venerdì 17 gennaio 2020

Barbari


I Barbari e la comunicazione

Ripetiamo alcuni punti della nostra riflessione perché non fanno mai male. Innanzi tutto le invenzioni tecnologiche sono protesi delle nostre capacità, la gru delle braccia, la ruota dei piedi, le armi del pugno e dei denti, eccetera. I media sono estensioni dei nostri sensi e vanno intesi come protesi fuorché il computer e Internet che essendo estensioni del nostro cervello si espandono in un “campo” come quello magnetico, elettrico, e così via.
Ogni media che si affaccia sul mercato inizia con la forma di altri media, ne contiene altri ancora e si sviluppa in un modo non previsto.
La luce è un medium purissimo in quanto ha senso quando ne contiene altri: modifica la nostra vita cancellando le differenze tra il giorno e la notte, permette un’operazione chirurgica o una partita di calcio a qualsiasi ora, annulla il tempo e lo spazio con il Web ecc.

L’automobile comparve nella forma del carro che voleva sostituire, l’aeroplano nasce dalla tecnologica delle biciclette, il telegrafo serviva per avvertire i capistazione dell’arrivo del treno, poi a questa notizia si aggiunsero dati meteorologici pubblicati dai giornali, quindi notizie tra privati, la radio e via così.

Succede però che quando un medium si sviluppa eccessivamente, diciamo così si scalda, entra in crisi e capovolge la sua funzione. È successo con le automobili che facevano risparmiare tempo per andare al lavoro e che ora in un eccesso di produzione, intasano le vie cittadine, non si sa più dove parcheggiarle, e obbligano a spendere un tempo improduttivo spostandosi per raggiungere il luogo di lavoro. Allo stesso tempo le strade (che sono un medium) della città si sono trasformate in autostrade, mentre le superstrade che portavano in periferia hanno causato una tale saturazione che ormai il loro percorso è un continuum della città, senza soluzioni di continuità (si pensi solo che la main road di Los Angeles è lunga più di 200 kilometri, quanto la nostra Milano-Torino) e si è pure capovolta la funzione tra città e campagna, dove quest’ultima era il luogo di lavoro e la città del divertimento e del tempo libero. Oggi la strada ha capovolto queste funzioni e si lavora prevalentemente in città ed in campagna si va per trascorrere il fine settimana.

OT (1)

E veniamo ai mezzi di informazione. Nell’eccessivo sviluppo della tecnica e delle vecchie forme di diffusione ci troviamo davanti al fenomeno che la comunicazione, che era nata per informare, si è trasformata in una tecnica per “far accadere” le cose.
Facciamo un esempio: supponiamo che in una parte sperduta della Groenlandia ci sia una pineta incontaminata che una squadra di Rangers va a controllare ogni tre mesi, e che il satellite esplora ogni settimana. Se cade un albero, finchè il fenomeno non sarà rilevato, quella pineta rimarrà integra. Solo quando il fenomeno sarà scoperto ci sarà una relazione agli organi competenti che i giornali proporranno nelle forme più congegnali ai loro lettori:
“CADE UN ALBERO IN GROENLANDIA: EFFETTO SERRA?”
“ALBERO CADUTO, FORSE PER MANO RUSSA. Fine della distensione?”
“ALBERO CADUTO TRE MESI FA. Inefficienza dei controlli?”
E via così, perché la notizia prende forma quando inserita nel contesto del nostro vissuto che modifica. McLuhan diceva che leggere il giornale al mattino è come immergersi nella vasca d’acqua calda delle nostre convinzioni che vengono rafforzate dalle notizie…

Sono però arrivati i barbari che approfittando di nuove tecnologie, non spendono più i loro soldi per comprare il quotidiano che rafforzi le loro convinzioni, ma con lo stesso importo pagano l’allacciamento a Internet e dal web si leggono non solo TUTTI i giornali disponibili, ma pure quelli che non leggerebbero mai.
Succede pure a me, ed oggi vi parlerò di due articoli del “Giornale”.
Ahimè, a volte su questo foglio, sarebbe meglio stendere un velo pietoso, e pure sui due giornalisti in questione, che qualcuno ha definito giornalisti-jukebox, in quanto basta mettergli una moneta in quel posto e loro cantano la canzone che il committente vuole sentire.
Ma stiamo parlando di fenomeni massmediatici e qui non ci importa molto la politica. Dunque, cominciamo con questo FACCi (l’articolo integrale l’ho messo tra i documenti).

