mercoledì 9 aprile 2014

APPENDICE

Questo non è un libro. Mi pareva d'averlo già detto.
E allora come chiameremo la parte che viene dopo e che ha la forma dell'Appendice?

Credo che questo sia il momento più adatto per porci la domanda fatidica: che ne è del McLuhan e di tutte le sue teorie? Ha ancora senso, a più di cinquant'anni dal suo LA SPOSA MECCANICA seguire i suoi enunciati per tentare di capire il mondo della comunicazione? La risposta è complessa non solo per la personalità eclettica dell'autore che ha esposto il suo pensiero in modo apodittico rifiutando la serena discussione (famoso per i suoi: “Lei non ha capito nulla del mio lavoro”) rimanendo all'esterno alla dialettica del mondo accademico, spostandosi o avventurandosi nell'imprenditoria e nella consulenza, col risultato di non riuscire mai a far parte di un nucleo intellettuale che potesse meditare, assimilare ed eventualmente riproporre i suoi difficili concetti. Anche l'esposizione delle sue teorie avveniristiche con fulminanti sintesi adatte più ad essere citate che ad essere capite, non ha agevolato la comprensione dei fenomeni che il McLuhan descriveva.
In Italia specialmente, i suoi libri vennero pubblicati con colpevole ritardo e delle tante critiche che in tutti questi anni l'autore ha accumulato, ne propongo solamente tre che per l'importanza degli autori e delle loro posizioni possono riassumere buona parte della critica italiana.
Il primo intellettuale di altissimo spessore è Umberto Eco, che pubblicò nel 1967 “Cogito Interruptus”, una vigorosa stroncatura del libro: “Understanding Media” edito in Italia dal Saggiatore di Alberto Mondadori, e commentando il famoso “Il mezzo è il messaggio” scrisse:Va bene. Vorrà dire allora che quando riceverò un telegramma leggerò il postino! Battuta fulminante che per arguzia e intelligenza ciascuno di noi sarebbe disposto a scrivere a costo di qualsiasi bassezza. In tutto questo tempo Eco non è mai ritornato sull'argomento per chiarire se si sia trattato semplicemente di una battuta, o se a distanza di anni abbia cambiato il suo parere. Secondo me dovrebbe farlo se non altro perché lui occultamente e scientemente è l'intellettuale che meglio ha assimilato e si è avvantaggiato delle teorie del McLuhan per migliorare il proprio lavoro di semiologo.
Il secondo intellettuale che vorrei citare è Stefano Bartezzaghi che in occasione del venticinquennale della morte del McLuhan scrisse su Repubblica un interessante articolo in cui con la sua consueta leggerezza ripercorreva i capisaldi delle sue teorie, riportava gli slogan più incardinati nella memoria collettiva, ripercorreva qualche episodio della vita e del pensiero dell'autore e poi in conclusione lasciava elegantemente il giudizio in sospeso.
Il terzo è Gino Agnese, giornalista del Tempo, nel 1982 fondò la rivista “Mass Media” e tra l'altro collegò il McLuhan al futurismo del Marinetti. Gli chiesero un giudizio sul McLuhan, e lui che era accreditato come uno dei più profondi conoscitori dell'argomento, dichiarò:

Di McLuhan resta semplicemente questo: il merito di averci mostrato la necessità di avere un atteggiamento critico verso i media. Poi molte cose che lui ha detto si sono rivelate infondate, ma questo no, questo resta: siamo critici, stiamo attenti: questo è il suo insegnamento. Quanto alla sua attualità, lì il discorso è diverso, perché McLuhan muore prima di Internet, senza averne previsto l’invenzione. Internet è una realtà che non è stata prospettata da nessun futurologo. La grande novità è che la Rete in qualche modo ha capovolto il messaggio più noto di McLuhan, secondo il quale il mondo è il "villaggio globale", poiché dopo Internet si può ben dire che ogni villaggio sia diventato mondo. E quindi la conclusione è un po’ malinconica perché si può dire che il profeta – McLuhan è stato definito "il profeta dei media" – nel tempo nostro è una figura impossibile: le cose evolvono così in fretta, le novità si profilano all’orizzonte in maniera così veloce e impreveduta, che le personalità di forte intuito, di più vasta apertura mentale e di più grande coraggio intellettuale finiscono col non essere all’altezza dei tempi.

