domenica 6 aprile 2014

I GIORNALI

Analizziamo uno dei principali mezzi di comunicazione di massa secondo il McLuhan:


I GIORNALI

Nell’editoriale che scrisse Benjamin Harris inaugurando il 25 Settembre 1690 il primo quotidiano di Boston, l’editore specificò che il suo giornale sarebbe uscito una volta al mese: “ o anche più spesso, se ci saranno notizie...” sottolineando la rudimentale certezza che il nuovo medium sarebbe stato una sorta di correttore di voci o resoconti verbali nello stesso modo con cui un dizionario fornisce l’ortografia e la dizione “corretta” delle parole già esistenti. Ci volle poco per capire non solo che la notizia non è avulsa dal giornale ma che il nuovo mezzo poteva raccoglierne (fu il telegrafo il vero catalizzatore di notizie) ma poteva addirittura crearne in nome di quello che i direttori in seguito chiamarono l’”interesse umano” che è poi ciò che accade quando una serie di informazioni, cioè di differenti punti di vista anche in contraddizione tra di loro, vengono ordinati in forma di mosaico su di un’unica pagina trasformando il giornale in una sorta di confessione di gruppo che necessita di una partecipazione continua e collettiva.

Se le pagine del libro contengono la storia segreta delle elucubrazioni mentali dell’autore, il giornale, proprio per la sua disposizione a mosaico e indipendentemente dai contenuti, lascia intendere che quello che viene riportato sia una sorta di storia segreta della comunità. E’ incredibile, per quanto complicata sia l’amministrazione pubblica e i suoi derivati, di come tutti i settori della politica abbiano immediata risonanza sui mezzi d’informazione che danno l’impressione di adempiere alle proprie funzioni proprio quando rivelano aspetti poco edificanti della cosa pubblica. Perchè una vera notizia è una cattiva notizia e questo la politica lo sa imponendo ai suoi lavori una impenetrabile segretezza da cui gli uffici stampa lasciano scientemente trapelare ciò che serve alla propria fazione o che potrebbe danneggiare l’altra.

Man mano però che l’elettricità aumenta la velocità dell’informazione, anche la politica cambia con una tendenza ad allontanarsi dalla rappresentanza e dalla delegazione degli elettori con il conseguente coinvolgimento diretto dell’elettorato che partecipa in tempo reale al processo decisionale influenzandolo come “opinione pubblica”. Succede così che capiti agli uffici stampa di annunciare decisioni politiche PRIMA che esse vengano prese, per saggiare la reazione del pubblico. Questo procedimento, abbastanza inevitabile, scandalizza qualche vecchio giornalista mentre altri allegramente si lasciano trascinare dal fenomeno contribuendo a “falsificare” gli avvenimenti.

Occorre precisare che il giornale non ha la stessa funzione in Europa, in America, in Russia o in Cina e la generale inconsapevolezza della natura del giornale e della sua influenza subliminale o latente genera equivoci.
Nella cultura europea, per esempio, esso è stato prevalentemente letterario, in America invece si è evoluto prevalentemente come forma di business. Quando il telegrafo oltre che le notizie dalle varie città americane cominciò a trasmettere anche le temperature e le condizioni del tempo, ci si accorse dell’interesse che assumeva la metereologia, che insieme al bollettino di Borsa, ai necrologi e alle inserzioni pubblicità diedero linfa agli editori che cominciarono a farle pagare in rapporto alla tiratura. Si pagava (e si paga) l’inserzione in base ai potenziali lettori che possano leggerla.
Pure ai nostri giorni è errato per esempio considerare la televisione come fabbrica e messa in onda di programmi televisivi. In realtà la televisione ha accellerato il processo iniziato dai giornali ed oggi è diventata un mezzo per aggregare pacchetti di spettatori, ognuno dei quali differente dagli altri per scelte, gusti, tendenze, e offrirle agli inserzionisti per promuovere prodotti sempre più mirati.
Con questo non si vuole dire che i giornali la radio e la televisione siano soltanto canali d’informazione pagati da produttori di merci quali saponi, auto e liquori. A mano a mano che l’automazione avanza ci rendiamo conto che la merce primaria è l’informazione e tutti gli altri fenomeni sono accidentali anche se con il loro luccicchio provocano il disorientamento tipico della pubblicità e dello svago.
L’inserzionista dei giornali in un regime democratico è diventato indispensabile all’economia del giornale non solo per il suo contributo economico ma anche perchè in contrapposizione alle “cattive” notizie pone i suoi messaggi rassicuranti che altro non sono che “buone” notizie che equilibrano la comunicazione. Non accade lo stesso nei regimi totalitari dove l’inserzionista è il regime che non ha nessun interesse ad incrementare i consumi ma è proteso ad incentivare la produzione. Vengono così cancellate le cattive notizie sostituite da record di produttività, premi di laboriosità, indici di incrementi, ecc.

La televisione ha modificato il modo di fare informazione, che se la radio lancia la notizia e la televisione la illustra, al giornale non resta che l’approfondimento. ( di questo ne riparleremo, perchè queste funzioni sono state modificate dall'arrivo dei "Barbari"...)
Pure i settimanali illustrati dovettero modificare il loro modo di fare informazione. Prima dell’avvento della televisione grandi settimanali come LIFE o il nostro OGGI mostravano gli avvenimenti illustrandoli con almeno tre fotografie: una panoramica, un insieme e un particolare a cui si aggiungevano le didascalie e uno striminzito articolo d’approfondimento. La televisione, illustrando gli avvenimenti anche in tempo reale, invecchiò fatalmente questo genere di giornalismo e nacquero settimanali-tabloid come Newsweek, Time e il nostro Panorama a cui fece immediatamente seguito L’Espresso che fino ad allora era uscito con la forma del quotidiano. Queste nuove pubblicazioni non si limitavano a offrire finestre sul mondo come le vecchie riviste illustrate, ma presentavano una società in azione a cui il lettore era invitato a partecipare. Se la vecchia rivista era un mezzo caldo per un usufruitore freddo e passivo, le nuove riviste tabloid erano invece fredde e invitavano alla partecipazione.

Stiamo assistendo ad un cambiamento dei giornali che sempre alla ricerca di incrementi della loro tiratura (i lettori sono sempre quelli, aumentano le testate, da qui la lotta) ci ritroviamo con i giornali americani che hanno via via perso il tono sensazionalistico della stampa popolare (avvistamenti di camion sulla luna, invasione di extraterrestri, vitelli a tre teste...) per approdare a toni più letterari e d’opinione, mentre da noi si assiste sempre più ad uno scivolamento delle notizie verso il pettegolezzo e il dietrismo.

Sbagliano coloro che auspicano un più elevato tono letterario del giornale come se questo potesse in qualche migliorare l’informazione. Sbagliano pure coloro che credono ai proprietari dei giornali che dichiarano di lasciar pubblicare quello che vuole il pubblico, perchè essi sanno benissimo che quello che conta non è il contenuto del messaggio ma il possesso del mezzo d’informazione.  

Nessun commento:

Posta un commento