Cosa dice in sostanza?

Furti e omicidi a scopo di rapina negli ultimi venti anni sono diminuiti. Perfino dimezzati. Gli stupri sono in netto calo. Nel 2008 sono scesi da 5.062 a 4.637. L' otto virgola quattro percento in meno. Le violenze sessuali aggravate, nel triennio 2006-2008, sono entrate in profonda crisi: -16%. E gli stupri di gruppo, le cosiddette gang bang, lamentano nel 2008 una diminuzione di ben il 24,6%...

E via così. Dice le cose che si sapevano, che giravano nel Web da tempo, che però i giornali ignoravano, e cioè che gli omicidi, le rapine, gli stupri, sono diminuiti. Ma perché mai, questo tizio tira fuori questi argomenti proprio alla vigilia del congresso che sancirà il trionfo del suo datore di lavoro? La risposta è nel McLuhan: “Per far accadere le cose” per trasformare cioè la paura che è stato il motore di una campagna elettorale forsennata ed intimidatoria, con quotidiani e TG che avevano triplicato lo spazio per questo genere di notizie, in una rassicurazione mediatica: “se prima la situazione era insostenibile, ora grazie all’Uomo Nuovo, quello che fa arrivare i treni in orario, finalmente torna la calma e potete riposare beati sui vostri sofà a godervi le tette del Grande Fratello…”

Il secondo articolo è ancora più subdolo e parte con l’intenzione apparente di tessere l’elogio di quei giornalisti eroici che in terre di mafia e di camorra rischiano la pelle per dare notizie con nomi e cognomi. Sembrerebbe un giusto tributo, vista anche la cronaca che ci ha propinato la foto di Pino Maniaci (su tutti i giornali così la mafia prende meglio la mira) denunciato per il suo “disegno criminoso” di lottare contro la mafia da Telejato SENZA il tesserino dell’
albo dei giornalisti (istituzione notoriamente fascista, messa lì da Mussolini per controllare le notizie). Bufala pazzesca, visto che Telejato ha un signor direttore responsabile, giornalista con i kontrokazzi e si chiama Riccardo Orioles, un eroe del nostro tempo, in serie difficoltà economiche perchè non si piega.
Non lo ammazzano perchè è ricoperto da tanto prestigio che ne farebbero un Super Eroe e invece è meglio lasciarlo li' in quel modo, nel silenzio colpevole di questa orrenda e collusa nazione che preferisce parteggiare per gli amorazzi della Fattoria piuttosto che impegnarsi a ripulire il paese.

Il pezzo in questione non è scritto in elogio dei cronisti di Caserta e Napoli,
ma è un atto d’accusa nei confronti di Saviano, che qualche giorno prima in televisione è comparso per farci capire il linguaggio dei media del suo paese, prontamente querelato dal direttore responsabile del quotidiano di Caserta.
Il pezzo non elogia quelli che Saviano NON ha messo sotto accusa. Lui parlava di linguaggio, di connivenze dei direttori e delle proprietà con il sistema camorristico, l'acqua per intenderci senza la quale la paperella non galleggia.

Di Saviano, io che ho fatto i capelli bianchi nel Web, si conoscevano le gesta PRIMA di Gomorra, dalle cronache dei coraggiosi che lo descrivevano col suo motorino a portare il pezzo ai giornali che li rifiutavano.

La verità l'ha detta Saviano: la sua aspirazione è diventare Primo Levi, uno che non ha descritto l'Olocausto, ma con le sue parole HA PORTATO la gente a vedere Auschwitz.
Vai, testone, portaci a Caserta, a dispetto dei giornalisti jukebox…




OT (1)
Stupisce in questi tempi di crisi economica, il tentativo di riavviare l’economia incrementando la produzione di auto, che non sappiamo più dove mettere e che tanti problemi danno con l’inquinamento, invece di tentare di far lavorare le persone senza farle muovere da casa!

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