lunedì 29 aprile 2019

PSICOLOGIA DELLE FOLLE

GUSTAVE LE BON



 
CAPITOLO I.


Caratteristiche generali delle folle - Legge psicologica della loro unità mentale.

Come è costituita una folla dal punto di vista psicologico. - Un agglomeramento numeroso di
individui non basta a formare una folla. -Speciali caratteri delle folle psicologiche. Orientamento
fisso delle idee e dei sentimenti negli individui che le compongono e scomparsa
della loro personalità. -La folla è sempre dominata dall'incosciente. -Scomparsa della vita
cerebrale e predominio della vita nervosa. - Abbassamento dell'intelligenza e trasformazione
completa dei sentimenti. -I sentimenti trasformati possono essere migliori o peggiori di
quelli degli individui di cui la folla è composta. - La folla è facilmente eroica quanto criminale.


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NOTE DI G. LE BON:
Raccolte di scritti di ogni tempo - cosa si scriveva ieri (Ndr.)

"La mera democrazia (questo indicibile bamboleggiare degli scrittori, in Francia, in
Inghilterra, nell'America boreale dei dì nostri, che adorano le moltitudini, esaltano il
principio di associazione, invocano e celebrano l'alleanza dei popoli -tale è la piaga
principale, vezzo prediletto del secolo -non può sussistere, nè durare, perchè radicalmente
inorganica...Il numero accresce la forza, ma non la crea... ....Un branco di pecore innumerabili
è sempre men capace e men valido del mandriano...Mentre il diritto del Principe (l'Unto dal
Signore Ndr.) è divino, poichè risale a quella sovranità primitiva onde venne organato ed
istituito il popolo di cui regge le sorti...La sovranità si riceve, ma non si fa e non si piglia...Ella
importa la sudditanza, come un necessario correlativo; e il dire che il sovrano possa essere
creato dai suoi soggetti, e trarne i diritti che lo previlegiano, inchiude contraddizione.
Insomma, il sovrano è autonomo rispetto ai sudditi, e se ricevesse da loro l'autorità sua, non
sarebbe veramente sovrano, perchè i suoi titoli ripugnerebbero alla sua origine... I sudditi
dipendono dal sovrano, e non viceversa...L'obbligazione verso il sovrano deve dunque essere
assoluta, altrimenti la sovranità è nulla..."La potestà è ordinata, e da Dio procede" a ciò allude
l'Apostolo (Paul. ad rom., XII,1,2). Sapete donde nasce il più grave pericolo? Dal predominio
della plebe, la quale promette una seconda barbarie più profonda di quella dei Vandali e degli
Unni e un dispotismo più duro del napoleonico. Guai alla civiltà nostra se la moltitudine
prevalesse negli Stati". -(V. Gioberti, Studio della filosofia, cap. Della politica, vol III,
Tipografia Elvetica, Capolago 1849). (Gioberti, quello Del primato morale e civile degli
italiani" pubblicato nel 1843).

Un polemista aggiunse : "Va bene il valido mandriano, ma se il mandriano non ha la
collaborazione di buoni "cani" per tenere insieme il gregge, è costretto lui ad "abbaiare", a
"fare il cane", e a rimanere un "cane" perchè anche se è nato uomo un "cane" è.

Per imporre i suoi programmi Stalin cosa scriveva?: "La Libertà? solo gli illusi e i forti vivono
in questa fede. Ma l'umanità è debole ed ha bisogno di pane e autorità".
Notevole corrispondenza con le parole di Dostoievsky, quando il Grande Inquisitore dei
Fratelli Karamazov si rivolge al Cristo reincarnato "E gli uomini furono felici di essere di
nuovo condotti come un gregge e che il loro cuore era stato infine alleggerito d'un dono così
terribile (della libertà) che aveva loro causato tanti tormenti".

