universali mostrano in tutte le nazioni il rapido accrescersi della potenza delle folle.
Qualunque cosa ci apporti, dobbiamo subirla. Le recriminazioni non sarebbero che vane
parole. L'avvento delle folle segnerà forse una delle ultime tappe delle civiltà occidentali, un
ritorno verso quei periodi di incerta anarchia che preludono al sorgere delle nuove società.
Ma come impedirlo?

Fino a qui le grandi distruzioni di vecchie civiltà hanno costituito il compito più chiaro delle
folle. La storia insegna che nel momento in cui le forze morali, impalcatura di una società,
hanno perduto la loro efficacia, la finale dissoluzione é effettuata da quelle moltitudini
incoscienti e brutali giustamente qualificate barbariche. Le civiltà sono state, fin qui, create e
guidate da una piccola aristocrazia intellettuale, mai dalle folle. Queste non hanno che la forza
di distruggere. La loro dominazione rappresenta sempre una fase di disordine. Una civiltà
implica regole fisse, disciplina, passaggio dall'istintivo al razionale, previdenza dell'avvenire,
un grado elevato di cultura, condizioni totalmente inaccessibili alle folle abbandonate a se
stesse. Per la loro potenza unicamente distruttiva, esse operano come quei microbi che
aiutano la dissoluzione dei corpi debilitati o dei cadaveri. Quando l'edificio di una civiltà é
infestato di vermi, le folle compiono la distruzione. Allora si rivela la loro funzione. Per un
istante, la forza cieca del numero diventa la sola filosofia della storia.
Avverrà lo stesso per la nostra civiltà ? C'è da temerlo, ma lo ignoriamo ancora. Poiché delle
mani imprevidenti hanno via via rovesciato tutte le barriere che potevano contenere le folle,
rassegniamoci a subire il loro dominio. Gli psicologi professionisti, vissuti lontano da loro, le
hanno sempre ignorate, e non se ne sono occupati che dal punto di vista dei delitti che esse
possono commettere. Le folle criminali esistono senza dubbio, ma vi sono anche folle
virtuose, folle eroiche e anche molte altre. I delitti delle folle non costituiscono che un caso
particolare della loro psicologia, e ciò non farebbe conoscer meglio la loro costituzione
mentale di quel che si possa conoscere quella di un individuo, descrivendone soltanto i vizi.

A dire il vero, i padroni del mondo, i fondatori di religioni o di imperi, gli apostoli di tutte le
credenze, i più grandi uomini di Stato, e, in una sfera più modesta, i semplici capi di piccole
collettività umane, sono stati sempre psicologi incoscienti, che avevano dell'anima delle folle
una conoscenza istintiva, spesso sicurissima. Conoscendola bene, ne sono facilmente
diventati i padroni. Napoleone penetrava meravigliosamente la psicologia delle folle francesi,
ma a volte disconobbe completamente quella delle folle di razze differenti (*).

(*) I suoi più sottili consiglieri, non la compresero di più. Talleyrand gli scriveva che « la
Spagna avrebbe accolto come liberatori i suoi soldati ». Invece li accolse come bestie feroci.
Uno psicologo, edotto degli istinti ereditari della razza, avrebbe potuto facilmente
prevederlo.

Questa ignoranza gli fece intraprendere, specialmente in Spagna e in Russia, delle guerre che
prepararono la sua caduta. La conoscenza della psicologia delle folle costituisce la risorsa
dell'uomo di Stato che vuole non governarle - ciò é diventato assai difficile - ma per lo meno
non essere troppo governato da esse.

