giovedì 27 marzo 2014

sull'Agorà

Platone che tanto si prodigò per la fondazione della scuola perfetta, non si rese conto che essa già esisteva ed era la polis: Atene. Un popolo giovane che stava strutturando tutti i meccanismi della città-stato si vide invasa dalla massa di comunicazione che era il risultato delle conquiste di Alessandro il Grande. L'informazione che derivava da un'immensa estensione di territorio popoli, credenze, tecnologie, alfabeti, veniva analizzata da un gruppo di intellettuali
sull'Agorà – il mercato fuori dal Tempio – che li analizzava , li discuteva, li adottava o li scartava e trasformava in materiale didattico tutto lo scibile umano che solo in una seconda fase veniva messo per iscritto. La parola che nei templi delle città conquistate era scolpita nelle pietre, ad Atene, fuori dal Tempio, riprendeva la sua forma eterea, fuggevole a volte, ma sempre protagonista delle relazioni umane. Lo stesso teatro, che assumeva forme molto vicine al rito religioso, serviva per porre interrogativi, etici, morali, filosofici. La teologia, la cosmogonia, e l'interpretazione dei fenomeni attribuiti a divinità superiori e da sempre relegati all'interno dei templi con l'esclusiva competenza dei sacerdoti, ad Atene usciva dai misteri del tempio e si trasformava in materia laica di approfondimento e riflessione. Dalla teologia dei sacerdoti erravamo arrivati alla riflessione dei filosofi.



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