Quanto a Hitler, in quaranta minuti di discorso alle folle, era capace di ripetere per 26 volte
la stessa frase, molto semplice ma d'effetto, accompagnata dallo stesso gesto mimico,
drammatico spesso con voce sprezzante, con gesti studiati che aveva provato prima davanti
allo specchio; e diceva alle folle quello che i tedeschi volevano sentirsi dire: "Farò tornare
grande la Germania"; "Riscatterò la vergogna"; "la razza tedesca dominerà il mondo"; "ogni
tedesco troverà lavoro"; e perfino...quando si ricordò che c'era anche l'"altra metà del cielo",
aggiunse ... "le donne avranno tutte un marito!". Del resto fu proprio lui a dire (prendendo a
prestito Le Bon) "Qualsiasi bugia, se ripetuta frequentemente, si trasformerà gradualmente in
verità". E lanciò lo slogan "Ein Volk, Ein Reich, Ein Führer" (un popolo, un impero, un capo)

"La massa - dirà Amann - ha sempre bisogno di un certo periodo di tempo per essere pronta
ad apprendere una cosa. La sua memoria si mette in moto soltanto dopo che per mille volte le
sono state ripetute le nozioni più semplici, e sono proprio queste che tendono ad abbattere
l'istintivo potere di resistenza dell'individuo.
E' la vecchia storia della necessità dei ripetuti colpi di martello per poter ficcare il chiodo o del
costante cadere della goccia che consuma la pietra. Quando poi la folla inizia a mettersi in
moto non si ferma più, marcia, cammina, corre, e bela come un gregge, muggisce come una
mandria, ruggisce come un branco, e a quel punto è capace di tutto".

"Hitler con la stessa semplice frase, strappava gli appalusi, eccitava gli animi della folla, e
questa proiettava su di lui i propri latenti desideri cui il demagogo aveva semplicemente tolto
il "coperchio". La frase, con la quale apriva o chiudeva ogni discorso o lo intercalava spesso,
era sempre quella: il "Popolo vuole", il "Popolo mi ama", Il "Popolo brama", il "Popolo
aspetta", il "Popolo è impaziente", il "Popolo pretende", il "Popolo desidera", il "Popolo è
pronto", il "Popolo lotterà fino alla morte". Volk, Volk, Volk..... all'infinito.
Tutti i dittatori con il delirio di onnipotenza hanno sempre imbottito i loro discorsi con la
parola "Il Popolo" e non con la parola "i Cittadini". Questi ultimi amano le persone serie,
mentre il primo (la storia ne è piena) ama solo i ciarlatani; e questi sanno che basta
apostrofare la folla chiamandola "popolo" per indurla a malvagità reazionarie. "Che cosa non
si è fatto davanti ai nostri occhi, o anche non proprio davanti ai nostri occhi in "nome del
popolo"." (T.Mann).
Leggiamo cosa scriveva Hitler nel suo Mein Kampf. Come intendeva avvalersi degli espedienti
della propaganda: "Le masse non sanno cosa farsi della libertà e, dovendone portare il peso, si
sentono come abbandonate. Esse non si avvedono di essere terrorizzate spiritualmente e
private della libertà e ammirano solo la forza, la brutalità e i suoi scopi, disposti a
sottomettersi. Capiscono a fatica e lentamente, mentre dimenticano con facilità. Pertanto la
propaganda efficace deve limitarsi a poche parole d'ordine martellate ininterrottamente
finchè entrino in quelle teste e vi si fissano saldamente. Si è parlato bene quando anche il
meno recettivo ha capito e ha imparato.. Sacrificando questo principio fondamentale e
cercando di diventare versatili si perde l'effetto, perchè le masse non sono capaci di assorbire
il materiale, nè di ritenerlo".


Mussolini imparò a memoria "Psicologia delle Folle"
"Ho letto tutta l'opera di Le Bon e non so quante volte abbia riletto la sua "Psicologia delle
folle. E' un opera capitale alla quale ancora oggi spesso ritorno".


"Regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo
l'illusione di essere sovrano. (Mussolini -Da "Dottrina del fascismo" e S.e D., vol. VIII, pag
79-80).


