Analizziamo uno dei
principali mezzi di comunicazione di massa secondo il McLuhan:
L’ABBIGLIAMENTO
L’abbigliamento -
protesi della pelle - può essere considerato un meccanismo per il
controllo della temperatura, una componente sessuale e la
comunicazione esteriore del livello sociale. Per comprendere meglio
questi meccanismi, torniamo ad analizzare il nostro ominide che, come
ricorderete, con la posizione eretta aveva acquisito la capacità di
manipolare l’ambiente, e con l’estensione della laringe aveva
cominciato a modulare i suoni, ottenendo non solo grida, ma grugniti
espressivi, suoni modulati, canti con cui accompagnare le prime danze
rituali.
La posizione eretta causò
un altro fenomeno: scoprì i genitali maschili e spostò in avanti
quelli femminili che permisero l’atto sessuale in posizione
frontale. La necessità di coprire il seno delle femmine forse
scaturì dall’innata gelosia del capo clan, o più praticamente
fece in modo di evitare l’eccitamento dei giovani maschi alla vista
delle femmine nude.
Ad un certo punto,
all’interno della comunità, saltò all’occhio che non era la
medesima cosa essere coperti da pelli di animali domestici quali
cani, capre, conigli che proteggevano dal freddo in modo eccellente
ma che avevano un diverso valore rappresentativo dalle pelli di
animali feroci o mitici che venivano indossati dai capi branco. Non
solo, non è escluso che fu questa molla a scatenare la competizione
tra giovani che mostravano il loro valore esibendo pelli di animali
selvaggi uccisi grazie alla loro abilità. Non è escluso nemmeno che
i primi gruppi appartenenti allo stesso clan si organizzassero per
cacciare animali pregiati la cui pelle avrebbe ricoperto il loro capo
gerarchico, dando inizio a quello che Levi-Strauss definì come fase
in cui si imposero il totem, la religione ed il tabù.
L’abbigliamento e le
abitazioni in fondo assolvono lo stesso compito, cioè quello di
proteggere dalle variazioni dell’ambiente esterno, ma
l’abbigliamento è un’estensione più diretta della superficie
esterna del nostro corpo. Non solo.
Per quanto riguarda la
componente sessuale, si riesce a decifrare qualcosa solamente se si
considerano sesso e abbigliamento come fattori interdipendenti tra
loro.
Ci sono oggi tribù
africane dove le donne, che camminano senza imbarazzi a seno nudo,
per nessuna ragione al mondo sarebbero disposte a scoprire le loro
ginocchia in pubblico. Un altro fenomeno dei giorni nostri è il
turismo che assale luoghi incontaminati, dove sulle spiagge si vedono
masse di “civilizzati” che prendono il sole praticamente nudi,
mentre la medesima cosa, non passerebbe per la mente degli indigeni
perché nelle culture arretrate, ancora incastonate in una vita
sensoriale e tattile, e non ancora astratte dall’alfabetismo e
dall’ordine visivo industriale, la nudità è considerata patetica.
Persino il famoso rapporto
Kinsey sulla vita sessuale del maschio americano, registrò con
sorpresa che i contadini ed in genere le persone sottosviluppate non
amavano la nudità nei loro rapporti coniugali.
Un altro fenomeno da
analizzare è l’avvento massivo della televisione a colori negli
anni sessanta che trasformò gli europei, che dal dopoguerra si erano
sempre vestiti con tagli sobri e colori grigi, in individui colorati
secondo l’esempio dato dagli americani che ci invadevano con il
loro cinema che conteneva messaggi consumistici, pieni di
frigoriferi, elettrodomestici, birre in lattina e – udite udite –
abbigliamenti casuals coloratissimi e poco impegnativi. Per contro,
furono gli americani, influenzati dagli stessi media, ad assumere un
atteggiamento rivoluzionario che si espresse con l’abbigliamento
all’europea, con i patio, con le piccole auto. Come ai tempi della
rivoluzione francese, l’abbigliamento assunse anche i connotati di
protesta politica (i figli dei fiori, per esempio) e della ribellione
contro i valori uniformi del consumatore. Si cominciò a vedere
cambiamenti non solo con l’abbigliamento ma con i libri tascabili,
le barbe, le acconciature femminili che persero la loro
caratteristica scultorea per la praticità tattile. Insomma le donne
americane iniziarono a proporsi come persona da toccare e
“maneggiare” e non solo come icona da contemplare.
Nella Russia degli anni
settanta il fenomeno assunse proporzioni quantomeno bizzarre. Infatti
sulla spinta delle tendenze occidentali, alcuni programmi televisivi
russi cominciarono ad essere interrotti da forme di pubblicità che
decantavano prodotti di abbigliamento e di bellezza che non erano
presenti sul mercato. Infatti al comunicato pubblicitario non
corrispondeva la distribuzione dei prodotti, praticamente
inesistenti.
Esiste oggi la tendenza a
nuovi equilibri man mano che ci rendiamo conto della nostra
preferenza per tessuti rozzi e per abiti con forme scultoree. Dopo
che per secoli siamo rimasti completamente vestiti e chiusi in spazi
visivi uniformi, con l’era elettrica ci ritroviamo in un mondo che
respira, vive e ascolta con l’intera epidermide. Con i nuovi
materiali con cui confezioniamo abiti e dimore, la nostra sensibilità
si muove in un mondo di forme e di colori che fanno della nostra
epoca una delle più ricche nella storia della musica, della poesia,
della pittura e dell’architettura.
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