martedì 8 aprile 2014

radio e telefono

Ho conservato per anni la registrazione di una delle lezioni che Maurizio Costanzo - celebrato e strapagato guru della comunicazione - teneva a vari gruppi di dirigenti italiani, in cui diceva: “Come chiaramente scritto dal McLuhan, la televisione è figlia della radio...” che secondo me dimostrava chiaramente solamente il fatto che Costanzo non ha mai letto il McLuhan o forse ne ha letto bigini che lo hanno tratto in inganno. Intanto perché la radio è l'evoluzione del telegrafo e del telefono. Contrariamente a quanto possa apparire, e' un media caldo che non richiede un'alta partecipazione del pubblico in quanto si può fruire anche usandola come sottofondo. Cambia il messaggio che se drammatizzato risveglia le pulsioni tribali soffocate da tempo in ognuno di noi alfabetizzati. La radio è il medium del delirio e Hitler e Mussolini se sono l'esempio più lampante. Nelle ricostruzioni televisive in cui compaiono i primi piani di questi due dittatori ci si chiede come milioni di persone potessero essere soggiogate da due figure così (cinematograficamente) ridicole, come dimostrò Charlie Chaplin nel suo “Dittatore”. Fu la radio, che completando l'immaginario collettivo riuscì a far muovere milioni di persone per andare ad assistere ai loro discorsi.
La televisione invece se paragonata al cinema, che è intenso di dettagli, prospettive, piani sequenza, appare fredda, bidimensionale, povera. La televisione sta al cinema come la striscia giornaliera di fumetti sta alle notizie del quotidiano. L'immagine televisiva però non ha nulla in comune con il cinema o con la fotografia, se non il fatto di offrire una Gestalt ovvero una disposizione di forme non verbali fruite come percezione immediata (senza essere precedute dalla sensazione).

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