"In un regime totalitario, come dev'essere un regime sorto da una rivoluzione trionfante, la
stampa (l'informazione, la radio ecc.) è un elemento di questo regime, una forza al servizio di
questo regime. LA LIBERTA' sta nel servire la causa e il regime" ... ""il giornalismo italiano E'
LIBERO perché serve soltanto una causa e un regime: E' LIBERO perché, nell'ambito delle
leggi del regime, può esercitare -e le esercita -funzioni di controllo, di critica e di
propulsione".(Mussolini - Discorso ai direttori di giornali del 10 ottobre 1928).


"Il popolo non fu mai definito. È una entità meramente astratta, come entità politica. Non si
sa dove cominci esattamente, né dove finisca. L'aggettivo di sovrano applicato al popolo è una
tragica burla. Il popolo tutto al più, delega, ma non può certo esercitare sovranità alcuna. I
sistemi rappresentativi appartengono più alla meccanica che alla morale"
" Al popolo non resta che un monosillabo per affermare e obbedire. La sovranità gli viene
lasciata solo quando è innocua o è reputata tale, cioè nei momenti di ordinaria
amministrazione. Vi immaginate voi una guerra proclamata per referendum? Il referendum
va benissimo quando si tratta di scegliere il luogo più acconcio per collocare la fontana del
villaggio, ma quando gli interessi supremi di un popolo sono in gioco, anche i Governi
ultrademocratici si guardano bene dal rimetterli al giudizio del popolo stesso".
(Mussolini -Preludio al Machiavelli, in Gerarchia dell'aprile 1924. S.e.D., vol. IV, pag.109)
"Quando mancasse il consenso, c'è la forza. Per tutti i provvedimenti anche i più duri che il
Governo prenderà , metteremo i cittadini davanti a questo dilemma: o accettarli per alto
spirito di patriottismo o subirli". -(Mussolini -Disc. Risposta al Ministero delle Finanze, 7
marzo 1923 - S. e D., vol III, pag 82)


"Voi sapete che io non adoro la nuova divinità: la massa. E' una creazione della democrazia e
del socialismo. Soltanto perchè sono molti debbono avere ragione?. Niente affatto. Si verifica




spesso l'opposto, cioè che il numero è contrario alla ragione". ( Mussolini -Intervista
rilasciata a Ludwig, 1928, pag 197)


« Tra i popoli, nonostante le predicazioni, nonostante gli idealismi, ci sono dei dati di fatto
che si chiamano razza, che si chiamano sviluppo, che si chiamano grandezza e decadenza dei
popoli, e che conducono a dei contrasti, i quali spesso si risolvono attraverso la forza delle
armi. »
(Mussolini - Dalle dichiarazioni fatte al Parlamento, il 6 Febbraio 1923). - III, 54.


« Noi creeremo, attraverso un'opera di selezione ostinata e tenace, la nuova generazione. »
(Dal discorso pronunciato al Congresso Fascista in Roma, il 22 Giugno 1925). - V, 117.


« Il gerarca deve avere in sé, moltiplicate, quelle virtù che egli esige dai gregari. »
(Dal discorso pronunciato al Foro Mussolini, il 28 Ottobre 1937). - XI, 171.


«Non é gerarca colui che non sa scendere in mezzo al popolo per raccoglierne i sentimenti e
interpretarne i bisogni. »
(Dal discorso pronunciato al Foro Mussolini, il 28 Ottobre 1937). - XI, 171.


« Il popolo italiano ha creato col suo sangue l'Impero, lo feconderà col suo lavoro e lo
difenderà contro chiunque con le sue armi. »
Dal "Discorso dell'Impero" pronunciato a Roma il 9 Maggio 1936). - X, 119.


« Il nuovo Impero é stato fatto dal popolo; é impresa di popolo, e tutto il popolo italiano,
qualora si trattasse di difenderlo, balzerebbe in piedi come un sol uomo, pronto a qualsiasi
sacrificio, capace di qualsiasi dedizione. »
(Dal Gran Rapporto tenuto in Roma, ai pie' del Tempio di Venere, il 30 Maggio 1936). -X,


143.
«L'individuo non esiste, se non in quanto é nello Stato e subordinato alle necessità dello
Stato. Man mano che la civiltà assume forme sempre più complesse, la libertà dell'individuo
sempre più si restringe. »
(Dal discorso pronunciato all'Assemblea del P.N.F. in Roma, il 14 Settembre 1929). - VII, 147.


