giovedì 16 aprile 2020

PAROLA


LA PAROLA

Quando i primi ominidi scesero dagli alberi e si misero ad esplorare il territorio, cominciarono a guadagnare la posizione eretta con immediati vantaggi. Innanzi tutto liberarono gli arti superiori e il rinnovato uso delle mani spostò il pollice dal metacarpo consentendo la “presa di precisione” che contraddistingue gli umani da ogni altro animale. La posizione eretta inoltre allungò la laringe dando inizio alla modulazione dei suoni e alla creazione della parola che potremmo definire la prima opera d’arte umana. Secondo il McLuhan infatti, la parola altro non sarebbe che la protesi del pensiero e la scrittura la protesi della parola. Senza il linguaggio, insomma, l’intelligenza umana sarebbe rimasta totalmente imprigionata dal mondo esteriore sottoposto alla sua attenzione. In pratica il linguaggio fa per l’intelligenza ciò che la ruota ha fatto per il piede: permette agli uomini di spostarsi da una cosa all’altra con maggior facilità (metafora) e sempre minor partecipazione.

Se la parola parlata attraverso la voce e l’orecchio è inizialmente servita per lanciare grida, allarmi, grugniti, canti e ritmi (la sua protesi diventerà la radio) la parola scritta in realtà è l’estensione primordiale della memoria, e se la stampa tipografica (estensione della scrittura) ha dato inizio alla logico-sequenzialità, e quindi al nazionalismo e alla catena di montaggio, oggi la tecnologia elettrica ed il computer ha la capacità di estendere i nostri sensi ed i nostri nervi in un discorso globale che potrà avere un’influenza determinante nel futuro del linguaggio.

Questa nuova tecnologia non ha bisogno delle parole così come il computer non ha bisogno di cifre e apre la strada a nuovi processi di consapevolezza su scala mondiale e senza alcun bisogno di verbalizzazione. Siamo passati dal linguaggio inteso come forma di divisione – la Torre di Babele – ai moderni computers che ci permettono la traduzione immediata di qualsiasi cifrario, codice o linguaggio in un altro. La fase successiva potrebbe consistere non nel tradurre ma nel superare i diversi linguaggi a favore di una consapevolezza collettiva. L’”averbalismo” insomma, potrebbe essere una via per la pace e l’armonia cosmica.

La parola scritta servì a tradurre il ricco mosaico visivo in una forma che lo privò di molte qualità dell’esperienza causando un mutamento dell’uomo tribale in individuo alfabetizzato, un essere cioè che ha eliminato i suoi rapporti ed i sentimenti emozionali e collettivi col gruppo sociale a cui appartiene diventando emotivamente libero di staccarsi dall’inconscio collettivo della tribù per trasformarsi in individuo civilizzato, organizzato visivamente con atteggiamenti, abitudini, diritti conformi a quelli di tutti gli altri individui alfabetizzati.

Il mito greco di Cadmo, che introdusse in Grecia le lettere fonetiche, narra di questo re che seminò denti di drago dai quali germinarono uomini armati. L’ntroduzione dell’alfabeto infatti aumentò il potere, l’autorità e il controllo a distanza delle strutture militari. Se la scrittura su pietra accentrò il potere dei sacerdoti rimanendo statica a resistere nel tempo, il papiro più leggero e malleabile, consentì alla scrittura di superare lo spazio, cosa che gli antichi Romani capirono benissimo, costruendo strade per ampliare il loro impero militare.

L’alfabeto fonetico è una tecnologia del tutto particolare. Precedentemente vi erano già stati molteplici tipi di scrittura, ma solo l’alfabeto pose in linea logico-sequenziale segni semantici privi di significato a cui corrispondono suoni semanticamente privi di significato. Questa prima traduzione da un mondo auditivo ad un sistema visivo erano rozzi e spietati perchè la traduzione fonetica sacrifica mondi di significato e percezione.
Prendete per esempio la nostra bandiera. Togliete i colori e scrivete sopra uno straccio bianco: “Bandiera italiana, tricolore” e poi fatela sventolare. Non escludo che il parallelismo ideale rimanga immutato ma riconoscerete che emotivamente non è la stessa cosa! Allo stesso modo le nuove forme di scrittura, culturalmente più ricche, sacrificavano un mondo magicamente discontinuo, magico, tradizionale.
Se secoli di ideogrammi non hanno minimamente intaccato la struttura della società cinese, oggi basta una generazione di alfabetismo per distaccare la persona dalla ragnatela tribale e farlo sentire individuo, e questo fatto non ha nulla a che vedere con il contenuto delle parole usate, ma è una rottura dell’esperienza da auditiva a visiva, perchè solo l’alfabeto fonetico ti dà un occhio in cambio di un orecchio liberando l’individuo dal trance tribale della parola magica, dalle affinità totemiche e gli obblighi di sangue.
La separazione degli individui, la continuità dello spazio e del tempo, l’uniformità delle leggi e dei comportamenti, sono le principali caratteristiche delle società alfabete e civilizzate, mentre le culture tribali non ammettono l’ipotesi del cittadino separato.
Non ammettono l’individuo.