La psicologia delle folle mostra a qual punto le leggi e le istituzioni esercitano scarsa azione
sulla loro natura impulsiva e come esse siano incapaci d'avere qualsiasi opinione al di fuori di
quelle che sono loro suggerite. Delle regole derivate dalla pura equità teorica, non saprebbero
condurle. Soltanto le impressioni fatte nascere dalla loro anima, possono sedurle. Se un
legislatore vuole stabilire, ad esempio, una nuova imposta, dovrà scegliere la più giusta
teoricamente? Niente affatto. La più ingiusta potrà essere praticamente la migliore per esse,
se tale imposta é in apparenza meno visibile e onerosa.
E così, che un'imposta indiretta, anche esorbitante, sarà sempre accettata dalla folla. Essendo
giornalmente prelevata su oggetti di consumazione, a frazione di centesimo, non preoccupa le
sue abitudini e suscita poca apprensione. Sostituitela con un'imposta proporzionale sui salari
o altri redditi, da pagarsi in un unico versamento, foss'anche dieci volte meno oneroso
dell'altro, essa solleverà unanimi proteste.
Ai centesimi invisibili di ogni giorno si sostituisce, infatti, una somma totale relativamente
elevata, destinata a impressionare. Essa passerebbe inosservata se fosse stata messa da parte
soldo per soldo; ma questo procedimento economico rappresenta una dose di previdenza del
quale le folle sono incapaci.

L'esempio citato mostra in modo lampante la loro mentalità. Essa non era sfuggita a uno
psicologo come Napoleone; ma i legislatori, ignorando l'anima delle folle, non saprebbero
comprenderla. L'esperienza non ha loro ancora abbastanza insegnato che gli uomini non si
guidano mai con le prescrizioni della pura ragione.

Molte applicazioni potrebbero essere fatte in proposito. La conoscenza della psicologia delle
folle getta una viva luce su una quantità di fenomeni storici ed economici totalmente
incomprensibili senza di essa. Non foss'altro che per pura curiosità, lo studio di tale
psicologia meriterebbe di essere tentato. Investigare i moventi delle azioni degli uomini é
interessante quanto studiare un minerale, una pianta.
Il nostro studio dell'anima delle folle non potrà essere che una breve sintesi, un semplice
riassunto delle nostre ricerche. Bisogna accontentarsi soltanto di qualche suggestivo aspetto
della questione. Altri scaveranno di più il solco. Per intanto noi non faremo che tracciarlo su
un terreno ancora inesplorato (*).

(*) I rari autori che si sono occupati dello studio psicologico della folla, l'hanno esaminata lo
dicevo più sopra -unicamente dal punto di vista criminale. Non avendo consacrato a
quest'ultimo soggetto che un breve capitolo, rimanderò i lettori agli studi del Tarde e
all'opuscolo dei Sighele: "Le folle criminali". Quest'ultimo lavoro non contiene un'idea soda
dell'autore, ma é una compilazione di fatti preziosi per gli psicologi. Le mie conclusioni sulla
delinquenza e la moralità della folla sono, del resto, completamente contrarie a quelle dei
due scrittori or ora citati. Nelle mie opere, e specialmente ne La psicologia del Socialismo, si
troverà qualche conseguenza delle leggi che governano la psicologia delle folle. Tali
conseguenze possono, del resto, essere utilizzate nei soggetti più disparati. Gevaert,
direttore del Conservatorio reale di Bruxelles, ha trovato recentemente una notevole
applicazione delle leggi da noi esposte in un lavoro sulla musica, assai giustamente da lui
qualificata «arte della folla». « Sono state le vostre due opere - mi scriveva quell'eminente
professore, inviandomi il suo lavoro - a darmi la soluzione di un problema considerato fin
qui come insolubile: l'attitudine grandissima di ogni folla a sentire un'opera musicale
recente o antica, indigena o straniera, semplice o complicata, purché essa sia prodotta da
una esecuzione e da esecutori diretti da un capo entusiasta". Il Gevaert dimostra
ammirevolmente perché "un'opera rimasta incompresa (perchè poco estetica) a musicisti
emeriti che lessero lo spartito nella solitudine del loro studio, é poi afferrata di colpo da un
uditorio privo di ogni cultura tecnica". Egli spiega inoltre assai bene perché queste
impressioni estetiche non lasciano alcuna traccia.

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