« Gli individui sono classi secondo le categorie degli interessi; sono sindacati secondo le
differenziate attività economiche cointeressate; ma sono prima di tutto e soprattutto Stato.»
(Dall'articolo scritto per la voce "Fascismo" dell'Enciclopedia Italiana Treccani). - VIII, 71.


«Nessuno può ignorare l'Italia. »
(Dal discorso pronunciato al Costanzi di Roma, il 24 Marzo 1924). - IV, 72.


« L'Italia esiste e rivendica pienamente il diritto di esistere nel mondo. »
(Dal discorso pronunciato a Palazzo Littorio, il 7 Aprile 1926). - V, 312.


«L'Italia fascista é un'immensa legione che marcia sotto i simboli del Littorio verso un più
grande domani. Nessuno può fermarla. Nessuno la fermerà. »
(Dal discorso pronunciato a Palazzo Venezia, il 27 Ottobre 1930). - VII, 233.


« Con un proletariato riottoso, malarico, pellagroso non vi può essere un elevamento
dell'economia nazionale.»
(Dal discorso pronunciato all'Augusteo di Roma, il 9 Novembre 1921). - II, 204.


« Solo da canaglie e da criminali noi possiamo essere tacciati di nemici delle classi lavoratrici;
noi che siamo figli di popolo; noi che abbiamo conosciuto la rude fatica delle braccia; noi che
abbiamo sempre vissuto fra la gente del lavoro che é infinitamente superiore a tutti i falsi
profeti che pretendono di rappresentarla. »
(Dal discorso pronunciato a Cremona, il 26 Settembre 1922). - II, 324.


« Amo gli operai che sono una parte integrante della vita della Nazione. »
(Dalle parole rivolte agli operai del Poligrafico di Stato in Roma, il 28 Gennaio 1923). - III, 50.


« I lavoratori devono amare la Patria. Come amate vostra madre, dovete, con la stessa
purezza di sentimento, amare la madre comune: la Patria nostra. »
(Dalle parole rivolte ai portuali di Bari a Palazzo Chigi, il 10 Aprile 1923). - III, 101 e 102.


« È anche nell'interesse degli operai che la produzione si svolga con ritmo ordinato, vorrei
quasi dire solenne".
(Dal discorso agli operai della "Fiat ,, di Torino, pronunciato il 25 Ottobre 1923). - III, 217.


« Le sorti del popolo lavoratore sono intimamente legate alle sorti della Nazione, perché il
popolo lavoratore é parte di questa Nazione. Se la Nazione grandeggia, anche il popolo
diventa grande e ricco, ma se la Nazione perisce anche il popolo muore. »
Dal discorso pronunciato a Perugia, il 30 Ottobre 1923). - IIl, 237.


«La classe lavoratrice é la potenza, la speranza, la certezza dell'avvenire d'Italia. »
(Dal discorso pronunciato allo Stabilimento Tosi di Legnano, il 5 Ottobre 1924). - IV, 305.


« Se la Nazione é oppressa, la massa operaia é oppressa. Se la bandiera della Nazione é
rispettata, anche gli operai che appartengono a quella Nazione sono rispettati. La gerarchia
delle Nazioni si riverbera sulla posizione delle loro classi operaie. »
(Dall'articolo « Fascismo e Sindacalismo n, pubblicato sul numero del Maggio 1925 di
Gerarchia). - V, 91.


«Adoriamo il lavoro che dà la bellezza e l'armonia alla vita. »
(Dall'articolo "Discorso da ascoltare", pubblicato sul Popolo d'Italia del 1o Maggio 1919). - II,


11.
« Il lavoro é la cosa più alta, più nobile, più religiosa della vita. »
(Dal discorso agli operai della " Fiat,, di Torino, pronunciato il 25 Ottobre 1923). - III, 218.


«Se il secolo scorso fu il secolo della potenza del capitale, questo ventesimo é il secolo della
potenza e della gloria del lavoro. »
(Dal discorso pronunciato a Milano, il 6 Ottobre 1934). - IX, 130.


