giovedì 3 aprile 2014

GLI OROLOGI

Analizziamo uno dei principali mezzi di comunicazione di massa secondo il McLuhan:

GLI OROLOGI

Il tempo non si può misurare.
Infatti, secondo i moderni concetti di relatività, questa entità, che è preferibile definire spazio-tempo, dipende dall’accellerazione, dal punto di vista dell’osservatore e dalla sua velocità.
Quello che l’uomo primitivo scoprì invece, fu che il tempo è circolare e che questa periodicità, con i suoi fenomeni atmosferici, fisici e astronomici, è misurabile.
Solstizio, per esempio, è parola greca che significa che “il Sole si ferma” nel senso che dalle osservazioni si evince che esso non sorge e tramonta in un punto fisso dell’orizzonte, ma che ogni giorno si muove da Est verso Sud, si ferma apparentemente tre giorni (21 Dicembre) dando luogo al Solstizio d’Inverno, poi torna indietro fino al 21 Giugno dove dà luogo all’altro fenomeno che è il Solstizio d’Estate.

L’osservatore primitivo che scrutava ogni tramonto, si rese conto che dopo il buio apparivano alcune stelle che raggruppate in Costellazioni diedero vita ad una prima suddivisione delle stagioni. L’Acquario era il tempo delle alluvioni, il Toro delle transumanze, l’Ariete dei sacrifici, e così via.

Il tempo, secondo la nostra moderna interpretazione, è ciò che accade tra due punti ed è inoltre un concetto fisico che serve a misurare la contemporaneità o la successione degli eventi, ma il concetto di tempo come durata non esisteva nei popoli primitivi così come non esiste oggi nelle culture non alfabete. Come il lavoro cominciò con la divisione della manodopera, così la durata cominciò con la divisione del tempo, e all’inizio non fu affatto semplice. In Cina e Giappone fino al Seicento si poteva indovinare la data riconoscendo i profumi degli incensi bruciati in quei luoghi. Un profumo cambiava con il giorno, un secondo profumo con l’anno (in senso zodiacale) e un terzo con le fasi della Luna. Questo, secondo McLuhan è il più integrale e il più coinvolgente senso del tempo che si possa immaginare perchè l’olfatto non è soltanto il più sottile e delicato dei sensi umani ma è pure il più iconico perchè coinvolge più di ogni altro tutto il sistema sensorio. Questo ci fa comprendere perchè le società al più alto livello di alfabetismo tendano ad eliminare gli odori dell’ambiente e soprattutto quelli del corpo, segno distintivo e affermazione insostituibile di individualità che ci ripugna perchè date le nostre abitudini acquisite al distacco e all’affermazione specialistica, l’odore del corpo del nostro vicino ci coinvolge in misura non sopportabile.
Le società che misuravano il tempo con l’olfatto si sono dimostrate nei secoli molto compatte, e profondamente unificate da resistere ad ogni cambiamento.

I latini bruciavano funi contrassegnate da nodi che ne determinavano il tempo, ma anche la clessidra e le candele davano con approssimazione lo scorrere del tempo che veniva comunicato a voce dalle mura dei castelli medievali fino al tempo dei monasteri benedettini dove all’insegna dell’ “ora et labora” il suono della campana dava la scansione del tempo dividendo quello del lavoro da quello delle orazioni, usanza che si diffuse con l’adozione di campanili che diffusero il suono della campana nei campi e nei luoghi di lavoro.

Fu l’invenzione dell’orologio meccanico che diede al tempo il suo carattere di durata e come entità trascrivibile in unità visive astratte ed uniformi. Trattato come strumento tecnologico, l’orologio è una macchina che produce ore, minuti, secondi uniformi, secondo lo schema della catena di montaggio. In questo modo il tempo viene separato dai ritmi e dalle cadenze dell’esperienza umana e contribuisce a creare l’immagine di un Universo numericamente quantificato e mosso da forme meccaniche (concetto che influenzò persino il pensiero di Newton).
Non fu l’orologio in sè stesso ma fu l’alfabetismo rafforzato dall’orologio meccanico a far sì che gli uomini non mangiassero più quando avevano fame, bensì quando era l’ora di pranzo, di lavorare non quando ne avessero voglia ma quando era l’ora di lavorare, ecc.

Anche se l’orologio meccanico compare verso la fine del Duecento, mostrando meraviglie, automi, movimenti del Sole e della Luna (tutti grossomodo imprecisi) è con l’avvento della stampa tipografica abbinata all’orologio che si nota l’accelerazione della meccanizzazione della società medievale, ma questo fenomeno non sarebbe potuto accadere se non fosse stato preceduto dalla diffusione dell’alfabeto fonetico, della tecnologia cioè che ha reso possibile la frammentazione visiva del tempo. Esso infatti è la fonte del meccanicismo occidentale che è il passaggio da una società audio-tattile che adotta valori visivi.

La nuova tecnologia informatica, che è organica e non meccanica, in quanto non estende più i nostri sensi, ma tutto il nostro sistema nervoso centrale viene espanso sul nostro Pianeta ed oltre, nel suo rapporto spazio-temporale istantaneo comincia a considerare carente il concetto di tempo meccanico se non altro perchè uniforme. Il fisico e lo scienziato moderno non tentano più di contenere tutti gli eventi in un tempo, ma ritengono che ogni fenomeno abbia il proprio tempo ed il proprio spazio e noi stessi che ormai viviamo elettricamente in un mondo istantaneo, sentiamo sempre più quanto spazio e tempo siano due concetti ormai inseparabili tra loro. L’elettricità non è qualcosa trasmessa da un’altra cosa o da un’altra cosa contenuta, ma è un fenomeno che si verifica quando due o più corpi si trovano in determinate condizioni.
Siamo ancora condizionati dai luoghi comuni che a proposito dell’elettricità parlano di corrente, flusso, scariche, dando l’impressione che essa vada da un punto a l’altro, ma è un errore, perchè l’elettricità, come il magnetismo, come la posizione neuronale dei computers collegati in Internet, è un campo e come tale usa il tempo in tutta la sua contemporaneità..

Ai giorni nostri non è soltanto il tempo scandito dall’orologio ad essere antiquato ma persino la ruota comincia a dare segni di stanchezza. L’intuizione di Maxwell e di Einstein secondo i quali il tempo poteva essere sconfitto dalla velocità, risulta fondata.
Con la velocità elettrica il meccanico cede il passo all’unità organica.
Dobbiamo stare in guardia contro coloro che annunciano piani per restituire l’uomo alla condizione, al linguaggio, ai tempi e alla vita bucolica originari della sua stirpe. Questi predicatori sono sonnambuli che non hanno mai analizzato la funzione dei media nello scaraventare l’uomo da una dimensione all’altra.
Senza alcuna possibilità di tornare indietro.


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