I risultati raggiunti dal mondo occidentale testimoniano ovviamente gli enormi meriti dell’alfabetismo anche se da qualche tempo la saturazione del medium comincia a presentare qualche problema. Al trance tribale della parola magica, si è sostituito un trance tecnologico e visivo che modifica i nostri comportamenti. Forse stiamo pagando a caro prezzo le nostre strutture di tecnologie e di rapporti via via sempre più specialistici. Si sta persino modificando il concetto di coscienza, da sempre consideraza un carattere distintivo dell’essere razionale benchè nel campo della consapevolezza – che esiste in ogni momento della coscienza – non ci sia nulla di lineare o conseguenziale, perchè la coscienza non è un processo verbale. Nella società alfabetica occidentale è ancora plausibile ed accettabile pensare che ad una cosa ne “consegue” un’altra anche se David Hume ha dimostrato fino dal Settecento che in nessuna sequenza naturale o logica esiste un nesso di casualità. La sequenza si limita ad aggiungere senza esserne la causa. Oggi nell’era informatica ci stiamo liberando dai processi lineari, dalle geometrie euclidee e persino la catena di montaggio ha perso la sua caratteristica di linearità per accedere all’automazione che è un “campo” dove tutto è istantaneo. La frantumazione di ogni tipo di esperienza in unità compatte, uniformi e lineari è stata l’essenza del successo dell’Occidente che ha saputo usare questa tecnica di trasformazione per rendere uniformi, continui e ripetibili tutti i processi di trasformazione dell’uomo e della natura.

Così come la concepiamo noi, la Civiltà è costruita sull’alfabetismo in quanto esso è il trattamento uniforme della cultura mediante l’alfabeto che è l’estensione del senso visivo esteso nel tempo e nello spazio e fornisce aglle persone mezzi per agire senza reagire. Per fare senza essere coinvolti emotivamente. L’udito è iperestetico, delicato ed onnicomprensivo, la vista invece è fredda e neutrale e permette alla cultura occidentale di espandersi con tubi, cavi, fili elettrici, strade, catene di montaggio, inventari, prezzi uniformi e accellerazioni del movimento delle merci, senza provare alcuna emozione.

Allora come ora il barbaro, cioè l’uomo tribale, era ostacolato dal pluralismo culturale e dalla discontinuità, mentre la nostra cultura, che deriva dalla tecnologia di Gutemberg, è omogenea, uniforme e continua. Se le varie scritture pittografiche, geroglifiche, ideogrammatiche erano e sono un’estensione del senso visivo per immagazzinare con più facilità le esperienze umane e renderne più rapido l’accesso (in pratica si tratterebbe delle origini delle strips e dei cartoni animati) l’alfabeto fonetico invece riesce a racchiudere con pochissime lettere tutte le lingue del mondo. Per ottenere questo però, è stato necessario separare segni e suoni dai loro significati semantici. Nessun altro sistema è riuscito ad ottenere questi notevoli risultati.





STRADE

La parola metafora deriva dal greco e significa trasportare e potrebbe essere applicata a qualsiasi forma di movimento di merci o di informazioni. Rappresenta non solo lo spostamento da un luogo all’altro di qualsiasi cosa, ma evidenzia la trasformazione e la traduzione del mittente, del ricevente e del messagio perchè l’uso di qualsiasi medium altera gli schemi di interdipendenza  tra le persone e i rapporti tra i loro sensi.

Con la strada, la scrittura si stacca da materie solide e statiche come la pietra, per circolare su supporti come l’argilla dei vasi e delle tavolette, e imprimere maggiore velocità con il papiro. L’nformazione, nel suo passaggio dalla pietra alla carta, compie la medesima trasformazione della moneta quando si staccò dalle merci, dalle pelli, dai lingotti e dai metalli, per diventare carta e in seguito semplicemente credito. Con le strade, crollano le città-stato, che racchiudevano in sè stesse tutto il fabbisogno e le attività umane, e si affermano le capitali centro del potere in costante comunicazione con le proprie periferie.

 Accresciuta la velocità e di conseguenza intensificato il controllo militare a distanza, l’accellerazione della comunicazione separò le funzioni commerciali da quelle politiche creando quelle che gli economisti chiamano strutture economiche centro-marginali, che di fatto sono reti con flussi continui e omogenei, mentre in precedenza, le conquiste avvenivano via mare, con territori da colonizzare con insediamenti che erano centri senza periferie. La storia più recente di queste crisi è quella della guerra d’indipendenza americana quando le prime colonie inglesi a causa di processi di saturazione dei commerci, trovarono più conveniente usare merci (come il tè) per pagare le loro transizioni piuttosto che assoggettarsi ad un cambio con la Sterlina che era diventato poco favorevole, per non dire punitivo. Quando la Virginia ufficializzò il tabacco come forma di pagamento, scoppiò la crisi. Essendo però le colonie americane distantissimi centri senza periferie al di là del mare, fu chiaro per tutti che l’Inghilterra, malgrado atroci rappresaglie, fosse destinata a perdere la partita. E così fu.