« Le leggi sono degli strumenti e la loro efficacia é in relazione diretta con l'energia e la
tenacia di coloro che questi strumenti impugnano. »
(Dal discorso pronunciato al Parlamento, il 16 Maggio 1925). - V, 70.


« La libertà non é solo un diritto, ma é un dovere. »
(Dal discorso pronunciato al Senato, il 27 Novembre 1922). -- 111, 32.


« La libertà non é un fine; é un mezzo. »
(Dall'articolo "Forza e Consenso", pubblicato sul numero del Marzo 1923 di Gerarchia). - III,


78.
« La libertà non é, oggi, più la vergine casta e severa per la quale combatterono e morirono le
generazioni della prima metà del secolo scorso. Per le giovinezze intrepide, inquiete ed aspre
che si affacciano al crepuscolo mattinale della nuova storia ci sono altre parole che esercitano
un fascino molto maggiore, e sono: ordine, gerarchia, disciplina. »
(Dall'articolo "Forza e Consenso", pubblicato sul numero del Marzo 1923 di Gerarchia). - III,

79.
«Ma che cosa é questa libertà? Esiste la libertà? In fondo, é una categoria filosofico-morale. Ci
sono le libertà: la libertà non é mai esistita ! »
(Dal discorso pronunciato al Parlamento, il 15 Luglio 1923). - III, 196.


« La libertà senza ordine e senza disciplina significa dissoluzione e catastrofe. »
(Dal discorso pronunciato nell'atrio del Municipio di Torino, il 24 Ottobre 1923). - III, 214.


« Se per la libertà s'intende di sospendere ogni giorno il ritmo tranquillo, ordinato del lavoro
della Nazione, se per libertà s'intende il diritto di sputare sui simboli della Religione, della
Patria e dello Stato, ebbene, io Capo del Governo e Duce del Fascismo, dichiaro che questa
libertà non ci sarà mai! »
(Dal discorso pronunciato nella Piazza Belgioioso di Milano, il 28 Ottobre 1923). - III, 225.


«La libertà non é un diritto: é un dovere. Non é una elargizione: é una conquista. Non é una
uguaglianza: é un privilegio. »
(Dal discorso pronunciato al Costanzi di Roma, il 24 Marzo 1924). -- IV, 77.


« Il concetto assoluto di libertà é arbitrario. Nella realtà non esiste. »
(Dal discorso pronunciato al Cova di Milano, il t Ottobre 1924). -- IV, 291.


« Il Governo fascista ha ridato al popolo le essenziali libertà che erano compromesse o
perdute; quella di lavorare, quella di possedere, quella di circolare, quella di onorare
pubblicamente Dio, quella di esaltare la Vittoria e i sacrifici che ha imposto, quella di avere la
coscienza di se stesso e del proprio destino, quella di sentirsi un popolo forte, non già un
semplice satellite della cupidigia e della demagogia altrui. »
(Dalle parole rivolte ai rappresentanti dei Sindacati agricoli in Roma, il 30 Luglio 1925). - V,


124.
« Se la libertà dev'essere l'attributo dell'uomo reale, e non di quell'astratto fantoccio a cui
pensava il liberalismo individualistico, il Fascismo é per la libertà. È per la sola libertà che
possa essere una cosa seria, la libertà dello Stato e dell'individuo nello Stato.»
(Dall'articolo scritto per la voce "Fascismo" dell'Enciclopedia Italiana Treccani). - VIII, 71.


« Rinunziare alla lotta significa rinunciare alla vita. »
(Dal discorso pronunciato a Palazzo Chigi, il 20 Dicembre 1923). - III, 290.


