lunedì 31 marzo 2014

APPLAUSI

Qualcuno afferma che gli applausi nacquero tra i popoli mesopotamici per coprire le grida delle vittime dei sacrifici umani. Tesi difficile da sostenere perché nessun ritrovamento archeologico tra il Tigri e L'Eufrate, o in Anatolia, in Egitto (prima dinastia) e persino tra gli Etruschi ha trovato segni di violenza sulle vittime che probabilmente venivano drogate o avvelenate. La soppressione dei propri cari o dei più fedeli collaboratori del Re o del Faraone pare più una cerimonia mistica che un rito sanguinario. Il mito greco invece, modifica quello di Esiodo che descriveva le Muse come nove figlie di Giove e di Mnemòsine che discese dall'Olimpo vivevano sul monte Elicòna, e la letteratura del quarto secolo le colloca nel Parnaso sopra Delfi dove in numero di tre, o nove o forse molte più allietavano con i loro canti lo splendido Apollo che aveva con sé un puttino che era incaricato solamente di applaudire.
In realtà l'applauso appare come un gesto antichissimo, quando ai primordi della civiltà l'uomo scimmia si rese conto che il battere con violenza le palme delle mani provocava rumore, il quale divenne un gesto collettivo che ritmato abbozzò i primi movimenti che divennero danze. Che poi potesse trasformarsi in un gesto collettivo d'approvazione, probabilmente fu il segno che l'uomo primitivo aveva scoperto la metafora. Oggi gli applausi sono un gesto riconosciuto di approvazione, gli artisti russi li indirizzano verso il pubblico, i passeggeri italiani degli aerei applaudono quando l'aviomobile atterra, qualcuno è arrivato persino ad applaudire ai funerali.
Ma il significato non cambia.


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