Ecco come commenta Arnold Toynbee nel suo: A study of history :
“ ...uno dei segno più cospicui della disgregazione si verifica...quando una civiltà che sta disintegrandosi ottiene una proroga sottoponendosi ad una forzata unificazione politica in uno stato universale...”
Peccato che un eminente autore come Toymbee non faccia parte della nostra cultura nazionale, perchè oltre nell’opera già citata (12 volumi, 1934-1961) vi sono considerazioni eccelse. Comparando per esempio la grandezza e la caduta di 26 imperi, rileva che le principali cause del crollo, non sono mai ambientali o fisiche, ma l’incapacità di rispondere alle istanze morali, etiche e religiose del popolo. Anche la sua frase riportata, se letta con attenzione potrebbe risultare di grande attualità per l’analisi del tramonto e degrado della civiltà americana. Ma stavamo parlando di strade.
I diversi modelli di organizzazione sociale, si realizzano tentando di far coesistere le diverse velocità dei movimenti d’informazione perchè un nuovo mezzo che si inserisce, se è contemporaneamente disponibile e se possiede una velocità omogenea, di fatto non crea problemi, ma la saturazione di tutti questi mezzi porta, come tutti possiamo constatare nella nostra società moderna, scompensi e e rotture dovute a grandi discrepanze tra il movimento degli aerei e delle auto, tra la posta e Internet, tra la società civile e l’amministrazione pubblica, ecc. Se la velocità di tutti i mezzi fosse uniforme non ci sarebbero conflitti gravi. Nell’antica Roma, invece, a ridurre la discontinuità della comunicazione c’erano soltanto l’alfabeto e le strade che la inviavano dal centro alla periferia. Quando gli arabi si ripresero l’Egitto, il rifornimento di papiro cessò e le strade rimasero inutilizzate e deserte come potrebbero essere le nostre se mancasse la benzina. In questo modo l’Impero Romano collassò e le strade divennero inutili facendo risorgere le città-stato con il feudalesimo.

La strada è l’estensione dello spazio sempre più omogeneo ed uniforme che permette l’accellerazione della ruota e del messaggio. Fu la stampa a caratteri mobili che impresse una maggiore accellerazione dal centro alla periferia. Dopo l’elettricità e l’informatica non solo questa velocità ha assunto un valore assoluto pari alla velocità della luce, ma ha pure perso il suo carattere unidirezionale trasformandosi in un movimento centripeto.
Dal lento movimento dal centro alla periferia di una società specialistica e frammentata, ci ritroviamo in un’implosione dove improvvisamente e spontaneamente i frammenti meccanizzati si riorganizzano in un tutto organico. E’ il Villaggio Globale.

Oggi che la massima parte del trasporto consiste nello spostamento di informazioni si assiste ad una saturazione e alla conseguente trasformazione dell’uso della ruota e della strada. Se il villaggio e la città-stato avevano contribuito al rapporto reciproco di dare-avere con la campagna, dopo l’avvento dell’automobile e il capovolgimento dei ruoli, la famosa “gita in campagna” ha visto la strada stessa trasformarsi in campagna a cui è seguita l’autostrada come città, un continuo ininterrotto di agglomerati urbani che ha dissolto la forma antica della città stessa. Forma spazzata via dall’avvento dell’ aeroplano che usufruisce della ruota e della strada solo in un’infinitesima parte del suo percorso negli aeroporti che a loro volta si sono trasformati in città. Pensate che alcune compagnie offrono viaggi in aereo a costo irrisorio purchè l’atterraggio avvenga in aeroporti periferici trasformati in piccole città dove fare shopping.

Il principale impatto dei media sulla società contemporanea sono l’accellerazione dell’informazione e lo sconvolgimento sociale, la trasformazione dalla soluzione di problemi fisici al superamento dei problemi etici e morali. Se l’accellerazione tende a migliorare tutti i mezzi di scambio e di associazione umana, la velocità accentua i problemi di forma e di struttura e di conseguenza le persone che tentano di adattare le vecchie forme fisiche al nuovo e più rapido movimento scoprono un progressivo inaridimento dei valori della vita.

Ora che con la tecnologia elettrica abbiamo esteso non solo i nostri organi ma persino il nostro sistema nervoso, l’informazione che si sposta alla velocità della luce ha reso obsoleti tutti i sistemi di accellerazione meccanica quali la strada, la ferrovia, la ruota.
I vecchi sistemi di adattamento psico-fisico e sociale non contano più nulla.
Siamo entrati nella fase del campo totale della consapevolezza. Le nostre estensioni elettriche hanno superato lo spazio ed il tempo e ci coinvolgono in problemi di organizzazione mai affrontati prima.

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