Riprendo nella totalità questa affermazione perché rispecchia il pensiero di molti intellettuali che benché preparatissimi, non hanno potuto o peggio voluto capire il punto di vista del McLuhan. Questi intellettuali finissimi, alfabetizzati e difensori del “punto di vista” non riescono più a concepire una comunicazione senza centro, dove non c'è più un referente e un fruitore perché è scomparso il prima e il dopo, il davanti e il didietro, il sopra e il sotto e loro che sono diventati il “centro” della intellighenzia, non possono o non vogliono accettare ciò che a loro giudizio è diventato il caos. E' successo ai ballerini del Rock and Roll che dopo anni di allenamenti ed esibizioni, si videro superati nelle balere da gente senza specializzazione che ballava il twist e il surf e si divertiva contorcendosi in modo disordinato e senza regole sotto gli occhi dei “rocchettari” che si erano specializzati in passi, figure e volteggi coordinati. Così a questi raffinati alfabeti diventati punti di riferimento, ripugna la contemporaneità immediata e il coinvolgimento totale della forma elettrica della comunicazione senza centro da cui partono le periferie, ma con le periferie che sono diventati esse stesse centri di comunicazione. Per molti di loro poi, le cui sensibilità sono state deformate e in qualche modo bloccate nelle posizioni fisse della scrittura meccanica della tipografia, le forme tattili della comunicazione elettrica sono addirittura invisibili. Non è colpa degli intellettuali che in questi casi hanno una funzione di retroguardia, ma è compito degli artisti avere visioni con cui evocare e rappresentare le nuove frontiere tecnologiche. Aggiunge il McLuhan:
Queste persone sono vittime dei media riluttantemente mutilati dai loro studi e dal loro lavoro come i bambini in una fabbrica vittoriana...”