"Dobbiamo dire che siamo stati nobilmente assecondati. Ci voleva anche un uomo come
quello che la Provvidenza ci ha fatto incontrare; È dunque con profonda compiacenza che
crediamo di avere con esso ridato Dio all'Italia e l'Italia a Dio. - (Pio XI - dopo il Concordato).
Quando Mussolini sdoppiò la questione clericale dalla questione religiosa, assieme alla parola
Patria, assieme alla parola Duce, l'ex contadinello di Romagna, l'ex ribelle allievo dei
Salesiani, l'ex socialista, l'ex redattore della "Lima" che si firmava negli anni ruggenti del suo
anticlericalismo "il vero eretico", diventato poi "l'uomo della provvidenza", ebbe una "voce"
come Giovanna la pastorella di Lorena, e fece risuonare dal suo "vangelo-giuramento" il nome
di Dio. Del resto «Facendomi cattolico - diceva Napoleone al Consiglio di Stato - ho terminato
la guerra della Vandea; facendomi mussulmano mi sono insediato in Egitto, facendomi
oltramontano ho conquistato i preti in Italia. Se avessi governato un popolo di Giudei, avrei
ristabilito il tempio di Salomone. »

Ma come sappiamo, l'opportunismo ad entrambi servì a poco; perchè ogni tanto "il popolo",
fa quello che vuole.
"Non sono affatto abnormi e inutili tutti i comportamenti umani che non hanno la razionalità
e la meccanicità dei meccanismi autoregolantisi o, (peggio) quando qualcuno li vorrebbe
regolare (compresi quelli politici ed economici). Se si vogliono trarre conclusioni sull'uomo
bisogna studiarlo e accettarlo complicato com'e'. E guai a non esserci queste contraddizioni,
sono solo queste che ci distinguono dagli animali" .
A dire queste cose è guarda caso Wiener il padre della cibernetica, proprio l'uomo degli
"automi". E aggiunse "Ogni società efficiente (e ogni dittatore) che crede a un certo punto di
aver trasformato l'uomo e l'intera sua società in efficiente formicaio, fallisce perchè non ha
studiato (credendosi Dio) e non ha osservato nè le formiche nè gli uomini". (Wiener,
Introduzione alla cibernetica, Ed. Boringhieri).


"Se cerco di immaginare il dispotismo moderno, vedo una folla smisurata di esseri simili ed
eguali che volteggiano su se stessi per procurarsi piccoli e meschini piaceri di cui si pasce la
loro anima… Al di sopra di questa folla, vedo innalzarsi un immenso potere tutelare, che si
occupa da solo di assicurare ai sudditi il benessere e di vegliare sulle loro sorti. È assoluto,
minuzioso, metodico, previdente, e persino mite.
Assomiglierebbe alla potestà paterna, se avesse per scopo, come quella, di preparare gli
uomini alla virilità. Ma, al contrario, non cerca che di tenerli in un'infanzia perpetua. Lavora
volentieri alla felicità dei cittadini ma vuole esserne l'unico agente, l'unico arbitro. Provvede
alla loro sicurezza, ai loro bisogni, facilita i loro piaceri, dirige gli affari, le industrie, regola le
successioni, divide le eredità: non toglierebbe forse loro anche la forza di vivere e di
pensare?". (Tocqueville)

Un politico preoccupato di dover fornire le "prove" di quanto andava affermando, il suo
consigliere di suggestione di fama nazionale gli disse: "Prove? Non ne avete bisogno! Dite al
popolo una data cosa con solennità ed autorità, e ripetetela abbastanza spesso e non avrete
bisogno di offrire alcuna prova. Ripetizione e pretesa autorità, sono due vecchie frodi
mascherate da Verità; usatele e siete a posto!"

Bulwer Litton fu ancora più chiaro: "Quando state per profferire qualche cosa di
straordinariamente falso, cominciate sempre con la frase: "è un fatto accertato" ecc. Molte
false affermazioni sono state sempre accettate se precedute da un "Io asserisco senza tema di
contraddizione" ecc.; Oppure "E' generalmente ammesso dalle migliori autorità, che..."; "Le
migliori fonti di informazioni concordano";, oppure "Come voi probabilmente sapete". -"
Spesso non occorrono nemmeno queste se l'affermazione è fatta in un modo autoritario. Essa
viene accettata a causa del tono della voce o del teatrale gesto che l'accompagna e anche se
non ci sono argomenti o prove logiche, sono ugualmente cacciate dentro quali verità
lampanti". (W. W. Atkinson "Suggertione e auto-suggestione". Bocca, 1943)

Fonte del testo: http://cronologia.leonardo.it/lebon/indice.htm

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