Che McLuhan poi, muoia prima di Internet senza averne previsto “l'invenzione” è una frase che secondo me può dire solo qualcuno che non ha letto “Understanding Media” o che l'ha letto distrattamente o che se l'è fatto riassumere in comodi bigini. Mi spiego meglio: vediamo la funzione del profeta.
Secondo il Mito, Cassandra che aveva ingannato Apollo promettendogli amore in cambio della chiaroveggenza, venne punita dal dio per non aver mantenuto la promessa facendo in modo che prevedesse il futuro ma che nessuno le credesse. Il Mito è fondatore e porta sempre con sé brandelli di verità ma in questo caso potremmo andare ancora più a fondo dicendo che coloro che non credono alla profezia, di solito lo fanno perché non si rendono conto di che si tratti. Prendiamo per esempio Gesù Cristo dinanzi al Tempio e la sua profezia: “Non ne resterà pietra su pietra”, che a coloro che lo stavano ascoltando poté sembrare semplicemente un'invettiva. Furono gli estensori dei Vangeli dopo il 70 A.D. cioè dopo la distruzione del Tempio da parte di Tito che si accorsero che ciò che era stato detto mezzo secolo prima era una profezia.
Diversa invece la frase sempre di Gesù Cristo: “Ognuno prenda la sua croce, e mi segua” che con ogni probabilità è una riminiscenza dell'estensore delle loghìe, perché la croce non aveva nessun significato simbolico PRIMA che vi fosse lo scandalo di un Dio crocifisso. E' come se Giovanni XXIII si fosse affacciato all'udienza del mercoledì ed avesse affermato:” Piangete i vostri morti nei grattacieli a causa di aeroplani e non andate a distruggere un altro popolo” frase incomprensibile ai suoi contemporanei, ma acclamata con vigore dopo le vicende dell'11 Settembre alle Twins Tower di New York.
E veniamo al McLuhan. Quando cominciò a scrivere le sue prime intuizioni il computer era una macchina che registrava dati su un nastro magnetico. Da qui la sua prima constatazione che esso fosse il proseguimento della tipografia perché spezzava e inanellava dati in modo logico sequenziale. Per spiegarci, poiché si erano scoperte le alte funzioni della memoria elettronica, si sarebbe potuto per esempio mandare una lettera a tutto l'elenco telefonico di Toronto perché i dati stavano comodamente in ordine alfabetico, un po' meno veloce la ricerca per esempio di tutti gli utenti di Trafalgar Square perchè tra quelli che cominciavano per la lettera A e quelli con la Zeta occorreva scorrere tutto il nastro. Con questo vogliamo dire che il McLuhan non si rese conto che sarebbe arrivato il processore su disco fisso e quindi non capì la funzione del computer?
Non mi pare. Credo piuttosto che parlando delle nuove tecnologie della comunicazione di massa ( tra le quali non cita il computer) si intuisca A POSTERIORI che ne prevedesse gli sviluppi. Allo stesso modo è errato pensare che egli sbagliasse nel teorizzare un villaggio globale mentre la realtà ci mostra come ogni villaggio sia diventato il mondo, quando i due concetti sono perfettamente identici, cosa più volte teorizzata dall'autore. Anzi, per essere obiettivi, vediamo in realtà quali furono le previsioni sbagliate del McLuhan. Primo, nello spiegare l'impatto mediatico della fotografia, egli cita come esempio: “ la vista di gentiluomini che ordinavano da bere nei circoli standosene comodamente seduti sui loro cavalli provocò rapidamente un senso di revulsione tra la gente comune che indusse i ricchi americani ad abitudini timidamente modeste e oscure dalle quali non si sono più discostati...”
Anche le persone diventano istantanee....quando devono condividere con l'intera umanità l'estensione del loro sistema nervoso centrale. In tali condizioni i consumi dimostrativi o gli sprechi da status symbol diventano impossibili anche per il più audace dei ricchi che si riduce a consumi omologati.
Non aveva previsto il SUV, il Rolex da 24.000 dollari, e tutti i consumi che vengono definiti come “status symbol”.
Aveva previsto la scomparsa della ruota, intesa come mezzo di trasporto, partendo dalla considerazione che l'aereo usa le ruote solo per una minima parte del suo percorso. La ruota è scomparsa dal disco del telefono e da qualche altro marchingegno, ma quella dell'auto per ragioni di macroeconomia, non scomparirà tanto facilmente.
Con il computer ha previsto la diminuzione dell'uso della carta che invece è aumentato. Ha previsto la scomparsa del manuale d'istruzioni che invece è diventato sempre più voluminoso visto le molteplici funzioni degli oggetti elettronici.
Una cosa invece che McLuhan non ha previsto e non poteva prevedere è il fenomeno Google, l'espediente tecnologico più rivoluzionario dopo l'invenzione della stampa a caratteri mobili. Per la verità egli aveva teorizzato che qualsiasi nuova tecnologia nasce con alcuni obiettivi immediati apparenti per poi svilupparsi in un'innovazione tecnologica che rompendo i privilegi di un ristretto numero di usufruitori apre la possibilità di accesso ad una nuova popolazione di utenti.
E così è successo alla Rete, nata per scopi militari che si è sviluppata in modo imprevedibile specie quando gruppi economici e di potere tentarono di catturare gli utenti che vagavano per il Web indirizzandoli in portali, specie elettronica di centri commerciali che raggruppavano servizi e offerte interessate dagli sponsor dove secondo i maghi del marketing si sarebbe concentrato il business elettronico. Errore pagato carissimo (in termini di perdite aziendali). Infatti l'utente, che nel web ha acquisito una indipendenza individuale persa nella vita reale, presto si chiese: perché devo entrare in un portale per conoscere che tempo farà al mio paese, quando posso collegarmi direttamente ai satelliti che in contemporanea mi danno tutte le previsioni del tempo sulla Terra? Il problema era quello di conoscere l'indirizzo web di queste strutture e per agevolare la navigazione erano nati i motori di ricerca tipo Altavista che fungevano da enciclopedia elettronica. Bastava cliccare una parola e comparivano tutte le pagine del mondo in cui quella parola era scritta. Il difetto stava nel fatto che comparivano in modo casuale e non in ordine di importanza ma in base alla frequenza della parola che il motore di ricerca trovava nelle pagine cercate. Se per esempio uno avesse cliccato la parola “porcini” sarebbero comparse 1.200.000 pagine sui funghi porcini, evidentemente non consultabili tutte e un milione duecentomila! Il problema era che magari tra le prime pagine comparivano i porcini di Borgotaro, poiché esiste una famosa fiera in quella località, alcune pagine di ricette messe on line da casalinghe deliziose, qualche caso di intossicazione per l'Amanita Muscaria, libri per bambini ma le cose più importanti, tipo il Bresadola, Wikipedia con le catalogazioni, un manuale di scienze naturali e cose così interessanti, si potevano trovare solamente dopo aver aperto pagine e pagine di notizie inservibili.
Era il 1966 e Larry Page e Sergey Brin, i due studenti ventitreenni che stavano rivoluzionando il mondo della comunicazione, intuirono l'importanza dei links, cioè di quei rimandi ragionati che indirizzavano verso le pagine più importanti: più importante era il sito che indirizzava, maggiori erano i link che le indicavano, quelle erano le pagine che comparivano per prime nel motore di ricerca.
Questo è Google: milioni di frecce che vi indirizzano verso pagine guida della conoscenza, come se uno si trovasse in una città sconosciuta e chiedesse a tutti quelli che incontra dove si trova Piazza Garibaldi, per seguire poi la maggioranza delle indicazioni che vanno in una direzione che si rivelerà quella esatta. Il problema però, nella cultura, non è così semplice e le pagine più cliccate non è detto che siano le più profonde o le più preziose. Sono solo le più frequentate, per cui la Verità non è più solo quello che credono gli altri, ma soprattutto quello che gli altri hanno trovato più velocemente.
Non è un problema da poco.
Recentemente per esempio, un'amica virtuale, di quelle per intenderci con cui si chatta ma non si hanno relazioni, mi ha mandato una frase:”Le parole che non ti ho detto” che mi hanno ricordato il mio amore per Jorge Luis Borges e il piacere che mi ha dato in molti Paesi dove ho vissuto, di leggerlo nella lingua originale. Intellettuale eclettico, ha scritto poesie in italiano, spagnolo, francese, inglese e tedesco ed io ricordavo il verso di una delle sue ultime poesie dedicate a Maria Kodama, la sua giovane segretaria che si prese cura di lui fino a diventarne la moglie negli ultimi istanti della sua vita, a cui aveva dedicato alcuni versi che pressapoco facevano: “Quando morrò, e verrai al cimitero a visitarmi, ti raccomando di non strappare quei fiori rossi che troverai cresciuti attorno alla croce della mia tomba: quelle sono le parole che non ti ho detto, le frasi d'amore che non ti ho scritto” La mia amica virtuale, male interpretando le mie parole, mi mandò lo spezzone di un film con Kevin Costner e Paul Newman. Le scrissi facendole notare che il film di Mandoki in originale aveva un altro titolo: “The message in a bottle” e lei rispose scusandosi per essersi confusa con il libro. Poiché io da anni seguo la ferra regola inglese del “Rubbish in, rubbish out” cioè che se nel computer metti spazzatura poi quando vai a cercare ritrovi spazzatura, mi affrettai a correggere l'affermazione della mia amica secondo cui la frase in questione era relativa ad un libro, e andai su Google per cercare la poesia di Borges digitando: “le parole che non ti ho detto” e sono uscite 4.000.000 di pagine (diconsi quattromilioni! ) che portavano nelle prime trenta pagine il film di Mandoki, poi il libro di Spark, poi la canzone di Bocelli, poi Ron (che forse ha scritto i testi di detta canzone) in seguito Enrico Brignano che aveva girato l'Italia con uno spettacolo con quel nome, quindi poesie sparse di giovani poeti italiani, e qualche blog dove accidentalmente e non sempre in questo ordine venivano riportate le medesime parole. Dopo 40 pagine (circa 500 Siti citati) di Google, Jorge Louis Borges, l'autore di quei versi sublimi a cui si erano ispirati altri artisti, non comparivano. Allora ho ricominciato la ricerca anteponendo BORGES alla frase precedente, sono uscite 400 pagine (circa 5.000 Siti) che non mi hanno portato da nessuna parte. La soluzione sarebbe stata quella di cercare BORGES POESIE, ma non ricordavo in che lingua avevo letto il libro, in quale Paese l'avevo comprato, e soprattutto in quale contesto la poesia (se si trattava di una poesia o di un biglietto d'addio) era stata pubblicata.
Morale: da Google, cioè dalla nostra cultura di lingua italiana è scomparso l'autore di quei versi sublimi, non solo. Poiché le pagine più cliccate sono le prime cinque, sei, sette e rare volte qualcuna in più, ci ritroveremo nella condizione che più le pagine inerenti il film saranno cliccate, e a maggior ragione appariranno tra le prime dieci, più rimarranno posizionate tra le prime dieci, più saranno cliccate.... e buonanotte a Borges.



FINE primo volume

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